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A Specchia festa dedicata alla Madonna del Passo

La Parrocchia Presentazione della Vergine Maria e il Comitato Festeggiamenti, con il Patrocinio del Comune di Specchia, in collaborazione con la Pro Loco comunicano che nei giorni 7 e 8 Settembre si svolge la Festa della Madonna del Passo, un evento che intreccerà storia e fede, la devozione religiosa con l’intrattenimento, attesissimo da tutta la comunità.

Nel patrimonio dell’architettura religiosa di Specchia si annovera la cripta-cappella dedicata alla Madonna del Passo, collocata a circa due metri e cinquanta sotto il livello stradale, il luogo sacro  rivela ancora le sue origini di laura basiliana o ‘cripta rupestre’, come la definì il vicario capitolare mons. Tommaso De Rossi nella visita pastorale del 1711:

“Ho visitato la chiesa della Madonna del Passo: anticamente era una cripta rupestre ed in seguito per la devozione del popolo fu trasformata in chiesa; ci sono due altari: uno dedicato al Santissimo Crocefisso, l’altro alla Natività della Beata Vergine Maria. Anticamente si svolgevano grandi festeggiamenti, ma oggi solo nella festa della Santa Croce il Capitolo Parrocchiale va in processione e celebra solennemente, così anche nella festa della Natività della Beata Vergine Maria. Ha una campana opportuna.”(Chiese e Palazzi di Specchia – Antonio Penna – Libellula Edizioni).

I due giorni di festa  inizieranno alle ore 19.00 con l’esibizione della ‘Misto Band – Street Band’, che unisce ai più grandi successi di musica italiana e internazionale, alcune coreografie di passi di ballo, gruppo che intrattiene e allieta sfilate, inaugurazioni, feste patronali, sagre e mercatini di ogni genere, che suonerà fino le ore 20.30 in Piazza del Popolo. Allo stesso modo, dalle ore 20.00, altri momenti di spettacolo per le vie principali del paese grazie agli Artisti di Strada, che si concluderanno in Piazza del Popolo.

Dalle ore 20.30 in Piazza del Popolo sarà possibile ammirare l’ ‘Infiorata’ dedicata alla Madonna, grandezza di 5 x 5 metri, con la stessa tecnica del noto evento del Capo di Leuca, grazie alla disponibilità Gruppo Volontari Infiorata Patù e Parrocchia Patù, coordinati da don Carmine Peluso, Parroco della cittadina, che, per il secondo anno consecutivo, hanno raccolto l’invito del Comitato organizzatore specchiese.

Alle ore 21.00 nella Piazzetta nei pressi della Pro Loco, divertimento per i più piccoli con i Transformers Show, al termine, in Piazza del Popolo, si potrà assistere al Concerto di Antonio Castrignanò AC & Taranta Sound dal titolo ‘Babilonia’. Nella musica del cantante calimerese si evidenzia la continua ricerca per richiamare la musica della Taranta di una volta ai tempi attuali, che Castrignanò arricchisce con risonanze nuove, tinte, racconti di una volta, che trasformano le nuove sonorità in nuove sensazioni per l’ascoltatore.    

Nella mattinata di domenica 8 Settembre, nei pressi della cripta dedicata alla Madonna del Passo, si svolgerà la Fiera – mercato d’istituzione secolare. Inoltre, nelle stesse ore, il Comitato Festeggiamenti, con delle rappresentanze civili, militari e religiose accompagnate dal Premiato Concerto Bandistico ‘La Grande Banda del Cilento’, renderà omaggio al monumento dei caduti in guerra con un tributo floreale.

Fino a quella data, all’esterno del luogo sacro, alle ore 19.00, verrà celebrata la Novena dedicata alla Madonna. Al termine della Santa Messa dell’8 settembre, prenderà avvio la processione, che sarà aperta dal Gruppo ‘Zzi Banda Alezio Bassa Musica’ composto da soli 5 elementi. La processione attraverserà le strade principali di Specchia con i balconi delle abitazioni addobbati con festoni e luci e prima dell’inizio del rito sacro avvio, al quale parteciperanno le autorità civili e militari, sarà possibile assistere ai fuochi pirotecnici della ‘Fireworks Salento’ da Corsano.

Il simulacro sarà accompagnato da varie rappresentanze di associazioni di militari in pensione, in ricordo delle madri e mogli specchiesi che a lei si rivolsero nei momenti particolarmente drammatici Seconda Guerra Mondiale, quando le donne si recavano alla cripta, alcune camminando in ginocchia, implorando la Madonna del Passo di far tornare incolumi i figli e i mariti dal terribile conflitto.

Per tutta la giornata di domenica 8 settembre e per la processione, presterà servizio il Premiato Concerto Bandistico ‘La Grande Banda del Cilento’, diretta dal Maestro Nicola Pellegrino, un complesso che ha ottenuto i seguenti riconoscimenti: Medaglia d’argento XXXIII Fiati Festival di Ferrandina (MT) e Premio Primula d’Oro alla cultura (2021) che al termine della processione, si esibirà con le sue note musicali in Piazza del Popolo.

Nelle due serate dell’evento Piazza del Popolo e le strade circostanti, saranno illuminate dalla Ditta ‘Luminarie Santoro’ da Alessano, mentre l’addobbo della Chiesa Madre sarà curato dalla Ditta ‘Aventaggiato Addobbi’ da Castrignano dei Greci. Sarà possibile acquistare dal Mercatino Artigianale, curato dalle Associazioni: ‘Crazy Art Group. Informale’ e ‘Artigianato che piace Zarathustra’, inoltre, grazie a ‘SelfieFun’, coloro che raggiungeranno l’evento di Specchia avranno la possibilità di fotografarsi gratuitamente per avere un ricordo della  partecipazione, mentre i bambini potranno divertirsi nel Piccolo Luna park, collocato in Piazza S. Oronzo e i più grandi il parco dei divertimenti lo troveranno nei pressi dell’Ex Convento dei Francescani Neri.

Matteo Marni racconta il Requiem che Giuseppe Verdi musicò per Alessandro Manzoni

“Il Requiem di Giuseppe Verdi non poteva che avere luogo in una città come Milano e soprattutto nella chiesa di S. Marco, dove trova i protagonisti e i protagonismi necessari per potersi compiere. Mentre un ristretto gruppo di Scapigliati sta compiendo la propria ‘piccola rivoluzione’, Luigi Nazari di Calabiana fa il suo ingresso come arcivescovo di Milano. La diocesi conta più di un milione di anime, più di centonovantamila abitano all’interno della cerchia dei Bastioni e vi sono quaranta chiese parrocchiali solo in città.

La città sta cercando un rinnovamento urbanistico che, oltre al tema della piazza Duomo, passa per l’ampliamento dei Giardini di Porta Venezia (1856-62) che ospiteranno svariate esposizioni (1871-81), mentre accompagna le nuove vicende politiche attraverso la via rappresentativa dell’edificazione di monumenti siti nelle piazze cittadine – come quello a Cavour (1865), di Beccaria (1871) e Leonardo da Vinci (1872). Con Gli Ugonotti di Mayerbeer apre le porte il Teatro dal Verme, mentre al posto del Teatro Re, demolito per far spazio agli isolati adiacenti alla Galleria, viene inaugurato il Teatro della Commedia, che nel 1873 si chiamerà Teatro Manzoni”.

Così scrive Luigi Garbini nella prefazione al libro dell’organista e dottorando di ricerca in Storia della Musica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dott. Matteo Marni, ‘La vera storia del Requiem di Verdi. 22 maggio 1874’ (Giampiero Casagrande editore), che nell’introduzione evidenzia: “Soggetto e oggetto del ‘Requiem’, Verdi e Manzoni, non so­lo hanno saputo ecumenicamente mettere d’accordo tutti, ma hanno anche dimostrato l’efficacia e l’attualità di un modello ben oltre i limiti cronologici entro i quali si pensava che questo avrebbe funzionato.

L’oggetto della celebrazione, Alessandro Manzoni, prima di essere patriota era, nella percezione collet­tiva, paladino di un cattolicesimo moderno e sostenibile, por­tatore di una fede sincera e libera, più largamente condivisibile che però, proprio in virtù di questa originale declinazione, riu­sciva a non costituire un ostacolo nemmeno per gli anticlerica­li più convinti”.

Per quale motivo Giuseppe Verdi musicò il Requiem per ricordare il primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni?

“Un rapporto di stima sincera legava Verdi e Manzoni già prima dell’attesissimo incontro che li vide conversare nella casa milanese dello scrittore nel 1868. Verdi affermò che il romanzo de ‘I Promessi Sposi’ era il miglior libro che avesse mai letto e, di conseguenza, provava un senso di ammirazione e venerazione per il suo autore, ‘quel santo di Manzoni’. Il ‘Requiem’ che Giuseppe Verdi volle offrire in memoria di Manzoni fu un omaggio personale, un modo per portare a compimento il progetto naufragato di una messa da morto per Gioacchino Rossini ed, in ultima analisi, anche una mossa diplomatica nella conciliazione dei difficili rapporti fra Stato e Chiesa”.

 Chi ha voluto quella ‘prima’ del 1874?

“La paternità dell’iniziativa deve essere rintracciata indubbiamente in Verdi che volle tributare un omaggio ‘a quel santo di Manzoni’ nella forma che il cattolico Manzoni avrebbe più gradito, ossia una Messa di suffragio: non un’elegia, un ricordo laico o una pubblica commemorazione.

Il sincero slancio di Verdi verso l’autore de ‘I Promessi Sposi’ fu subito abbracciato dall’editore Ricordi e dal sindaco di Milano che si offrì di coprire le spese. Il parroco della chiesa di San Marco, don Michele Mongeri, fu impegnato in prima linea nella mediazione fra il comitato organizzatore e l’arcivescovo Luigi Nazari di Calabiana, che si trovava in una posizione particolarmente scomoda.

Papa Pio IX aveva infatti offerto a Nazari di Calabiana, insigne diplomatico con trascorsi da senatore del Regno, la cattedra di Milano nella speranza di ripristinare la governabilità di quella diocesi, compromessa durante gli anni dell’unificazione nazionale”.

Il Requiem, quindi, è stato un ‘modo’ per allacciare i rapporti tra Stato e Chiesa?

“Esattamente. Coinvolgendo il cattolico padre della Patria che ha forgiato l’identità linguistica degli italiani e quello che con la sua musica è stato colonna sonora del nostro Risorgimento, la risonanza di questa iniziativa non poteva restare confinata alla sfera privata. I rapporti fra Stato e Chiesa erano tesissimi: papa Pio IX era prigioniero in Vaticano e minacciava la scomunica per quanti avessero preso parte alla vita politica. La caratura dei protagonisti di questa iniziativa eccezionale, non solo Verdi e Manzoni, rivelano l’alta finalità politica e conciliante del Requiem”.

Perchè tale prima esecuzione è stata definita eccezionale?

“Perché eccezionale fu la serie concentrica di coincidenze che fecero capire a tutte le parti in causa che quella occasione era unica, irripetibile, imperdibile: la morte del patriota cattolico, la musica dell’ispiratore degli italiani, l’arcidiocesi divisa tra clero filopapale e clero filosabaudo, retta da un arcivescovo che era entrambe le cose. Mentre il più progressista dei preti milanesi, mons. Giuseppe Calvi, celebrava sull’altare della liberale chiesa di San Marco una messa di suffragio per l’anima di Manzoni, sull’altare della Patria Verdi officiava con la sua musica una liturgia parallela e complementare.

La benedizione implicita dell’arcivescovo di Milano, mons. Luigi Nazari di Calabiana, il coinvolgimento della politica locale e nazionale e la risonanza che la stampa diede a questa celebrazione restituisce le speranze concilianti riposte in un requiem che avrebbe dovuto funerare anche la fase militante del Risorgimento italiano, ormai inevitabilmente conclusa”.

Alla fine dei conti, il Requiem musicato da Giuseppe Verdi è un’opera lirica o liturgica?

“Il Requiem di Giuseppe Verdi è per forma, testo, natura e ispirazione una musica liturgica poiché concepito e destinato alla liturgia. Il linguaggio musicale adottato dal compositore ha tratto in inganno alcuni commentatori coevi che hanno tacciato la partitura di ‘teatralità’. Verdi non avrebbe potuto musicare altrimenti un requiem; e se si pose qualche questione stilistica lo fece per penetrare nell’accesa dialettica che in quegli anni infiammava la musica sacra italiana”.

Allora, per quale motivo Verdi si cimentò con la musica sacra?

“Spesso si dice, troppo frettolosamente, che Verdi fosse un anticlericale impenitente o addirittura ateo. Scandagliando il suo carteggio e la sua vicenda biografica si comprende come negli anni ruggenti del Risorgimento l’anticlericalismo fosse un sentimento condiviso e persino richiesto da un certo ambiente culturale che vedeva nel papa (e nei suoi sottoposti) la causa che impediva l’unificazione nazionale. Verdi non era nuovo al confronto col il repertorio sacro: in gioventù fu organista e scrisse musica per la chiesa, successivamente la sua opera si rivolse al teatro.

Il Requiem capitò nel momento propizio non solo per celebrare Manzoni e agevolare la ricomposizione fra le due anime dell’Italia ma anche per dare una misuratissima ‘lectio magistralis’ al mondo della musica sacra italiana, scosso dalle proteste del movimento ceciliano che predicava un ritorno all’impiego di un linguaggio musicale alto e asettico ispirato al repertorio rinascimentale”.

Quale è stato il suo ‘impulso’ per scrivere questo libro sul Requiem di Giuseppe Verdi?

“Certamente la volontà di restituire la verità storica e oggettiva dei fatti, come il titolo si ripropone: perché Giuseppe Verdi volle offrire questa messa, come questa proposta fu interpretata, strumentalizzata a fini politici, chi la rese possibile, come questa messa con testo di rito romano fu celebrata in una chiesa di rito ambrosiano e come vennero risolti problemi contingenti.

Su un piano più generale, questo libro tenta di leggere una delle partiture più celebri e celebrate della storia della musica sacra non con il metodo dell’analisi musicologica ma con i mezzi dell’indagine storica, mostrando l’inscindibilità del legame che sussiste fra l’opera d’arte e il contesto storico, politico e culturale in cui è stata composta, fruita ed eseguita”.

(Tratto da Aci Stampa)

Dalla  basilica di santa Rita da Cascia la santa messa in diretta su Rai1

“La Santa Messa su Rai 1 dalla Basilica di Santa Rita è un momento prezioso per unire persone dall’Italia e dal mondo e portare l’abbraccio e la voce di Santa Rita che, mai come oggi, grida alla pace. A poco più di un mese dalla festa solenne del 22 maggio, è una nuova occasione per pregare come popolo di Dio per la fine delle guerre, in Ucraina e in Terra Santa e in ogni altro luogo di orrori disumani, perché la pace, come ci ricorda Rita col suo esempio, è sempre possibile, con coraggio e speranza. Riscopriamo la nostra forza, non con la violenza ma con la vita, unica vera potenza, e dono, che abbiamo”.

Con questo appello alla pace Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, accompagna la notizia della Santa Messa su Rai 1 di domenica 30 giugno dalla Basilica della Santa degli Impossibili a Cascia, appuntamento storico e sempre molto seguito. Per l’occasione, le claustrali vivranno eccezionalmente la Santa Messa in Basilica insieme ai devoti presenti e in comunione con quanti la seguiranno da casa.

La celebrazione, aperta alle ore 10:55 da un video che racconterà Cascia, i luoghi e l’eredità di Santa Rita, sarà presieduta da Padre Joseph Farrell, Vicario Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, e animata dai canti della Corale Santa Rita di Cascia, diretta da Rita Narducci. Regia di Padre Gianni Epifani e commento liturgico di Orazio Coclite. La Santa Messa potrà essere seguita o rivista anche tramite Raiplay: www.raiplay.it/programmi/santamessa  

Oggi e sabato 29 giugno, per consentire il montaggio delle attrezzature tecniche della Rai, nella Basilica di Santa Rita saranno celebrate le Sante Messe delle ore 7.30 (nella Cappellina interna) e delle ore 18.00. Mentre le celebrazioni eucaristiche delle ore 10.30, ore 12.00 ed ore 16.00 avranno luogo nella Cappellina interna alla Basilica oppure nella Basilica Inferiore. Domenica 30 giugno la Basilica sarà aperta fino alle ore 10.30 e poi riaprirà alle ore 12.00, per garantire la preghiera davanti all’Urna che custodisce il corpo di Santa Rita. Infine, le Sante Messe domenicali delle ore 10.30 e delle ore 12.00 saranno celebrate alla Sala della Pace del Santuario ritiano.

Papa Francesco invita a leggere la Sacra Scrittura

“Domani celebreremo la memoria liturgica di sant’Antonio di Padova, sacerdote e dottore della Chiesa. L’esempio di questo insigne predicatore, protettore dei poveri e dei sofferenti, susciti in ciascuno il desiderio di proseguire il cammino della fede e imitare la sua vita, diventando così testimoni credibili del Vangelo”: al termine dell’udienza generale di oggi papa Francesco ha ricordato la festa di sant’Antonio da Padova, che ricorre domani, chiedendo di pregare per la pace, perché la guerra è sempre una ‘sconfitta’, con un incoraggiamento ai fedeli di lingua portoghese: “Domani celebreremo Sant’Antonio, nato a Lisbona, che ci dice: ‘se leggi Gesù, egli ti sazia la mente’. Incoraggio, dunque, ognuno di voi a meditare la Sacra Scrittura. In essa, Gesù ci rinvigorisce e illumina la nostra vita”.

Mentre nell’udienza generale papa Francesco ha continuato la catechesi sullo ‘Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza’ sul tema ‘Tutta la Scrittura è ispirata da Dio’, con il consiglio di ‘Conoscere l’amore di Dio dalle parole di Dio’:

“Lo Spirito Santo, che ha ispirato le Scritture, è anche Colui che le spiega e le rende perennemente vive e attive. Da ispirate, le rende ispiratrici… In questo modo lo Spirito Santo continua, nella Chiesa, l’azione di Gesù Risorto che, dopo la Pasqua ‘aprì la mente dei discepoli all’intelligenza delle Scritture’.

Può capitare, infatti, che un certo passo della Scrittura, che abbiamo letto tante volte senza particolare emozione, un giorno lo leggiamo in un clima di fede e di preghiera, e allora quel testo improvvisamente si illumina, ci parla, proietta luce su un problema che stiamo vivendo, rende chiara la volontà di Dio per noi in una certa situazione”.

La Chiesa è ‘nutrita’ dalla Sacra Scrittura: “Fratelli e sorelle, la Chiesa si nutre della lettura spirituale della Sacra Scrittura, cioè della lettura fatta sotto la guida dello Spirito Santo che l’ha ispirata. Al suo centro, come un faro che illumina tutto, c’è l’evento della morte e risurrezione di Cristo, che compie il disegno di salvezza, realizza tutte le figure e le profezie, svela tutti i misteri nascosti e offre la vera chiave di lettura dell’intera Bibbia”.

Tutta la Sacra Scrittura è ‘illuminata’ dalla resurrezione di Gesù: “La morte e risurrezione di Cristo è il faro che illumina tutta la Bibbia, e illumina anche la nostra vita… La Chiesa, Sposa di Cristo, è interprete autorizzata del testo della Scrittura ispirato, la Chiesa è la mediatrice della sua proclamazione autentica. Poiché la Chiesa è dotata dello Spirito Santo (per questo è interprete), essa è ‘colonna e sostegno della verità’. Perché? Perché è ispirata, tenuta ferma dallo Spirito Santo. E il compito della Chiesa è aiutare i fedeli e quanti cercano la verità a interpretare in modo corretto i testi biblici”.

Ed ha indicato la pratica della ‘lectio divina’: “Consiste nel dedicare un tempo della giornata alla lettura personale e meditativa di un brano della Scrittura. E questo è molto importante: tutti i giorni prenditi un tempo per ascoltare, per meditare, leggendo un passo della Scrittura. E per questo mi raccomando: abbiate sempre un Vangelo tascabile e portatelo nella borsa, nelle tasche… Così quando siete in viaggio o quando siete un po’ liberi lo prendete e leggete… Questo è molto importante per la vita. Prendete un Vangelo tascabile e durante la giornata leggetelo una, due volte, quando capita”.

Però principalmente l’invito del papa è la frequenza della messa: “Ma la lettura spirituale per eccellenza della Scrittura è quella comunitaria che si fa nella Liturgia, nella Messa. Lì vediamo come un evento o un insegnamento, dato nell’Antico Testamento, trova il suo pieno compimento nel Vangelo di Cristo. E l’omelia, quel commento che fa il celebrante, deve aiutare a trasferire la Parola di Dio dal libro alla vita. Ma l’omelia per questo dev’essere breve: un’immagine, un pensiero e un sentimento. L’omelia non deve andare oltre gli otto minuti, perché dopo con il tempo si perde l’attenzione e la gente si addormenta, e ha ragione. Un’omelia deve essere così”.

E per l’omelia si è rivolto ai sacerdoti per rendere la lettura della Sacra Scrittura più comprensibile: “E questo voglio dire ai preti, che parlano tanto, tante volte, e non si capisce di che cosa parlano. Omelia breve: un pensiero, un sentimento e uno spunto per l’azione, per come fare. Non più di otto minuti. Perché l’omelia deve aiutare a trasferire la Parola di Dio dal libro alla vita. E tra le tante parole di Dio che ogni giorno ascoltiamo nella Messa o nella Liturgia delle ore, ce n’è sempre una destinata in particolare a noi. Qualcosa che tocca il cuore. Accolta nel cuore, essa può illuminare la nostra giornata, animare la nostra preghiera. Si tratta di non lasciarla cadere nel vuoto!”

Concludendo l’udienza generale papa Francesco ha consigliato la lettura della Bibbia: “Come certi brani musicali, la Sacra Scrittura ha anch’essa una nota di fondo che l’accompagna dall’inizio alla fine, e questa nota è l’amore di Dio… Cari fratelli e sorelle, avanti con la lettura della Bibbia! Ma non dimenticate il Vangelo tascabile: portarlo in borsa, nelle tasche e in qualche momento della giornata leggere un passo. E questo vi farà vicinissimi allo Spirito Santo che è nella Parola di Dio. Lo Spirito Santo, che ha ispirato le Scritture e ora spira dalle Scritture, ci aiuti a cogliere questo amore di Dio nelle situazioni concrete della vita”.

(Foto: Santa Sede)

Ramadan nel Sahara

Sette colpi di cannone risuonano gravi in tutta Laayoune, circa 400.000 abitanti, in pieno deserto del Sahara. Sono le ore 19.05 precise.  E’ l’inizio della guerra santa dei musulmani con sè stessi: il Ramadan. Niente acqua, nè cibo per l’intero giorno. La città si fa deserta, i ragazzi sono esenti da scuola. Qualche raro abitante, all’ombra di una palma, immerso nelle pagine del Corano. Poi, ogni giorno alla sera un colpo  fortissimo, all’ora precisa della rottura del digiuno, che qui si chiama ‘ftur’.

“E’ per me un momento mistico”, mi fa Danilo, giovane gesuita. Ed è quando tutta la gente, riunita in famiglia, in un silenzio assorto, attende il colpo di cannone.  Si inizia, allora, come un vero rito collettivo ad aprire la bocca: si mangia, finalmente. Subito un dattero e poi la ‘harira’, una minestra ricca e densa, che apre e ammorbidisce la gola. E’ come se tutti fossero seduti alla tavola di Dio, dopo una lunga carestia. Sì, in una grandiosa comunione.

Per tutto un popolo è un momento sacro per eccellenza, mentre la moschea canta lunghi pezzi di Corano, per terminarne la lettura a fine Ramadan. La notte, poi, si anima all’inverosimile: una frenesia collettiva si riversa sulle strade e le piazze. Un giornata intera di digiuno, tra preghiera, lettura del Corano e solidarietà, non è una vittoria da poco. Trasforma l’anima. Perchè ‘è cieco chi guarda soltanto con gli occhi’, come si dice qui. In piena notte, poi, riprendo il bus per la città più vicina, a cinquecento chilometri, otto ore di deserto…

Alle prime luci del mattino, ecco una sottile striscia di terra, lunga 40 km, si stacca dal continente africano formando una laguna. Come una insolita, enorme strada di sabbia immersa nel mare, essa termina in una città: Dakhla. Posizione unica e suggestiva, viene definita ‘porta del paradiso’. Il buon clima, il vento, il surf, la sabbia dorata tutta circondata di mare le danno ragione. Turismo e pesca la fanno vivere, come i suoi due polmoni. Moltissimi migranti subsahariani lavorano in particolare nella pesca. Ma per loro è quasi un inferno: lavoro notturno nelle celle frigorifere per 120dh (11€). Lavoro duro e stressante.

Da qui sognano l’Europa: le Canarie sono a due passi, nonostante le tremende correnti. Per questo la prima cosa che mi si porta a vedere è il cimitero. Cumuli e cumuli di terra con una semplice pietra sopra: senza nome, senza data, senza più giovinezza. Le loro famiglie, a migliaia di km. nel pianto. Sono i morti in mare negli interminabili naufragi. Osservo queste pietre poste sopra ogni speranza, ogni sogno per volti e storie venuti da lontano, dopo un estenuante cammino.

Tutto è ormai sotterrato: più di 6.000 morti nel 2023. Poi, visita alla zona industriale con interminabili camion-cisterna bianchi. I banchi di sardine qui vengono aspirati insieme all’acqua di mare, per conservarne la freschezza, e immediatamente congelati nei frigo: ‘Peccato che il mare si impoverisce, il lavoro diminuisce, il salario si riduce’, commenta la mia guida. Ed è un punto interrogativo sul domani. A differenza di altrove qui i migranti godono di un lavoro e di una certa stabilità.

A sera, con Valerio, missionario congolese, camminando per le strade della città bussiamo a una porta di povera gente, la famiglia sarahoui di Saida: “L’uomo sarà anche il capo della casa, precisa qualcuno, ma la donna ne è il cuore”.

Siamo accolti tra tappeti, the e dolci di ramadan. Per tradizione, i bicchieri di the che qui si offrono sono tre. Il primo gradevole, ma un pò amaro, per l’ospite di passaggio, il secondo dolce  per l’ospite che si trattiene e il terzo, dolce come il miele, per l’amico che si confida. Tre tempi dell’accoglienza. Sapendo che ‘il dolore o l’amore è come un tesoro; lo si mostra solo agli amici”, ricorda un proverbio.

“Se dai il cuore, mi commenta sottovoce Valerio, loro ti daranno il cuore!”, presentandomi come ospite alla prima famiglia in città. Brillano loro gli occhi per l’onore. Poi, alla partenza, con una tazza di profumi Aya, la ragazza più giovane, vi verrà a spruzzarvi i vestiti. Per la tradizione saraoui, un segno di appartenenza alla famiglia. Sotto la finestra un gruppo di bambini si arresta, cantando una nenia d’occasione, per avere qualche dirham. Mentre i poveri affollano i dintorni delle moschee, per approfittare della solidarietà abituale del Ramadan. ‘Chi dà ai poveri presta a Dio’, si dice comunemente.

Le moschee, infatti, in questo tempo sono frequentatissime, con tappeti distesi largamente anche fuori, e tanta gente sia dentro che fuori la moschea durante la preghiera. Questa è intercalata ogni tanto da ‘Allah akbar’ (Dio è grande) lanciato dal muezzin, subito ripreso sommessamente da tutto un popolo attorno.

Sia a Laayoune che a Dakhla nelle due chiese, dallo stile anni ‘30 al tempo della presenza spagnola, la Caritas è in piena attività. Struttura efficiente e ben motivata, composta di personale volontario e non, è attenta a tutte le persone vulnerabili, senza distinzione, cioè migranti musulmani o cristiani. Sostiene, inoltre, un’opera di assistenza sociale marocchina per migranti come Shakiel El Ambra e l’Association Dakhla des Handicapés, un’assistenza di eccellenza per un centinaio di bambini del territorio. Si, tutto sembra dire: la grandezza di Dio è l’amore.

I giovani migranti subsahariani di Rabat vi offrono il ‘sapone alla lavanda di Quaresima’ con un messaggio di Isaia. Domenica lo hanno fatto alle chiese di Rabat, Mohammedia, Meknes, Casablanca, dopo la messa. ‘Lavatevi, purificatevi… Cessate di fare il male…’. (Is.1,16) Sì, lavarsi il corpo e l’anima, con il profumo della lavanda, come una vera preghiera…

Attaccata la minoranza cristiana in Turchia

“Esprimo la mia vicinanza alla comunità della chiesa di Santa Maria a Istanbul, che durante la Messa ha subito un attacco armato che ha provocato un morto e diversi feriti”: al termine della recita dell’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha invitato a pregare dopo l’attacco alla chiesa Santa Maria a Sariver, appartenente alla parrocchia della cattedrale dello Spirito Santo ad Istanbul, dove il vicario apostolico, mons. Massimiliano Palinuro, stava celebrando la messa, uccidendo una persona, avvenuto nella mattinata della domenica.

Dalle riprese delle telecamere di sicurezza è possibile vedere l’irruzione di due uomini incappucciati durante la celebrazione eucaristica domenicale cui partecipavano circa 40 persone. I due uomini con il volto coperto da passamontagna neri hanno aperto il fuoco con armi automatiche, uccidendo un uomo di 52 anni, senza alcun ferito, rivendicata dal Daesh, il sedicente Stato islamico, attraverso i canali Telegram.

Subito anche i vescovi italiani hanno espresso solidarietà e vicinanza ai cristiani in Turchia: “Esprimiamo il nostro cordoglio per l’uccisione del cittadino turco e lo affidiamo all’abbraccio misericordioso del Padre… A tutta la comunità giunga il nostro affetto. Insieme preghiamo perché cessi ogni forma di violenza e si intraprenda con decisione la via della pace”.

Inoltre la CEI, attraverso Caritas Italiana, continua a essere a fianco di Caritas Turchia nell’accompagnamento e nel supporto alla popolazione e alla comunità cristiana con diversi progetti, soprattutto nell’ambito della ricostruzione post-terremoto.

Secondo quanto riferisce il quotidiano turco Hurriyet il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha espresso le sue condoglianze con una telefonata al parroco della chiesa, assicurando che ‘si stanno prendendo tutte le misure necessarie per catturare i colpevoli il più presto possibile’.

Mentre all’Agenzia Sir mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, ha parlato di attacco ‘anticristiano’: “Ho visto il video dell’attacco e mi pare di poter dire che si tratti di un attentato anticristiano, di matrice religiosa. Per fare totale chiarezza bisognerà che vengano assicurati alla giustizia gli esecutori materiali, diversamente sarà difficile connotare con maggiore precisione l’attentato… E’ un attentato contro la minoranza cristiana, una delle tante presenti in Turchia e in Medio Oriente. In Turchia da decenni i cristiani sono bersagli numero 1. Pensiamo, per esempio, a don Andrea Santoro, ucciso a Trebisonda il 5 febbraio 2006, mentre pregava in chiesa, e a mons. Luigi Padovese, ucciso il 3 giugno 2010, a Iskenderun, dal suo autista reo confesso”.

Mentre mons. Martin Kmetec, arcivescovo metropolita di Izmir e presidente della Conferenza episcopale turca, ha chiesto la garanzia della sicurezza per i cristiani: “Condanniamo fermamente questo atto di violenza contro l’umanità. Confidiamo che le forze di sicurezza dello stato turco trovino i responsabili e che sia fatta giustizia. Chiediamo fermamente che la verità venga rivelata e che venga garantita una maggiore sicurezza alle nostre comunità e alle nostre chiese. Chiediamo a tutti di non diffondere la cultura dell’odio e della discriminazione religiosa. Chiediamo a tutti i nostri fedeli di pregare per la vittima e la sua famiglia”.

(Foto: Dayfr.com)

Papa Francesco: lo zelo apostolico è un invito alla carità

“Il mio pensiero va alle popolazioni della Libia, duramente colpite da violente piogge, che hanno provocato allagamenti e inondazioni, causando numerosi morti e feriti, come anche ingenti danni. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per quanti hanno perso la vita, per i loro familiari e per gli sfollati. Non manchi la nostra solidarietà verso questi fratelli e sorelle, provati da così devastante calamità.

‘Non voglio maledire la vita tra uno sbadiglio e l’altro: voglio donarla’: la testimonianza di Nicoletta

Proponiamo la bellissima testimonianza di una ragazza che ha fatto spazio a Dio nella sua vita e l’ha vista fiorire: perché i giovani, conoscendo queste storie, possano a loro volta decidere di lasciare a Lui il timone…

Dalla clausura del monastero di santa Rita da Cascia il rosario della Novena in diretta social

Fino al 20 maggio, dalle ore 11.50 alle 12.35, in occasione della Novena di Santa Rita da Cascia che anticipa la Festa, per la prima volta dal Coro, il luogo in cui pregano insieme o da sole, le monache agostiniane del monastero umbro aprono la clausura per recitare in diretta social il Rosario. Le claustrali si collegheranno sui canali Facebook, Instagram e Youtube del Monastero Santa Rita da Cascia.

‘Così canto’: raccolta di brani per la Messa di Tiziana Manenti

Dal 22 febbraio è disponibile nelle piattaforme digitali ‘Così canto’, raccolta di brani per la Santa Messa nata da un’idea della Diocesi di Bergamo in collaborazione con la cantante Tiziana Manenti, il compositore Valerio Baggio e Elena Moriggia, autrice dei testi. Impegnata come ‘voce guida’ durante i pellegrinaggi in Terra Santa, Lourdes e altri luoghi della fede, ha ricevuto la proposta di interpretare il repertorio in occasione del 50º dell’ordinazione di mons. Roberto Amadei.

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