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Da Ancona un appello all’educazione alla pace

Nella solennità di san Ciriaco, patrono dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo e della città di Ancona, mercoledì 4 maggio, mons. Angelo Spina ha presieduto la celebrazione eucaristica nella cattedrale alla presenza del sindaco Valeria Mancinelli e delle autorità civili e religiose; mentre al termine ha elevato una preghiera al patrono ed ha impartito la benedizione con il reliquiario, contenente un frammento della croce di Cristo e la reliquia di san Ciriaco.
Anselmo Palini racconta la missione di mons. Gerardi

“Sono trascorsi oltre vent’anni dal brutale assassinio del vescovo Juan José Gerardi Conedera. Lui è stato un buon pastore, convinto difensore dei diritti dei più poveri e degli indifesi, uomini e donne che per anni non hanno potuto alzare la voce per reclamare ed esigere rispetto per la loro dignità umana e per la loro condizione di figli e di figlie di Dio”.
Papa Francesco agli irakeni: non scoraggiatevi!

Lunedì scorso papa Francesco ha incontrato alcuni rappresentanti delle Chiese cristiane in Iraq, a un anno della sua visita pastorale, definita ‘indimenticabile’, ricordando che lì è sorta la storia della Salvezza:
“Le vostre terre sono terre degli inizi: inizi delle antiche civiltà del Medio Oriente, inizi della storia della salvezza, inizi della storia della vocazione di Abramo. Sono anche terre degli inizi cristiani: delle prime missioni, grazie alla predicazione dell’Apostolo Tommaso, di Addai e Mari e dei loro discepoli, non solo in Mesopotamia, ma fino al lontano Oriente”.
Però oltre a rivestire una storia di civiltà, quella nazione è anche una terra di esilio: “Ma sono anche terre di esuli: pensiamo all’esilio degli Ebrei a Ninive, e a quello di Babilonia, di cui ci parlano i profeti Geremia, Ezechiele e Daniele, che sostennero la speranza del popolo sradicato dalla sua terra. Ma anche molti cristiani della vostra regione sono stati costretti all’esilio: le persecuzioni e le guerre, che si sono succedute fino ai nostri giorni, hanno costretto molti di loro a emigrare, portando in Occidente la luce dell’Oriente cristiano”.
Ed ha ringraziato per questa testimonianza di fede: “Mi inchino davanti alla sofferenza e al martirio di coloro che hanno custodito la fede, anche a prezzo della vita. Come il sangue di Cristo, versato per amore, ha portato riconciliazione e ha fatto fiorire la Chiesa, così il sangue di questi numerosi martiri del nostro tempo, appartenenti a diverse tradizioni ma uniti nel medesimo sacrificio, sia seme di unità tra i cristiani e segni una nuova primavera della fede”.
Inoltre ha incoraggiato per non abbandonare la collaborazione pastorale: “Le vostre Chiese, attraverso le relazioni fraterne che esistono tra loro, hanno stabilito molteplici legami di collaborazione nel campo della pastorale, della formazione e del servizio ai più poveri. Oggi esiste una radicata comunione tra i cristiani del Paese. Vorrei incoraggiarvi a proseguire su questa strada, affinché, mediante iniziative concrete, un dialogo costante e ciò che più conta, l’amore fraterno, si compiano passi avanti verso la piena unità. In mezzo a un popolo che ha patito tante lacerazioni e discordie, i cristiani risplendano come un segno profetico di unità nella diversità”.
Per questo ha sottolineato che non può esistere l’Iraq senza i cristiani: “uesta convinzione non si basa solo su un fondamento religioso, ma su evidenze sociali e culturali. L’Iraq senza i cristiani non sarebbe più l’Iraq, perché i cristiani, insieme ad altri credenti, contribuiscono fortemente all’identità specifica del Paese: un luogo in cui la convivenza, la tolleranza e l’accettazione reciproca sono fioriti fin dai primi secoli; un luogo che ha la vocazione di mostrare, in Medio Oriente e nel mondo, la pacifica convivialità delle differenze.
Nulla, perciò, deve essere lasciato intentato affinché i cristiani continuino a sentire che l’Iraq è casa loro, e che sono cittadini a pieno titolo, chiamati a dare il loro contributo alla terra dove hanno sempre vissuto. Per questo, cari Fratelli, Pastori del Popolo di Dio, siate sempre dediti e solerti ad assistere e confortare il gregge. Siate vicini ai fedeli affidati alle vostre cure, testimoniando anzitutto con l’esempio e con la condotta di vita evangelica la prossimità e la tenerezza di Gesù Buon Pastore”.
E’ un invito a vivere la fraternità: “Voi sapete bene che il dialogo interreligioso non è questione di pura cortesia. No, va oltre. Non è questione di negoziazione o di diplomazia. No, va oltre. E’ un cammino di fratellanza proteso alla pace, un cammino spesso faticoso ma che, specialmente in questi tempi, Dio chiede e benedice. E’ un percorso che ha bisogno di pazienza e comprensione. Ma ci fa crescere come cristiani, perché richiede l’apertura del cuore e l’impegno ad essere, concretamente, operatori di pace”.
Per il papa il dialogo è l’antidoto all’estremismo, che minaccia la pace: “Occorre però lavorare per sradicare le cause remote dei fondamentalismi, di questi estremismi che attecchiscono più facilmente in contesti di povertà materiale, culturale ed educativa, e vengono alimentati da situazioni di ingiustizia e di precarietà, come quelli lasciati dalle guerre.
E quante guerre, quanti conflitti, quante nefaste interferenze hanno colpito il vostro Paese! Esso ha bisogno di uno sviluppo autonomo e coeso, senza che, come troppe volte tristemente accaduto, venga danneggiato da interessi esterni. Il vostro Paese ha la propria dignità, la propria libertà e non può essere ridotto a un campo di guerra”.
Infine un invito a non scoraggiarsi: “Non scoraggiatevi: mentre tanti, a vari livelli, minacciano la pace, noi non distogliamo lo sguardo da Gesù, Principe della pace, e non stanchiamoci di invocare il suo Spirito, artefice di unità. Sant’Efrem, sulla scia di san Cipriano, paragonò l’unità della Chiesa alla ‘tunica inconsutile e indivisa’ di Cristo.
Nonostante fosse stato brutalmente spogliato delle vesti, la sua tunica rimase unita. Anche nella storia lo Spirito di Gesù custodisce l’unità dei credenti, nonostante le nostre divisioni. Chiediamo alla Santissima Trinità, modello della vera unità che non è uniformità, di rafforzare la comunione tra di noi e tra le nostre Chiese”.
(Foto: Santa Sede)
Da Perugia il card Bassetti invita a ‘spendersi’ con generosità

Si è conclusa con la celebrazione eucaristica di sabato 29 gennaio nella cattedrale di Perugia la festa di san Costanzo, patrono della città, presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, che nell’omelia ha esortato credenti e uomini di buona volontà a seguire l’esempio di ‘buon pastore’ del santo martire Costanzo, fondatore della Chiesa perugino-pievese, augurando alla città di Perugia di ‘proseguire il cammino con un rinnovato vigore, nella concordia e nella prosperità’.
Santa Lucia è una donna resistente

La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana: come ricorda il Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano. Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all’anno 304). Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci inflitte dal prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai segni straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando.
Per i vescovi calabresi la ’ndrangheta è incompatibile con il Vangelo

“Allo scopo di promuovere e sostenere i tanti movimenti e gesti positivi delle nostre Comunità cristiane nel contrasto della prassi ’ndranghetista contraria al Vangelo e di indicare, con l’annuncio di liberazione da ogni forma di male, i principi etici per il superamento delle tendenze negative, come Vescovi di Calabria siamo già intervenuti in questi anni, a più riprese.
A Napoli si è sciolto il sangue di san Gennaro: strumento di speranza

Ieri si è ripetuto il miracolo di san Gennaro: l’arcivescovo di Napoli, mons. Domenico Battaglia, ha annunciato ai fedeli presenti nel Duomo l’avvenuta liquefazione del sangue del Santo patrono, accompagnato dal tradizionale sventolio di un fazzoletto bianco da parte di un membro delegato della Deputazione di San Gennaro.
In ricordo di p. Puglisi e di p. Malgesini

“Oggi ricordiamo il carissimo e prezioso padre Roberto Malgesini, tragicamente ucciso il 15 settembre dell’anno scorso. Padre Roberto è stato un buon uomo, un buon cittadino e un buon pastore della chiesa, che si è tanto donato per i poveri e gli immigrati”:
così è stato ricordato da fratel Biagio, missionario laico che ha fondato a Palermo nel 1993 la Missione di Speranza e Carità, che accoglie in gratuità circa 400 persone disagiate, che si trova in una grotta, in montagna da 69 giorni in penitenza e preghiera, (dal 9 luglio ha iniziato) si nutre solo di pane e acqua e talvolta un pò di miele:
“Devo testimoniare che passando a piedi qualche anno fà da pellegrino nella città di Como, sono stato soccorso da Padre Roberto e ospitato nella chiesa dove era parroco”.
Inoltre ha ricordato il beato p. Pino Puglisi: “Oggi la Lombardia, regione del settentrione tristemente coinciderà con la Sicilia, regione del meridione, dove si ricorderà l’omicidio di padre Pino Puglisi. Il sacerdote martire beato padre Pino Puglisi fu ucciso brutalmente a Palermo il 15 settembre 1993, nel giorno del suo compleanno. In padre Pino ricordiamo un buon uomo, un buon cittadino e un buon pastore religioso che ha contribuito e fatto tanto bene per la città di Palermo e per tutta l’umanità”.
E nella celebrazione eucaristica a Palermo mons. Corrado Lorefice, insieme alla comunità parrocchiale di san Gaetano con il parroco Don Maurizio Francoforte ha fatto memoria del martirio del Beato Giuseppe Puglisi, presbitero della Chiesa palermitana, parroco di San Gaetano, nel quartiere di Brancaccio, ucciso dalla mafia la sera del 15 settembre del 1993:
“In 1Cor 10, 12-13 l’immagine dello stare in piedi antitetico a cadere richiama proprio la resistenza nella prova. Nel contesto della crocifissione di Cristo, lo stare della madre, delle donne e del discepolo evoca dunque fedeltà nell’ora della prova, una fedeltà che si contrappone al venir meno, al cadere di tutti gli altri, a un’assenza che dice l’abbandono, il tradimento e il rinnegamento del Signore”.
Ed ha sottolineato il significato dello ‘stare’, come ha fatto don Puglisi: “C’è uno ‘stare’ che non si improvvisa, ma è frutto di una relazione, di una consuetudine, di un vissuto quotidiano che porta al frutto della stabilità, della fedeltà, della compartecipazione, della comunione. Puglisi nasce e muore nel giorno in cui la Chiesa, dopo avere contemplato il 14 settembre la Croce gloriosa del Cristo umiliato e trafitto, il 15 settembre si ferma e ammira la madre: ‘stabat Mater dolorosa iuxta crucem’. Puglisi rinasce alla vita eterna presso la Croce, anche lui trafitto con il Trafitto del Golgota, l’Amore crocifisso”.
Mons. Lorefice ha affermato che il martirio fa rinascere la Chiesa: “Con lui si rinvigorisce la Chiesa dei discepoli che fino in fondo stanno presso la Croce del Signore e Maestro. Che conoscono il Signore. Che lo riconoscono e lo amano nei fratelli. Che si collocano presso le croci delle donne e degli uomini loro compagni di vita, portandone le stimmate, le ferite, nella loro carne. Questa data, insieme a quella del 21 ottobre, memoria liturgica del Beato Pino, deve segnare sempre più la coscienza della nostra Chiesa locale”.
Ed è un invito a camminare nel suo solco: “Ci deve portare a continuare il suo solco, facendo nelle nostre comunità le sue stesse scelte, nella pastorale di ogni giorno: il primato del Vangelo sulle nostre labbra perché meditato nel cuore, la parresia evangelica nelle nostre scelte sempre più prossime alle reali esigenze dei nostri territori parrocchiali, delle case della nostra gente, dei nostri quartieri. Senza mai tentennare e senza lasciarsi tentare dagli orpelli del potere e della menzogna delle collusioni”.
(Foto: Arcidiocesi di Palermo)
Fra Tommaso da Tolentino: i 700 anni del martirio in India del francescano delle Marche

Venerdì 9 aprile, nel calendario liturgico si ricorda il beato Tommaso da Tolentino, il francescano morto martire nel 1321 in India mentre stava compiendo un viaggio per raggiungere come missionario la Cina. La commemorazione liturgica assume quest’anno un particolare significato in quanto si tratta del 700° anniversario del martirio del frate minore Tommaso da Tolentino: una ricorrenza importante con la pubblicazione del libro ‘Tommaso da Tolentino, storia di un francescano’, curato dai professori Paolo Cicconofri e Carlo Vurachi, con la partecipazione dell’architetto Franco Casadidio.
Grosseto ha celebrato san Lorenzo per mostrare il volto di Gesù

La messa solenne in cattedrale, nella festa di san Lorenzo, patrono della città e diocesi di Grosseto, è stata presieduta dall’arcivescovo metropolita di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, il card. Augusto Paolo Lojudice, con la concelebrazione del nuovo vescovo, mons. Giovanni Roncari, e del vescovo emerito, mons. Rodolfo Cetoloni, alla presenza del prefetto Paola Berardino, del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che ha tenuto l’indirizzo di saluto ed ha acceso il cero votivo a san Lorenzo, offerto a nome della città; del presidente del consiglio comunale Claudio Pacella e dei vertici delle forze armate di stanza a Grosseto.