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Papa Francesco: la preghiera rende capaci

“Per conservare la salute in vista della Veglia di domani e della Santa Messa della domenica di Pasqua, questa sera il Santo Padre Francesco seguirà la Via Crucis al Colosseo da Casa Santa Marta. I testi delle meditazioni e delle preghiere dal titolo ‘In preghiera con Gesù sulla via della croce’ proposte quest’anno per le stazioni della Via Crucis del Venerdì Santo sono state scritte dal Santo Padre”. Quindi questa sera papa Francesco, per preservare la propria salute ha seguito la ‘Via Crucis’ al Colosseo da Casa Santa Marta.

La ‘Via Crucis’ di papa Francesco è stata una preghiera intima che, nell’Anno della Preghiera, ha lasciato parlare il cuore dell’uomo, con i racconti degli incontri lungo la via dolorosa verso il Golgota sulla strada del perdono, perché Dio ci invita a rialzarci dal peccato, nonostante una condanna a morte:

“Gesù, tu sei la vita e sei condannato a morte; sei la verità e subisci un falso processo. Ma perché non reclami? Perché non alzi la voce e non spieghi le tue ragioni? Perché non confuti i dotti e i potenti come hai sempre fatto con successo? La tua reazione stupisce, Gesù: nel momento decisivo non parli, taci. Perché più il male è forte, più la tua risposta è radicale. E la tua risposta è il silenzio”.

Davanti all’ingiustizia il silenzio si trasforma in preghiera che perdona: “Ma il tuo silenzio è fecondo: è preghiera, è mitezza, è perdono, è la via per redimere il male, per convertire ciò che soffri in un dono che offri. Gesù, mi accorgo che ti conosco poco perché non conosco abbastanza il tuo silenzio; perché nella frenesia di correre e fare, assorbito dalle cose, preso dalla paura di non stare a galla o dalla smania di mettermi al centro, non trovo il tempo per fermarmi e rimanere con te: per lasciare agire te, Parola del Padre che operi nel silenzio. Gesù, il tuo silenzio mi scuote: m’insegna che la preghiera non nasce dalle labbra che si muovono, ma da un cuore che sa stare in ascolto: perché pregare è farsi docili alla tua Parola, è adorare la tua presenza”.

In effetti la preghiera è un invito a non portare da soli la propria croce: “Venire a te; io, invece, mi chiudo in me: rimugino, rivango, mi piango addosso, sprofondo nel vittimismo, campione di negatività. Venite a me: dircelo non è bastato e allora ecco che ci vieni incontro e ti carichi sulle spalle la nostra croce, per togliercene il peso. Tu questo desideri: che gettiamo in te fatiche e affanni, perché vuoi che ci sentiamo liberi e amati in te. Grazie, Gesù. Unisco la mia croce alla tua, ti porto la mia stanchezza e le mie miserie, getto in te ogni peso del cuore”.

In questa ‘Via Crucis’ le donne hanno un ruolo importante, iniziando dalla Madre: “Gesù, i tuoi ti hanno abbandonato, Giuda ti ha tradito, Pietro rinnegato: sei rimasto solo con la croce. Ma ecco tua madre. Non servono parole, bastano i suoi occhi, che sanno guardare in faccia la sofferenza e farsene carico. Gesù, nello sguardo pieno di lacrime e di luce di Maria ritrovi la memoria della tenerezza, delle carezze, delle braccia amorevoli che ti hanno sempre accolto e sostenuto. Lo sguardo materno è lo sguardo della memoria, che ci fonda nel bene”.

Il ‘ruolo’ della madre è fondamentale nella vita di ciascuno: “Non si può fare a meno di una madre che ci mette al mondo, ma neppure di una madre che ci rimette a posto nel mondo. Tu lo sai e dalla croce ci dai la tua stessa madre. Ecco tua madre, dici al discepolo, a ognuno di noi: dopo l’Eucaristia, ci dai Maria, dono estremo prima di morire. Gesù, il tuo cammino è stato confortato dal ricordo del suo amore; anche il mio cammino ha bisogno di fondarsi nella memoria del bene.

Mi accorgo, però, che la mia preghiera è povera di memoria: veloce, sbrigativa, una lista di bisogni per oggi e domani. Maria, ferma la mia corsa, aiutami a fare memoria: a custodire la grazia, a ricordare il perdono e i prodigi di Dio, a ravvivare il primo amore, a riassaporare le meraviglie della provvidenza, a piangere di gratitudine”.

Tale ‘ruolo’ è confermato dalla Veronica: “Gesù, tanti seguono il barbaro spettacolo della tua esecuzione e, senza conoscerti e senza conoscere la verità, emettono giudizi e condanne, gettando su di te infamia e disprezzo. Accade anche oggi, Signore, e non serve nemmeno un macabro corteo: basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze. Ma, mentre tanti urlano e giudicano, una donna si fa strada in mezzo alla folla. Non parla: agisce. Non inveisce: s’impietosisce. Va controcorrente: sola, con il coraggio della compassione, rischia per amore, trova il modo di passare tra i soldati solo per darti sul volto il conforto di una carezza”.

La donna comprende il dolore e lo allevia: “Il suo gesto passerà alla storia ed è un gesto di consolazione. Quante volte invoco consolazione da te, Gesù! Ma la Veronica mi ricorda che pure tu ne hai bisogno: tu, Dio vicino, chiedi la mia vicinanza; tu, mio consolatore, vuoi essere consolato da me. Amore non amato, anche oggi cerchi tra la folla cuori sensibili alla tua sofferenza, al tuo dolore. Cerchi veri adoratori, che in spirito e verità rimangano con te, Amore abbandonato. Gesù, accendi in me il desiderio di stare con te, di adorarti e consolarti. E fa’ che, nel tuo nome, io sia consolazione per gli altri”.

E’ un incontro particolare quello di Gesù crocifisso con le donne: “Gesù, chi ti segue fino alla fine lungo la via della croce? Non i potenti, che ti aspettano sul Calvario, non gli spettatori che stanno lontano, ma le persone semplici, grandi ai tuoi occhi e piccole a quelli del mondo. Sono le donne, a cui hai dato speranza: non hanno voce ma si fanno sentire. Aiutaci a riconoscere la grandezza delle donne, loro che a Pasqua sono state fedeli e vicine a te, ma che ancora oggi vengono scartate, subendo oltraggi e violenze. Gesù, le donne che incontri si battono il petto e fanno lamenti su di te”.

Le donne asciugano le lacrime: “Non si piangono addosso, ma piangono per te, piangono sul male e sul peccato del mondo. La loro preghiera fatta di lacrime arriva al tuo cuore. E la mia preghiera sa piangere? Mi commuovo davanti a te, crocifisso per me, davanti al tuo amore mite e ferito? Piango le mie falsità e la mia incostanza? Di fronte alle tragedie del mondo il mio cuore è di ghiaccio o si scioglie? Come reagisco alla follia della guerra, a volti di bimbi che non sanno più sorridere, a madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare? Tu, Gesù, hai pianto su Gerusalemme, hai pianto sulla durezza del nostro cuore. Scuotimi dentro, dammi la grazia di piangere pregando e di pregare piangendo”.

Infine il corpo di Gesù è accolto dalla Madre: “Maria, dopo il tuo ‘sì’ il Verbo si fece carne nel tuo grembo; ora adagiata sul tuo grembo c’è la sua carne martoriata: quel bimbo che tenevi tra le braccia è un cadavere straziato. Eppure adesso, nel momento più sofferto, risplende la tua offerta: una spada ti trapassa l’anima e la tua preghiera continua ad essere un ‘sì’ a Dio. Maria, noi siamo poveri di ‘sì’ e ricchi di ‘se’: se avessi avuto genitori migliori, se fossi stato più compreso e amato, se mi fosse andata meglio la carriera, se non ci fosse quel problema, se solo non soffrissi più, se Dio mi ascoltasse”.

Il gesto della Madre è un invito a vivere la realtà affidandosi a Dio: “Perennemente a chiederci il perché delle cose, fatichiamo a vivere il presente con amore. Tu avresti tanti ‘se’ da dire a Dio, ma dici ancora ‘sì’. Forte nella fede, credi che il dolore, attraversato dall’amore, porta frutti di salvezza; che la sofferenza con Dio non ha l’ultima parola. E mentre tieni tra le braccia Gesù esanime, risuonano in te le ultime parole che ti ha rivolto: Ecco tuo figlio. Madre, sono io quel figlio! Accoglimi tra le tue braccia e chinati sulle mie ferite. Aiutami a dire ‘sì’ a Dio, ‘sì’ all’amore. Madre di pietà, viviamo un tempo spietato e abbiamo bisogno di compassione: tu, tenera e forte, ungici di mitezza: sciogli le resistenze del cuore e i nodi dell’anima”.

E’ una preghiera alla Madre di Dio di essere sempre al proprio fianco: “Prendimi per mano, Maria. Quando cedo alla recriminazione e al vittimismo: prendimi per mano, Maria. Quando smetto di lottare e accetto di convivere con le mie falsità: prendimi per mano, Maria. Quando indugio e non trovo il coraggio di dire ‘sì’ a Dio: prendimi per mano, Maria. Quando sono indulgente con me e inflessibile con gli altri: prendimi per mano, Maria. Quando voglio che la Chiesa e il mondo cambino, ma io non cambio: prendimi per mano, Maria”.

Ed al termine della ‘Via Crucis’ compare Giuseppe d’Arimatea, che dà valore alla preghiera, perché rende audaci: “Giuseppe: il nome che insieme a Maria sta all’alba del Natale, segna pure l’aurora della Pasqua. Giuseppe di Nazaret sognò e con coraggio prese Gesù per salvarlo da Erode; tu, Giuseppe di Arimatea, ne prendi il corpo, senza sapere che un sogno impossibile e meraviglioso si realizzerà proprio lì, nel sepolcro che hai dato a Cristo quando pensavi che lui non potesse far più nulla per te. Invece è proprio vero che ogni dono fatto a Dio riceve una ricompensa più grande.

Giuseppe di Arimatea, sei il profeta del coraggio audace. Per fare il tuo dono a un morto vai dal temuto Pilato e lo preghi, così da poter regalare a Gesù il sepolcro che avevi fatto costruire per te. La tua preghiera è tenace e alle parole seguono le opere. Giuseppe, ricordaci che la preghiera insistente porta frutto e attraversa persino il buio della morte; che l’amore non rimane senza risposta, ma regala nuovi inizi”.

(Foto: Santa  Sede)

Papa Francesco: non sentirsi ‘scarto’

Papa Francesco

Papa Francesco ha inviato un messaggio ad un gruppo di migranti riuniti a Lajas Blancas, a Panama, ricordando che anche lui è stato un migrante: “Sono anche figlio di migranti partiti alla ricerca di un futuro migliore. C’erano momenti in cui rimanevano senza nulla, addirittura affamati; con le mani vuote, ma il cuore pieno di speranza”.

Questa speranza è testimonianza da vescovi e agenti pastorali, che partecipano all’incontro a Panama: “Ringrazio i miei fratelli vescovi e agenti pastorali che mi rappresentano davanti a voi. Sono il volto di una Chiesa madre che cammina con i suoi figli, nei quali scopre il volto di Cristo e, come Veronica, con affetto, offre sollievo e speranza nella via crucis della migrazione. Grazie per il tuo impegno con i nostri fratelli e sorelle migranti che rappresentano la carne sofferente di Cristo, quando sono costretti ad abbandonare la propria terra, ad affrontare i rischi e le tribolazioni di un cammino duro, senza trovare altra via d’uscita”.

Infine, rivolgendosi ai migranti, li invita a non considerarsi ‘scarto’: “Fratelli e sorelle migranti, non dimenticate mai la vostra dignità umana. Non aver paura di guardare negli occhi gli altri perché non sei uno scarto, ma fai parte anche tu della famiglia umana e della famiglia dei figli di Dio. E grazie per esserci”.

Ugualmente nella lettera inviata ai partecipanti alla VI Semana Social Brasileira papa Francesco ha chiesto di camminare verso una ‘Chiesa in uscita’: “Fin dalla sua prima edizione, nel 1991, la Semana Social Brasileira si è presentata come un cammino verso una ‘Chiesa in uscita’, impegnata ad abbattere i muri del rifiuto e dell’indifferenza, accompagnando i più poveri e i più privati dei loro diritti fondamentali nella loro lotta per la terra, casa e lavoro”.

E’ un invito a ripensare ad una nuova economia, come aveva sottolineato durante l’incontro mondiale dei movimenti popolari: “Inoltre, propone una nuova economia più solidale e la rivitalizzazione dei valori democratici che aiutano a costruire una società in cui vi sia una vera partecipazione popolare ai processi decisionali della nazione. Vi ringrazio di cuore per questo impegno e anche per promuovere, insieme ai giovani del Brasile, l’Economia di Chiara e Francesco”.

In conclusione ha auspicato “frutti abbondanti a favore di una società più giusta in cui si viva la fraternità universale e l’amicizia sociale. In questo senso, cerchiamo di vedere in coloro che sono costretti a vivere nella miseria dalle ingiustizie sociali il volto di Gesù che ci esorta a non rimanere indifferenti, perché, come lui stesso ha detto: ogni volta che lo fate a uno dei miei fratelli più piccoli, lo fate a me!”

Papa Francesco: imitate i missionari

Ieri papa Francesco ha incontrato i pellegrini della diocesi di Crema, nel ricordo del martirio del beato p. Alfredo Cremonesi che ‘ha incarnato la pietà robusta, il lavoro generoso, la vita semplice e il fervore missionario, virtù solide della sua terra’, ucciso in Myanmar il 7 febbraio 1953 e della violenza che ancora oggi sconvolge la vita della popolazione birmana, dopochè era stato rimandato a causa della pandemia:

Una Via Crucis che insegna la pace con i testimoni della guerra

“Se diciamo semplicemente passo dopo passo, il nostro pensiero corre subito a chi cammina lentamente o speditamente. Se parliamo, invece, di passi in salita, il nostro pensiero va a chi con gli scarponi procede sui sentieri di montagna e con fatica raggiunge la meta. La salita di Gesù al Calvario non è assimilabile né al cammino in pianura, né a quello dello scalatore, esperto o amatoriale che sia. La salita di Gesù è un impegno di cui Lui si è caricato per ciascuno di noi.

A Cutro una via Crucis per le vittime del naufragio contro l’indifferenza

Ieri, inaugurando il 40^ Anno Accademico dell’Università degli studi della Basilicata, il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha insistito affinché si dia una risposta al naufragio avvenuto pochi giorno prima davanti le coste calabresi, in cui hanno perso la vita finora 71 profughi, provenienti dalle zone di guerra:

Le visioni del Meeting di Rimini, l’arte e le storie da Livatino alla Barelli

Il meeting dell’Amicizia fra i popoli, conclusosi da poco a Rimini, ha offerto ai visitatori il ‘piatto’ forte della kermesse; stiamo parlando delle mostre, che sono tredici ed hanno avuto più di 150.000 prenotazioni: ma anche senza prenotazione  sono state visitate, armati di santa pazienza, perché alla fine si riesce ad entrare.

Papa Francesco al Colosseo: la preghiera supporta le famiglie

Stasera al Colosseo, affollato da circa 10.000 fedeli, papa Francesco ha presieduto, dopo due anni di ‘fermo’ a causa della pandemia da coronavirus, la Via Crucis con le meditazioni delle famiglie. I testi delle 14 stazioni sono stati scritti da una coppia di giovani sposi, una famiglia in missione, da sposi anziani senza figli, una famiglia numerosa, una famiglia con un figlio con disabilità, una famiglia che gestisce una casa famiglia, una famiglia con un genitore malato, una coppia di nonni, una famiglia adottiva, una vedova con figli, una famiglia con un figlio consacrato, una famiglia che ha perso una figlia, una famiglia ucraina e una famiglia russa ed infine una famiglia di migranti.

Papa Francesco affida la Via Crucis alle famiglie

Questa sera sono le famiglie le protagoniste delle meditazioni della tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, presieduta da papa Francesco, in vista dell’Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Roma a giugno, come ha dichiarato il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni:

Nel Venerdì Santo la preghiera universale per tutti

Nel Venerdì santo la Chiesa ricorda la morte del Figlio di Dio con papa Francesco prostrato nell’adorazione del Crocifisso, che apre la celebrazione della Passione del Signore. Il papa ha celebrato il momento, mentre il predicatore della Santa Casa, p. Raniero Cantalamessa, ha spiegato il significato di essere ‘Primogenito tra i fratelli’:

Stasera la Via Crucis affidata ai bambini

“Caro Gesù, Tu sai che anche noi bambini abbiamo delle croci, che non sono né più leggere né più pesanti di quelle dei grandi, ma sono delle vere e proprie croci, che sentiamo pesanti anche di notte. E solo Tu lo sai e le prendi sul serio. Solo Tu. Solo Tu sai quanto è difficile per me imparare a non aver paura del buio e della solitudine. Solo Tu sai quanto è difficile non riuscire a trattenermi e risvegliarmi ogni mattina tutto bagnato.

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