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La rivista ‘Sì alla Vita’ del Movimento per la Vita ha festeggiato 45 anni

“Ciò che non si comunica non esiste… Per questo il Movimento per la Vita punta tutto su questo giornale: è necessaria una voce che, regolarmente, porti in tante case l’informazione e l’interpretazione dei fatti che sulla frontiera della vita, giorno dopo giorno, in un crescendo vorticoso, accadono nel mondo. Questo è il Sì alla Vita”.

La maternità surrogata sia messa al bando

“La via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto”.

Papa Francesco: ringraziare per la speranza

“La fede ci permette di vivere quest’ora in modo diverso rispetto a una mentalità mondana. La fede in Gesù Cristo, Dio incarnato, nato dalla Vergine Maria, dona un modo nuovo di sentire il tempo e la vita. Lo riassumerei in due parole: gratitudine e speranza”: con queste parole papa Francesco ha iniziato la riflessione per la fine dell’anno civile nella meditazione dei primi vespri della Solennità di Maria Madre di Dio con il canto del Te Deum nella basilica di San Pietro.

E’ una meditazione incentrata sul significato cristiano di speranza, che si basa sulla relazione: “Forse può sembrare che sia così, e magari lo fosse! Ma, in realtà, la gratitudine mondana, la speranza mondana sono apparenti; mancano della dimensione essenziale che è quella della relazione con l’Altro e con gli altri, con Dio e con i fratelli. Sono appiattite sull’io, sui suoi interessi, e così hanno il fiato corto, non vanno oltre la soddisfazione e l’ottimismo”.

Una relazione improntata sullo stupore e non sull’ottimismo: “Invece in questa Liturgia si respira tutta un’altra atmosfera: quella della lode, dello stupore, della riconoscenza. E ciò accade non per la maestosità della Basilica, non per le luci e per i canti (queste cose ne sono piuttosto la conseguenza), ma per il Mistero che l’antifona al primo salmo ha espresso così: ‘Meraviglioso scambio! Il Creatore ha preso un’anima e un corpo, è nato da una vergine;… ci dona la sua divinità’. Questo meraviglioso scambio!”

E la prima impressione è quella della gratitudine di una Madre per un Figlio: “E’ un’esperienza che solo una mamma può fare, e che tuttavia in lei, nella Madre di Dio, ha una profondità unica, incomparabile. Maria sa, lei sola insieme a Giuseppe, da dove viene quel Bambino. Eppure è lì, respira, piange, ha bisogno di mangiare, di essere coperto, accudito. Il Mistero dà spazio alla gratitudine, che affiora nella contemplazione del dono, nella gratuità, mentre soffoca nell’ansia dell’avere e dell’apparire”.

Una gratitudine che si apre alla speranza: “La Chiesa impara dalla Vergine Madre la gratitudine. E impara anche la speranza. Viene da pensare che Dio abbia scelto lei, Maria di Nazaret, perché nel suo cuore ha visto rispecchiata la propria speranza. Quella che Lui stesso aveva infuso in lei con il suo Spirito. Maria è da sempre colmata di amore, colmata di grazia, e per questo è anche colmata di fiducia e di speranza”.

Tale gratitudine è occasione per volgere lo sguardo al Giubileo: “Cari fratelli e sorelle, possiamo chiederci: Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo ‘città della speranza’? Tutti sappiamo che da tempo è in atto l’organizzazione del Giubileo. Ma comprendiamo bene che, nella prospettiva che qui assumiamo, non si tratta principalmente di questo; si tratta piuttosto della testimonianza della comunità ecclesiale e civile; testimonianza che, più che negli eventi, consiste nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza. E allora la domanda si può formulare così: stiamo operando, ciascuno nel proprio ambito, affinché questa città sia segno di speranza per chi vi abita e per quanti la visitano?”

E’ un invito a prepararsi al Giubileo del 2025 con la preghiera, secondo l’insegnamento della Madre di Dio: “Cari fratelli e sorelle, un pellegrinaggio, specialmente se impegnativo, richiede una buona preparazione. Per questo l’anno prossimo, che precede il Giubileo, è dedicato alla preghiera. Tutto un anno dedicato alla preghiera.

E quale maestra migliore potremmo avere della nostra Santa Madre? Mettiamoci alla sua scuola: impariamo da lei a vivere ogni giorno, ogni momento, ogni occupazione con lo sguardo interiore rivolto a Gesù. Gioie e dolori, soddisfazioni e problemi. Tutto alla presenza e con la grazia di Gesù, il Signore. Tutto con gratitudine e speranza”.

Quindi la preghiera apre allo stupore, come aveva sottolineato prima della recita dell’Angelus della festa della Santa Famiglia il papa: “La capacità di stupore è un segreto per andare avanti bene in famiglia. Non abituarsi all’ordinarietà delle cose. Sapersi anzitutto stupire di Dio, che ci accompagna. E poi, stupirsi in famiglia. Penso che è bene nella coppia sapersi stupire del proprio coniuge, ad esempio prendendolo per mano e guardandolo negli occhi alla sera per qualche istante, con tenerezza: lo stupore ti porta alla tenerezza, sempre”.

Lo stupore dovuto alla bellezza del matrimonio: “E’ bella la tenerezza nel matrimonio. E poi stupirsi del miracolo della vita, dei figli, trovando il tempo per giocare con loro e per ascoltarli… E’ una bella paternità e maternità, questa. E poi, stupirsi della saggezza dei nonni. Tante volte, noi i nonni li tiriamo fuori dalla vita. No, i nonni sono fonti di saggezza. Impariamo a stupirci della saggezza dei nonni, della loro storia. I nonni che riportano la vita all’essenziale.

E stupirsi, infine, della propria storia d’amore – ognuno di noi ha la propria: il Signore ci ha fatto camminare con amore, stupirsi di questo. La nostra vita ha sicuramente degli aspetti negativi, ma stupirsi anche della bontà di Dio di camminare con noi, anche se noi siamo così inesperti”.

(Foto: Santa Sede)

4^ Domenica di Avvento, Maria: Io sono la serva del Signore

Protagonista di questa 4^ domenica di Avvento è Maria, personaggio principale ed insostituibile per il santo Natale. Un Angelo del cielo, infatti, è inviato, messaggero di amore, ad una donna, Maria; l’incontro avviene a Nazareth in una casa comune e non in un santuario, né tra candelabri d’oro nel Tempio  di Dio a Gerusalemme. Il saluto angelico è un invito alla gioia: ‘Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con Te’; un saluto dal quale si evince tutta la misericordia del Padre, che non abbandona mai l’uomo peccatore; anzi è Dio stesso che fa il primo passo per salvare l’uomo che si è allontanato da Lui.

Sola in ospedale a partorire figlio morto: ‘il marito non può stare’, ma se il bimbo nasceva vivo sì. Perché?

Erano le 8.30 di mattina, quando la porta del reparto maternità si è chiusa dietro di me. Mio marito fuori, io sola in una stanza vuota, affianco le stanze delle neomamme, con i loro piccoli appena nati che piangevano. Il mio cuore era spezzato. Per la terza, avevo subito un aborto spontaneo. Non all’inizio della gravidanza, in questo caso, ma al quarto mese, quando il pericolo di abortività doveva essere molto minore.

XXVII Domenica Tempo Ordinario: La vigna di Dio. Ieri Israele, oggi la Chiesa cristiana

La parabola del Vangelo, in forma sintetica ma assai chiara, evidenzia la storia della salvezza: Antino e Nuovo Testamento.  Nella parabola Gesù ricorre al simbolo della vigna: il padrone della vigna infatti è Dio stesso. I vignaiuoli appaiono personaggi cattivi, quasi feroci. Si levano  contro i profeti imprigionandoli o uccidendoli; si levano contro il Figlio del padrone della vigna mettendolo in croce e gridando a Pilato: ‘Crocifiggilo, non abbiamo altro re che Cesare’. Eppure il padrone della vigna pensa solo a perdonare, ad amare e, angosciato, dirà: ‘Cosa potevo fare ancora per la mia vigna e non l’ho fatto?’

Gli italiani desiderano i figli ma non possono

Per il 64% degli italiani la famiglia è un’unione tra due persone che decidono di convivere per perseguire un progetto di vita comune; quindi un’unione che per 7 su 10 (il 71%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto a due anni fa) dovrebbe essere sancita con il matrimonio e le cui basi affettive sono minacciate, per più di 8 italiani su 10, da egoismo, mancanza di comunicazione, difficoltà ad assumersi responsabilità, incapacità di affrontare sacrifici e di adattarsi all’altro; inoltre quest’unione, per più di 7 italiani su 10, è minacciata dalla denatalità, le cui cause principali sono indicate negli stipendi bassi, nella precarizzazione del lavoro, nella mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli, dalla mancanza di servizi diffusi e accessibili a tutti.

Queste, in sintesi, le principali evidenze che sono emerse dal report ‘Famiglia. Percezione, ruolo e fattori di crisi. La sfida della denatalità’, elaborato dall’Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un’analisi condotta su un campione rappresentativo della popolazione.

Un aspetto rilevante sul quale si è concentrata l’analisi di AreaStudi Legacoop e Ipsos è quello della denatalità, uno degli elementi centrali della crisi demografica che investe l’Italia, con effetti negativi, anche in prospettiva, sulla vita economica e sociale: la denatalità è un problema avvertito come urgente dal 74% degli italiani (41% abbastanza urgente, 33% molto urgente) e si scontra con il desiderio di avere figli, manifestato chiaramente anche dai giovani, che ne vorrebbero almeno due.

Le principali cause del problema sono indicate negli stipendi bassi e nell’aumento del costo della vita (70%), nell’instabilità lavorativa e nella precarizzazione del lavoro (63%), nella mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli (59%), nella mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti (57%) e dalla paura di perdere il posto di lavoro (56%, il 61% tra le donne).  Il problema è avvertito anche dagli under 30, pur con un livello di urgenza inferiore rispetto alla media del totale (66% rispetto al 74%), ma comunque con un desiderio di avere almeno due figli dichiarato da 7 giovani su 10.

Riguardo alle cause del problema denatalità, anche gli under 30 indicano al primo posto gli stipendi bassi (63%, una percentuale inferiore di 7 punti al dato totale). Al secondo posto, ex aequo, l’instabilità lavorativa e la precarizzazione del lavoro (56%, -7 punti rispetto al dato totale) e la paura di perdere il posto di lavoro (56%, stessa percentuale del totale), seguite, al quarto posto, dalla mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli (52%, -7 punti sul totale del campione) e, al quinto posto, dalla mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti (45%, 12 punti in meno rispetto al totale del campione). Quasi l’80% delle donne teme per il proprio lavoro.

Riguardo alle funzioni più importanti della famiglia, il 49% indica l’educazione dei propri figli (55% per gli uomini); il 47% il sostentamento ed il mutuo aiuto tra i suoi componenti e il 44% il supporto psicologico per far sentire i componenti accettati e protetti (53% per le donne). Tra le cause di fragilità dei legami affettivi, ai primi posti si collocano (con percentuali tutte superiori all’80%) egoismo, mancanza di comunicazione, difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità, scarso spirito di sacrificio e incapacità di affidarsi all’altro.

Rispetto a due anni fa, cala il peso di difficoltà comunicative, insicurezza, assenza di progettualità, impegni lavorativi e perdita dello status sociale. In crescita il desiderio di nuove esperienze e la maggiore libertà individuale.

In riferimento alle funzioni della famiglia, gli under 30 collocano al primo posto il supporto psicologico ai componenti del nucleo (58%), al secondo l’educazione dei figli (46%) e al terzo posto il sostentamento e il mutuo aiuto (37%). Difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità e insicurezza guidano la classifica delle principali fragilità dei legami affettivi per gli under 30 che, rispetto alla media, hanno più paura del tradimento.

A tal proposito Simone Gamberini, presidente di Legacoop, ha evidenziato che la questione demografica è strutturale: “La questione demografica si colloca ai primi posti dell’agenda dei problemi di questo paese. E’ una questione strutturale che ha radici profondissime e tempi di risoluzione lunghi, e per questo deve essere interpretata e attaccata rapidamente e con la massima decisione.

Inoltre, è un problema complesso che non può essere affrontato con le scorciatoie culturali delle ‘sostituzioni etniche’, ma che richiede di comprendere l’intreccio di ragioni economiche, sociali e culturali che muovono la vita e le scelte delle persone e trasformano la società italiana. Per questo abbiamo realizzato una ricerca che cerca di fotografare a tutto tondo le percezioni, le speranze, le paure delle italiane e degli italiani, sui temi della famiglia, della denatalità, dei figli.

E per questo su ognuno di questi argomenti abbiamo dedicato un’attenzione specifica alle sfumature generazionali, alla mentalità della generazione Z. Ne esce uno spaccato coerente e a tratti sorprendente. Per esempio, è evidente che una società laicizzata osservi in modo sempre più pragmatico il tema famiglia, ma colpisce che quasi un quarto dei giovani aspiri ad avere tre o più figli. Allo stesso tempo, emerge con chiarezza tutto il groviglio di vincoli e preoccupazioni che gravano sulle nuove generazioni e specialmente sulle donne, e che si riflettono direttamente all’interno delle famiglie italiane”.

Papa Francesco ai giovani astigiani: non conformatevi

Con la recita dell’Angelus papa Francesco ha concluso la visita ad Asti, che lo ha eletto ‘cittadino onorario’, dove risiedono alcuni suoi parenti, ringraziando per l’accoglienza con un augurio in piemontese: “Al termine di questa Celebrazione desidero esprimere la mia riconoscenza alla Diocesi, alla Provincia e alla Città di Asti: grazie per l’accoglienza calorosa che mi avete riservato! Sono tanto grato alle Autorità civili e religiose anche per i preparativi che hanno reso possibile questa desiderata visita. A tutti voi vorrei dire che a la fame propri piasi’ encuntreve! [mi ha fatto piacere incontrarvi]; e augurarvi: ch’a staga bin! [state bene!]”

2^ domenica di Quaresima: la trasfigurazione di Gesù

La Quaresima è itinerario verso la Pasqua di risurrezione e il Vangelo oggi  ci conduce al monte Tabor, dove Gesù in preghiera si trasfigura, appare ai tre apostoli  nello splendore della sua divinità. Gesù aveva annunziato agli Apostoli la sua imminente passione e morte e questi erano rimasti male, quasi increduli , tanto amavano il loro Gesù maestro. Gesù vuole preparare i suoi discepoli al dramma della passione e questo messaggio era diretto a quanti avrebbero creduto in Lui.

Avvento: tempo di attesa!

L’anno liturgico ha inizio con l’Avvento, termine latino che si traduce in ‘arrivo, venuta, presenza’; è infatti la realizzazione della promessa divina. Dio non dimentica l’uomo, creato a sua immagine e somiglianza; l’uomo sintesi mirabile di tutta l’opera creativa, in lui infatti converge la realtà visibile ed invisibile, la materia e lo spirito.

Il mistero dell’incarnazione del Verbo divino è già adombrato dal profeta Geremia: ‘attraverso la casa di David arriva un germoglio di giustizia sulla terra’; è la pietra miliare dalla quale parte e sulla quale si fonda la speranza cristiana. Dio mantiene la sua promessa ed inizia così un evento di gioia e di profonda riflessione.

La gioia: è venuto il tempo, sono maturati i giorni nei quali Dio realizza la sua promessa: metterò inimicizia tra te e la donna e verrà ‘il germoglio di giustizia’ che rende giusti, che apre le porte del Regno dei cieli, che riappacificherà la terra con il cielo e Dio sarà per tutti il “Padre nostro che sei nei cieli”. E’ il grande evento promesso da Dio, dopo la creazione e il peccato originale.

La riflessione: questo germoglio è il ‘Figlio dell’uomo’, il Verbo incarnato che arriva nel silenzio e nell’umiltà; Egli è il liberatore, colui che, come vero uomo, ha voluto patire e morire per liberarci da questa prigione di morte; Egli infatti ha vinto la morte. Il messaggio dell’avvento di questa 1^ domenica ci proietta subito verso il ritorno glorioso del Signore Gesù alla fine della storia.

Gesù, che ricordiamo nella sua prima venuta storica, è veramente il re dei re, entrato oggi in questa provincia del creato, chiamata terra, ed ha fatto dono all’uomo della sua venuta, è rimasto con noi nella Eucaristia per non lasciarci soli e dare forza, vigore, e consistenza alla nostra debolezza e fragilità.

Ci eravamo allontanati a causa del peccato cadendo sotto il dominio della morte, Egli però ha avuto pietà di noi, ‘Kyrie, eleison’; ha fatto una promessa e nella pienezza dei tempi ha mantenuto la promessa ed ha deciso di venirci incontro ascoltando la supplica: ‘Vieni, Signore Gesù, si aprano i cieli e piova il giusto’. Ecco perché l’avvento è tempo di gioia e tempo di riflessione, è tempo di speranza perché Dio non delude.

L’Avvento, mentre fa memoria della prima venuta del Signore nella carne, ci invita a risvegliare in noi l’attesa del ritorno glorioso di Cristo Gesù come Signore e Re della storia. Dio infatti è buono e misericordioso, è il pastore che stringe a sé la pecorella smarrita, ma è anche  giusto e santo e perciò giudice che premia e castiga.

Da qui l’appello che Gesù stesso in questa domenica ci ripropone: ‘Vegliate in ogni momento’, invito rivolto ai discepoli e a tutti gli uomini da Lui particolarmente amati perché nell’ora che non conosciamo saremo chiamati a rendere conto. Guardiamo perciò, amici carissimi, anche oggi al futuro della nostra storia.  Dio rispetta la nostra libertà, ma la libertà non è libertinaggio ma presa di coscienza e di responsabilità.

Resta la certezza che questo mondo finirà e su questo mondo Gesù, il ‘Figlio dell’uomo’ tornerà giudice onnipotente, come d’altronde ripetiamo sempre nel Credo o professione di fede: ‘verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti’. Una volta Carlo Marx definì la religione ‘l’oppio dei popoli’; la religione è vera presa di coscienza nell’umiltà del nostro essere, consapevoli che proveniamo da Dio e ritorniamo a Dio e la dottrina di Cristo Gesù non è pura evasione ma vera spinta ad un impegno.

L’apostolo Paolo ci ricorda oggi come si attua l’impegno cristiano: davanti all’insidia  dell’individualismo sta il caloroso impegno a crescere nella fraternità, nell’amore vero verso Dio e i fratelli: vegliate e pregate per comparire davanti al Figlio dell’uomo. ‘Fugit irreparabile tempus’ (la corsa del tempo è una fuga inarrestabile): chi ha tempo non aspetti altro tempo.

Guardati attorno, rifletti, discerni e poi vaglia ogni cosa per distinguere bene la pula, che il vento porta via, dai valori eterni intramontabili. E’ necessario alimentare ogni giorno la nostra speranza che ha come fondamento la Parola irrevocabile di Dio. La speranza è la sorella della fede: con la fede si vede quello che è, con la speranza si intravede quello che sarà.

La speranza sostenne e vide realizzata l’attesa messianica nel popolo di Dio, la speranza ci fa guardare avanti con fiducia. Dio non delude, confida in Lui; comincia questo nuovo anno e sia un anno di grazia e di amore.

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