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La Deposizione di Rosso Fiorentino è tornata a Sansepolcro dopo il restauro

Ha fatto ritorno a Sansepolcro la preziosa pala della Deposizione di Cristo, capolavoro cinquecentesco di Rosso Fiorentino, che aveva lasciato sette anni fa il capoluogo valtiberino per essere sottoposto a un importante restauro divenuto ormai improrogabile, affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

Il progetto per il restauro della tavola di Rosso Fiorentino nasce in occasione della grande mostra ‘Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della maniera’ ospitata nel 2014 a Palazzo Strozzi a Firenze. In tale occasione, la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro con la Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo facevano notare la grande sofferenza della pellicola pittorica. La principale criticità era dovuta ai numerosissimi sollevamenti diffusi sull’intera superficie, causati dall’estrema rigidità del supporto ligneo, rigidità dovuta a un precedente intervento di restauro, avvenuto probabilmente tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 dopo il terremoto che colpì Sansepolcro nel 1789.

Infatti a seguito di questa calamità furono aggiunte cinque traverse in legno di pioppo avvitate sul supporto, che hanno ostacolato i naturali movimenti del legno, e le forze così scaturite si sono ripercosse sul fronte del dipinto creando i sollevamenti. Al termine della mostra l’opera fece ritorno a Sansepolcro nel 2015 e grazie alla disponibilità dell’Opificio delle Pietre Dure a far eseguire il restauro nei propri laboratori e alla volontà manifestata dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi, furono avviate dalla Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo le procedure tra le istituzioni coinvolte. Il 20 gennaio 2016 il delicato dipinto fu movimentato in sicurezza presso il laboratorio di restauro della Fortezza da Basso di Firenze.

Come consueto per l’Opificio l’intervento è stato preceduto da una diagnostica completa ed approfondita che ha permesso di conoscere tecniche esecutive e materiali presenti, tanto originali che di restauro. In primo luogo si è intervenuti sulla struttura, con la rimozione meccanica dell’ammannitura e delle cinque traverse non originali. Dopo aver completato il risanamento del tavolato le due traverse originali sono state rifunzionalizzate mediante un sistema a molle che asseconda, controllandoli, i naturali movimenti del legno. Si è poi proceduto al restauro degli strati pittorici.

Prima di poter effettuare la fermatura del colore è stata necessaria una prima pulitura degli spessi strati di vernice non originale. Conclusa la fermatura la pulitura, complessa e delicata, è stata condotta a più riprese: l’opera presentava molte patinature, ridipinture a coprire una superficie molto compromessa in quanto abrasa da puliture aggressive di antichi restauri (le abrasioni interessavano più di ¼ della superficie pittorica); erano presenti anche molte sgocciolature e ritocchi alterati.

Le lacune, dovute per la maggior parte a pratiche devozionali, non erano fortunatamente di grandi dimensioni e comunque compromettevano parti figurative importanti. Su di esse, dopo aver effettuato la stuccatura e il ricollegamento materico della superficie, è stata eseguita l’integrazione cromatica mediante selezione, mentre le diffuse abrasioni sono state abbassate di tono mediante leggere velature. Il restauro, le cui tempistiche sono state dettate oltre che dalla complessità dell’intervento anche e soprattutto dalla pandemia, si è concluso nel maggio 2023.

“Il complesso intervento di restauro ha permesso di restituire la completa leggibilità a un testo fondamentale nello svolgimento della pittura della prima Maniera italiana – spiega Sandra Rossi, Direttore del Settore di restauro dei dipinti mobili, Opificio delle Pietre Dure -. Le indagini sulla tecnica pittorica dell’artista ne hanno, infatti, rivelato l’espressività e la modernità fuori dal comune: una pennellata caratterizzata da un tratteggio incrociato continuamente spezzato, quasi grafico. Sono emersi, inoltre, interessanti dettagli operativi come l’utilizzo della tecnica detta ‘al risparmio’ che, lasciando intenzionalmente a vista il fondo cromatico bruno, lo rende elemento figurativo. Il restauro ha, infine, svelato commoventi dettagli, come la presenza di una piccola margherita in primo piano, da tempo non più visibili a causa delle precarie condizioni di conservazione della pellicola pittorica”.

“È un momento di grande soddisfazione – dice mons. Andrea Migliavacca, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro – il ritorno a Sansepolcro della Deposizione di Cristo di Rosso Fiorentino perché è il frutto di un lavoro in sinergia di diversi enti, in particolare l’Opificio delle Pietre Dure, la Soprintendenza, il Comune di Sansepolcro, la Diocesi, la parrocchia, l’associazionismo e tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questo evento e di questo recupero. È motivo di soddisfazione e anche significativo perché viene ricollocato in prossimità della Settimana Santa che ci prepara a vivere il mistero di Cristo morto e risorto. Questo dipinto presentandoci proprio la deposizione di Cristo è un grande invito a riscoprire la bellezza dell’arte nella nostra Diocesi e insieme a viverla come proposta di meditazione”.

Già nel 2022, grazie al contributo dei fondi 8×1000 della Conferenza Episcopale Italiana la Diocesi aveva investito circa 7mila euro nella chiesa di San Lorenzo in Sansepolcro – la sede dove è custodito da secoli – per la realizzazione di un moderno impianto antintrusione e di videosorveglianza di ultima generazione. Contestualmente, per completare le verifiche sulla sicurezza della chiesa – dove l’opera avrebbe fatto ritorno – veniva fatta istanza all’Opificio delle Pietre Dure per la collaborazione con il Laboratorio di Climatologia e Conservazione preventiva; il laboratorio installava tre sonde per la rilevazione e la registrazione dei parametri termoigrometrici nell’arco dei dodici mesi.

Nel frattempo, in molti, a Sansepolcro, si erano fatti portavoce dell’esigenza di intervenire sul pavimento della chiesa, realizzato negli anni ’60 con piastrelle in ceramica blu. Per assecondare questa richiesta, la Diocesi si è attivata per la progettazione e per richiesta di autorizzazione presso la Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio, del nuovo pavimento in cotto, il cui costo, 36.300 euro, è stato coperto per tre quarti con le risorse rinvenienti dagli oneri di urbanizzazione destinati agli edifici di culto e, per la quota rimanente, circa 8mila euro, attraverso iniziative di auto finanziamento di cui si è fatta promotrice la parrocchia del Duomo di Sansepolcro e alcune associazioni cittadine (Compagnia Artisti e Vivere a Sansepolcro, Rotary Club Sansepolcro, Lions Club Sansepolcro, Caserma Archeologica, Amici del Poliedro, Associazione Campanari, Gruppo Lunedì d’Estate, Gruppo Cavalieri del Trebbio, Teatro Popolare, Volontariato San Lorenzo, Gruppo Filarmonica e alcuni privati).

I lavori sono stati diretti dall’architetto Andrea Mariottini con la collaborazione di David Tripponcini e realizzati dall’impesa Stema di Nako Nasi. Sono state utilizzate pianelle delle Badie di Montefioralle lavorate artigianalmente acquistate dalla ditta Giorni Aldo che si ringrazia per la sponsorizzazione tecnica. Inoltre, con l’autorizzazione della Soprintendenza, e sempre con il contributo della comunità locale è stata eseguita, a opera di Rossana Parigi, la manutenzione della cornice e delle decorazioni in gesso dell’altare maggiore che racchiude la Pala di Rosso Fiorentino.

La Deposizione di Sansepolcro è tra i capolavori di Giovan Battista di Jacopo, detto il Rosso Fiorentino (Firenze, 8 marzo 1494 – Fontainebleau, 14 novembre 1540). L’opera fu eseguita a Sansepolcro dove l’artista, fuggito nel 1527 dal Sacco di Roma, aveva trovato rifugio. Secondo il celebre biografo delle Vite, Giorgio Vasari, egli ricevette questa preziosa occasione di lavoro alla generosa rinuncia del pittore biturgense Raffaellino del Colle che, in un primo tempo, aveva ricevuto l’incarico per il dipinto dalla Compagnia di Santa Croce “acciò che in quella città rimanesse qualche reliquia di suo”; ma anche grazie alle raccomandazioni del vescovo Leonardo Tornabuoni, cui il pittore era legato da vincoli professionali e di amicizia.

Il Rosso aveva già rappresentato il tema della Deposizione nella bella tavola di Volterra (1521), ma la critica riconosce nell’esemplare di Sansepolcro una più cupa drammaticità che lo spinge a ricorrere perfino al grottesco, come nella mostruosa figura a lato della scala. Siamo di fronte a un’opera di eccezionale forza espressiva, che rivela una religiosità personale intensa, segnata dalla nascente Controriforma e dalla gravità dei tempi, che vedono la stessa Roma in balìa delle milizie e delle bande dei regnanti; nonché a un esempio tra i più illustri del legame con Roma – e dunque degli esempi figurativi moderni quali le opere ultime di Raffaello e della sua scuola, o la potenza cromatica e le torniture poderose degli affreschi della Sistina realizzati da Michelangelo – dei territori della Valtiberina.

(Foto: diocesi di Arezzo-Cortona-SanSepolcro)

Arezzo: Diocesi e Soprintendenza inaugurano il restauro della chiesa di Santa Maria in Gradi

È stato inaugurato oggi il restauro della chiesa di Santa Maria in Gradi in Arezzo, che torna ad essere aperta al culto, dopo la chiusura avvenuta nel dicembre 2022 per consentire i lavori. L’intervento è consistito nella riduzione del rischio sismico di cui al DPCM 09.02.2011, con contestuale intervento di consolidamento strutturale e restauro architettonico. Lavori realizzati con finanziamenti ottenuti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, assieme ad altri quattordici beni suddivisi nel territorio di competenza, grazie al riparto del fondo di cui all’art. 1 comma 140 della Legge 11 dicembre 2016 n. 232 e a fondi propri della diocesi.

Nel 2013 la Soprintendenza diresse un importante intervento di restauro conservativo dell’intera facciata della chiesa (Responsabile unico del procedimento Arch. Mauro Abatucci e Direttore dei lavori Arch. Donatello Grifo). In questa occasione venne verificata una forte criticità strutturale: la facciata presenta infatti un vistoso fuori piombo nella parte centrale, tanto da creare un arco con le spalle in corrispondenza dei tiranti.

Nel 2020, per permettere una progettazione puntuale degli interventi sono state così realizzate dalla Ditta Etruria Sicurezza Srl di Monte San Savino una scala di accesso lungo i vari livelli della torre campanaria, una passerella leggera in legno per l’intera lunghezza del sottotetto e una linea vita interna parallela alla passerella per ispezionare i vari ambienti debitamente imbracati. Opere pensate per essere mantenute anche al termine dei lavori in modo da garantire l’ispezione futura in sicurezza.

Nel gennaio 2021 vengono affidati i servizi di ingegneria e architettura per esecuzione dei rilievi, l’analisi di vulnerabilità comprensiva delle indagini occorrenti, la progettazione esecutiva oltre al coordinamento per la sicurezza. L’incarico viene affidato al RTP capogruppo Ing. Carlo Romboli, Arch. Ludovico Romboli, Ing. Michele Romolini e Geol. Nicola D’Ubaldo.

Nel mese di luglio 2022, vengono consegnati i lavori alla ditta l’Impresa LaDueBC Srl di Città di Castello grazie a uno stanziamento di 300.000 euro da parte del Ministero. I lavori, il cui Responsabile del procedimento l’Arch. Massimo Bucci, e il Direttore dei lavori l’arch. Federico Salvini, entrambi funzionari SABAP, sono articolati in due stralci.

I lavori effettuati in copertura, divisi in tre successivi step, mirano alla riduzione del rischio sismico e alla salvaguardia del bene in caso di terremoto e prevenire possibili danni. Il nuovo sistema resistente di carpenterie metalliche, rendono la struttura maggiormente capace di resistere alle sollecitazioni orizzontali indotte dall’azione sismica. Queste inoltre esaltano un favorevole comportamento scatolare dell’immobile riducendo la possibilità di sbandamento e ribaltamento fuori dal piano delle murature.

Va sottolineato come il complesso delle opere è stato pensato quasi interamente a secco, rispettando uno dei criteri cardine nell’azione di tutela del patrimonio culturale ovvero quello della reversibilità e del minimo intervento. Allo stesso tempo è stato effettuato l’ancoraggio al di sotto del cassettonato ligneo di una rete di protezione anticaduta sull’intera superficie dell’aula e al di sopra del cassettonato sono stati montati ulteriori cavalletti in acciaio su cui poggiare un piano di lavoro stabile. Interventi mantenuti in opera al fine di permettere il proseguo dei lavori previsti nel secondo stralcio e le future manutenzioni al sottotetto.

L’altro obiettivo è stato quello di creare un piano rigido di ripartizione degli sforzi indotti dal ribaltamento della facciata verso l’esterno a piena trattenuta della stessa. Il successivo passo da compiere, con richiesta di ulteriore finanziamento, è quello di risolvere definitivamente tale criticità strutturale. La Soprintendenza sta provvedendo nella programmazione triennale dei propri interventi a richiedere nuovi ulteriori fondi per completare anche il secondo stralcio di opere.

Per insufficienza del finanziamento a coprire le variazioni intervenute in cantiere e non prevedibili in sede progettuale, registrate in perizia di variante autorizzata, per il completamento del terzo e ultimo step è intervenuta direttamente la Diocesi, a sostegno della parrocchia, quale proprietaria del bene, con una cifra complessiva di 80.000 euro.

La Soprintendenza in collaborazione con l’Ordine degli Architetti della provincia di Arezzo ha organizzato, ai fini della divulgazione scientifica dei propri lavori di restauro, un convegno ove saranno descritti nel dettaglio gli interventi eseguiti e le finalità raggiunte in programma mercoledì 27 marzo alle 14.30 presso il salone della sede aretina della Soprintendenza in via Ricasoli 1.

“Sono contento della riapertura della chiesa di Santa Maria in Gradi, per me è la prima volta che ho occasione di visitarla – dice il vescovo Andrea Migliavacca –. Oggi si inaugura questo importante intervento di riqualificazione reso possibile grazie all’impegno economico del Ministero, per il quale siamo molto grati, ma anche grazie all’intervento economico della diocesi che ha consentito di portare a termine il lavoro prospettato. Auspichiamo che il recupero di questa bella chiesa possa essere messo al servizio della pastorale della vita della città sempre più attiva e partecipata”.

“Si tratta di un intervento importante perché ha ridotto in maniera sostanziale le criticità strutturali dell’edificio attraverso un consolidamento statico e il miglioramento sismico – spiega Gabriele Nannetti, Soprintendente alle Belle Arti, Archeologia e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo per le province di Siena, Grosseto e Arezzo -.

Un intervento portato avanti in una stagione molto complicata dovuta all’emergenza sanitaria prima, ma reso possibile grazie anche al lavoro di squadra con la diocesi. Interventi di questo tipo sono onerosi e complessi, hanno poca visibilità, ma sono fondamentali. Nell’intervenire il primo aspetto preso in considerazione è stato quello di mettere in sicurezza le opere arte che hanno continuato a vivere all’interno della chiesa in piena sicurezza e che oggi restituiamo alla città”.

La chiesa di Santa Maria in Gradi sorge nel luogo dove esisteva un monastero camaldolese dipendente dalla Badia di Agnano fin dal 1043 che comprendeva un’antica chiesa romanica, costruita verosimilmente tra XI e XII secolo, che doveva essere piuttosto piccola e con un andamento trasversale rispetto all’attuale e della quale rimane la cripta. Nel 1591 i camaldolesi decisero di costruire la chiesa attuale, su disegno di Bartolomeo Ammannati, terminata nel 1611. La decorazione dell’interno e delle sue cappelle fu completata nel corso del Seicento fino alla realizzazione del soffitto ligneo nel 1711.

Tra e opere al suo interno si ricordano una pregevole tela con Sant’Andrea Zoerandro e Carlo Borromeo, opera di Vincenzo Dandini del 1658, mentre al secondo altare è posta la Madonna Assunta tra santi di Bernardino Santini, del 1633. L’organo di Antonio del Corno, del 1630, sormonta il terzo altare sinistro dedicato a San Bonifazio ed ornato da tele di Bernardino Santini, del 1632: al centro vi è la Crocifissione con San Pietro e San Bernardo ed ai lati San Pietro benedicente a destra ed un Santo vescovo a destra. Al primo altare a sinistra si trova la Madonna della Misericordia detta anche dei cocci realizzata da Andrea della Robbia alla fine del Quattrocento per la famiglia Carbonati, della quale è lo stemma.

Sotto la chiesa è presente una cripta romanica dell’XI secolo, che conserva un Crocifisso ligneo detto “Della tomba”, da datarsi tra la fine XIII e l’inizio del XIV secolo, al centro di sentita devozione popolare. Nella chiesa è presente anche il cosiddetto ‘Pozzo di san Donato’.

Patrizio Bertelli ha fatto una donazione per il restauro della Pieve di Arezzo

La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro esprime la propria profonda gratitudine nei confronti di Patrizio Bertelli, Presidente del Gruppo Prada, per la generosa donazione che ha destinato alla Pieve di Santa Maria Assunta in Arezzo, uno dei gioielli d’arte e della fede più preziosi per la Chiesa diocesana e la comunità di Arezzo. Si tratta di € 1.000.000 che verranno utilizzati per gli importanti e improrogabili lavori di restauro e manutenzione di un edificio tanto bello, quanto fragile, a cui tutti gli aretini sono profondamente legati.

Inizia il restauro del baldacchino di san Pietro

“Un restauro impegnativo e necessario, come si spiegherà nel corso di questa conferenza stampa, ma anche di particolare significato perché intrapreso nella prospettiva dell’ormai prossimo Giubileo del 2025. Il lavoro che il Santo Padre Francesco si è compiaciuto di autorizzare e che oggi si annuncia, si concluderà infatti a dicembre del corrente anno, poco prima dell’apertura della Porta Santa”: così ah esordito il card. Mauro Gambetti, arciprete della basilica papale di san Pietro in Vaticano, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, presentando gli interventi di restauro del Baldacchino in bronzo dorato della basilica di San Pietro, i cui lavori inizieranno dopo il 12 febbraio.

Nella chiesa di S. Lorenzo in Sansepolcro la ricollocazione della Deposizione di Rosso Fiorentino

E’ iniziato il ‘conto alla rovescia’ per il ritorno a Sansepolcro della preziosa pala della Deposizione di Cristo, capolavoro cinquecentesco del Rosso Fiorentino, che ha lasciato da 7 anni il capoluogo valtiberino per essere sottoposto a un importante restauro divenuto ormai improrogabile, affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze: lo stesso prestigioso laboratorio che ormai più di trent’anni fa restituì a una migliore lettura il Volto Santo conservato nel Duomo biturgense.

Al via il restauro del portale meridionale della Cattedrale di Arezzo

Ha preso il via il restauro del portale meridionale della cattedrale dei Santi Pietro e Donato, il più antico e simbolico del Duomo di Arezzo, che purtroppo a causa del materiale effimero (arenaria), della vetustà e degli agenti atmosferici, si sta irrimediabilmente sgretolando. L’intervento, che cercherà di arrestare il processo di degrado e di valorizzare quanto ancora si conserva, è stato reso possibile grazie alla sensibilità dell’Associazione Nazionale Comunità Sociali e Sportive (ANCos) Aps in collaborazione con Confartigianato Imprese Arezzo.

Inaugurato il restauro dell’antica chiesa di San Lorenzo ad Arezzo

E’ stato inaugurato, nella scorsa settimana, il restauro della chiesa di San Lorenzo situata nel centro storico di Arezzo. L’inaugurazione ha visto i saluti del vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Andrea Migliavacca, Nello Mari, Governatore del distretto Rotary 2071, Donatella Grifo, Soprintendenza Apab Si-Gr-Ar, Alessandro Ghinelli, Sindaco di Arezzo, Maddalena De Luca, Prefetto di Arezzo ed Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana.

Un’estate tra Arte e Fede nella Diocesi di Locri-Gerace

Stasera, mercoledì 19 agosto 2020 alle ore 18.30, nella Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta di Gerace la presentazione del restauro del gruppo scultoreo della Madonna degli angeli musicanti (1640-1644) di fra Diego da Careri, proveniente dal convento di S. Maria degli Angeli di Badolato.

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