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Papa Francesco: ringraziare per la speranza

“La fede ci permette di vivere quest’ora in modo diverso rispetto a una mentalità mondana. La fede in Gesù Cristo, Dio incarnato, nato dalla Vergine Maria, dona un modo nuovo di sentire il tempo e la vita. Lo riassumerei in due parole: gratitudine e speranza”: con queste parole papa Francesco ha iniziato la riflessione per la fine dell’anno civile nella meditazione dei primi vespri della Solennità di Maria Madre di Dio con il canto del Te Deum nella basilica di San Pietro.

E’ una meditazione incentrata sul significato cristiano di speranza, che si basa sulla relazione: “Forse può sembrare che sia così, e magari lo fosse! Ma, in realtà, la gratitudine mondana, la speranza mondana sono apparenti; mancano della dimensione essenziale che è quella della relazione con l’Altro e con gli altri, con Dio e con i fratelli. Sono appiattite sull’io, sui suoi interessi, e così hanno il fiato corto, non vanno oltre la soddisfazione e l’ottimismo”.

Una relazione improntata sullo stupore e non sull’ottimismo: “Invece in questa Liturgia si respira tutta un’altra atmosfera: quella della lode, dello stupore, della riconoscenza. E ciò accade non per la maestosità della Basilica, non per le luci e per i canti (queste cose ne sono piuttosto la conseguenza), ma per il Mistero che l’antifona al primo salmo ha espresso così: ‘Meraviglioso scambio! Il Creatore ha preso un’anima e un corpo, è nato da una vergine;… ci dona la sua divinità’. Questo meraviglioso scambio!”

E la prima impressione è quella della gratitudine di una Madre per un Figlio: “E’ un’esperienza che solo una mamma può fare, e che tuttavia in lei, nella Madre di Dio, ha una profondità unica, incomparabile. Maria sa, lei sola insieme a Giuseppe, da dove viene quel Bambino. Eppure è lì, respira, piange, ha bisogno di mangiare, di essere coperto, accudito. Il Mistero dà spazio alla gratitudine, che affiora nella contemplazione del dono, nella gratuità, mentre soffoca nell’ansia dell’avere e dell’apparire”.

Una gratitudine che si apre alla speranza: “La Chiesa impara dalla Vergine Madre la gratitudine. E impara anche la speranza. Viene da pensare che Dio abbia scelto lei, Maria di Nazaret, perché nel suo cuore ha visto rispecchiata la propria speranza. Quella che Lui stesso aveva infuso in lei con il suo Spirito. Maria è da sempre colmata di amore, colmata di grazia, e per questo è anche colmata di fiducia e di speranza”.

Tale gratitudine è occasione per volgere lo sguardo al Giubileo: “Cari fratelli e sorelle, possiamo chiederci: Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo ‘città della speranza’? Tutti sappiamo che da tempo è in atto l’organizzazione del Giubileo. Ma comprendiamo bene che, nella prospettiva che qui assumiamo, non si tratta principalmente di questo; si tratta piuttosto della testimonianza della comunità ecclesiale e civile; testimonianza che, più che negli eventi, consiste nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza. E allora la domanda si può formulare così: stiamo operando, ciascuno nel proprio ambito, affinché questa città sia segno di speranza per chi vi abita e per quanti la visitano?”

E’ un invito a prepararsi al Giubileo del 2025 con la preghiera, secondo l’insegnamento della Madre di Dio: “Cari fratelli e sorelle, un pellegrinaggio, specialmente se impegnativo, richiede una buona preparazione. Per questo l’anno prossimo, che precede il Giubileo, è dedicato alla preghiera. Tutto un anno dedicato alla preghiera.

E quale maestra migliore potremmo avere della nostra Santa Madre? Mettiamoci alla sua scuola: impariamo da lei a vivere ogni giorno, ogni momento, ogni occupazione con lo sguardo interiore rivolto a Gesù. Gioie e dolori, soddisfazioni e problemi. Tutto alla presenza e con la grazia di Gesù, il Signore. Tutto con gratitudine e speranza”.

Quindi la preghiera apre allo stupore, come aveva sottolineato prima della recita dell’Angelus della festa della Santa Famiglia il papa: “La capacità di stupore è un segreto per andare avanti bene in famiglia. Non abituarsi all’ordinarietà delle cose. Sapersi anzitutto stupire di Dio, che ci accompagna. E poi, stupirsi in famiglia. Penso che è bene nella coppia sapersi stupire del proprio coniuge, ad esempio prendendolo per mano e guardandolo negli occhi alla sera per qualche istante, con tenerezza: lo stupore ti porta alla tenerezza, sempre”.

Lo stupore dovuto alla bellezza del matrimonio: “E’ bella la tenerezza nel matrimonio. E poi stupirsi del miracolo della vita, dei figli, trovando il tempo per giocare con loro e per ascoltarli… E’ una bella paternità e maternità, questa. E poi, stupirsi della saggezza dei nonni. Tante volte, noi i nonni li tiriamo fuori dalla vita. No, i nonni sono fonti di saggezza. Impariamo a stupirci della saggezza dei nonni, della loro storia. I nonni che riportano la vita all’essenziale.

E stupirsi, infine, della propria storia d’amore – ognuno di noi ha la propria: il Signore ci ha fatto camminare con amore, stupirsi di questo. La nostra vita ha sicuramente degli aspetti negativi, ma stupirsi anche della bontà di Dio di camminare con noi, anche se noi siamo così inesperti”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco: Dio è Padre

“Martedì prossimo, 20 giugno, ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite: con grande tristezza e tanto dolore penso alle vittime del gravissimo naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo delle coste della Grecia. E sembra che il mare fosse calmo. Rinnovo la mia preghiera per quanti hanno perso la vita e imploro che sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie. E prego anche per i giovani studenti, vittime del brutale attacco avvenuto contro una scuola nell’ovest dell’Uganda. Questa lotta, questa guerra dappertutto… preghiamo per la pace!”.

Papa Francesco ai consacrati ed alle consacrate: siate testimoni della profezia evangelica come i Santi

La giornata in Ungheria è stata conclusa dall’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, le consacrate, i seminaristi e gli operatori pastorali presso la Concattedrale di Santo Stefano, accolto dall’arcivescovo di Esztergom-Budapest, dal presidente della Conferenza Episcopale e dal parroco, il quale gli porge la croce e l’acqua benedetta.

‘Genitori sta a noi’: i dieci comandamenti dalla prospettiva di mamma e papà

Da quando sono diventata mamma non è cambiata solo la mia vita, ma anche la mia fede. Voglio dire, il modo di rivolgermi a Dio ha assunto sfumature nuove. I miei esami di coscienza sono spesso incentrati sul mio rapporto con i figli, su come li amo, su come li educo, su come li accudisco.

Avezzano ha accolto il nuovo vescovo

Domenica 3 ottobre la Chiesa marsicana ha accolto il nuovo vescovo, mons. Giovanni Massaro nella Cattedrale di Avezzano con la celebrazione eucaristica per l’inizio del ministero pastorale nella diocesi dei Marsi. Prima della celebrazione eucaristica mons. Massaro si è recato prima nella Casa circondariale di Avezzano, per incontrare alcuni detenuti ed il personale di sorveglianza, e poi nella casa diocesana di accoglienza ‘Fratelli tutti’. A seguire si è recato in Municipio per incontrare i sindaci della Marsica e poi, a piedi, insieme a loro si è recato in Cattedrale attraversando le strade della città.

Mons. Lorefice invita a ‘salire in alto’

“Correva l’anno 1624 quando la città di Palermo veniva infestata dalla peste che seminava morte e distruzione. In quella situazione i nostri concittadini e i nostri padri nella fede sperimentarono la grande benevolenza di Dio per l’intercessione di S. Rosalia. le reliquie della Santa, rinvenute sul Monte Pellegrino il 15 luglio del 1624 e portate in processione il 9 giugno 1625, placarono le malattie e improvvisamente la peste svanì”.

8 anni di papa Francesco: gratitudine dalla Chiesa

“Camminare, edificare-costruire, confessare… Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti”.

Liberi p. Macalli e Chiacchio

Ieri dopo due anni sono stati liberati, a pochi giorni dalla giornata missionaria, p. Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio, che stanno bene e rientrano in Italia, come ha riferito l’Aise: “Abbiamo eseguito intense attività di intelligence realizzate in contesti territoriali caratterizzati da estrema complessità e pericolosità. Il buon esito dell’operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell’intelligence, ha evidenziato anche l’eccellente opera investigativa dell’Autorità giudiziaria italiana”.

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