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Fabio Quadrini racconta la realtà della Sindone

Per immetterci nella Settimana Santa sabato 1 aprile a Tolentino, in provincia di Macerata, il comitato per il ‘700^ anniversario della morte del Beato Tommaso da Tolentino’, in collaborazione con l’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), l’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI), Gruppo Scout Tolentino1, Sermit, Azione Cattolica Italiana, ha invitato ad una meditazione il sindonologo, dott. Fabio Quadrini (specializzato negli studi sindonici presso l’Ateneo Pontificio ‘Regina Apostolorum’di Roma) sul tema: ‘La Sindone: immagine della sofferenza dell’Innocente di tutti i tempi’, con l’ostensione della copia della Sindone in scala reale, essendo la reliquia originale conservata nel Duomo di Torino, nell’anniversario della morte del beato Tommaso da Tolentino e compagni, avvenuta a Thane, in India il 9 aprile 1321.

Card. Cantalamessa: la morte è vinta

Nel pomeriggio papa Francesco ha presieduto nella Basilica Vaticana la celebrazione della Passione del Signore, ma non ha tenuto l’omelia, predicata dal Predicatore della Casa Pontificia, card. Raniero Cantalamessa, della Passione secondo Giovanni, proclamando la Resurrezione di Gesù:

La Resurrezione nel dramma teatrale di p. Giuseppe Scalella

“Pilato: Non mi parli? (pausa) Non è la prima condanna a morte che esegui, no? Che ti succede? Oltre alla parola hai perso anche il coraggio? E il tuo valore di soldato? E la grandezza di Roma?

Gallio: Quando finirà?…

Pilato: Finirà cosa, Gallio?… Com’è andata l’esecuzione?…

Gallio: Quando la smetteremo di uccidere innocenti?

Pilato: Gallio, la grandezza di Roma… ti sembra una cosa giusta mettersi contro i Giudei? In fondo… sono stati loro a volerlo, no?

Gallio: Tu non hai visto quell’uomo… Non lo hai visto morire… Io non ho mai visto morire uno, così… non l’ho mai visto… Gli altri due imprecavano atterriti dalla morte… lui… ‘Accoglimi’, ha detto…”.

Così inizia il dramma in ‘tre quarti’ per il teatro scritto dall’agostiniano p. Giuseppe Scalella, ‘Perché cercate tra i morti’, in collaborazione con l’attrice Giulia Merelli, che nasce “da una mia domanda che mi porto dentro da anni: delle lunghe ore trascorse a Gerusalemme tra la sera del venerdì (la morte di Cristo) e l’alba del primo giorno dopo il sabato (la resurrezione) nessuno ha mai parlato. Neppure coloro che scrissero i Vangeli”, specifica nella prefazione l’autore.

A lui chiediamo di raccontare come è nato questo testo: “Come scrivo nella prefazione questo lavoro nasce alla fine degli anni ’90. C’era una domanda che mi portavo dentro e che non riusciva mai a trovare una risposta: ma chi ha incontrato e conosciuto Gesù di Nazareth in Palestina duemila anni fa come avrà vissuto i giorni e le ore terribili, dall’arresto nel Getsemani fino al mattino del primo giorno dopo il sabato?

Il Vangelo non ci dice niente, ci racconta i fatti che si sono succeduti tra cui il rinnegamento di Pietro e i due di Emmaus che tornano a casa delusi e tristi. Ma niente di più. Sappiamo dal Vangelo che gli apostoli, dopo l’arresto, sono scappati tutti, eccetto Giovanni e Pietro che forse l’avranno seguito ma senza farsi vedere. Dei due di Emmaus il Vangelo di Luca dice che erano ‘col volto triste’ e quella tristezza mi ha sempre intrigato perché non sarà stato facile capire il senso di quegli eventi, come non è facile per noi, nonostante duemila anni di storia.

Come succede spesso a chi scrive, è facile non essere soddisfatti delle prime stesure e allora si lascia che l’idea decanti. Come il vino. Così è stato per me. Poi sopravvengono gli impegni e poi un periodo di calma in cui si riprende. Mi è capitato poi di incontrare Giulia Merelli, un’attrice di teatro e con lei ho potuto procedere alla stesura definitiva. Adesso forse bisognerà metterlo in scena. Chissà?”

Perché hai raccontato proprio le ore del Venerdì Santo?

“Più che raccontare ho cercato di immaginare il luogo dove possono essersi ritrovati e le cose che si son detti in quelle ore. E anche perché è l’evento più drammatico di tutta la vicenda di Gesù e di quelli che l’hanno seguito. Ho immaginato tre luoghi: il pretorio di Pilato e il dialogo con Gallio, il tribuno che ha eseguito la crocifissione e che si converte dopo aver visto non tanto la morte di Gesù ma il modo con cui Gesù affronta il supplizio e muore;

la casa di Maria, madre di Giacomo dove si sono ritrovati la Maddalena, Lazzaro e le sorelle e la loro disperazione di fronte a quello che è successo; e poi il cenacolo con qualcuno dei dodici e con Maria, la madre di Gesù. Sono i tre quadri del dramma ma forse il più bello è quest’ultimo perché Maria che aveva capito più degli altri il senso di quello che era accaduto, cerca in tutti i modi di prepararli a quello che sarebbe accaduto dopo”.  

Cosa muove i protagonisti del dramma?

“Secondo me, quello che muove noi. Perché noi seguiamo Cristo? Perché l’umanità oggi lo cerca? Se lui non c’entrasse niente con la vita non lo cercherebbe più nessuno, neppure noi. Loro si domandavano: il Maestro è morto… e noi? Che ne sarà di noi? Se Cristo ci venisse tolto, sarebbe così anche per noi?”

In quale modo si può credere che la morte è vinta?

“C’è un solo modo: se si incontra un uomo risorto. Quegli uomini e quelle donne avevano bisogno di vedere Gesù risorto. Come noi oggi abbiamo bisogno di vederlo presente. Si può morire in tanti modi nella vita, come per esempio uno che si droga o si dà al gioco e all’alcol, ma anche chi ha perso la speranza, ma vederlo rinascere (e io ne ho visti tanti) è davvero sconvolgente. Ma non basta. Anche gli apostoli hanno visto Gesù risorto ma non è bastato. Ci vuole qualcosa che Dio fa accadere come per loro l’evento dello Spirito a Pentecoste”.

‘Ma adesso chiediamo tutti… chiediamo che la morte non vinca in noi… che lo sconforto e la devastazione siano le occasioni buone per partecipare della sua vittoria… e la sua vittoria in noi verrà… verrà come l’alba… ma verrà…’: con queste parole Maria si rivolge al pubblico nella scena conclusiva che lascia spazio alla speranza. Cosa ci si attende dall’alba della Resurrezione?

“Una cosa soltanto: incontrare la risposta alle domande che la vita pone. La vita è spietata e non dà tregua e continuamente sfida la nostra umanità. E pone domande. Lo vediamo oggi più che mai. Tutti attendiamo una risposta ma non una risposta qualsiasi o teorica. Deve essere una risposta all’altezza di quelle domande. E non può essere mai scontata. Insomma: chi può rendermi davvero felice?”

(Tratto da Aci Stampa)

Papa Francesco: la Croce è un albero che germoglia

“In questa Santa Settimana della passione di Cristo, commemorando la sua morte ingiusta, ricordo in modo particolare tutte le vittime dei crimini di guerra e, mentre invito a pregare per loro, eleviamo una supplica a Dio affinché i cuori di tutti si convertano. E guardando Maria, la Madonna, davanti alla Croce il mio pensiero va alle mamme: alle mamme dei soldati ucraini e russi che sono caduti nella guerra. Sono mamme di figli morti. Preghiamo per queste mamme”:

Domenica delle palme o della Passione: Benedetto colui che viene nel nome del Signore

La Domenica delle palme unisce insieme in trionfo regale di Cristo Gesù, che a Gerusalemme viene accolto dalla folla osannante con rami di ulivo e palme al grido profetico: ‘Benedetto colui che viene, il re d’Israele, nel nome del Signore’ ed il racconto drammatico della passione e morte di Gesù in croce, dopo avere subito un duplice processo: quello religioso, presieduto dal Sommo Sacerdote, e quello politico presieduto dal governatore romano Ponzio Pilato.

Pasqua è vicina: se stai affrontando una situazione dolorosa, Gesù risorgerà anche lì

Siamo ormai vicini alla festa di Pasqua: cuore della vita e della liturgia cristiana. Il pericolo, però, è che ci si limiti a commemorare la Resurrezione del Signore, senza avere consapevolezza che quell’evento ci riguarda oggi.

Quinta domenica di Quaresima: ‘Io sono la risurrezione e la vita’

I brani del Vangelo delle domeniche di Quaresima sono immagini vive con le quali Gesù indica il Battesimo: il sacramento che ci conferisce la luce vera, il sacramento che disseta per la vita eterna, il sacramento che conferisce la vera vita (la vita eterna). Davanti a Dio esiste la vita, l’uomo vivo: gli uomini vivi, prima della morte del corpo, gli uomini vivi, dopo la morte del corpo. La nostra vita ha due momenti: uno terreno, l’altro celeste; ma l’uomo è sempre vivo davanti a Dio, che ci ha creati e redenti per possedere la vita eterna.

Quarta domenica di Quaresima: Signore, fa’ che io veda

Il brano del Vangelo continua la catechesi battesimale; il Battesimo è il sacramento che ci fa ‘uomini nuovi’, veri figli di Dio. Questa domenica è detta ‘lastre’, la domenica della gioia nella quale vediamo la luce e scopriamo la nuova dignità di figli di Dio. Perché la luce di Cristo risplenda in noi è necessario l’amore di Dio e avere il coraggio e la buona volontà di immergerci nella ‘piscina di Siloe’, il sacramento della riconciliazione.

Dall’Europa un Sinodo per riscoprire il Crocifisso

Con la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Jan Graubner domenica scorsa si è aperta a Praga l’assemblea continentale del Sinodo alla presenza di circa 200 delegati, che discuteranno sul tema ‘Allarga lo spazio della tua tenda’, a cui si uniscono altri 390 delegati online:

P. Vito Nardin racconta il ‘tempo del coraggio’ di mons. Antonio Riboldi

Il 16 gennaio 1923 nacque a Tregasio Brianza mons. Antonio Riboldi e nello scorso dicembre a Padova l’Associazione Editoriale Promozione Cattolica ha presentato, a distanza di 30 anni dalla pubblicazione, la ri-edizione del libro ‘Tempo di coraggio – Oggi come ieri’, che raccoglie le  riflessioni ed i discorsi del vescovo di Acerra-Napoli (1978-1999).

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