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La Santa Sede alla Biennale di Venezia con la ‘sfida’ dell’incontro nel giardino

Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede partecipa alla 18^ Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, dedicando il Padiglione al tema dell’incontro: ‘Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino’ è il nome della mostra che si terrà all’Abbazia di San Giorgio Maggiore, come ha sottolineato il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto dello stesso Dicastero:

“E’ proprio sul futuro, e sulla riflessione che a suo riguardo siamo chiamati a fare, che la curatrice generale della 18^ Mostra Internazionale di Architettura, Lesley Lokko, ha voluto incidere, usando queste parole: ‘Noi architetti abbiamo un’occasione unica per proporre idee ambiziose e creative che ci aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro in comune’.

Possiamo dire che l’atteggiamento propositivo nella direzione di un futuro più giusto e solidale è universalmente riconosciuto nelle encicliche di Papa Francesco: ‘Laudato sì’ (2015) e ‘Fratelli Tutti’ (2022).

Sono ambedue testi che non solo ci aiutano a fare una diagnosi critica, precisa e sincera del presente, ma che si sfidano a sollevare lo sguardo, riscoprendo la capacità di sognare, con decisione, la profezia di un mondo migliore. Non a caso, tanti le considerano bussole di un futuro da costruire insieme”.

Infatti nei messaggi papa Francesco ha parlato di una ‘sfida’ dell’incontro: “Il messaggio del papa di fronte alle difficoltà e alle contraddizioni del nostro presente storico è quello di non smettere di provare a ‘recuperare la profondità della vita’… Ora, ci domandiamo, quando è che l’incontro si fa cultura?

Vale la pena di meditare sulla risposta offerta da Francesco: quando ‘ci appassiona il volerci incontrare, il cercare punti di contatto, gettare ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti’. Non sono propriamente soluzioni magiche, ma è invece l’umiltà di accettare che il nostro amore per la vita ci chiede di viverla come un paziente laboratorio di ricerca, di rischi presi che poi diventano ponti, con l’ostinazione di non lasciare nessuno indietro né fuori”.

Inoltre il prefetto del dicastero per la Cultura e l’Educazione ha sottolineato che la biennale è in programma proprio nel decennale del pontificato del papa: “Nei suoi dieci anni di pontificato che cadono proprio nel 2023, papa Francesco ha agito e parlato nel senso di coinvolgere tutti, senza dimenticare le periferie, i poveri e i rifugiati. Ciò costituisce già un’eredità per il futuro, attorno alla quale s’incontrano tutti coloro che desiderano un mondo più giusto e meno ferito dalle disuguaglianze sociali”.

Infine ha evidenziato le proposte del padiglione della Santa Sede: “Ciò è ben evidente nei due progetti di architettura in cui consiste la proposta del Padiglione della Santa Sede.

L’architetto Álvaro Siza, che all’età di 90 anni si presenta come una riserva di giovinezza per il mondo, scommette su un’architettura che non si fissa tra quattro mura, ma si disloca. E’ un’architettura viva, figurale, ‘in uscita’. Un intenso manifesto politico e poetico su cosa sia o possa diventare l’incontro tra gli esseri umani”.

E’ un’architettura che rende tutti corresponsabili della ‘casa comune’: “Dall’atra parte la proposta complementare dello Studio Albori pone dentro l’architettura tutti i viventi, rendendoci tutti corresponsabili della nostra casa comune.

Álvaro Siza e il collettivo di architetti dello Studio Albori sono la garanzia di proposte allo stesso tempo magistrali e innovative che fanno riflettere sul contributo dell’architettura, presentandola come pratica laboratoriale di futuro e alla fine non lontana dagli interrogativi tipicamente spirituali”.

Mentre l’arch. Roberto Cremascoli, curatore del Padiglione della Santa Sede, ha sottolineato come la Santa Sede non abbia una sede fissa alla Biennale: “Credo che sia una risorsa in più, invece, quella di andare alla ricerca di un luogo per organizzare il padiglione nazionale perché ci mette in relazione con la città e il territorio lagunare e quindi di poter essere in qualche modo utili al territorio stesso. Utili per creare una relazione tra il territorio, i residenti e la biennale con il suo pubblico”.

Ed ha illustrato il luogo dell’allestimento vaticano: “La partecipazione della Santa Sede è ospitata dalla comunità benedettina negli spazi gestiti dalla Benedicti Claustra Onlus nel monastero palladiano a San Giorgio Maggiore…

Il monastero benedettino diventa così lo scenario di Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino, in risposta al tema ‘Il Laboratorio del Futuro’ proposto dalla curatrice generale della mostra Lesley Lokko… Nel convento si realizza la costruzione di un processo reale, la dimensione evocativa di un progetto che non è necessariamente pensato per definire uno spazio finito, bensì un modus operandi.

Con le ‘installazioni’ realizzate, ci siamo occupati di fare ordine mediante il disegno e la pratica di gesti semplici, prendendo spunto dall’uso quotidiano e dal modello di vita monastico. All’origine del percorso il fotoracconto e videoracconto di Marco Cremascoli e Mattia Borgioli ci illustreranno il processo reale. il visitatore sarà accolto dall’installazione O encontro (L’incontro) di Álvaro Siza”.

(Foto: Vatican News)

Il papa al Pime: raccontate le periferie

In occasione dei 150 anni di Mondo e Missione ieri, proprio nel mese missionario, papa Francesco ha ricevuto in udienza la redazione della rivista, i missionari ed i collaboratori del Centro Pime su un tema decisivo: come raccontare oggi la missione in Italia valorizzandone il messaggio e le storie dei suoi protagonisti.

Papa Francesco chiede ai sindaci la bellezza

Sabato scorso papa Francesco ha ricevuto in udienza i sindaci italiani con un invito a quella solidarietà, tante volte sottolineata da san Giovanni Paolo II, salutato dal presidente dell’ANCI, Antonio Decaro, sindaco di Bari, che ha sottolineato l’aumento del disagio sociale in questi anni di pandemia:

Papa Francesco: Giuseppe padre essenziale

A conclusione dell’udienza generale odierna nell’aula ‘Paolo VI’ papa Francesco ha ricordato che domani si svolge la Prima Giornata nazionale italiana di preghiera per le vittime di abusi: “Domani in Italia si celebra la prima Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, promossa dalla Conferenza episcopale un’occasione di riflessione, di sensibilizzazione e di preghiera per sostenere cammini di recupero umano e spirituale delle vittime”.

Ed ha ricordato il dovere di tutelare i minori: “E’ dovere imprescindibile di quanti hanno responsabilità educative in famiglia, in parrocchia, nella scuola e negli ambienti sportivi proteggere e rispettare gli adolescenti e i ragazzi loro affidati, perché proprio in quei posti la maggioranza di queste situazioni succede”.

Il secondo pensiero è rivolto ai lavoratori di Borgo Valbelluna, in provincia di Belluno, dove c’è stata una manifestazione a difesa dei due stabilimenti della ex Zanussi Elettromeccanica, oggi Acc e della ex Ceramica Dolomite, oggi Ideal Standard:

“Il mio pensiero va ai lavoratori preoccupati per il loro futuro lavorativo, mi unisco ai vescovi, ai parroci dei territori, rivolgo un accorato appello affinchè in queste situazioni non prevalga la logica del profitto, ma quella della condivisione, al centro di ogni questione lavorativa va sempre posta la persona, quando non si guadagna il pane si perde la dignità”.

Mentre nella catechesi odierna papa Francesco ha iniziato un nuovo ciclo dedicato a san Giuseppe per ricordare la proclamazione del padre putativo di Gesù a patrono della Chiesa universale, avvenuta l’8 dicembre 1870, da parte di papa Pio IX:

“Mai come oggi, in questo tempo segnato da una crisi globale con diverse componenti, egli può esserci di sostegno, di conforto e di guida. Per questo ho deciso di dedicargli un ciclo di catechesi, che spero possano aiutarci ulteriormente a lasciarci illuminare dal suo esempio e dalla sua testimonianza. Per alcuni settimane parleremo san Giuseppe”.

Dopo un excursus del nome biblico papa Francesco ha tratteggiato la personalità di Giuseppe di Nazaret: “Egli è un uomo pieno di fede i, nella sua provvidenza. Ogni sua azione narrata dal Vangelo è dettata dalla certezza che Dio ‘fa crescere’, ‘aumenta’, ‘aggiunge’, cioè che Dio provvede a mandare avanti il suo disegno di salvezza.

E, in questo, Giuseppe di Nazaret assomiglia molto a Giuseppe d’Egitto. Anche i principali riferimenti geografici che si riferiscono a Giuseppe: Betlemme e Nazaret, assumono un ruolo importante nella comprensione della sua figura”.

E Dio ha scelto Giuseppe, perché vive nelle periferie: “Nell’Antico Testamento la città di Betlemme è chiamata con il nome Beth Lechem, cioè ‘Casa del pane’, o anche Efrata, a causa della tribù insediatasi in quel territorio. In arabo, invece, il nome significa ‘Casa della carne’, probabilmente per la grande quantità di greggi di pecore e capre presenti nella zona. Non a caso, infatti, quando nacque Gesù, i pastori furono i primi testimoni dell’evento”.

Inoltre da Betlemme proviene la dinastia di Giuseppe: “Betlemme è citata più volte nella Bibbia, fin dal Libro della Genesi. A Betlemme è anche legata la storia di Rut e Noemi, narrata nel piccolo ma stupendo Libro di Rut. Rut partorì un figlio chiamato Obed dal quale a sua volta nacque Iesse, il padre del re Davide. E proprio dalla discendenza di Davide viene Giuseppe, il padre legale di Gesù…

In effetti, il Figlio di Dio non sceglie Gerusalemme come luogo della sua incarnazione, ma Betlemme e Nazaret, due villaggi periferici, lontani dai clamori della cronaca e del potere del tempo”.

Ecco le periferie scelte da Dio: “Gesù non nacque a Gerusalemme con tutta la corte… no: nacque in una periferia e ha trascorso la sua vita, fino a 30 anni, in quella periferia, facendo il falegname, come Giuseppe. Per Gesù, le periferie e le marginalità sono predilette. Non prendere sul serio questa realtà equivale a non prendere sul serio il Vangelo e l’opera di Dio, che continua a manifestarsi nelle periferie geografiche ed esistenziali…

Sempre Gesù va verso le periferie. E questo ci deve dare tanta fiducia, perché il Signore conosce le periferie del nostro cuore, le periferie della nostra anima, le periferie della nostra società, della nostra città, della nostra famiglia, cioè quella parte un po’ oscura che noi non facciamo vedere forse per vergogna”.

Infine un invito a compiere i passi fatti da Giuseppe per ‘scoprire’ Dio: “Sotto questo aspetto, la società di allora non è molto diversa dalla nostra. Anche oggi esistono un centro e una periferia. E la Chiesa sa che è chiamata ad annunciare la buona novella a partire dalle periferie.

Giuseppe, che è un falegname di Nazaret e che si fida del progetto di Dio sulla sua giovane promessa sposa e su di lui, ricorda alla Chiesa di fissare lo sguardo su ciò che il mondo ignora volutamente”.

Un invito all’essenzialità della fede: “Egli ricorda a ciascuno di noi di dare importanza a ciò che gli altri scartano. In questo senso è davvero un maestro dell’essenziale: ci ricorda che ciò che davvero vale non attira la nostra attenzione, ma esige un paziente discernimento per essere scoperto e valorizzato.

Scoprire quello che vale. Chiediamo a lui di intercedere affinché tutta la Chiesa recuperi questo sguardo, questa capacità di discernere, questa capacità di valutare l’essenziale. Ripartiamo da Betlemme, ripartiamo da Nazaret”.

Un invito ad affidarsi a san Giuseppe con una preghiera: “San Giuseppe, tu che sempre ti sei fidato di Dio, e hai fatto le tue scelte guidato dalla sua provvidenza, insegnaci a non contare tanto sui nostri progetti, ma sul suo disegno d’amore.

Tu che vieni dalle periferie, aiutaci a convertire il nostro sguardo e a preferire ciò che il mondo scarta e mette ai margini. Conforta chi si sente solo e sostieni chi si impegna in silenzio per difendere la vita e la dignità umana”.

(Foto: Santa Sede)  

Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: verso un noi più grande

“Per questo ho pensato di dedicare il messaggio per la 107^ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato a questo tema: ‘Verso un noi sempre più grande’, volendo così indicare un chiaro orizzonte per il nostro comune cammino in questo mondo. Questo orizzonte è presente nello stesso progetto creativo di Dio… Dio ci ha creati maschio e femmina, esseri diversi e complementari per formare insieme un noi destinato a diventare sempre più grande con il moltiplicarsi delle generazioni. Dio ci ha creati a sua immagine, a immagine del suo Essere Uno e Trino, comunione nella diversità”.

Papa Francesco: sant’Alfonso Maria de’ Liguori invita ad essere con gli ‘ultimi’

150 anni fa, il 23 marzo 1871, papa Pio IX proclamava sant’Alfonso Maria de’ Liguori Dottore della Chiesa, che visse una graduale conversione verso una pastorale improntata sulla misericordia: la radicalità evangelica non va contrapposta alla debolezza dell’uomo, come ha scritto papa Francesco in un messaggio a  p. Michael Brehl, Superiore Generale della Congregazione del Santissimo Redentore e Moderatore Generale dell’Accademia Alfonsiana, ricordando le sfide attuali poste dalla pandemia, dall’intelligenza artificiale e dalla minaccia antidemocratica:

Gli agostiniani ricordano p. Ricotta

E’ morto all’età di 92 anni, dopo una vita spesa al servizio dell’ordine e per oltre 40 anni missionario sulle Ande in Perù, l’agostiniano p. Ivo Ricotta, che per molti anni è stato nella basilica di san Nicola di Tolentino, come ha ricordato il priore, p. Gabriele Pedicino, nella messa di suffragio: “Ciao padre Ivo. Molto legato al nostro San Nicola da Tolentino, ha vissuto parte della sua vita sulle Ande del Perù dove oggi il Signore lo ha chiamato a sé. Grazie fratello per la bella e vera testimonianza missionaria che ci hai lasciato”.

L’Azione Cattolica di Macerata propone gli Esercizi Spirituali da casa

“In questo tempo favorevole, lasciamoci perciò condurre come Israele nel deserto, così da poter finalmente ascoltare la voce del nostro Sposo, lasciandola risuonare in noi con maggiore profondità e disponibilità. Quanto più ci lasceremo coinvolgere dalla sua Parola, tanto più riusciremo a sperimentare la sua misericordia gratuita per noi. Non lasciamo perciò passare invano questo tempo di grazia, nella presuntuosa illusione di essere noi i padroni dei tempi e dei modi della nostra conversione a Lui”.

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