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La Suprema Corte: il Crocifisso non alimenta divisioni

A pochi giorni dalla riapertura scolastica la Suprema Corte, che a Sezioni Unite attraverso la sentenza 24414/2021 ha chiarito che il crocifisso nelle scuole non è una condotta discriminatoria; quindi ha stabilito che il Crocifisso può rimanere nelle aule, a condizione che sia ‘la comunità scolastica’ a deciderlo, anche accompagnato ‘con i simboli di altre confessioni presenti in classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi’.

Il prof. Trombetta spiega il valore della sentenza di nullità matrimoniale dall’Amoris Laetitia

Per la prima volta, conformemente al capitolo 8 dell’esortazione apostolica ‘Amoris Laetitia’ ed al motu proprio ‘Mitis Iudex Dominus Iesus’ di papa Francesco, un fedele assistito dal gruppo canonico-pastorale ‘Il buon Pastore’ dell’arcidiocesi di Palermo (Ufficio pastorale familiare, direttori mons. Alerio Montalbano e coniugi proff. Giovanni ed Antonella Pillitteri) con sede presso la parrocchia ‘Annunciazione del Signore’ di Palermo, creato dai coniugi Trombetta per i fedeli separati, divorziati (risposati o conviventi) nel 2013 con la guida spirituale di p. Cesare Augusto Rattoballi (è stato il confessore del giudice Paolo Borsellino), con il supporto psicoterapeutico e convegnistico  di p. Giovanni Salonia (noto in tutto il mondo cattolico, accademico, conventuale e professionale), con la collaborazione tecnologica e teologica  del dott. Diego Talluto, con il patrocinio, in particolare, dell’avvocato canonista/civilista/cassazionista Sergio Bellafiore, ha ottenuto una sentenza di nullità matrimoniale dopo 6 mesi dalla presentazione del libello, suffragata anche da un determinante ed efficace attestato giuridico-pastorale elaborato dal prof. Francesco Pietro Trombetta e sottoscritto dal team, allegato alla documentazione probatoria, adesso riconosciuto formalmente dalla giurisprudenza ecclesiastica come rilevante sul piano giuridico e pastorale ( in attesa di altre 3 sentenze in merito).

Al Tutor del Gruppo diocesano prof. Trombetta ( plurilaureato, giurista, dirigente emerito Magistr. Corte dei conti,  in possesso del Titolo di  teologia di Base, conseguito con la massima votazione presso il Centro diocesano STB San Luca Evangelista di Palermo), chiediamo di spiegarci quale valore ha questa recentissima sentenza di nullità matrimoniale:

 “Il primo  pronunciamento giurisdizionale che riconosce la rilevanza canonico-pastorale di un Atto giuridico-ecclesiastico (allegato alla documentazione probatoria) da me creato e che ho dedotto dall’interpretazione sistematica delle norme procedurali del motu proprio ‘Mitis Iudex Dominus Iesus’ e dai principi sanciti dal capitolo 8 dell’esortazione apostolica ‘Amoris Laetitia’. In questa sentenza di nullità matrimoniale per la prima volta in giurisprudenza il TEIS specifica che il dubbio sul vizio da cui potrebbe essere inficiato il matrimonio è stato ipotizzato per la prima volta dal gruppo ‘Il buon Pastore’ dell’arcidiocesi di Palermo durante il percorso di fede previsto espressamente dai citati documenti di papa Francesco (da me e mia moglie attivato presso la parrocchia ‘Annunciazione del Signore’ nel 2013, dopo le nostre risposte ufficiali al questionario ricevuto  dalla diocesi di Palermo, preparatorio del doppio Sinodo mondiale sulle famiglie 2014-2015)”.

Cosa comporta sul piano giuridico pastorale la sentenza?

“Essendo il nostro gruppo l’unico in Sicilia, per quello che mi risulta, ad avere assunto, con l’assistenza della SS. Trinità, la missione di seguire a 360 gradi talune tipologie di famiglie contemplate dai citati documenti ed avendo io e mia moglie, Marcella Varia, acquisito i titoli idonei sul piano giuridico e teologico, abbiamo cercato  di istituire il cosiddetto ‘ponte giuridico-pastorale’ durante le catechesi mensili da noi organizzate ‘ad hoc’, di cui siamo stati anche relatori, delegando anche altri docenti (compresi i direttori diocesani dell’Ufficio Pastorale familiare, coniugi proff. Antonella e Giovanni Pillitteri, il cui direttore chierico è Mons. Alerio Montalbano, vicario episcopale), teologi (del Centro accademico diocesano STB San Luca Evangelista di Palermo), canonisti (compresi giudici ecclesiastici) e psicoterapeuti (il più importante incontro in materia è stato quello svolto il 17/2/2019 insieme al nostro membro prof. p. Giovanni Salonia, noto in tutto il mondo cattolico, accademico e professionale) chierici e laici (il nostro membro accolito episcopale Diego Talluto) a redigere ed illustrare relazioni in merito; questo mese con questa sentenza  la nostra speranza è diventata una realtà che può essere emulata in tutto il mondo cattolico”. (cfr. http://www.pastoralefamiliare.arcidiocesi.palermo.it/il-buon-pastore/ ).

Perché un percorso di fede per divorziati risposati?

“Forse non tutti sanno che nel 325 il Concilio di Nicea prevedeva questo  percorso di fede per coloro che avevano tale status ( cfr. canone 8- i catari ), canone mai abrogato dai successivi concili (per ultimo il Concilio Vaticano II del 1965), che esso è anche contemplato dall’esortazione apostolica del 1981 ‘Familiaris Consortio’, confermato, ripeto, dal motu proprio ‘Mitis Iudex Dominus Iesus’ (8/12/2015) e da ‘Amoris Laetitia’ (19/3/2016). Pertanto, come evidenzia papa Francesco, possono esistere delle circostanze attenuanti e scriminanti, previste anche dal vigente Codice di Diritto canonico, dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dal motu proprio ‘De concordia inter Codices’, in presenza delle quali la responsabilità morale dei fedeli divorziati risposati può essere attenuata o addirittura eliminata e vivere, seguendo il percorso di fede formativo ed effettuando con il sacerdote il discernimento in foro interno (il  nostro assistente spirituale è il parroco don Cesare Augusto Rattoballi della menzionata parrocchia, già confessore unico del giudice Paolo Borsellino) in grazia di Dio, con eventuale ricezione eucaristica ed attivando la causa di nullità in presenza di un “vizio” sancito dal CIC (cioè se deduco il dubbio del  “fumus boni iuris” della  sussistenza dei presupposti giuridici in merito tramite i loro interventi dopo le nostre catechesi, di cui successivamente riferisco al nostro membro avv. canonista/civilista Sergio Bellafiore per eventuale predisposizione del libello da presentare al competente Tribunale ecclesiastico)”. Orientamento acclarato da “ Le valutazioni  del Cardinale G. Ravasi: https://www.famigliacristiana.it/Il termine greco “pornéia “( Vangelo secondo Matteo 19,9),  anche se non era in uso allora questa fattispecie giuridica, si riferisce ad una dichiarazione di nullità del matrimonio…..”

Perché è sorto il gruppo pastorale ‘Il buon Pastore’?

“Dopo aver partecipato per molti anni insieme a mia moglie al Cammino neocatecumenale ed a quello carismatico del Rinnovamento nello Spirito abbiamo seguito quello predisposto ad hoc dal gruppo diocesano ‘Pozzo di Sicàr’ di cui diventammo parte attiva e fattiva, determinante per  comprendere che per conoscere meglio il nostro creatore avevamo la necessità di frequentare un corso istituzionale di Teologia che ci consentisse di declinarla e coniugarla meglio con il Diritto al fine di costituire ‘cum grano salis’, in scienza e coscienza, un nostro gruppo (finora abbiamo accompagnato 25 coppie, di cui abbiamo documentato anche il direttore nazionale della Pastorale familiare della CEI Padre fr. Marco Vianelli, giudice ecclesiastico, ricevendo via mail  il Suo plauso) che approfondisse concretamente (caso per caso) le fragilità familiari valorizzate dal Pontefice in “Amoris Laetitia” (2021-2022 celebrazione 5 anni) e nel “MIDI”.

Quale discernimento contemplato dal cap. 8 di ‘Amoris Laetitia” è stato attuato dal 2013?

“La ratio è costituita da un sincero esame di coscienza personale, di coppia e con il nostro Sacerdote Don Cesare, fondato sui propri comportamenti prima, durante e dopo le nozze in chiesa e le successive in municipio con altro soggetto; a volte  scoprono, riflettendo in merito  anche durante le nostre catechesi, che la persona con cui ritrovano la fede in Dio è quella con la quale seguono il nostro percorso, tuttavia è anche capitato in tale contesto che  qualche coppia convivente interrompe il rapporto e ritorna dal coniuge sposato in chiesa…”.

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