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In Ucraina dopo due anni di guerra

“Esortiamo la comunità internazionale, i leader religiosi e politici dei vari Paesi di continuare nel loro impegno per proteggere l’Ucraina dall’aggressione russa, per assistere coloro che stanno soffrendo per le conseguenze di questa guerra. Questo include il ritorno in Ucraina dei bambini, dei civili e dei prigionieri di guerra ucraini deportati illegalmente dalla Russia. Infine, esortiamo a continuare l’impegno per promuovere la vittoria e l’instaurazione di una pace giusta e duratura in Ucraina”.

Questo ha chiesto il Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose in occasione del secondo anniversario dell’invasione russa in Ucraina, avvenuto il 24 febbraio di due anni fa, che ha provocato molte morti: “La guerra di aggressione che la Russia conduce contro l’Ucraina dal 2014, violando le norme e regolamenti internazionali, ha causato enormi sofferenze al popolo ucraino…

Questa guerra ha provocato la morte di centinaia di migliaia di persone e brutali violazioni dei diritti umani e delle libertà civili nei territori temporaneamente occupati, inclusi la sistematica violazione della libertà religiosa e la distruzione di città e infrastrutture civili. Tale guerra, ha generato la più grande crisi migratoria in Europa dall’epoca della Seconda Guerra mondiale”.

Infatti secondo un rapporto dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, a due anni dall’inizio del conflitto oltre 185.000 persone hanno fatto richiesta di protezione temporanea e circa 4.400 di protezione internazionale in Italia con un tasso di riconoscimento sulle richieste di protezione internazionale esaminate che sfiora il 90%, di cui oltre l’87% dei rifugiati in Italia sono donne e minori. Dalla ricerca emerge che quasi tre su quattro adulti profilati avevano una formazione universitaria e più della metà erano alla ricerca di un impiego in Italia. Nel 39% dei nuclei familiari era presente una persona con vulnerabilità. Inoltre i bambini ucraini non accompagnati registrati al 31 dicembre dello scorso anno sono oltre 4.000.

Ed anche l’ong ‘WeWorld’ ha raccontato attraverso la voce delle rifugiate ucraine questi due anni, sottolineando che in Ucraina la situazione umanitaria rimane grave ed i bisogni della popolazione sono ancora tanti, in quanto: l’accesso ad acqua pulita e potabile e a cure mediche è limitato in alcune zone e mancano vestiti caldi per fronteggiare le rigide temperature dell’inverno.

Per tante bambine, bambini e adolescenti non ci sono più spazi sicuri dove poter studiare e socializzare, come ha spiegato Nataliia Kavetska, che per 8 mesi ha lavorato come mediatrice linguistico-culturale negli ‘Spazi Donna WeWorld’ ed ora di nuovo in Ucraina:

“Se scatta l’allarme dobbiamo correre nei rifugi ed è capitato diverse volte di doverci fermare a lungo e che mio figlio studiasse insieme ad altri bambini in cantina. Nell’aria si sente il pericolo, anche solo durante una passeggiata vediamo le macerie dei palazzi. Eppure ho deciso di tornare in Ucraina, a Kyiv, perché volevo fare qualcosa per il mio Paese anche se la vita quotidiana è molto diversa da prima a causa dei continui bombardamenti”.

Ed ha raccontato la vita in Ucraina: “Proviamo a vivere al meglio, qualcuno prova a sopravvivere perché c’è anche la crisi economica: io spero di avere un futuro in Ucraina ma al momento non riesco a immaginarmelo. Da quando è iniziata la guerra e da quando sono tornata però ho iniziato ad apprezzare le cose importanti: cos’è l’amicizia, la vicinanza, il sostegno. Apprezzo meglio la vita. Ci sono tanti momenti difficili perché la vita quotidiana è molto faticosa ma nel mio cuore c’è speranza”.

Mentre Guido Manneschi, responsabile Paese in Ucraina per WeWorld, dove in due anni di intervento ha raggiunto 230.000 persone, di cui il 74% sono donne, bambine e bambini, ha detto di non vedere la conclusione del conflitto: “A due anni dall’inizio della guerra la popolazione ucraina continua a vivere l’impatto di un conflitto che, ancora, non vede una possibile fine…

Due anni che avranno ripercussioni sul futuro di un’intera generazione, con bambine e bambini che vivono una quotidianità precaria senza continuità a scuola con la paura dei bombardamenti, uomini che avranno bisogno di aiuto per superare lo stress post traumatico, donne che hanno il peso della cura e della ricostruzione sulle proprie spalle. Il popolo ucraino sta vivendo una crisi collettiva che deve essere fermata, il rischio è che il Paese non riesca più a rialzarsi”.

La Ong precisa che 14.600.000 persone, il 40% dell’intera popolazione, ha bisogno di aiuti umanitari, ma i finanziamenti coprono solo il 13% dei bisogni (Unhcr); 3.300.000 vivono vicino al fronte di guerra, dove arrivano pochi aiuti perché l’accesso umanitario è difficile e non garantito. In due anni 6.000.000 persone sono fuggite all’estero e 4.000.000 sono sfollate all’interno dell’Ucraina.

Per questo anche la Caritas italiana Caritas Italiana ha partecipato all’intervento della rete Caritas internazionale a favore di Caritas Ucraina e Caritas-Spes con servizi di accoglienza e di protezione, assistenza medica, kit igienici e alimentari, contributi in denaro.

Degli € 24.325.914,15 raccolti (al 31 dicembre 2023), tra cui € 1.000.000 da parte della CEI (fondi 8xmille), due terzi sono già stati spesi (€ 15.690.744,38); mentre il rimanente è destinato a progetti da realizzarsi nell’anno in corso e nei prossimi anni: tra i contributi spesi € 4.926.879,91 sono stati stanziati a progetti di sostegno in Ucraina e Paesi limitrofi ed € 10.763.864,47 a progetti di accoglienza in Italia:

“Dallo scoppio del conflitto molte diocesi italiane si sono impegnate per garantire un’accoglienza adeguata alle persone in fuga. Tante le attività organizzate a livello locale: accoglienza, raccolta beni di prima necessità, assistenza sanitaria, accompagnamento psicologico. Le strutture maggiormente utilizzate: appartamenti, parrocchie, famiglie, istituti religiosi, centri di accoglienza.

Migliaia le persone accolte dalla rete ecclesiale italiana, attraverso il progetto ‘Apri Ucraina’ promosso da Caritas Italiana. Il progetto ha coinvolto cento diocesi e ha permesso di accogliere oltre seimila persone. Da segnalare anche le vacanze solidali che hanno permesso a quasi 650 bambini ucraini (e ai loro accompagnatori) di trascorrere alcune settimane serene in Italia”.

Inoltre dall’occupazione della Crimea nel 2014, Amnesty International ha documentato numerose atrocità, tra cui attacchi mirati contro civili e infrastrutture civili, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, torture, privazioni illegittime della libertà, trasferimenti forzati di civili e l’uso della violenza sui prigionieri di guerra, secondo quanto ha affermato Denis Krivosheev, vicedirettore per l’Europa orientale e l’Asia centrale di Amnesty International:

“Mentre la guerra è ancora in corso, è necessario conservare per quanto possibile le prove di ogni singola atrocità. I responsabili dei crimini di diritto internazionale devono essere chiamati a risponderne, indipendentemente da quanto tempo ci vorrà. Questi crimini non cadono in prescrizione”.

Per questo Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore che rappresenta oltre 100 reti nazionali di Terzo settore, ha aderito alla Giornata di mobilitazione di sabato 24 febbraio nelle città italiane, indetta dalla Rete Italiana Pace e Disarmo per chiedere di fermare la follia criminale di tutte le guerre:

“A due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina lo scenario internazionale è sempre più grave, con la drammatica intensificazione del conflitto israelo-palestinese a seguito dell’attacco disumano di Hamas e della sproporzionata risposta militare da parte di Israele.

Assistiamo alla dimostrazione della fragilità degli equilibri internazionali, mentre la via della diplomazia e della soluzione pacifica dei conflitti diventa sempre più difficile da percorrere. In questo quadro è lo stesso principio di autodeterminazione dei popoli a perdere riconoscimento, se non addirittura ad essere negato”.

Quindi la proposta del Forum Terzo Settore ha proposto la promozione della cooperazione: “Mai come ora è imperativo promuovere la cooperazione tra Paesi, schierarsi per la pace e per un modello di sviluppo fondato sulla tutela dei diritti della persona e la giustizia sociale.

Ci uniamo alle tante voci che stanno denunciando in questi mesi il massacro di innocenti e la pericolosissima corsa al riarmo degli Stati. Ci appelliamo inoltre ai Governi, italiano ed europei innanzitutto, affinchè ascoltino le organizzazioni della società civile, che stanno indicando la strada della pace da seguire”.

Mentre la Comunità di Sant’Egidio ha diffuso una nota in cui ripercorre la straordinaria catena di solidarietà messa in atto dalle sue comunità che in questi due anni ha raggiunto circa 330.000 persone: “Tutto ciò è reso possibile da una catena di solidarietà che parte dall’Italia e da altri paesi europei e che non può interrompersi finché dura il conflitto”.

Nel centro di coordinamento delle iniziative umanitarie di Sant’Egidio, realizzato a Leopoli, vicino al confine con la Polonia, sono giunti finora dall’Italia e da diversi Paesi europei 127 carichi di aiuti umanitari, pari a 2.000 tonnellate, per un valore complessivo di oltre € 23.000.000.

Da Leopoli la Comunità di Sant’Egidio ha spedito farmaci, anche salvavita, a 209 strutture sanitarie, 90 amministrazioni locali, 54 istituti per bambini, anziani e disabili e numerosi centri di accoglienza per profughi anche nelle aree più remote del Paese. La stima delle persone che hanno usufruito di questi aiuti sanitari è di circa 2.000.000.

Ed oggi la Comunità di Sant’Egidio tiene una Liturgia per la Pace alle ore 19.30, nella chiesa di San Bernardino (via Lanzone 13, Milano; M2 Sant’Ambrogio), a cui partecipano profughi accolti a Milano.

Nel febbraio 2014 la Russia ha inviato le proprie truppe ad occupare la Crimea. Non ha mai ammesso che, nello stesso anno, erano entrate anche nell’Ucraina orientale. Le prove pubblicate da Amnesty International nel 2014, che includono l’analisi di immagini satellitari e testimonianze oculari, hanno confermato quanto avvenuto, rendendo evidente che siamo effettivamente di fronte a un conflitto armato internazionale della durata di un decennio.

La piaga dei bambini-soldato alimentata dalle guerre

“Nel 2022 quasi 8.000 minori, alcuni anche di soli cinque anni, sono stati arruolati ed utilizzati nelle guerre. Lo afferma il Segretario Generale dell’ONU in un rapporto dedicato alla situazione dell’infanzia nei conflitti. Va evidenziato che tale numero è aumentato rispetto al 2021. I piccoli vengono sottratti con la forza dalle scuole e dai propri villaggi e arruolati nelle milizie e negli eserciti regolari.

Milano: la pace è possibilità data a tutti

“Siamo convinti che si può fare qualcosa, siamo testardi e incoraggiamo tutti gli operatori pastorali e parrocchiali a tenere l’orizzonte della pace con obiettivo possibile”: con queste parole Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana, sabato 10 febbraio ha aperto il convegno Mondialità dal titolo ‘Facciamo la pace?. Da desiderio di tutti a possibilità di ciascuno’, promossa dalla Caritas ambrosiana insieme agli Uffici per la Pastorale dei Migranti e l’Ufficio per la Pastorale missionaria, alla presenza di 100 persone e 400 collegate da remoto.

Papa Francesco agli ebrei: l’antisemitismo è contro Dio

Venerdì 2 febbraio papa Francesco ha condannato con forza l’antisemitismo in una lettera indirizzata ‘ai fratelli ed alle sorelle ebrei di Israele’, inviata  alla teologa Karma Ben Johanan, tra le promotrici di un appello al pontefice sottoscritto da circa 400 tra rabbini e studiosi per il consolidamento dell’amicizia ebraico-cristiana dopo la tragedia del 7 ottobre, che ha espresso all’Osservatore Romano un sincero apprezzamento: “Siamo profondamente grati per la fiducia e lo spirito di amicizia con cui il Papa, e con lui l’intera Chiesa, ha voluto riaffermare la speciale relazione che unisce le nostre comunità, cattolica ed ebraica”.

Facciamo la pace? Da desiderio di tutti a possibilità di ciascuno a Milano

Sabato 10 febbraio, dalle ore 9.30 alle ore 13, nella sede di Caritas Ambrosiana (via San Bernardino 4, Milano) si terrà il Convegno Mondialità dal titolo ‘Facciamo la pace?  – Da desiderio di tutti a possibilità di ciascuno’, promosso da Caritas Ambrosiana insieme agli Uffici per la Pastorale migranti e per la Pastorale missionaria della Diocesi di Milano.

Papa Francesco: la tristezza è un demone che si combatte con la santità

“Non dimentichiamo le guerre. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, i Rohinja, tante guerre che sono dappertutto. La guerra sempre è una sconfitta, ci vuole la pace”: anche nell’udienza generale di oggi in Aula ‘Paolo VI’ papa Francesco ha rivolto l’appello, affinché cessi nel mondo le guerre”; mentre poco prima aveva salutato le Pie Discepole del Divin Maestro, che celebrano il centenario di fondazione, voluta da don Alberione:

Papa Francesco: l’ira è un vizio ‘tenebroso’

“Domani, in Italia, si celebra la Giornata Nazionale Vittime Civili di Guerra. Al ricordo orante per quanti sono deceduti nei due conflitti mondiali, associamo anche i tanti, troppi, civili, vittime inermi delle guerre che purtroppo insanguinano ancora il nostro pianeta, come accade in Medio Oriente e in Ucraina. Il loro grido di dolore possa toccare i cuori dei responsabili delle Nazioni e suscitare progetti di pace. Quando si leggono storie di questi giorni, nella guerra, c’è tanta crudeltà, tanta! Chiediamo al Signore la pace, che è sempre mite, non è crudele”.

Papa Francesco: innamorarsi è bello!

Al termine dell’udienza generale odierna papa Francesco ha pregato per la pace e soprattutto per i civili uccisi dall’attacco missilistico ad Erbil: “Esprimo la mia vicinanza e solidarietà alle vittime, tutte civili, dell’attacco missilistico che ha colpito una zona urbana di Erbil, capitale della Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno. Le buone relazioni tra vicini non si costruiscono con simili azioni, ma con il dialogo e la collaborazione. A tutti chiedo di evitare ogni passo che aumenti la tensione in Medio Oriente e negli altri scenari di guerra”.

Angelo Moretti: dall’Ucraina un appello per la pace nel mondo

“A vedere le immagini che arrivano da Karkhiv, Gaza, Israele, Nagorno Karabakh, pare che sia tornato prepotente un Dio che pensavamo di aver lasciato per sempre nel Vecchio Testamento, ‘il Dio degli eserciti’… Che senso ha avuto, in questo contesto, la preghiera universale organizzata dal Mean il 14 ottobre con tutte le confessioni religiose ucraine nella piazza religiosa principale di Kiev, Santa Sophia? Il senso di mettere al centro l’umano nel suo grido a Dio. Siamo stati in piazza per invocarlo insieme, perché ci aiuti a fermare il disumano che avanza negli eserciti e nei potenti del mondo”.

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