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Papa Francesco in Sud Sudan: insaporire il Paese

E’ terminato il pellegrinaggio di papa Francesco in Congo e Sud Sudan, insieme all’arcivescovo di Canterbury ed al moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, salutato dal presidente della Repubblica all’ingresso della VIP Lounge. Al termine della celebrazione eucaristica ha ringraziato il popolo sud sudanese per l’accoglienza:

V Domenica del tempo ordinario: voi siete la luce del mondo

E’ un avvertimento che ci proviene da Cristo Gesù: ‘Voi siete luce del mondo; voi siete sale della terra’. Il brano del vangelo si collega al ‘Discorso della Montagna’ o delle beatitudini: Gesù non solo parla a noi, ma parla di noi: quella che deve essere la missione del cristiano, il suo ruolo nel mondo.

Congresso eucaristico: mons. Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, racconta il gusto del pane

‘Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale’ è il tema del Congresso eucaristico nazionale, fino al 25 settembre a Matera, che “è parte integrante del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, in quanto manifestazione di una Chiesa che trae dall’Eucaristia il proprio paradigma sinodale. A fare da filo rosso alle giornate sarà, dunque, il tema del ‘pane’ che richiama quello della comunione, della partecipazione e della missione, in un’ottica di conversione ecologica, pastorale e culturale”.

Per comprendere il sapore del gusto del pane abbiamo chiesto all’arcivescovo dell’arcidiocesi di Matera-Irsina, mons. Antonio Caiazzo, presidente del Comitato per i Congressi Eucaristici nazionali ed autore del libro ‘Tornare al gusto del pane. E farci noi stessi pane’, abbiamo chiesto di spiegarci cosa vuol dire tornare al gusto del pane: “Tornare al gusto del pane significa sentire il sapore dell’amore di Dio donato nell’Eucaristia, Parola che si è fatta carne nel seno di Maria e a noi donata nel Figlio, Gesù. Quanti riceviamo Gesù, diventiamo figli nel Figlio, quindi fratelli che si sanno accogliere, perdonare, gioire e piangere insieme, condividendo ogni cosa, facendo festa. E’ la logica del dono.

‘Tornare al gusto del pane’, per essere Chiesa in cammino, Chiesa Eucaristica capace di adorare e di nutrirsi del Dio che si è fatto carne in Gesù. Sfuggire la tentazione della ‘magia’ che viene creata e che dura un istante, un effimero istante e tutto ritorna esattamente come prima. L’Eucaristia che celebriamo ci rimanda esattamente a quell’inizio in cui Dio, prendendo carne da quella di Maria, si è mostrato per essere cibo di vita eterna. L’Eucaristia è l’oggi di Dio che nasce e si dona a noi. Se non c’è Eucaristia non ci potrà essere nemmeno il Natale di Gesù.

‘Tornare al gusto del pane’ per poter far nostro il contenuto di un’antica e bella preghiera eucaristica del XV secolo che dice: ‘Ave vero corpo, nato da Maria Vergine, che veramente patì e fu immolato sulla croce per l’uomo, dal cui fianco squarciato, sgorgarono acqua e sangue; fa’ che noi possiamo gustarti, nella prova suprema della morte. O Gesù dolce, o Gesù pio, o Gesù figlio di Maria: pietà di me. Amen’. Il profumo del pane che soprattutto nei vicinati dei Sassi si sentiva, inebriando anche le case di chi non aveva impastato e infornato, lo sentiamo in quello eucaristico perché sia desiderato anche da coloro che, pur non ricevendolo, lo avvertono attraverso noi.

‘Tornare al gusto del pane’ per non spegnere la speranza verso il futuro. Questo è possibile solo se saremo capaci di ritornare all’esperienza passata. Stiamo correndo il rischio di cancellare la memoria. Il vero virus che circola indisturbato, infettando cuori e menti, è l’Alzheimer che conduce alla morte della memoria. Voler continuare a cancellare ogni radice cristiana o riferimento alla cultura religiosa del cristianesimo, in un’Europa che dice di essere attenta al rispetto delle minoranze, significa rimuovere il nostro passato a favore di una visione superficiale della storia.

‘Tornare al gusto del pane’ per ritornare alla sapienza che a Betlemme in Giudea si è mostrata, e oggi, nelle nostre Betlemme continua ad essere luce. Se è vero che il termine ‘sapienza’ deriva dal latino ‘sapere’, che letteralmente significa ‘avere sapore’, ‘ritrovare il gusto’, allora ritorniamo alla sapienza cristiana e impediamo che il virus dell’Alzheimer continui a contagiarci. Per curare questo tipo di malattia abbiamo bisogno del vaccino dell’amore eucaristico che diventa carne nella nostra carne, sangue nel nostro sangue. C’è bisogno di una memoria vivida, vissuta e vivente, che sia sempre testimone e mai abitudine.

‘Tornare al gusto del pane’ significa, allora, ritrovare il volto del Padre misericordioso, del Dio amore che mette l’anello al dito del figlio ritrovato, i sandali ai piedi, i vestiti regali. E’ il Dio di Gesù Cristo che ridona dignità a chi l’ha perduta, apre i mari della disperazione, calma le acque agitate, fa approdare a nuovi lidi”.

Come potere farsi pane per gli altri?

“Ieri, come oggi, non si tratta di soddisfare solo il bisogno materiale del momento, ma di intridere il cuore di chi ha fede del grande insegnamento della condivisione: i discepoli devono dare ‘loro stessi da mangiare’. Questo ci fa capire che non è possibile scindere il dono del ‘Pane di vita’ dalla passione, morte e risurrezione. Banchetto conviviale e banchetto sacrificale stanno insieme. Se partecipare alla celebrazione eucaristica significa fare festa e convivialità, non bisogna mai dimenticare che il mistero pasquale è passione, morte e risurrezione, quindi il banchetto eucaristico resta sempre banchetto sacrificale.

La nostra vera ricchezza è esattamente ciò che avremo dato con gioia. Alla fine dei nostri giorni sul nostro ‘conto’ troveremo ciò che siamo stati capaci di condividere con gli altri, soprattutto con chi non conoscevamo. Se continueremo a fare solo adorazione eucaristica senza aprirci alla condivisione, saremo religiosi ma poco credibili perché poco credenti. Solo così comprendiamo che l’Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede: ‘Il nostro modo di pensare è conforme all’Eucaristia, e l’Eucaristia, a sua volta, si accorda con il nostro modo di pensare”.

In quale modo è possibile costruire una Chiesa eucaristica e sinodale?

“Quando parliamo di Eucaristia, secondo la felice espressione di san Tommaso, si intende come: ‘cibo per coloro che camminano’. Non semplice ricordo celebrato in un rito ma mistero celebrato nell’azione liturgica per la vita della Chiesa, che nel suo camminare ha bisogno sempre di nutrirsi del pane di vita eterna.

Nel linguaggio comune quando si parla di sinodo si pensa ad un evento nel quale s’incontrano tante persone. In realtà s’intende molto di più: compagni di viaggio di Cristo stesso, proprio in virtù del medesimo battesimo che abbiamo ricevuto: ‘Credi in Cristo Gesù. Egli ti sarà compagno (σύνοδος) lungo il sentiero pericoloso, ti sarà guida verso il regno suo e di suo Padre’. Se Cristo è compagno di viaggio, vuol dire che quanti camminano con lui, i battezzati, diventano anche loro sinodo. I battezzati formano la Chiesa, popolo di Dio in cammino accanto al Maestro e Signore, Cristo Gesù.

E quando si ritorna alla Chiesa, significa che si avverte il bisogno di ‘tornare al gusto del pane’ perché sappiamo benissimo che ‘la Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa’.

Chi ascolta la Parola partecipa all’Eucaristia, avviando processi a lungo termine attraverso un cammino sinodale che si svela man mano che si va avanti. Non significa prendere decisioni ma strade che spesso sono faticose, in salita come da Emmaus verso Gerusalemme, condividendo l’esperienza del Risorto oggi e qui, maturando e rispettando i tempi che la legge naturale indica: arare, seminare, crescere, maturare, mietere, macinare, impastare, cuocere, gustare”.

Il pane richiama alla crisi del cibo, accentuata dalla guerra: come essere solidali con i popoli?

“L’Eucaristia non è solo pane e vino che attraverso la transustanziazione diventano ‘corpo’ e ‘sangue’ di Cristo, ma pane spezzato e vino versato. In questo modo riusciamo a cogliere il senso della sua vita offerta per noi. E la logica del dono ci aiuta a capire che celebrare l’Eucaristia, ricevere Gesù Eucaristia, non significa stare bene, aver soddisfatto il precetto, aver ricordato l’anima di una persona cara. E’ anche questo! Ma prima di tutto cogliere che partecipare all’Eucaristia significa spendere, come Gesù, la propria vita in un dono, che si fa pane spezzato e nutrimento per il bene dei fratelli.

Oggi ci rendiamo conto di quanto sia difficile incontrarsi. Si sta insieme ma spesso si vive nell’indifferenza, anche nella stessa famiglia, tra coniugi, tra genitori e figli. Il silenzio o la violenza verbale spesso sostituiscono l’incontro di sguardi che dovrebbero comunicare gioia, amore, voglia di stare insieme, fecondità di vita. Il bisogno d’incontrarsi diventa sempre più impellente perché l’altro diventi punto di riferimento e di forza nell’affrontare la quotidianità. Non un semplice stare insieme ma mettersi a servizio dell’altro in forma gratuita. E’ la legge dell’amore che non ha prezzo: è gratuito perché immagine di Dio Amore che ci ama incondizionatamente.

Si avverte urgente il bisogno di tornare ad incontrarsi e capire che non siamo padroni della vita dell’altro che, invece, ci è stato affidato perché ce ne prendiamo cura. Cura che richiede sacrificio, sudore, tempo da dedicare, ascoltando, condividendo gioie e dolori. Fuori da questa logica, l’altro, anche l’affetto più grande come un figlio o il partner, diventa un problema che può portare a forme di malata possessività e violenza.

C’è bisogno di essere costruttori di umanità, in particolare in questo momento storico. Stiamo vivendo un momento davvero difficile, con tante sofferenze e tante paure. Si avverte il bisogno di uno spazio di dialogo vero, per costruire insieme una coscienza collettiva. La pandemia e la guerra hanno reso più evidente quanto sia importante rimettere al centro l’uomo, la persona, per tornare ad essere più umani, uomini che agiscono da uomini in favore degli altri uomini. Se manca questo significa che stiamo perdendo il contatto con la storia, consegnando alle nuove generazioni un mondo privo del senso più alto della parola umanità”.

Perché Matera è la città del pane?

“Matera ha una tradizione di panificazione che nel corso dei secoli ha sempre più sviluppato, affermandosi come città del pane. Questa nostra città, pur essendo una delle più antiche del mondo, da quando ha accolto l’annuncio evangelico ha saputo sviluppare una particolare teologia nella semplicità dei gesti e dei segni. Uno di questi è appunto il pane. Il suo profumo inebria le strade e le case, il suo sapore è una carezza per il cuore. Non a caso ogni fetta del pane tradizionale ha la forma del cuore. Un cuore che si dilata, si fa cibo, esattamente come Dio Trinità.

Anticamente le mamme di questa città, come un po’ dappertutto, iniziavano la lavorazione dell’impasto per il pane con il segno della croce. Successivamente, per risparmiare spazio nel forno e mettere più pani, si sviluppò la tecnica di creare un pane che lievitasse soprattutto in altezza. Questa tecnica si basa sulla teologia della Santissima Trinità. La pasta viene stesa a forma di rettangolo: si uniscono le estremità di un lato arrotolandola tre volte, mentre si pronuncia: ‘nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo’.

Dall’altro lato, con la stessa tecnica, si fanno due giri per ricordare la doppia natura di Gesù Cristo: umana e divina. Al termine l’impasto viene piegato al centro e fatti tre tagli sopra recitando: Padre, Figlio e Spirito Santo. A questo punto il pane viene lasciato riposare nel giaciglio caldo dove aveva dormito il marito: luogo sacro perché luogo dell’amore e nascita di vita nuova. La formula che la donna usava era questa: Cresci pane, cresci bene come crebbe Gesù nelle fasce. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Qui, continuando a lievitare con il lievito madre, si amalgamava diventando una sola massa”.

In quale modo Matera si è preparata a vivere il Congresso eucaristico ed a ricevere il papa?

“Come Chiesa locale abbiamo colto questo momento come evento che Dio ci ha regalato per riflettere insieme attraverso l’ascolto della Parola, la preghiera, riscoprendo la centralità dell’Eucaristia. E’ stata un’occasione per ritrovare fiducia, soprattutto dopo la dura prova della pandemia, e rinsaldare tra di noi quei vincoli di fede che ci aiutino a mostrare il vero volto di Chiesa in cammino, di famiglia di Dio.

L’ultima visita di una Papa a Matera risale a 31 anni fa con san Giovanni Paolo II. Per noi, se pur il programma sia stato ridimensionato a causa della coincidenza con le elezioni politiche, è motivo di grande gioia e soddisfazione poter godere della sua presenza e ascoltare la sua voce nel partecipare alla solenne concelebrazione eucaristica, per ‘tornare al gusto del pane per una Chiesa eucaristica e sinodale’. Tutti viviamo con ansia l’attesa di colui che viene nel nome del Signore”.

(Tratto da Aci Stampa)

Emma Ciccarelli racconta la gioia di vivere il ‘sapore di famiglia’

‘Ama chi dice all’altro: Tu non puoi morire’: in questa frase del filosofo francese Gabriel Marcel, si racchiude la sfida del libro ‘Sapore di famiglia’, scritto dai coniugi Emma Ciccarelli e Pier Marco Trulli, impegnati nell’associazionismo e nel sociale, che, sposati da quasi 30 anni, hanno quattro figli, come è riportato nella prefazione al libro dal card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, che definisce la lettura del testo come ‘un grande aiuto per tutti’, dai giovani alle coppie mature, che ha sottolineato il valore della promessa nell’anno dedicato alla famiglia:

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