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Papa Francesco ai bambini ed alle bambine: mi sta a cuore… la pace

Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza 6000 studenti, con i loro insegnanti, della rete nazionale delle ‘Scuole per la Pace’, che comprende 137 scuole di 94 città e 18 regioni, promossa dalla ‘Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace’, durante la quale li ha ringraziati per la presenza e per l’entusiasmo:

“Grazie per questo cammino ricco di idee, di iniziative, di percorsi formativi e di attività, che intendono promuovere una nuova visione del mondo. Grazie per essere pieni di entusiasmo nell’inseguire obiettivi di bellezza e di bontà, in mezzo a situazioni drammatiche, ingiustizie e violenze che sfigurano la dignità umana.

Grazie perché con passione e generosità vi impegnate a lavorare nel ‘cantiere del futuro’, vincendo la tentazione di una vita appiattita soltanto sull’oggi, che rischia di perdere la capacità di sognare in grande. Oggi più che mai, invece, c’è bisogno di vivere con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto”.

Eppoi ha parlato del prossimo summit, che si svolgerà a New York, per affrontare le grandi sfide globali di questo momento storico e firmare un ‘Patto per il Futuro’ ed una ‘Dichiarazione sulle generazioni future’: “Si tratta di un evento importante, e c’è bisogno anche del vostro contributo perché non rimanga soltanto ‘sulla carta’, ma diventi concreto e si realizzi attraverso percorsi e azioni di cambiamento”.

E’ stato un invito ad essere ‘protagonisti’ e non ‘spettatori’, instaurando un dialogo con loro: “La convocazione di questo Summit mondiale, infatti, ci ricorda che tutti siamo interpellati dalla costruzione di un avvenire migliore e, soprattutto, che dobbiamo costruirlo insieme!.. Non possiamo solo delegare le preoccupazioni per il ‘mondo che verrà’ e per la risoluzione dei suoi problemi alle istituzioni deputate e a coloro che hanno particolari responsabilità sociali e politiche”.

Però per la partecipazione attiva è necessario mettersi in rete: “In un mondo globalizzato, come questo, dove siamo tutti interdipendenti, non è possibile procedere come singoli individui che si prendono cura soltanto del proprio ‘orto’, per coltivare i propri interessi: occorre invece mettersi in rete e fare rete. Cosa occorre? Mettersi in rete e fare rete. Cosa occorre? Mettersi in rete e fare rete. Tutti insieme!.. Ecco, sì bravi, e questo è importante, bisogna entrare in connessione, lavorare in sinergia e in armonia”.

Infatti, essendo globali le sfide, occorre anche un sogno ‘collettivo’, che non addormenta: “In effetti, le sfide odierne, e soprattutto i rischi che, come nubi oscure, si addensano su di noi minacciando il nostro futuro, sono anch’essi diventati globali. Ci riguardano tutti, interrogano l’intera comunità umana, richiedono il coraggio e la creatività di un sogno collettivo che animi un impegno costante, per affrontare insieme le crisi ambientali, le crisi economiche, le crisi politiche e sociali che il nostro pianeta sta attraversando.

Cari ragazzi, care ragazze, cari insegnanti, si tratta di un sogno che richiede di essere svegli e non addormentati! Sì, perché lo si porta avanti lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social; e poi questo tipo di sogno si realizza anche con la preghiera, cioè insieme con Dio, e non con le nostre sole forze”.

Eppoi si è soffermato su due parole, che hanno caratterizzato questo cammino, come la pace e la cura: “Sono due realtà legate tra loro: la pace, infatti, non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro, di ascoltarlo nei suoi bisogni fondamentali, di curare le sue ferite, di essere per lui o lei strumenti di compassione e di guarigione. Questa è la cura che Gesù ha verso l’umanità, in particolare verso i più fragili, e di cui il Vangelo ci parla spesso. Dal ‘prendersi cura’ reciproco nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo”.

Ricordando i bambini e le bambine uccisi nelle guerre il papa ha chiesto loro di essere ‘artigiani di pace’: “In questo tempo ancora segnato dalla guerra, vi chiedo di essere artigiani della pace; in una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità.

Vorrei parlarvi due minuti sulla guerra. Pensate ai bambini che sono in guerra, pensate ai bambini ucraini che hanno dimenticato di sorridere. Pregate per questi bambini, metteteli nel cuore i bambini che sono in guerra. Pensate ai bambini di Gaza, mitragliati, che hanno fame. Pensate ai bambini. Adesso un piccolo silenzio, e ognuno di noi pensi ai bambini ucraini e ai bambini di Gaza”.

Ha concluso l’incontro con le parole molto care a don Lorenzo Milani: “Vi auguro di essere sempre appassionati del sogno della pace. Lo dico con il motto di don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, che al ‘non mi importa’, tipico dell’indifferenza menefreghista, opponeva l’ ‘I care’, cioè il ‘mi sta a cuore’, ‘mi interessa’.

Che tutto questo stia a cuore a voi. Che vi stia sempre a cuore la sorte del nostro pianeta e dei vostri simili; vi stia a cuore il futuro che si apre davanti a noi, perché possa essere davvero come Dio lo sogna per tutti: un futuro di pace e di bellezza per l’umanità intera. E vi siano a cuore i bambini ucraini, che dimenticano di sorridere; i bambini di Gaza, che soffrono sotto le mitraglie. Vi benedico di cuore. Buona scuola e buon cammino!”

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco: Natale è Dio con noi

“Grazie di questa visita. Grazie di cantare così gioiosi. E grazie per il vostro lavoro. Non perdere l’entusiasmo, non perdere la mistica. Ho scritto un discorso che non leggerò adesso. Lo portate con voi. Lo consegnerò a Lei, perché lo faccia conoscere. E’ per voi. E grazie tante! Non perdere la gioia. Adesso vorrei salutare ognuno di voi. Ma prima preghiamo un po’ e chiediamo la benedizione”.

Mons. Battaglia: Napoli sia città della gioia

E’ stata una lettera appassionata alla città di Napoli il discorso dell’arcivescovo di Napoli, mons. Domenico Battaglia, nel giorno in cui si è celebrata l’Immacolata Concezione, nella chiesa del Gesù Nuovo, attraverso la terza Lettera d’Avvento. Questa Lettera è dedicata ‘alla città della gioia’, che non ha ‘negato i problemi, ma ha avuto la forza per superarli con la tenacia di gettare il cuore oltre l’ostacolo’.

Papa Francesco ha ricordato mons. Luigi Giussani: fu appassionato di Gesù

La comunità di Comunità e Liberazione si è trovata numerosa in piazza san Pietro con papa Francesco per ricordare il centenario della nascita di mons. Luigi Giussani, come ha ricordato il card. Angelo Scola ad Avvenire:

XX domenica Tempo Ordinario: sono venuto a portare il fuoco sulla terra!

Oggi il Vangelo ci invita a fare una analisi e una diagnosi mirabile sull’uomo. Il cristianesimo è la religione dell’entusiasmo, possiede il più grande ideale: la conquista della felicità, della giustizia, della sapienza e dell’immortalità.

Mons. Pascarella: fidiamoci di Gesù e non avremo paura

Sabato 19 giugno la Chiesa di Ischia ha accolto il suo nuovo vescovo, mons. Gennaro Pascarella, che unisce nella sua persona anche la guida della Chiesa di Pozzuoli. Ad accoglierlo al suo arrivo in motonave, è stato il suono della campane di tutte le chiese dell’isola. Un gesto voluto dal suo predecessore, mons. Pietro Lagnese, ora vescovo di Caserta, come gesto di benvenuto corale.

Nella lettera ai fedeli mons. Pascarella ha sottolineato l’importanza di ‘uscire’: “Nella mia vita ho cercato costantemente di comprendere la volontà di Dio su di me e di aderirvi, anche quando metteva a soqquadro i miei progetti. Mi sono fidato del Signore, che mi ha sempre accompagnato, anche nei momenti più difficili e duri. Nel discernimento ho fatto presenti le mie debolezze anche fisiche; ma poi ho aderito con serenità ad un progetto nuovo”.

Ha chiesto ai fedeli di mettere al centro Gesù: “Sia sempre Lui il “centro” della nostra vita, la bussola del nostro cammino, il senso del nostro vivere e morire. Annunciamo senza sosta a noi stessi, alle nostre comunità che Egli è veramente risorto, che Egli vive, Egli ci ama immensamente, è presente nella nostra vita e nella storia. Aderiamo a Lui con rinnovato entusiasmo. Ascoltiamo con rinnovato ardore la sua Parola. Allora il fuoco brucerà dentro di noi ed esso non potrà non bruciare; con le parole e la vita non potremo non annunciare questa bella notizia che ha portato ‘cose nuove’, anche se non tutti le vedono!”

Importante in questo momento è il discernimento: “Vengo da voi innanzitutto per ascoltare e dialogare per operare insieme un discernimento sui passi da fare. Il discernimento ha bisogno di pazienza, umiltà, fedeltà, apertura, ascolto della Parola di Dio e dei segni dei tempi, fiducia nella presenza e nell’assistenza dello Spirito Santo…

E’ importante porre i passi giusti in questa fase importante della nostra Chiesa. Consapevole della mia età ho chiesto un aiuto, che mi è stato promesso, perché voglio dedicare a voi tempo ed energie. Lo Spirito Santo ci aiuti ad essere discepoli missionari, ad essere autentici annunciatori e testimoni del Signore crocifisso e risorto e del suo Vangelo, singolarmente e comunitariamente”.

E nell’omelia mons. Pascarella ha detto ai fedeli di essere venuto “tra voi in punta di piedi. Il mio programma è innanzitutto ascoltare, conoscere, dialogare per discernere; in due parole: ‘camminare insieme’. Assieme sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, laici vogliamo metterci in ascolto della Parola di Dio, luce per i nostri passi e lampada per il nostro cammino.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato poco fa ci ha presentato una scena, che a voi isclani, circondati dal mare e costretti a utilizzare barche e navi, richiama la vostra vita. Una ‘grande tempesta di vento’ all’improvviso si abbatte sulla barca sui cui si trovavano Gesù e i suoi apostoli… Ecco la fede non ci fa annegare nella paura, ci apre gli occhi su Qualcuno che ci tende la mano, tirandoci fuori dalle acque tempestose”.

Infine ha concluso l’omelia con una domanda: “Cosa importa, mio Dio, in questo momento? Credere al tuo amore e amarti in questo momento. Amarti concretamente nel fratello e nella sorella che mi doni di incontrare, privilegiando come hai fatto tu, chi in vario modo ferito dalla vita! Amarti importa, mio Dio, e amare come Tu ami. E con questo animo che vengo per servire nel ministero che papa Francesco ha voluto affidarmi. Sia questo il nostro programma di vita”.

(Foto: Diocesi di Ischia)

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