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Giubileo: la cultura per respirare spiritualità
“Nel suo diario Zavattini annota: Vorrebbero [che facessi] un film tutto mio, lasciandomi totalmente libero, dico totalmente, purché il film si basi sulla morale cristiana, ma chi non è cristiano? Cristo è alle porte”: con questo pensiero a conclusione della presentazione degli eventi culturali che accompagneranno il Giubileo del 2025 mons. Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali, ha presentato la rassegna dei film ‘Volti e controvolti di speranza’ che sarà aperta il 14 aprile al Cinema delle Province, a Roma, con la pellicola ‘La porta del cielo’ (Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, 1945), in una copia recentemente restaurata. Si tratta di un lavoro di rete tra Fondazione MAC, il Centro di ricerca Cast di Uninettuno, Officina della Comunicazione, Isacem e Cineteca Nazionale.
Quindi questa rassegna si apre con il film di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini: “Nello specifico dell’opera di De Sica-Zavattini, La porta del cielo racconta un pellegrinaggio di malati al santuario di Loreto. Girato, tra il marzo e il giugno del 1944, durante l’occupazione nazifascista della Capitale, le riprese si svolsero a Roma nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Nel processo realizzativo del film fu coinvolto anche Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI, allora sostituto alla Segreteria di Stato”.
Sollecitando le 500 Sale di comunità in Italia a replicare l’iniziativa di quella della diocesi di Roma, mons. Viganò ha citato gli altri film selezionati dalla Fondazione Ente dello Spettacolo: ‘On life’ (2023) di James Hawes, con il premio Oscar Anthony Hopkins, ‘La chimera’ (2023) di Alice Rohrwacher con Josh O’Connor e Isabella Rossellini, ‘Perfect Days’ (2023) di Wim Wenders, ‘Foglie al vento’ (2023) di Aki Kaurismäki., ‘L’intrepido’ (2013) di Gianni Amelio; ‘Silence’ (2016) di Martin Scorsese; ‘Chiara’ (2022) di Susanna Nicchiarelli; ‘Il concerto’ (2009) di Radu Mihăileanu e ‘Cristo proibito’ (1951) di Curzio Malaparte.
Iniziando la conferenza stampa mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo, ha spiegato il motto ‘Pellegrini di speranza’: “Tutti sperano, nessuno escluso. L’esperienza della speranza è radicata nel cuore di ogni persona come attesa di un bene e desiderio che si realizzi. La speranza è oggetto di studio da parte varie scienze: dalla letteratura alla psichiatria; dalla sociologia alla filosofia e teologia… l’esigenza di dare voce alla speranza accomuna i saperi e rende l’umanità più coinvolta in un processo di progresso e benessere”.
Inoltre, mentre ha detto che nel prossimo mese sarà reso pubblico il programma completo, mons. Fisichella ha sottolineato il valore spirituale del Giubileo: “E’ per questo che fin dai primi giorni di progettazione si è dato vita anche a una Commissione culturale con l’intento di trovare le forme più adeguate per dare spessore all’esperienza giubilare. La Commissione è stata in grado di accogliere e valutare tante proposte che sono giunte da differenti parti. Alcune sono già partite mentre altre troveranno attuazione nei prossimi mesi. Mi piace, ad esempio, far riferimento al progetto ‘In Cammino’, un pellegrinaggio moderno tra le 14 maggiori Abbazie d’Europa ideato e promosso da Livia Pomodoro, presidente dell’associazione culturale ‘No’hma – In cammino’.
Il Pellegrinaggio, partito dall’Abbazia di Canterbury nel luglio del 2023, attraversa sette Paesi europei per giungere poi fino a Roma nel 2025. Lo scopo principale di questa iniziativa è quello di proporre, come spiegano gli organizzatori, un vero e proprio percorso del cuore e della mente, che riunisce in sé ragione e fede, riscoperta e rispetto dell’ambiente all’insegna della speranza”.
Inoltre don Alessio Geretti, collaboratore esterno del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha illustrato la mostra di icone che è esposta per tutto l’anno alla chiesa di Sant’Agnese in Agone, in sacrestia, ‘un luogo di grande accessibilità per tutti’: saranno esposte una ventina di opere, di tradizione russa, ucraina, siriana, con la speciale collaborazione tra il dicastero per l’Evangelizzazione ed i Musei Vaticani: le icone nel contesto dell’arte bizantina saranno particolarmente adatte a entrare nell’Anno Santo.
All’inizio 2025 (tra novembre 2024 e gennaio 2025) ed entro l’estate di quest’anno ci saranno due eventi su Salvador Dalì e Marc Chagall, che proviene da una tradizione ebraica e sviluppatore di una mistica della quotidianità, nutrito di Sacra Scrittura, grande fonte di ispirazione per lui, come ha detto don Geretti: “Forse uno dei pochissimi del mondo ebraico che ha esplicitamente riconosciuto il fascino di Cristo, che poteva sintetizzare ai suoi occhi la sua fede e che ci offre una importante chiave di lettura anche per l’oggi”.
E per quanto riguarda Salvador Dalì don Geretti ha sottolineato il suo percorso di fede: “Dalì trovò religiosamente interessantissima, inoltre, la radice di fede delle scienze quantistiche: la materia, sosteneva, è l’antefatto dello Spirito. In Dalì troviamo che la bellezza della forma risveglia la tensione verso la vita nello Spirito”.
(Foto: Vatican News)
Papa Francesco alla comunità nigeriana di Roma: la fede è ricchezza nella diversità
All’indomani della celebrazione della Domenica delle Palme, oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza la comunità cattolica nigeriana di Roma, che ha compiuto 25 anni di presenza a Roma, che coincide con la solennità dell’Annunciazione:
“La data odierna, 25 marzo, coincide con una ricorrenza liturgica molto importante, cioè la Solennità dell’Annunciazione; quest’anno, però, a causa della Settimana Santa, l’Annunciazione viene spostata in un altro giorno. Queste due realtà, la prima che ci ricorda l’Incarnazione del Signore e l’altra che ci introduce nei misteri pasquali della salvezza, ci mostrano che il Verbo, che si è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi, ha vissuto, è morto ed è risorto per realizzare la riconciliazione e la pace tra Dio e l’umanità. Egli ci ha donato la sua vita!”
Durante l’udienza il papa ha sottolineato tre parole, di cui la prima esprime la sua gratitudine: “Vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto e continuate a fare testimoniando il gioioso messaggio del Vangelo. Mi unisco a voi anche nel ringraziare Dio Onnipotente per i numerosi giovani nigeriani che hanno ascoltato la chiamata del Signore al sacerdozio e alla vita consacrata e hanno risposto con generosità, umiltà e perseveranza.
Ce ne sono alcuni qui tra di voi, giovani sacerdoti e giovani suore. A ciascun seguace di Gesù, infatti, secondo la sua particolare vocazione, è affidata la responsabilità di servire Dio e il prossimo nell’amore, rendendo Cristo presente nella vita dei fratelli. Possiate essere sempre discepoli missionari, grati che il Signore vi abbia scelti per seguirlo e vi abbia inviato a proclamare con zelo la nostra fede e a contribuire alla costruzione di un mondo più giusto e umano”.
La seconda parola ha riguardato la ‘diversità’, che produce ricchezza culturale: “Su questo, vorrei dire che la diversità di etnie, tradizioni culturali e lingue nella vostra Nazione non costituisce un problema, ma è un dono che arricchisce il tessuto della Chiesa come quello dell’intera società, e consente di promuovere i valori della comprensione reciproca e della convivenza”.
Una ricchezza culturale che è accogliente: “Spero che la vostra comunità qui a Roma, nell’accogliere e accompagnare i fedeli nigeriani e gli altri credenti, assomigli sempre a una grande famiglia inclusiva, dove tutti possano mettere a frutto i propri talenti diversi, che sono frutti dello Spirito Santo, per sostenervi e rafforzarvi a vicenda nei momenti di gioia e di dolore, di successo e di difficoltà. In questo modo, sarete in grado di seminare i semi dell’amicizia sociale e della concordia per le generazioni presenti e future”.
E’ stato un invito ad evitare il pericolo della chiusura: “E state attenti a un pericolo, il pericolo della chiusura: non essere universali ma chiudersi in un isolamento, mi permetto la parola, tribale. No. Le vostre radici si chiudono, si isolano in questo atteggiamento tribale e non universale, non comunitario. Comunità sì, tribù no. Questo è molto importante. E vale per tutti noi, per tutti, ognuno secondo la sua posizione. L’universalità è non chiudersi nella propria cultura. E’ vero, la propria cultura è un dono, ma non per chiuderlo: per darlo, per offrirlo. Universale, universalità”.
Ed infine la necessità del dialogo: “Purtroppo, molte regioni del mondo stanno attraversando conflitti e sofferenze e anche la Nigeria sta vivendo un periodo di difficoltà. Nell’assicurarvi la mia preghiera per la sicurezza, l’unità e il progresso spirituale ed economico della vostra Nazione, invito tutti a favorire il dialogo e ad ascoltarsi a vicenda con cuore aperto, senza escludere nessuno a livello politico, sociale e religioso”.
Il dialogo nasce se si conosce la propria identità: “Integrare, dialogare, universalizzare, sempre a partire dalla propria identità. Allo stesso tempo, vi incoraggio ad essere annunciatori della grande misericordia del Signore, operando per la riconciliazione tra tutti i vostri fratelli e sorelle, contribuendo ad alleviare il peso dei poveri e dei più bisognosi e facendo vostro lo stile di Dio. E qual è lo stile di Dio? Vicinanza, compassione e tenerezza. Non dimenticatevi questo. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. In questo modo tutti i nigeriani potranno continuare a camminare insieme nella solidarietà fraterna e nell’armonia”.
Inoltre il papa ha inviato ai giovani ha inviato un messaggio nel quinto anniversario dell’esortazione apostolica post-sinodale ‘Christus vivit’, ricordando i 40 anni del primo raduno dei giovani in piazza san Pietro: “Il prossimo 14 aprile ricorderemo i 40 anni dal primo grande raduno dei giovani che, nel contesto dell’Anno Santo della Redenzione, fu il germoglio delle future Giornate Mondiali della Gioventù.
Alla fine di quell’anno giubilare, nel 1984, san Giovanni Paolo II consegnò la Croce ai giovani con la missione di portarla in tutto il mondo come segno e ricordo che solo in Gesù morto e risorto c’è salvezza e redenzione… E voi Gesù contemplatelo così: vivo e traboccante di gioia, vincitore della morte, amico che vi ama e vuole vivere in voi”.
Per il papa tale esortazione è stata frutto di una Chiesa sinodale: “L’Esortazione ‘Christus vivit’ è frutto di una Chiesa che vuole camminare insieme e che perciò si mette in ascolto, in dialogo e in costante discernimento della volontà del Signore. Per questo, più di cinque anni fa, in vista del Sinodo sui giovani, a tanti di voi, di varie parti del mondo, è stato chiesto di condividere le proprie attese e i propri desideri…. E’ stato un vero ‘esperimento sinodale’, che ha portato molti frutti e che ha preparato la strada anche per un nuovo Sinodo, quello che stiamo vivendo adesso, in questi anni, proprio sulla sinodalità”.
(Foto: Santa Sede)
Figlie di San Giuseppe di Rivalba annunciano l’uscita di ‘Oltre la ragione’, nuovo brano del Kantiere Kairòs, per la festa di San Giuseppe
In occasione del 19 marzo, memoria liturgica di San Giuseppe, la congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Rivalba è lieta di annunciare l’uscita del nuovo brano musicale del gruppo rock cristiano Kantiere Kairòs, intitolato ‘Oltre la ragione’. Un pezzo incentrato sul carisma e dedicato alla congregazione, nato dalla collaborazione iniziata esattamente un anno fa a Palestrina (Roma), in occasione di un concerto della band nell’ambito del Festival di San Giuseppe organizzato dalle religiose insieme con la diocesi locale.
Impegnata nella preparazione delle ostie e del vino per la Messa, nella catechesi e nell’animazione liturgica, oggi la congregazione è presente con circa 200 suore in 3 continenti con 18 comunità, di cui 9 in Italia (2 a Rivalba, Torino, Roma, Niguarda, Como, Genova, Padova, Chieti) e 9 all’estero (2 in Argentina, 3 in Brasile, 1 in Messico e 3 in Nigeria). Mentre dal 2013 la band cosentina Kantiere Kairòs – formata da Antonello Armieri, Davide Capitano, Gabriele Di Nardo e Jo Di Nardo – lavora per annunciare l’amore di Dio attraverso la musica, come ha sottolineato Madre Angelita Guerriero, superiora generale dell’Istituto:
“Questa canzone mi piace moltissimo ed è stato bello incontrare il Kantiere Kairòs di cui ho immediatamente apprezzato la grande professionalità, ma soprattutto una fede ardente che si coglie nel loro atteggiamento e nei testi delle canzoni. Sono di conseguenza onorata di poter avere un brano che ci racconta e che ci rappresenta pienamente, con parole ispirate e carismatiche. Mi auguro possa incontrare il favore delle giovani generazioni.
Al dì là dei grandi discorsi, la musica può essere una strada che conduce al bene e il canto può essere davvero un veicolo di evangelizzazione. E infine penso che già nel titolo ci sia un bel mandato: abbiamo sicuramente bisogno di andare “oltre la ragione” per costruire un mondo migliore, nella pace”.
“La canzone racconta di come Dio desidera il nostro essere parte attiva all’offerta di riconciliazione, ovvero Gesù Eucaristia, racconta Antonello Armieri del Kantiere Kairòs. Nello specifico, sono le mani delle Figlie di San Giuseppe di Rivalba – che hanno il compito bellissimo di predisporre materialmente ciò che miracolosamente ‘cambia sostanza’ – ad essere le protagoniste di una composizione nata per caso e per amore dopo l’incontro con la loro storia, il loro lavoro che contribuisce al mistero più grande che ci sia, che appunto va ‘oltre la ragione’.
L’incontro con le Figlie di San Giuseppe è avvenuto grazie a un amico in comune, Paolo Damosso, che ha fatto da tramite per un nostro concerto il 19 marzo 2023 nell’Auditorium della parrocchia Sacra Famiglia a Palestrina (Roma). Per l’occasione ci ha proposto di approfondire la loro storia e attività e, perché no, magari scrivere qualcosa che le riguardasse”.
Quindi, “se è vero che le suore attivamente realizzano le particole, i paramenti e il necessario per la celebrazione eucaristica, è anche vero che rappresentano a tutti gli effetti l’appendice di ognuno di noi, del nostro lavoro da presentare sull’altare. Lo scorso anno abbiamo presentato la canzone in occasione della loro festa ed è allora che hanno deciso di produrre l’incisione del pezzo, affinché diventasse il loro manifesto in musica. Ne siamo emozionati e orgogliosi”, conclude Antonello Armieri, voce e chitarra della band.
Il brano ‘Oltre la ragione’ sarà disponibile su tutte le piattaforme on line a partire dal 19 marzo. In corrispondenza di questa nuova produzione, le Figlie di San Giuseppe di Rivalba iniziano un anno dedicato al loro fondatore, il Beato Clemente Marchisio, e si avviano così verso le celebrazioni per i 150 anni dalla fondazione della congregazione, che culmineranno il 12 novembre 2025.
Nato a Racconigi (Cuneo) nel 1833 e morto a Rivalba (Torino) nel 1903, sacerdote dal 1856, don Marchisio fu viceparroco e parroco. Nel 1875 fondò l’Istituto delle Figlie di san Giuseppe, particolarmente impegnato nel culto eucaristico. Alle suore diceva: “Vi chiamerete Figlie di San Giuseppe, perché ad imitazione di questo grande santo dovete essere le custodi di Gesù Sacramentato, conducendo una vita santa ad imitazione della Sacra Famiglia di Nazareth”. San Pio X riconobbe ufficialmente l’Istituto nel 1907 e lo volle per la sacrestia di S. Pietro. Il fondatore venne proclamato beato da Giovanni Paolo II il 30 settembre 1984.
Per ulteriori informazioni: www.figliedisangiuseppedirivalba.org
Facebook Congregazione Figlie di San Giuseppe di Rivalba
Instagram figliedisangiuseppedirivalba / Youtube Beato Clemente Marchisio
www.kantierekairos.it
Facebook kantierekairos / Instagram kantiere_kairos / Youtube Kantiere Kairòs
Papa Francesco invita a leggere il tempo favorevole
Questa mattina papa Francesco ha ricevuto al Palazzo Apostolico i partecipanti alla plenaria del Dicastero per l’Evangelizzazione – Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo ed ha soffermato il discorso, letto da mons. Ciampanelli, sulla ‘spiritualità della misericordia’, come contenuto fondamentale nell’opera di evangelizzazione con un particolare pensiero alle Chiese locali:
“Il primo pensiero va alla condizione in cui versano diverse Chiese locali dove il secolarismo dei decenni passati ha creato enormi difficoltà: dalla perdita del senso di appartenenza alla comunità cristiana, all’indifferenza per quanto concerne la fede e i suoi contenuti. Sono problemi seri, con cui tanti fratelli ogni giorno devono confrontarsi, ma non bisogna perdersi d’animo”.
Nonostante il secolarismo, il papa ha invitato a ‘leggere’ bene questo tempo ‘favorevole’: “Il secolarismo è stato studiato e si sono scritte valanghe di pagine in proposito. Conosciamo gli effetti negativi che ha prodotto, ma questo è il tempo favorevole per comprendere quale risposta efficace siamo chiamati a dare alle giovani generazioni perché possano recuperare il senso della vita”.
Il centro della riflessione papale è la libertà: “Il richiamo all’autonomia della persona, avanzato come una delle pretese del secolarismo, non può essere teorizzato come indipendenza da Dio, perché è proprio Dio che garantisce la libertà all’agire personale.
E riguardo alla nuova cultura digitale, che presenta tanti aspetti interessanti per il progresso dell’umanità (pensiamo alla medicina e alla salvaguardia del creato), essa porta con sé anche una visione dell’uomo che appare problematica se riferita all’esigenza di verità che alberga in ogni persona, unita all’esigenza di libertà nei rapporti interpersonali e sociali”.
Quindi occorre recuperare la trasmissione della fede: “A tale scopo è urgente recuperare un’efficace relazione con le famiglie e con i centri di formazione. La fede nel Signore risorto, che è il cuore dell’evangelizzazione, per essere trasmessa richiede un’esperienza significativa vissuta in famiglia e nella comunità cristiana come incontro con Gesù Cristo che cambia la vita. Senza questo incontro, reale ed esistenziale, si sarà sempre sottoposti alla tentazione di fare della fede una teoria e non una testimonianza di vita”.
In questa trasmissione di fede fondamentale è la catechesi attraverso il nuovo Direttorio, elaborato nel 2020: “Esso è uno strumento valido e può essere efficace, non solo per il rinnovamento della metodologia catechistica, ma direi soprattutto per il coinvolgimento della comunità cristiana nel suo insieme. In questa missione, un ruolo specifico è affidato a coloro che hanno ricevuto e riceveranno il ministero di Catechista, per essere rafforzati nel loro impegno al servizio dell’evangelizzazione”.
E’ stato un invito ai vescovi per accompagnare sempre più al ministero di catechista: “Auspico che i Vescovi sappiano alimentare e accompagnare le vocazioni a tale ministero, soprattutto tra i giovani, per consentire che sia ridotto il divario tra le generazioni e la trasmissione della fede non appaia come un compito affidato solo alle persone anziane.
In questo senso, vi incoraggio a trovare le forme perché il Catechismo della Chiesa Cattolica possa continuare ad essere conosciuto, studiato, valorizzato, così che se ne traggano le risposte alle nuove esigenze che si manifestano con il passare dei decenni”.
Inoltre nell’evangelizzazione è necessaria la ‘spiritualità della misericordia’: “La misericordia di Dio non viene mai meno e noi siamo chiamati a testimoniarla e a farla, per così dire, circolare nelle vene del corpo della Chiesa. Dio è misericordia: questo messaggio perenne è stato rilanciato con forza e modalità rinnovate da san Giovanni Paolo II per la Chiesa e l’umanità all’inizio del terzo millennio. La pastorale dei Santuari, che è una vostra competenza, richiede di essere impregnata di misericordia, perché quanti giungono in quei luoghi vi possano trovare delle oasi di pace e serenità”.
Fondamentali sono i ‘Missionari della misericordia’ per il sacramento della Riconciliazione: “Ministri di Dio che non solo attende ma va incontro, va in cerca, perché è Padre misericordioso, non padrone, è buon Pastore, non mercenario, ed è pieno di gioia quando può accogliere una persona che ritorna, oppure la ritrova mentre va errando nei suoi labirinti.
Quando l’evangelizzazione è compiuta con l’unzione e lo stile della misericordia trova maggior ascolto, e il cuore si apre con più disponibilità alla conversione. Si è toccati, infatti, in ciò di cui sentiamo di avere più bisogno, cioè l’amore puro, gratuito, che è sorgente di vita nuova”.
Eppoi ha chiesto di prepararsi al Giubileo, che invita a vivere la speranza: “Tra qualche settimana renderò pubblica la Lettera Apostolica per la sua indizione ufficiale: auspico che quelle pagine possano aiutare molti a riflettere e soprattutto a vivere concretamente la speranza.
Questa virtù teologale è stata vista poeticamente come la ‘sorella più piccola’ in mezzo alle altre due, fede e carità, ma senza la quale queste due non vanno avanti, non esprimono al meglio sé stesse. Il popolo santo di Dio ne ha tanto bisogno!”
Però nel frattempo ha invitato a non dimenticare la speranza attraverso l’intensificazione della preghiera: “E non dimentichiamo che questo anno che precede il Giubileo è dedicato alla preghiera. Abbiamo bisogno di riscoprire la preghiera come esperienza di stare alla presenza del Signore, di sentirci compresi, accolti e amati da Lui.
Come ci ha insegnato Gesù, non si tratta di moltiplicare le nostre parole quanto, piuttosto, di dare spazio al silenzio per ascoltare la sua Parola e accoglierla nella nostra vita. Incominciamo noi, fratelli e sorelle, a pregare di più, a pregare meglio, alla scuola di Maria e dei santi e delle sante”.
(Foto: Santa Sede)
L’ospitalità religiosa apre ai bambini per la Giornata Mondiale indetta da papa Francesco
Chiesa: nuovi luoghi di incontro ed accoglienza in conventi e seminari a ‘Devotio’
Alloggi per genitori di bambini ricoverati in ospedale, strutture di accoglienza per persone disagiate, centri di spiritualità per sacerdoti, spazi per attività culturali e anche un ristorante gourmet. Sono queste alcune delle iniziative di diocesi, comunità religiose e associazioni che saranno presentate al convegno “Ripartire dall’incontro: luoghi dell’annuncio e spazi di comunità”, che si svolgerà durante ‘Devotio 2024’, quarta edizione della più grande fiera internazionale sui prodotti e i servizi per il mondo religioso, in programma dall’11 al 13 febbraio a BolognaFiere.
Papa Francesco: le benedizioni si danno alla persona
La Chiesa italiana si avvia a vivere il Giubileo
Al termine del Consiglio Permanente della Cei, svoltosi a Roma, il segretario generale, mons. Giuseppe Baturi, ha annunciato che papa Francesco chiuderà la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia – che si svolgerà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024: “Il Santo Padre sarà con noi domenica 7 luglio per portare un messaggio ai partecipanti all’appuntamento di Trieste e per celebrare la Messa”.
Nuovi luoghi di incontro ed accoglienza in conventi e seminari a ‘Devotio 2024’
Alloggi per genitori di bambini ricoverati in ospedale, strutture di accoglienza per persone disagiate, centri di spiritualità per sacerdoti, spazi per attività culturali e anche un ristorante gourmet. Sono queste alcune delle iniziative di diocesi, comunità religiose e associazioni che saranno presentate al convegno ‘Ripartire dall’incontro: luoghi dell’annuncio e spazi di comunità’, che si svolgerà durante ‘Devotio 2024’, quarta edizione della più grande fiera internazionale sui prodotti e i servizi per il mondo religioso, in programma dall’11 al 13 febbraio a BolognaFiere.
Verso il Giubileo con l’Anno della Preghiera
Alla Sala Stampa della Santa Sede oggi è stato presentato l’Anno della Preghiera in preparazione al Giubileo 2025 ed anche la collana ‘Appunti sulla Preghiera’, da parte ci mons. Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo, che ha delineato le iniziative ed i sussidi, dopo i numerosi appelli di papa Francesco alla preghiera, che apre alla speranza: