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La spiritualità nei giovani? Una ricerca continua e poca conoscenza

La secolarizzazione avanza in Occidente e non solo, ma la situazione potrebbe essere un po’ più complessa e meno univoca di quanto si potrebbe pensare, secondo lo studio presentato a fine febbraio alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma, dove sono stati illustrati i risultati di un’indagine internazionale su giovani, valori e religione promossa dal gruppo di ricerca ‘Footprints. Young People: Expectations, Ideals, Beliefs’ dello stesso ateneo insieme ad altre sette università nel mondo e col supporto dell’agenzia di sondaggi spagnola Gad3.

Uno dei risultati che si può osservare dai dati raccolti è che nonostante quel processo di secolarizzazione avanzi, esso corre parallelamente ad una minore ma significativa tendenza opposta: un aumento della fede vissuta per convinzione, che si sostituisce alla religione ‘socioculturale’, quella cioè vissuta per mera tradizione.

L’inchiesta si è svolta nei mesi di novembre e dicembre dello scorso anno in otto Paesi (Argentina, Brasile, Italia, Kenya, Messico, Filippine, Spagna e Regno Unito) su un campione di 4.889 giovani tra i 18 e 29 anni di età. Una indagine attenta alle differenze culturali tra i vari Paesi, dove alcune tendenza sono più marcate (ad esempio in Kenya, Filippine e Brasile, dove tra l’82% e il 92% dei giovani si identifica come ‘credente’) rispetto ad altre realtà (Argentina, Spagna e Italia tra il 48% e il 52%), e qualche sorpresa (il 63% dei giovani inglesi si definisce ‘credente’).

In questa ricerca emerge anche la forza della componente femminile tra i credenti con una grande percentuale di donne che dichiarano la propria fede in Paesi come Kenya (93%), Filippine (83%) e Brasile (81%), e in generale il numero di donne cattoliche è più alto anche a livello globale (52%).

In questa ricerca il dato più interessante è che l’Italia sia l’unico Paese in cui alla domanda ‘Credi in Dio?’ risponde in maniera consistente (ben il 32%) indicando l’opzione: ‘Sono in ricerca’, come ha sottolineato Cecilia Galatolo, dottoranda presso la stessa Pontificia Università e parte del team che ha partecipato alla ricerca.

Per la dott.ssa Galatolo “a livello nazionale la fede cattolica è molto radicata e tutti ricevono una infarinata di educazione religiosa, quindi in qualche modo anche tra coloro che lasciano si nota una sorta di nostalgia”. La rottura tra giovani e parrocchia avviene proprio ‘tra gli 11 e i 14 anni, in cui ci si allontana pur conservando spesso un buon ricordo’ ed è anche dovuto a questo quel dato relativo all’essere in ‘ricerca’.

Nella fascia 18-29 anni i giovani italiani si dichiarano credenti per il 35% del totale degli intervistati e uno su due cattolico, anche se poi soltanto una minoranza va a messa almeno una volta al mese. Ugualmente il 53% crede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, e percentuali analoghe sull’efficacia dei Sacramenti. Eppure solo il 6% dichiara di fermarsi a pregare davanti al Santissimo Sacramento.

A lei abbiamo chiesto di spiegarci cosa si evince da questa ricerca: “Per quanto riguarda l’Italia, emerge che la maggioranza dei giovani ha interesse per il tema religioso. Si è dichiarato indifferente alla spiritualità neanche un giovane su dieci (9%), mentre il 35% ha dichiarato di credere in Dio, contro un 11% che ha ‘smesso di credere’ e un 9% che dice di non aver mai creduto. Un dato rilevante, che vediamo solo nel nostro Paese è la grande presenza di ‘dubbiosi’ o ‘speranzosi’ nell’esistenza di Dio. ci riferiamo a colore che provano a credere in Dio (16%) o non sanno se possono credere in Dio oppure no (16%).

Gli incerti sono quindi un buon 32% (dato nettamente superiore rispetto a tutti gli altri paesi coinvolti nell’indagine). Dunque, possiamo affermare che la maggior parte dei giovani italiani o hanno fede o la stanno cercando. Questo è dovuto al fatto che l’Italia si trova in un momento delicato: da un lato il richiamo alla fede e alla spiritualità è ancora forte nel Paese. Quasi tutti i giovani hanno ricevuto il battesimo e una prima formazione cristiana. La cultura, però, li spinge a guardare oltre Dio, a ‘secolarizzarsi’ come gran parte del resto d’Europa. Il giovane italiano è quindi spesso diviso, scisso”.

Chi sono i giovani intervistati?

“Una ditta di sondaggi particolarmente rilevante in Spagna, GAD3 ha preso in carico il lavoro di somministrare un questionario (formulato dal team di ricercatori delle università degli otto paesi coinvolti) e di elaborare percentuali per ciascuna delle domande poste ai ragazzi. Nel caso italiano, i giovani intervistati sono ragazzi tra i 18 e i 29 anni, di tutto il Paese e di ogni estrazione sociale. Tuttavia, all’interno del questionario c’erano domande rivolte solo ai cattolici (per capire quale idea hanno sulla Chiesa e sui sacramenti) e domande rivolte solo agli atei (per capire se rimanesse in loro nostalgia del sacro)”.

Per quale motivo i giovani sono alla ricerca di spiritualità?

“Per quel motivo per cui la fede dà senso alla vita, la rende più bella. Secondo i giovani intervistati, inoltre, la fede si associa alla capacità di perdonare e di essere solidali gli uni con gli altri.  Alla domanda rivolta solo agli atei se, nonostante non credano in Dio, a volte sia capitato loro di pregare o se lo facciano nei momenti particolari della vita, più di uno su due (52%) ha risposto di sì”.

I giovani come vivono la realtà parrocchiale?

“La religione maggioritaria è quella cattolica, sebbene non con una maggioranza schiacciante (50%). Il dato non è molto alto, se si considera il numero dei battezzati; ma in Spagna, altro Paese di tradizione cattolica, è emerso che solo il 35% dei giovani credenti in una qualche religione si dichiara cattolico. Alla domanda su quando i giovani hanno smesso di credere in Dio, l’età che viene segnalata sia in Italia che in Spagna, per esempio, è tra gli 11 e i 14 anni.

Anche confrontando i nostri dati con altre ricerche si può evincere che la Chiesa (nello specifico le parrocchie) potrebbero fare di più per avvicinarsi al mondo dei giovani, che spesso percepiscono ‘noia e formalità’ negli ambienti parrocchiali. Ciò non toglie che tra gli intervistati cattolici la Chiesa sia percepita nella maggioranza dei casi (64%) come un’istituzione umana e divina voluta da Gesù per il bene degli uomini. Questo ci dice che, tra coloro che restano o che ritornano alla Chiesa dopo i 18 anni, l’immagine della Chiesa è sostanzialmente positiva e che il rapporto con essa sia significativo nella loro vita”.

Quale rapporto hanno con la preghiera?

“Un dato interessante è che, se viene chiesto quale immagine associno di più a Dio (a prescindere che credano o no), per i giovani coinvolti nella ricerca di tutti i Paesi della ricerca la risposta più gettonata è ‘Qualcuno che ci ama e ha misericordia’, mentre la meno dichiarata è ‘un giudice che mi controlla’. Quindi i giovani, quando si rivolgono a Dio – i più con preghiere già formulate da altri, ma molti anche a parole proprie – si rivolgono ad un Dio-amore.

Tuttavia, tra i cattolici manca ancora una piena consapevolezza sul fatto che Dio sia “Qualcuno” con cui entrare in una relazione intima e confidenziale, ad esempio attraverso i sacramenti. Un dato che fa riflettere è che il 53 % dei cattolici (quindi uno su due) è convinto che Gesù sia realmente non simbolicamente presente nell’Eucaristia (il 26% non sa rispondere e il 21% – dei cattolici – afferma che non c’è presenza reale). Nonostante circa un cattolico su due creda nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, solo il 6% (meno di un cristiano su 10) afferma di pregare davanti al Santissimo Sacramento. Tra i giovani dichiaratamente cattolici, il 35% frequenta la messa settimanalmente.

Un dato molto utile per fotografare la situazione della fede tra i giovani italiani è quello sulla confessione. Il 67% dei cattolici ne riconosce l’importanza (tra loro, il 17% dichiara che è un aspetto fondamentale). Tra coloro che non vanno a confessarsi, è interessante notare che solo il 14% di dichiara di ‘non avere peccati da farsi perdonare’. Il 51% riconosce di avere bisogno di perdono e lo chiede direttamente a Dio. Insomma, i giovani cattolici, nella maggior parte dei casi, non hanno smarrito l’idea di aver bisogno del perdono di Dio”.

In quale modo i conciliano fede e sessualità?

Parlando del campione dei cattolici, solo il 13% dei giovani entro i 29 anni sono sposati sacramentalmente, cioè in Chiesa, tuttavia, il 66% di loro, quindi sei cattolici su dieci, riconoscono l’importanza del matrimonio in Chiesa e vorrebbero vivere questo passo. L’aspetto su cui i giovani italiani prendono maggiormente le distanze dall’insegnamento della Chiesa è però quello sulla sessualità.

E’ evidente come in Spagna ed in Italia ci sia una maggiore apertura alla pornografia (metà degli intervistati dichiara che non danneggia la vita affettiva) e si vede con favore la pratica dell’utero in affitto (59% degli intervistati).

Più del 60% dei giovani italiani non riconosce l’esistenza di un modo buono ed un modo cattivo di vivere la sessualità: tutto è lecito, perché è il soggetto a stabilire ciò che è bene e ciò che è male per sé. Su questo punto, la maggior parte dei giovani si discosta da ciò che la religione cristiana propone”.

(Tratto da Aci Stampa)

P. Giovanni Cavalcoli: ‘Fiducia supplicans’ è documento sostanzialmente pastorale

“Le benedizioni possono essere considerate tra i sacramentali più diffusi e in continua evoluzione. Esse, infatti, conducono a cogliere la presenza di Dio in tutte le vicende della vita e ricordano che, anche nell’utilizzo delle cose create, l’essere umano è invitato a cercare Dio, ad amarlo e a servirlo fedelmente. Per questo motivo, le benedizioni hanno per destinatari persone, oggetti di culto e di devozione, immagini sacre, luoghi di vita, di lavoro e di sofferenza, frutti della terra e della fatica umana, e tutte le realtà create che rimandano al Creatore, le quali, con la loro bellezza, lo lodano e lo benedicono”.

Nella presentazione all’inizio del documento, il prefetto del suddetto Dicastero, card. Víctor Fernández, ha ribadito che tale documento ‘deve favorire, insieme alla comprensione della dottrina perenne della Chiesa, la ricezione dell’insegnamento del Santo Padre’, attraverso una precisazione, in cui si dichiara: “resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione”.

Per tale motivo p. Giovanni Cavalcoli, docente emerito di teologia dogmatica nella facoltà teologica dell’Emilia-Romagna e di metafisica nello Studio Filosofico Domenicano di Bologna, ha messo in evidenza la natura del documento:

“La Dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ del Dicastero per la Dottrina della fede è un documento sostanzialmente pastorale, che però mette in gioco, ribadisce e chiarisce verità di fede concernenti la volontà di Dio nei confronti della sessualità umana e quindi la concezione cristiana dell’uomo con particolare riferimento alla dignità della sessualità così come risulta dal piano divino protologico-genesiaco, redentivo-salvifico ed escatologico-glorifico”.

Allora, per quale motivo la dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ ha provocato tante reazioni?

“Per il fatto che può dare l’impressione di benedire il peccato; ma ad un attento esame si dimostra che tale impressione è infondata, per cui la dichiarazione ha bisogno di essere chiarita nei seguenti modi. Innanzitutto occorre tener presente che il linguaggio del documento è un linguaggio sfumato ed allusivo, in quanto intende essere una forma di riguardo alle persone. Non va interpretato come un linguaggio ambiguo e furbesco, che dia spazio ad una forma di lassismo tale da cedere al genderismo, ma va interpretato come una forma di delicatezza, appunto considerando la problematica psicologica del peccato.

Quindi una reazione comprensibile e anche legittima può essere quella di certi Pastori in certi Paesi, come per esempio in Africa, i quali si trovano in un ambiente dove l’omosessualità è perseguitata anche a norma di legge. Nella popolazione c’è un diffuso istintivo rifiuto nei confronti di queste coppie, dettato da una visione tradizionale e approssimativa, troppo severa verso questo comportamento. Inoltre, è frequente la convinzione, presso fedeli impreparati, che queste coppie irregolari si trovino in uno stato permanente di peccato mortale. Da qui lo scandalo di una benedizione che ai loro occhi sembra un avallo della cattiva volontà della coppia.

E’ cioè ignorata la possibilità, della quale parla già papa Francesco nell’esortazione apostolica ‘Amoris Laetitia’, di attenuanti di colpa e dello stato di grazia della coppia o di uno dei due. Inoltre si ignora la possibilità della conversione della coppia, in un cammino che avviene gradatamente e che può durare tutta la vita. Infine, c’è da considerare il timore che la dichiarazione possa in qualche modo favorire i genderisti, per il fatto che il linguaggio dei due documenti, dettato da quei riguardi di cui sopra, può sembrare non del tutto chiaro e prestarsi alla strumentalizzazione”.

Un chiarimento è necessario: in generale a chi possono essere date le benedizioni?

“A singole persone od a gruppi od a coppie, intenzionati a progredire nella virtù e a combattere il vizio, affinchè possano ricevere protezione e aiuto da parte di Dio. Queste persone possono avere intenzioni o bisogni diversi, come per esempio una persona che deve affrontare una prova difficile, oppure in occasione di qualche anniversario, oppure può trattarsi di benedizioni di rito impartite dal sacerdote per esempio alla fine della Messa o in occasione delle nozze, oppure può essere la benedizione del cappellano militare per le truppe, oppure può trattarsi della rituale benedizione pasquale delle case o di una salma, e così via”.

Gli oggetti possono essere benedetti? 

“Qualunque oggetto può essere benedetto, purché non abbia intrinsecamente un significato o scopo peccaminoso, come per esempio un amuleto, un idolo o un preservativo”.

Una benedizione implica il proposito di non commettere più il peccato?

“Bisogna anzitutto distinguere le benedizioni liturgiche o rituali da quelle pastorali o popolari o spontanee. In generale è chiaro che il soggetto o i soggetti devono avere almeno implicitamente la volontà di non peccare più. Inoltre occorre ricordare che ogni benedizione comunica una grazia attuale, ossia una grazia che stimola o incentiva la buona volontà.

Tuttavia dobbiamo distinguere: un conto è la condizione interiore richiesta per ricevere la benedizione liturgica o rituale e un conto è quella sufficiente per la benedizione pastorale o popolare. Infatti si suppone che nel primo caso il soggetto abbia una forte volontà di non peccare e di camminare verso il Signore.

La grazia che viene conferita in questo caso non è una grazia santificante, come quella che viene conferita dai Sacramenti, grazia che agisce per la stessa opera operata dal sacerdote (ex opere operato), ma è la grazia dei cosiddetti ‘sacramentali’, la quale è una grazia attuale, che agisce in forza del fervore di chi riceve la benedizione (ex opere operantis).

Invece, per quanto riguarda il secondo caso, si può supporre che la volontà di non peccare sia ancora timida, incerta e debole o anche dubbiosa. In questo caso la benedizione pastorale, o popolare, o spontanea dona sempre una grazia attuale, che serve indubbiamente a chiarire le incertezze, a rafforzare l’odio per il peccato, ad amare la vita di grazia e ad assumere un atteggiamento più deciso sulla via del bene”.

Allora, per quale ragione benedire le coppie ‘irregolari’?

“Perchè esse, in quanto persone battezzate e dotate da Dio di qualità loro proprie, sviluppino i lati positivi della loro unione impegnandosi ad un tempo in un cammino di purificazione dai loro peccati”.

Ma quale valore dottrinale ha tale dichiarazione?

“Cito solo tre punti, che mi sembrano importanti sottolineare: essa ribadisce ed arricchisce la dottrina della benedizione; ribadisce la condanna dell’adulterio e della sodomia; fa meglio comprendere l’estensione dell’azione misericordiosa di Dio in ordine alla salvezza delle anime”.

Infine ha spiegato il ‘compito’ di chi impartisce una benedizione: “Come raccomanda il documento del Dicastero, deve verificare e vagliare con massima attenzione la situazione spirituale, le idee, le intenzioni, gli intendimenti, i desideri od i propositi di una coppia irregolare che eventualmente chiedesse di essere benedetta, per non prestarsi ad avallare con una benedizione inopportuna ed inefficace, la loro eventuale convinzione che possa essere benedetta una condotta peccaminosa, che essi non hanno intenzione di abbandonare o correggere. 

Se il ministro sospetta che ci sua questo equivoco, farà bene, come ordina la Dichiarazione, a chiarire che egli benedice l’aspetto di onestà della loro unione e che la benedizione, per essere efficace, suppone in loro la volontà di correggersi dal loro peccato”.

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: in aumento i femminicidi

“E vediamo dalle tristissime cronache di questi giorni, dalle terribili notizie di violenza contro le donne, quanto sia urgente educare al rispetto e alla cura: formare uomini capaci di relazioni sane. Comunicare è formare l’uomo. Comunicare è formare la società. Non abbandonate il sentiero della formazione: sarà esso a portarvi lontano!”: lo ha ricordato papa Francesco durante l’udienza alle delegazioni della Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC), dell’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI), dell’Associazione ‘Corallo’ e dell’Associazione ‘Aiart – Cittadini mediali’.

Mi interessa la purezza di mio figlio, di mia figlia? Dal libro ‘Genitori sta a noi’

Don Alberto Ravagnani, noto sacerdote della diocesi di Milano, molto attivo sui social, afferma che la sessualità è diventata, per i nostri ragazzi, la forma di sofferenza più grande. Oggi, dunque, da mamma, da catechista, da scrittrice, da donna cristiana mi vorrei soffermare sull’importanza di aiutare i ragazzi a non perdere la purezza. Se perdi la purezza, infatti, perdi te stesso e la tua capacità di relazionarti. Sei non sei puro, pura, non riuscirai a donare davvero la tua vita. Rosicchierai quello che puoi dagli altri, ma non vivrai mai una comunione profonda.

Card. Ladaria: Humanae vitae è testo profetico

Una visione ‘antropologica integrale’ sull’amore e la sessualità umana, intesi secondo il piano di Dio, che a 55 anni dalla pubblicazione dell’enciclica ‘Humanae Vitae’ continua a proporre una verità alta negata invece da decenni di ‘antropologia contraccettiva’, che ha diviso quella visione unitaria: è

Papa Francesco: il Metodo Billings è aiuto per generare vita

“Il ‘Metodo Billings’ rappresenta una delle forme più appropriate per realizzare in modo responsabile il desiderio di essere genitori. Se è bene aiutare e sostenere un legittimo desiderio di generare con le più avanzate conoscenze scientifiche e con tecnologie che curano e potenziano la fertilità, non lo è creare embrioni in provetta e poi sopprimerli, commerciare con i gameti e ricorrere alla pratica dell’utero in affitto. Alla radice della crisi demografica in atto c’è, assieme a diversi fattori sociali e culturali, uno squilibrio nella visione della sessualità, e non è un caso che il ‘Metodo Billings’ sia una risorsa anche per affrontare in modo naturale i problemi di infertilità e per aiutare gli sposi a diventare genitori individuando i periodi più fertili”.

La Santa Sede ribadisce che non si può benedire un’unione dello stesso sesso…

E’ ‘negativa’ la risposta alla domanda se la Chiesa abbia l’autorità di benedire le unioni di persone dello stesso sesso: così mons. Georg Bätzing, presidente dei vescovi tedeschi, in una nota a riguardo del documento che la Congregazione per la dottrina della fede ha pubblicato sul tema: ‘ripete lo stato del magistero della Chiesa come si riflette in diversi documenti romani’.

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