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A Sanremo un ricordo di Roberto Bignoli

Era un innamorato di Dio, della Vergine Maria, e della musica, ed ha dedicato la sua vita ‘da risorto’, dopo una gioventù ribelle, a raccontare con le parole e la chitarra una fede vissuta con profondità e nella donazione totale. E la sua musica continua ad arrivare nel mondo. Nella sua carriera Roberto Bignoli ha ricevuto 5 premi Unity Awards (Grammy della musica cristiana contemporanea) negli Stati Uniti.

Sanremo oggi ricorderà Roberto Bignoli, deceduto nel 2018, durante l’omaggio a Giovanni Paolo II, a cui interverrà la moglie Paola Maschio per iniziativa del cantautore fiorentino Fabrizio Venturi.

A lei abbiamo chiesto di raccontarci il suo sentimento di fronte a questo evento: “Sono felice ed emozionata in quanto è un riconoscimento che sento autentico, Roberto ha trascorso la sua vita e carriera artistica offrendo l’esperienza della sua vita e il ritrovamento della fede, cominciando un cammino di conversione che lo ha portato a incontrare più volte san Paolo Giovanni II, colui che per primo lo spronò a portare un segno di fede nel mondo con le stampelle e la chitarra.

Oggi sapere che è nuovamente chiamato per un evento legato a Giovanni Paolo II è come riportarlo sulla terra, e poter condividere la piccolezza di questo artista e uomo nella grandezza di Dio. Non mi sarei mai aspettata di parlare di Roberto a Sanremo, ma certamente è un occasione per ricordare che la via della vita eterna è quella di Cristo e come diceva san Paolo Giovanni II: ‘spalancate le porte a Cristo’, e Lui poi le spalanca a noi”.

Un festival a cui teneva, ma non aveva mai potuto partecipare: perché?

“Sinceramente Roberto teneva ad essere presente a Sanremo quando era un artista giovane , nel mondo dello spettacolo dove faceva da spalla a piccoli e grandi artisti; poi non era per lui più cosi importante in quanto riconosceva che era una manifestazione che non gli apparteneva più; il desiderio che aveva era solo poter portare un messaggio positivo e di speranza. Oggi è arrivato al suo scopo, non è presente ma si parla di lui, ma più che di lui del messaggio legato al Vangelo che per lui era viaggio di vita da condividere”.

Da dove nascevano le sue canzoni?

“Le sue canzoni nascono dalla sua vita , dalle sofferenze, dalle gioie , dalle preghiere , ogni sua canzone è legata ad una storia che gli appartiene, canzoni che nascevano dopo forti momenti di preghiera, meditazione e anche pellegrinaggi, parole che uscivano dal cuore e si coronavano di musica pop rock ballate per essere accattivanti ed avvicinare anche un pubblico giovane, canzoni che gli permettevano di passare attraverso il racconto della sua vita un messaggio di amore e speranza, e di urlare al mondo che i veri valori sono quelli che portano un cuore di ricco di bene, che nessuno può rubare o portare via, Roberto annunciava in modo semplice e spontaneo il Vangelo e ne faceva la base del suo vivere quotidiano malgrado le contraddizioni e gli errori a cui tutti siamo soggetti”.

Quale rapporto aveva con san Giovanni Paolo II?

“Con san Giovanni Paolo II ha avuto quattro incontri, e tre volte ha cantato alle GMG: Parigi, Roma e Toronto. Ha sempre detto che gli occhi di Giovanni Paolo II erano cosi profondi e cosi intensi che gli rapivano il cuore, in lui ha trovato la forza per essere testimone della fede là dove lo chiamavano, ha girato molte parti del mondo, ha visitato i luoghi più diversi, incontrato le persone di tutti i ceti sociali ma ha avuto sempre nel cuore un apertura grande verso tutti e si è sempre voluto sentire pari alle persone mai un artista che domina sugli altri, ha voluto esprimere con sincerità semplicità quel dono, la fede attraverso una mamma Maria che per lui è stata la donna che lo ha accompagnato negli anni della sua vita a compiere la volontà del Signore, senza farsi domande ma rispondendo a quel si che senza che tu lo voglia rende tutto possibile perché nasce dall’amore”.

L’intervista è terminata con un ringraziamento: “Ringrazio in modo particolare Fabrizio Venturi con la canzone ‘Caro Padre’, i Papaboys di Roma che insieme hanno voluto offrire in ricordo di san Giovanni Paolo II il loro segno di riconoscimento a mio marito Roberto Bignoli attraverso un legame forte di amicizia nato sotto l’esempio di san Giovanni Paolo II ed un grazie di cuore a voi di Korazym che in tutti questi anni siete sempre stati portavoce di eventi legati a Roberto Bignoli, un artista ed un uomo che ha cercato di camminare in una via stretta ma sicura attraverso il dono della musica e della voce con fede e che lo ha portato alla vita eterna”.

Sanremo 2020: un omaggio a Giovanni Paolo II

In occasione della 70^ edizione del Festival della Canzone italiana, c’è una iniziativa musicale ‘di valore’ in programma, dedicata a san Giovanni Paolo II; un omaggio al Santo amato dagli artisti che riceveranno, durante i giorni della kermesse, la ‘Lettera agli artisti’ che il Pontefice scrisse per ricordare il talento, l’arte e la fonte di ispirazione di ogni creatività. 50 giovani dei Papaboys distribuiranno questo dono  nella settimana festivaliera.

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