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Caritas: in Italia gli italiani sempre più poveri

“E’ compito statutario di Caritas Italiana realizzare studi e ricerche sui bisogni delle persone, per aiutare a scoprirne le cause, per preparare piani di intervento, soprattutto in un’ottica di prevenzione. Questo è l’intento del Report che presentiamo. Una raccolta di dati che è stata realizzata grazie all’impegno degli operatori e dei volontari dei nostri Centri di ascolto e con la collaborazione delle persone in stato di bisogno che ci hanno consegnato la loro situazione”: questa è la conclusione del presidente di Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, alla presentazione del report statistico nazionale 2024 sulla povertà in Italia.

 Tale report statistico valorizza le informazioni provenienti da 3.124 Centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane, dislocati in 206 diocesi in tutte le regioni italiane con una fotografia drammatica, come ha evidenziato il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello: “Questo secondo Report statistico si colloca in un tempo particolare, segnato da vicende che toccano le nostre comunità. Da un lato le crisi internazionali che condizionano pesantemente i rapporti tra i Paesi e lo sviluppo di percorsi di pace, dall’altro l’incessante aumento della povertà e la forte incidenza di situazioni di rischio e vulnerabilità. Di fronte a questi scenari la Chiesa continua a sognare e ad affermare un umanesimo autentico, secondo cui ogni essere umano possa realizzarsi pienamente, vivendo in un mondo più giusto e dignitoso”.

Dal Report risulta che nel 2023 cala la quota dei nuovi poveri ascoltati, che passa dal 45,3% al 41,0%, mentre crescono le persone con povertà ‘intermittenti’ e croniche, riguardanti in particolare quei nuclei che oscillano tra il ‘dentro-fuori’ la condizione di bisogno o che permangono da lungo tempo in condizione di vulnerabilità: una persona su quattro è infatti accompagnata da una Caritas diocesana da 5 anni e più. Sembra quindi mantenersi uno zoccolo duro di povertà che si trascina di anno in anno senza particolari scossoni e che è dovuto a più fattori; il 55,4% dei beneficiari nel 2023 ha manifestato contemporaneamente due o più ambiti di bisogno.

Si rivolgono alla Caritas, in maggioranza, donne (51,5%) ed uomini (48,5%), con un’età media che si attesta sui 47,2 anni (46 nel 2022). Cala l’incidenza delle persone straniere che si attesta sul 57,0% (dal 59,6%). Alta invece l’incidenza delle persone con figli: due persone su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori. Oltre i due terzi delle persone in povertà, secondo i dati dei Centri di ascolto Caritas consultati, hanno livelli di istruzione bassi o molto bassi (67,3%), condizione che si unisce a una cronica fragilità occupazionale, in termini di disoccupazione (48,1%) e di ‘lavoro povero’ (23%).

Inoltre la percentuale dei percettori del Reddito di Cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà sostituita dall’Assegno di Inclusione, si attesta al 15,9%, dato in calo rispetto al 2022 e soprattutto al 2021: allora i beneficiari corrispondevano rispettivamente al 19,0% e al 22,3%.

In termini di risposte, le azioni della rete Caritas sono state numerose e diversificate: sono stati erogati oltre 3.500.000 interventi, una media di 13 interventi per ciascuna persona assistita (considerate anche le prestazioni di ascolto). In particolare: il 73,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (distribuzione di viveri, accesso alle mense/empori, docce, ecc.); l’8,9% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine; il 7,3% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 5,2% il sostegno socio-assistenziale; l’1,7% interventi sanitari.

Dal report si evidenzia che la povertà è ai massimi storici: le stime preliminari dell’Istat rilasciate lo scorso marzo, e riferite all’anno scorso, attestano che il 9,8% della popolazione, un residente su dieci, vive in uno stato di povertà assoluta. Complessivamente risultano in uno stato di povertà assoluta 5.752.000 residenti, per un totale di oltre 2.234.000 famiglie. A loro si aggiungono poi le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà e/o esclusione sociale: si tratta complessivamente di circa 13.391.000 persone, pari al 22,8% della popolazione; dato che risulta in riduzione rispetto al 2022 quando si attestava al 24,4%. Il Mezzogiorno risulta l’area del Paese con la più alta incidenza delle persone a rischio povertà e/o esclusione sociale (39%) in linea con i dati della povertà assoluta.

La situazione appare ancora più controversa se si guarda alla grave deprivazione materiale che contrariamente al rischio di povertà e/o esclusione sociale tende a crescere (+4,4%). Le stesse stime preliminari Istat sui consumi delle famiglie, mettono in luce che nel 2023 si è registrata una crescita della spesa media delle famiglie (+ 3,9%) che però per effetto dell’inflazione si è tradotta in un calo dell’1,8%.

Nel 2023, nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati (complessivamente 3.124 dislocati in 206 diocesi di tutte le regioni italiane) le persone incontrate e supportate sono state 269.689. Complessivamente si tratta di circa il 12% delle famiglie in stato di povertà assoluta. Rispetto al 2022 si è registrato un incremento del 5,4% del numero di assistiti; una crescita che si attesta su valori più contenuti rispetto a un anno fa, segnale di una progressiva distensione rispetto alle tante emergenze susseguitesi dopo lo scoppio della pandemia.

Alta come di consueto l’incidenza delle persone con figli: due persone su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori. In alcune regioni l’incidenza dei genitori risulta ancor più elevata, ad esempio nel Lazio (91%), in Calabria (82,2%), Umbria (81,4%), Puglia (80,6%), Basilicata (79%) e Sardegna (75,3%).  Se si guarda alle famiglie con minori, queste rappresentano il 56,5% del totale; in valore assoluto si tratta di oltre 150.000 nuclei, a cui corrispondono altrettanti o più bambini e ragazzi in stato di grave e severa povertà.

Un altro fattore che accomuna la gran parte degli assistiti è la fragilità occupazionale, che si esprime per lo più in condizioni di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (23%). Non è solo dunque la mancanza di un lavoro che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro è un lavoratore povero. Tra i lavoratori poveri si contano per lo più: persone di cittadinanza straniera (65%); uomini (51,6%) e donne (48,4%); genitori (78%) e coniugati (52,1%); impiegati in professioni non qualificate; domiciliati presso case in affitto (76,6%).  Infine il 78,8% delle persone manifesta uno stato di fragilità economica, legato a situazioni di ‘reddito insufficiente’ o di ‘totale assenza di entrate’.

Acli: l’inflazione impoverisce la famiglia

Confrontando i dati dei 730 dal 2020 al 2023, dalla ricerca condotta dalle Acli su 602.566 famiglie, ‘Povere famiglie. L’impatto dell’inflazione sui redditi degli italiani’, realizzata dall’Osservatorio nazionale dei redditi e delle famiglie in collaborazione con il Caf Acli e l’Iref, è emerso che l’inflazione ha eroso i redditi del ceto medio più del Covid, causando alle famiglie italiane una perdita di € 240 al mese, come ha sintetizzato il presidente nazionale delle Acli:

“Bisogna guardare al tema della famiglia in maniera positiva. La famiglia è il luogo della solidarietà. Anche l’individualismo può essere battuto attraverso il sostegno a politiche familiari adatte. Inoltre è necessario dare la giusta dignità al lavoro, così come è previsto dalla Costituzione. Serve infine una legge strutturata anche sulla questione della cura alle persone anziane”.

Adriano Bordignon, presidente nazionale del Forum delle Famiglie, ha sottolineato la necessità di rendere il costo della vita più ‘accessibile’: “Il costo della vita è aumentato, i carrelli disponibili sono calati. Le spese obbligate hanno eroso parte sempre più significativa dei redditi delle famiglie. Un altro problema è quello dei mutui con tassi sempre più crescenti.

Una famiglia si costruisce sul lavoro e sull’abitare. Questo segna anche il loro presente e anche il loro futuro. Poi ci sono gli anziani: la solitudine sta impattando sulla qualità delle persone in modo enorme. Gli anziani non godono di una rete relazionale. Le famiglie sono sempre più ridotte”.

Analizzando il loro reddito (attraverso il modello 730) la ricerca ha evidenziato che dal 2020 al 2023 il reddito delle famiglie con dichiaranti donne hanno perso in media € 2.767 a fronte di una perdita di € 2.518 degli uomini, quasi € 250 in più rispetto a quest’ultimi.

Gli uomini hanno visto erodere il 10% del loro reddito complessivo ai fini Irpef dal mod.730/2020 al mod.730/2023; nel medesimo periodo, il reddito equivalente delle famiglie con dichiarante donna è sceso del 14%. Inoltre, il 90% delle dichiaranti donna in povertà relativa non risulta coniugata: è vedova, single o separata e il 34% delle restanti donne vive con almeno un figlio a carico.

La perdita di potere d’acquisto, misurata in ‘carrelli di spesa’ per beni primari alimentari (ipotizzando che un carrello di spesa costi all’incirca € 90), le famiglie bireddito senza carichi hanno perso circa 8 carrelli annuali (pari ad € 700); i separati/divorziati senza carichi 6 carrelli, come 6 sono i carrelli persi da single/unioni di fatto; fino a toccare 4 carrelli di spesa persi delle famiglie monoreddito e dei vedovi.

La perdita di potere d’acquisto in rapporto ai redditi equivalenti varia in base alla struttura familiare e si va da una perdita del 10% circa sul reddito complessivo delle famiglie di reddito senza carichi e dei vedovi senza carichi; al 4,5% dei separati/divorziati con carichi e dei vedovi con carichi. L’incidenza della perdita sul reddito del totale del panel si attesta intorno all’8,7%.

Ed è in aumento il numero di famiglie che sono entrate in soglia di povertà relativa a causa dell’inflazione a doppia cifra: nel mod.730/2020 costituivano l’8,2% del panel, dato in flessione nel mod.730/2021, quando tale percentuale scese al 7,6%, calo dovuto in parte alla deflazione degli anni del covid e in parte alle politiche di salvaguardia dei redditi dagli esiti del lockdown.

Tassa invisibile e regressiva, l’inflazione ha eroso questo leggero recupero di potere di acquisto facendo perdere centinaia di euro annui alle famiglie del panel. Nella dichiarazione dei redditi del 2023, le famiglie in soglia di povertà sono passate dall’8,2% al 9,8%.

Anche le famiglie di anziani soli in povertà relativa costituiscono l’11% del panel, a fronte del 9,4% di dichiaranti in povertà più giovani: di questo sottogruppo il 40% sono settantenni ed il 60% sono ultra ottantenni. La perdita di reddito è stata di circa € 2.800 su un reddito familiare medio equivalente di € 20.000. Ancora una volta ad essere più penalizzate sono le donne: il rapporto tra numero di famiglie unipersonali di dichiaranti uomini rispetto al numero di famiglie di dichiaranti donne over 70 in povertà relativa è di uno a sei, 14% contro l’86%.

Inoltre l’inflazione a doppia cifra e l’aumento del costo del denaro hanno inciso anche sugli interessi sui mutui per acquisto delle abitazioni, per cui la media dell’aumento degli interessi sul mutuo per acquisto di abitazioni è stata di circa € 340 annuali. Però se si considera soltanto i mutui accesi dal 2020 in poi, l’aumento degli interessi ha riguardato il 98% dei mutuatari ed è stato in media di oltre € 1060 tra il 2020 e il 2022. Infine solo il 20% delle famiglie con figli ha detratto spese per le attività sportive dei figli, per un importo mediano di € 210.

Campagna 070: Ivana Borsotto spiega l’impegno della cooperazione internazionale

Destinare, entro il 2030, lo 0,70% del reddito nazionale lordo italiano alla cooperazione internazionale e allo sviluppo sostenibile: è l’obiettivo della Campagna ‘070’ promossa da Focsiv, AOI, CINI e Link 2007, le più grandi reti e federazioni di Ong di cooperazione internazionale della società civile italiana, con il patrocinio di AsVis, Caritas Italiana, Forum Nazionale del Terzo Settore e la fondazione ‘Missio’:

La Caritas Italiana propone due misure contro la povertà

Un contributo per la riforma delle politiche di contrasto alla povertà ed una proposta in parte alternativa rispetto alle bozze di revisione del Reddito di cittadinanza circolate nelle scorse settimane sono state presentate dalla Caritas Italiana al Governo italiano durante un tavolo di confronto, tra loro complementari: l’Assegno Sociale per il Lavoro (AL) e il Reddito di Protezione (REP).

Acli: le famiglie sono sempre più povere

Donne con meno di 40 anni e con un figlio. Sono loro ad aver pagato di più la crisi economica legata al Covid: in tre anni hanno perso il 35% del loro reddito: è quanto è emerso dalla prima indagine elaborata dall’Osservatorio nazionale Acli dei redditi e delle famiglie, nato a giugno 2022 dalla collaborazione tra l’Area Famiglia delle Acli nazionali, il Caf Acli e l’Iref.

Dal Meeting di Rimini: la ‘ripartenza’ tenga conto della famiglia

Il Meeting dell’Amicizia fra i popoli, che si sta concludendo a Rimini, ha lanciato una sfida per un’economia sostenibile per ripartire, come ha detto Guido Bardelli, presidente Cdo: “Siamo usciti dalla fase uno, stiamo vivendo la transizione verso la fase due dell’emergenza Covid, l’emergenza ha accelerato i processi di cambiamento: quali sono le azioni da mettere in campo?”, con la presenza del ministro dell’economia Roberto Gualtieri.

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