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Nel mondo aumenta la pena di morte

“La ricerca di Amnesty International sull’uso globale della pena di morte nel 2022 ha mostrato un’impennata del numero di persone messe a morte in tutto il mondo, che include un aumento significativo delle esecuzioni per reati di droga. Questa tendenza negativa si oppone a una controtendenza positiva: un numero considerevole di Paesi nel 2022 ha infatti compiuto passi decisivi per allontanarsi dalla pena di morte, segnando così notevoli progressi contro questa pena definitiva, crudele, inumana e degradante”:

Papa Francesco agli ambasciatori: la pace fonda le radici nella verità

L’ambasciatore di Cipro e decano del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, Georges Poulede, esprimendo condoglianze per la morte di papa Benedetto XVI, ha ringraziato papa Francesco per l’impegno di pace in questi anni: “Le parole da Lei pronunciate incoraggiano le nostre azioni che mirano a disinnescare le cause dei conflitti ed evitare che deflagrino portando via il bene che alberga in ogni società.

Amnesty International chiede l’abolizione della pena di morte

Amnesty International si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele, disumana e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica (de facto), da più di due terzi dei paesi nel mondo. La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati è sinonimo di discriminazione e repressione.

ACS: nel mondo in aumento le violazioni alla libertà religiosa

In 26 Paesi del mondo la libertà religiosa è soffocata dalla persecuzione: lo si evince dal Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021, pubblicato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e giunto alla sua XV edizione. In particolare è evidenziato che in una nazione su tre si registrano gravi violazioni della libertà religiosa: questo diritto fondamentale non è stato rispettato in 62 dei 196 Paesi sovrani (31,6% del totale) nel biennio 2018-2020.

Santa Sede e USA si confrontano sulla libertà religiosa

“Il lavoro di Sant’Egidio è nobile perché arriva dove la politica non può arrivare e realizza quello che la politica non riesce a realizzare”: così ha detto il Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, a conclusione della sua visita al centro della Comunità a Trastevere, dove ha incontrato, insieme a Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo, i responsabili delle diverse aree di impegno di Sant’Egidio nel mondo.

Nonostante il clima non proprio ‘tranquillo’ di questa visita americana, in un colloquio bilaterale con alcuni responsabili della Comunità, sono stati affrontati diversi temi. Due i temi più importanti, illustrati al termine della visita da Marco Impagliazzo: “La difesa della libertà religiosa, sia delle minoranze cristiane in Siria e in altri paesi, sia quella dei rohingya musulmani che sono dovuti fuggire dalla Birmania verso il Bangladesh…

Il secondo focus dell’incontro  è stato sull’Africa e in particolare su alcune azioni di pace in cui Sant’Egidio è impegnata, a partire dal Sud Sudan. Ancora il Sudan, per il quale si auspica la fine delle sanzioni e poi naturalmente la gravissima situazione del nord del Mozambico dove forze jihadiste operano distruzioni, hanno ucciso tante persone e provocato circa 300.000 rifugiati.

Per questo abbiamo chiesto agli Stati Uniti di impegnarsi politicamente e di dare supporto alle attività di stabilizzazione dell’area che Sant’Egidio fa attraverso due grandi programmi: quello sanitario per la cura dell’AIDS (DREAM) e quello per la registrazione allo stato civile dei bambini che non vengono riconosciuti (Bravo!)”.

Infine, accanto a questi temi, la Comunità di Sant’Egidio ha anche perorato la causa di 4 cittadini americani condannati a morte (un bianco, due afroamericani e un ispanico) chiedendo al Segretario di Stato di intervenire presso il presidente Trump per una richiesta di perdono presidenziale.

Il 30 settembre il segretario di stato americano aveva partecipato al simposio sul tema ‘Promuovere e difendere la libertà religiosa a livello internazionale attraverso la diplomazia’ all’ambasciata degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, a cui aveva preso parte anche il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, il quale ha affermato:

“La tutela e la promozione della libertà di religione è un tratto caratteristico dell’attività diplomatica della Santa Sede. Questo diritto umano fondamentale, insieme all’inviolabile diritto alla vita, costituisce il fondamento solido e indispensabile di molti altri diritti umani. La violazione di questa libertà compromette il godimento di tutti i diritti e minaccia la dignità della persona umana”.

Ed ha ribadito la necessità della libertà di coscienza: “Al centro dell’esercizio della libertà di professare e praticare una certa religione, o di non seguirne alcuna, se così si sceglie, c’è l’esercizio della libertà di coscienza, il luogo sacro interiore della natura trascendente dell’uomo dove l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire…

La Chiesa ha sempre sostenuto la necessità di rispettare il forum interno della propria coscienza, non solo per il suo legame intrinseco con la libertà di religione, ma anche perché è il luogo sacro interiore della persona umana. Purtroppo stiamo assistendo a un numero crescente di esempi in cui questa libertà viene violata, perfino con la forza, dalla legislazione civile, cosa che di fatto equivale a un attacco alla dignità della persona umana”.

Infine ha ricordato che la libertà di coscienza è succube di minacce: “Nella nostra discussione sulla libertà religiosa, compresa la sua promozione attraverso l’attività diplomatica, continua a esserci utile ricordare non solo che cosa speriamo di difendere e di promuovere, ma anche le minacce che dobbiamo affrontare.

Queste certamente includono l’oppressione fisica, la persecuzione e l’imposizione ideologica, ma anche la negazione della natura stessa dell’uomo. Spero di esser riuscito a contribuire a chiarire meglio questo aspetto oggi qui con voi”.

Introducendo i lavori mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha sottolineato l’importanza della libertà religiosa: “La libertà di religione per la Santa Sede non è importante solo perché è guidata dal Sommo Pontefice della Chiesa cattolica. Piuttosto, la motivazione a difendere la libertà religiosa sta principalmente nella sua comprensione e sollecitudine per la realtà ontologica della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, fondamento della dignità inviolabile dell’uomo.

Il Creatore ha dotato la natura umana di conoscenza e libero arbitrio perché arrivi a conoscerlo, amarlo e servirlo in totale libertà. La libertà, e in particolare la libertà di coscienza e la libertà religiosa, è una componente essenziale della dignità trascendente dell’uomo”.

Infine durante la presentazione del libro ‘La tunica e il mantello’ di p. Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, a cui ha partecipato anche il segretario di stato americano, il card. Parolin ha sottolineato la divergenza delle posizioni:

“Lui ha espresso le ragioni per le quali è intervenuto, e noi le ragioni per cui andiamo nella strada che abbiamo scelto, ma le posizioni restano distanti. Lo scopo non era riavvicinare le posizioni”.

Quello del segretario di Stato americano “è stato un ragionamento articolato, è stata espressa comprensione per la Santa Sede, per il metodo con cui approccia questi problemi… D’altra parte cerchiamo tutti la stessa cosa: la libertà religiosa. Noi ci differenziano sul metodo e rivendichiamo, da parte nostra, la scelta meditata che ha fatto il Papa”.

(Foto: Comunità di Sant’Egidio)

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