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Papa Francesco: la vecchiaia genera vita

Al termine dell’udienza generale, ancora incentrata sul significato della vecchiaia, papa Francesco ha rivolto un appello di pace a 6 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, come aveva già fatto negli scorsi mesi, in cui aveva affermato che ‘ogni guerra rappresenta una sconfitta per tutti’:

Papa Francesco: la vecchiaia è preparazione al Regno di Dio

Nell’odierna udienza generale papa Francesco, continuando la catechesi sulla vecchiaia, ha parlato del congedo di Gesù dai suoi apostoli, assicurando loro un posto ‘migliore’: “Oggi entriamo nell’intimità commovente del congedo di Gesù dai suoi, ampiamente riportato nel Vangelo di Giovanni. Il discorso di commiato inizia con parole di consolazione e di promessa: ‘Non sia turbato il vostro cuore’ (14,1)… Belle parole, queste, del Signore”.

Papa Francesco invita a rinascere dall’alto

Papa Francesco, continuando il ciclo di catechesi sulla vecchiaia, ha incentrato la riflessione sulla rinascita prendendo spunto dall’incontro di Nicodemo con Gesù: “Tra le figure di anziani più rilevanti nei Vangeli c’è Nicodemo, uno dei capi dei Giudei, il quale, volendo conoscere Gesù, ma di nascosto andò da lui di notte. Nel colloquio di Gesù con Nicodemo emerge il cuore della rivelazione di Gesù e della sua missione redentrice”.  

Papa Francesco: non abbandonare i deboli

Al termine dell’udienza generale papa Francesco ha rivolto ancora una volta un appello alla pace in Ucraina, chiedendo : “Desta grande preoccupazione il blocco dell’esportazione del grano dall’Ucraina, da cui dipende la vita di milioni di persone, specialmente nei Paesi più poveri. Rivolgo un accorato appello affinché si faccia ogni sforzo per risolvere tale questione e per garantire il diritto umano universale a nutrirsi. Per favore, non si usi il grano, alimento di base, come arma di guerra!”

Papa Francesco: la vecchiaia vissuta con saggezza ironica

Al termine dell’Udienza generale in piazza san Pietro papa Francesco ha pregato per coloro che sono stati uccisi ieri nella scuola elementare in Texas con un appello di messa al bando al traffico delle armi: “Ho il cuore affranto per la strage nella scuola elementare in Texas. Prego per i bambini, per gli adulti uccisi e per le loro famiglie. E’ tempo di dire basta al traffico indiscriminato delle armi. Impegniamoci tutti, perché tragedie così non possano più accadere”.

E  continuando il ciclo di catechesi sulla vecchiaia ha incentrato la riflessione sul tema della ‘notte incerta del senso e delle cose della vita’, basandosi sul libro del Qoelet: “A una prima lettura questo breve libro colpisce e lascia sconcertati per il suo celebre ritornello: tutto è vanità; il ritornello che va e viene; tutto è vanità, tutto è ‘nebbia’, tutto è ‘fumo’, tutto è ‘vuoto’. Stupisce trovare queste espressioni, che mettono in discussione il senso dell’esistenza, dentro la Sacra Scrittura”.

Il papa ha sottolineato un’intuizione del libro biblico che si interroga sul valore della vita: “E’ una specie di intuizione negativa che può presentarsi in ogni stagione della vita, ma non c’è dubbio che la vecchiaia rende quasi inevitabile questo appuntamento col disincanto. Il disincanto, nella vecchiaia, viene.

E dunque la resistenza della vecchiaia agli effetti demoralizzanti di questo disincanto è decisiva: se gli anziani, che hanno ormai visto di tutto, conservano intatta la loro passione per la giustizia, allora c’è speranza per l’amore, e anche per la fede. E per il mondo contemporaneo è diventato cruciale il passaggio attraverso questa crisi, crisi salutare, perché? Perché una cultura che presume di misurare tutto e manipolare tutto finisce per produrre anche una demoralizzazione collettiva del senso, una demoralizzazione dell’amore, una demoralizzazione anche del bene”.

Tale vuoto di senso non è innocuo: “Il vuoto di senso e di forze aperto da questo sapere, che respinge ogni responsabilità etica e ogni affetto per il bene reale, non è innocuo. Non toglie soltanto le forze alla volontà del bene: per contraccolpo, apre la porta all’aggressività delle forze del male. Sono le forze di una ragione impazzita, resa cinica da un eccesso di ideologia…

Pensate un po’ a questo: siamo la società della stanchezza! Dovevamo produrre benessere diffuso e tolleriamo un mercato scientificamente selettivo della salute. Dovevamo porre un limite invalicabile alla pace, e vediamo susseguirsi guerre sempre più spietate verso persone inermi. La scienza progredisce, naturalmente, ed è un bene. Ma la sapienza della vita è tutta un’altra cosa, e sembra in stallo”.

Ed infine il papa ha chiesto attenzione alla saggezza: “La vecchiaia può imparare dalla saggezza ironica di Qoelet l’arte di portare alla luce l’inganno nascosto nel delirio di una verità della mente priva di affetti per la giustizia. Gli anziani ricchi di saggezza e di umorismo fanno tanto bene ai giovani! Li salvano dalla tentazione di una conoscenza del mondo triste e priva di sapienza della vita…

Saranno loro a seminare fame e sete di giustizia nei giovani. Coraggio, tutti noi anziani: coraggio e avanti! Noi abbiamo una missione molto grande nel mondo. Ma, per favore, non bisogna cercare rifugio in questo idealismo un po’ non concreto, non reale, senza radici – diciamolo chiaramente: nelle stregonerie della vita”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco: Dio invita al dialogo

Nell’udienza generale di oggi papa Francesco, continuando la catechesi sulla vecchiaia, ha invitato a leggere la testimonianza di Giobbe, che prima protesta eppoi si confronta con Dio, perché è sicuro che gli rende giustizia:

“Noi incontriamo Giobbe nel nostro cammino di catechesi sulla vecchiaia: lo incontriamo come testimone della fede che non accetta una ‘caricatura’ di Dio, ma grida la sua protesta di fronte al male, finché Dio risponda e riveli il suo volto.

E Dio alla fine risponde, come sempre in modo sorprendente: mostra a Giobbe la sua gloria ma senza schiacciarlo, anzi, con sovrana tenerezza, come fa Dio, sempre, con tenerezza.

Bisogna leggere bene le pagine di questo libro, senza pregiudizi, senza luoghi comuni, per cogliere la forza del grido di Giobbe. Ci farà bene metterci alla sua scuola, per vincere la tentazione del moralismo davanti all’esasperazione e all’avvilimento per il dolore di aver perso tutto”.

Ed è proprio nella conclusione del libro che Giobbe riconosce la ‘tenerezza’ di Dio e rifugge il pietismo: “Giobbe viene lodato perché ha compreso il mistero della tenerezza di Dio nascosta dietro il suo silenzio. Dio rimprovera gli amici di Giobbe che presumevano di sapere tutto, sapere di Dio e del dolore, e, venuti per consolare Giobbe, avevano finito per giudicarlo con i loro schemi precostituiti.

Dio ci preservi da questo pietismo ipocrita e presuntuoso! Dio ci preservi da quella religiosità moralistica e quella religiosità di precetti che ci dà una certa presunzione e porta al fariseismo e all’ipocrisia”.

Dio loda Giobbe per la sua franchezza: “La dichiarazione di Dio ci sorprende, perché abbiamo letto le pagine infuocate della protesta di Giobbe, che ci hanno lasciato sgomenti.

Eppure, dice il Signore, Giobbe ha parlato bene, anche quando era arrabbiato e anche arrabbiato contro Dio, ma ha parlato bene, perché ha rifiutato di accettare che Dio sia un ‘Persecutore’, Dio è un’altra cosa. E in premio Dio restituisce a Giobbe il doppio di tutti i suoi beni, dopo avergli chiesto di pregare per quei suoi cattivi amici”.

Proprio nella ‘conversione’ di Giobbe Dio si manifesta: “Questo passaggio è bellissimo. A me viene in mente la fine di quell’oratorio geniale di Haendel, il Messia, dopo quella festa dell’Alleluja lentamente il soprano canta questo passaggio: ‘Io so che il mio Redentore vive’, con pace.

E così, dopo tutta questa cosa di dolore e di gioia di Giobbe, la voce del Signore è un’altra cosa. ‘Io so che il mio Redentore vive’: è una cosa bellissima. Possiamo interpretarlo così: ‘Mio Dio, io so che Tu non sei il Persecutore. Il mio Dio verrà e mi renderà giustizia’.

E’ la fede semplice nella risurrezione di Dio, la fede semplice in Gesù Cristo, la fede semplice che il Signore sempre ci aspetta e verrà”.

Ma Giobbe è l’emblema dell’uomo: “E alcune persone sono travolte da una somma di mali che appare veramente eccessiva e ingiusta. E tante persone sono così. Tutti abbiamo conosciuto persone così.

Siamo stati impressionati dal loro grido, ma spesso siamo anche rimasti ammirati di fronte alla fermezza della loro fede e del loro amore nel loro silenzio. Penso ai genitori di bambini con gravi disabilità o a chi vive un’infermità permanente o al familiare che sta accanto…

Situazioni spesso aggravate dalla scarsità di risorse economiche. In certe congiunture della storia, questi cumuli di pesi sembrano darsi come un appuntamento collettivo. E’ quello che è successo in questi anni con la pandemia di Covid-19 e che sta succedendo adesso con la guerra in Ucraina”.

Dio accoglie la protesta, che scaturisce dal cuore, ed il papa invita a non tacere: “Se tu hai nel cuore qualche piaga, qualche dolore e ti viene voglia di protestare, protesta anche contro Dio, Dio ti ascolta, Dio è Padre, Dio non si spaventa della nostra preghiera di protesta, no! Dio capisce. Ma sii libero, sii libera nella tua preghiera, non imprigionare la tua preghiera negli schemi preconcetti!”

La protesta a Dio diviene preghiera: “La preghiera dev’essere così, spontanea, come quella di un figlio con il padre, che gli dice tutto quello che gli viene in bocca perché sa che il padre lo capisce. Il “silenzio” di Dio, nel primo momento del dramma, significa questo.

Dio non si sottrarrà al confronto, ma all’inizio lascia a Giobbe lo sfogo della sua protesta, e Dio ascolta. Forse, a volte, dovremmo imparare da Dio questo rispetto e questa tenerezza. E a Dio non piace quella enciclopedia di spiegazioni, di riflessione che fanno gli amici di Giobbe.

Quello è succo di lingua, che non è giusto: è quella religiosità che spiega tutto, ma il cuore rimane freddo. A Dio non piace, questo. Piace più la protesta di Giobbe o il silenzio di Giobbe”.

Nella vecchiaia Giobbe trasforma il risentimento in preghiera: “I vecchi che trovano la strada di questa testimonianza, che converte il risentimento per la perdita nella tenacia per l’attesa della promessa di Dio sono un presidio insostituibile per la comunità nell’affrontare l’eccesso del male.

Lo sguardo dei credenti che si rivolge al Crocifisso impara proprio questo. Che possiamo impararlo anche noi, da tanti nonni e nonne, da tanti anziani che, come Maria, uniscono la loro preghiera, a volte straziante, a quella del Figlio di Dio che sulla croce si abbandona al Padre.

Guardiamo gli anziani, guardiamo i vecchi, le vecchie, le vecchiette; guardiamoli con amore, guardiamo la loro esperienza personale… Questi vecchi assomigliano a quella pace del figlio di Dio sulla croce che si abbandona al Padre”.

E prima dell’udienza generale papa Francesco ha ricevuto i membri dell’Associazione Famiglia Spirituale Charles de Foucauld giunti a Roma per la canonizzazione: “L’essenzialità, condensando il senso del credere in due semplici parole, in cui c’è tutto: ‘Iesus – Caritas’; e soprattutto ritornando allo spirito delle origini, allo spirito di Nazaret.

Auguro anche a voi, come Fratel Carlo, di continuare a immaginare Gesù che cammina in mezzo alla gente, che porta avanti con pazienza un lavoro faticoso, che vive nella quotidianità di una famiglia e di una città”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco:Giuditta un’anziana coraggiosa

“Rivolgo un pensiero speciale al popolo dello Sri Lanka, in particolare ai giovani che negli ultimi tempi hanno fatto sentire il loro grido di fronte alle sfide e ai problemi sociali ed economici del Paese. Mi unisco a quelle autorità religiose nell’esortare tutte le parti in causa a mantenere un atteggiamento pacifico, senza cedere alla violenza. Faccio appello a tutti coloro che hanno responsabilità, perché ascoltino le aspirazioni della gente garantendo il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili”.

Papa Francesco: la fede non è una serie di regole

Nella catechesi odierna papa Francesco, riflettendo sempre sulla vecchiaia, ha affrontato il tema della coerenza nella fede, presentando la coerenza di Eleazaro, vissuto sotto la persecuzione di Antioco Epifane:

Papa Francesco indica Simeone ed Anna modelli di vigilanza spirituale

“Cari fratelli e sorelle, sabato e domenica prossimi mi recherò a Malta. In quella terra luminosa sarò pellegrino sulle orme dell’Apostolo Paolo, che lì fu accolto con grande umanità dopo aver fatto naufragio in mare mentre era diretto a Roma. Questo Viaggio Apostolico sarà così l’occasione per andare alle sorgenti dell’annuncio del Vangelo, per conoscere di persona una comunità cristiana dalla storia millenaria e vivace, per incontrare gli abitanti di un Paese che si trova al centro del Mediterraneo e nel sud del continente europeo, oggi ancora più impegnato nell’accoglienza di tanti fratelli e sorelle in cerca di rifugio. Fin da ora saluto di cuore tutti voi maltesi: buona giornata. Ringrazio quanti si sono impegnati per preparare questa visita e chiedo a ciascuno di accompagnarmi con la preghiera”.

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