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All’Abbadia di Fiastra le testimonianze di chi aiuta la popolazione in Ucraina

“Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio… Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina (e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia…), ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza”.

La Chiesa solidale con il popolo ucraino

“Di fronte agli sviluppi odierni della crisi in Ucraina, risaltano ancora più nette e più accorate le parole che il Santo Padre Francesco ha pronunciato ieri (mercoledì 23 febbraio, ndr) al termine dell’Udienza generale. Il Papa ha evocato ‘grande dolore’, ‘angoscia e preoccupazione’. Ed ha invitato tutte le Parti coinvolte ad ‘astenersi da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni’, ‘destabilizzi la convivenza pacifica’ e ‘screditi il diritto internazionale’. Questo appello acquista una drammatica urgenza dopo l’inizio delle operazioni militari russe in territorio ucraino”.

Operazione Colomba racconta la vita nei campi profughi del Medio Oriente

Mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, è atteso in Libano all’inizio di febbraio per una visita che secondo alcune fonti a Beirut preparerà quella di papa Francesco. L’occasione ufficiale del viaggio dell’arcivescovo è un convegno sul tema ‘Giovanni Paolo II e il Libano’, che si svolgerà nei primi giorni di febbraio all’Université du Saint-Esprit, l’ateneo dell’Ordine maronita libanese a Kaslik (a nord di Beirut); inoltre potrebbe essere l’occasione per discutere con le autorità libanesi la possibilità di tenere la visita pastorale di papa Francesco nel Paese attraversato dalla crisi.

Mario Marazziti racconta l’accoglienza in Italia

Venerdì 5 novembre sono atterrati a Fiumicino, con un volo proveniente da Beirut, 44 rifugiati siriani (tra cui 15 bambini) che vivevano da tempo nei campi profughi del Libano e che negli ultimi mesi hanno sofferto un peggioramento delle loro condizioni di vita non solo a causa della pandemia, ma anche della gravissima crisi politica, economica e sociale che sta attraversando questo il Libano.

Libano tra crisi politica e profughi: un assedio che si fa sempre più stretto

A quasi 11 anni dall’inizio della guerra in Siria Operazione Colomba, il Corpo Nonviolento di Pace della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che vive insieme alle famiglie siriane in un campo profughi dal 2014, ha appena pubblicato il suo quinto report, intitolato: ‘Profughi siriani bloccati in Libano, un assedio che si fa sempre più stretto’.

Ponti ad Amman per l’aiuto dei cristiani nel Medio Oriente

“Cari fedeli tutti, non potendo essere presente lì con voi, esprimo (attraverso questo messaggio) tutta la mia gioia per la realizzazione del progetto ‘Ponti ad Amman’ e per la benedizione della Casa Sacro Cuore, edificio ristrutturato e riqualificato a Centro polifunzionale che, dal mese di settembre, ospiterà le attività previste dal progetto”.

Sulla rotta balcanica passa la vergogna europea

Si aggrava sempre di più, anche per il peggioramento delle condizioni meteorologiche, l’emergenza umanitaria per i migranti bloccati in una situazione disumana al campo di Lipa, nel nord-ovest della Bosnia e Erzegovina. Abbondanti nevicate e temperature che scendono fino a -10°C mettono a rischio la vita di circa 900 persone che vivono nel campo in condizioni molto carenti.

ResQ: nasce la nave italiana della società civile

“Il mio sogno è che due milioni e mezzo di persone donino un euro ciascuno a Resq per consentirci di raccogliere la somma necessaria per acquistare una barca, farla funzionare e, con un equipaggio, restare in mare un anno e mezzo. Perché vorrebbe dire che dietro la barca c’è una forte partecipazione popolare”.

P. Zerai lancia un appello per i profughi eritrei

“La situazione in Libia non è più tollerabile, molti profughi tentano la fuga da questi lager: spesso vengono uccisi, se presi vivi subiscono violenze indicibili”: questo è l’appello rivolto all’Unione Europea dall’agenzia umanitaria Habeshia e dal fondatore, il padre Mussie Zerai, che descrive un quadro ormai insostenibile e si rifà alle ‘suppliche’ provenienti “dai profughi intrappolati nei centri di detenzione, spesso trasformati in veri lager nelle varie località libiche come a Kums, Zawiya, Tripoli, Zelatien, Misurata, Sebha, Kuffra”.

Appello per i profughi siriani

Mosca accusa Ankara di aver schierato una divisione nella provincia di Idlib, rischiando l’escalation militare, come ha riferito il ministero della Difesa russo: “Nessuno in Occidente nota le azioni di Ankara, che ha dispiegato in violazione del diritto internazionale un gruppo offensivo grande quanto una divisione meccanizzata al fine di garantire con tutti i mezzi l’adempimento dell’accordo di Sochi”.

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