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Assunta Steccanella è la nuova vicepreside della Facoltà Teologica del Triveneto
Il preside, don Maurizio Girolami, rende noto che il gran cancelliere, S.E. mons. Francesco Moraglia, in data 8 gennaio 2025 ha nominato la prof.ssa Assunta Steccanella vicepreside della Facoltà teologica del Triveneto per il quadriennio accademico 2025-2028. La professoressa, attualmente direttrice del Ciclo di licenza della Facoltà, succede allo stesso don Maurizio Girolami, che dal primo settembre 2024 è divenuto preside. E’ la prima donna e laica ad assumere nella Facoltà questo incarico, finora ricoperto da presbiteri.
Assunta Steccanella è sposata, ha tre figli, ed è teologa pastoralista. Si occupa di catechesi e di formazione degli adulti. Ha compiuto gli studi istituzionali di Teologia presso lo Studio teologico del Seminario di Vicenza, che si sono conclusi con il baccalaureato (2004) conseguito all’Istituto teologico Sant’Antonio Dottore di Padova; ha poi conseguito la Licenza (2009) e il Dottorato (2013) alla Facoltà teologica del Triveneto.
E’ docente stabile straordinaria per la cattedra di Teologia pastorale presso la stessa Facoltà, dove insegna dal 2010, e presso l’Istituto superiore di Scienze religiose ‘Mons. A. Onisto’ di Vicenza. Nel 2020 è stata nominata pro-direttrice del ciclo di Licenza e, nel 2023, direttrice. Oltre a diversi articoli in riviste, contributi e curatele in volumi miscellanei, ha pubblicato ‘Segni dei tempi. Dialogo tra Vangelo e storia’, Padova 2024; ‘Ascolto attivo. Nella dinamica della fede e nel discernimento pastorale’, Padova 2020; ‘Alla scuola del Concilio per leggere i segni dei tempi’, Padova 2014.
Il gran cancelliere ha inoltre confermato per un secondo mandato nel quadriennio accademico 2025-2028 i membri del Consiglio di amministrazione della Facoltà teologica del Triveneto: dott. Marco Pasquale Aliotta, dott. Roberto Battiston e dott. Lorenzo Gassa.
Mons. Anselmi: amare per essere felici
“In questi mesi ho appreso che durante la Seconda Guerra Mondiale anche Rimini e i territori circostanti sono stati teatro di guerra; i nostri nonni e bisnonni, ottant’anni fa hanno vissuto scene di morte e distruzione; nella storia rimangono i quasi quattrocento bombardamenti, l’80 % della città distrutta, i morti della battaglia di Rimini, circa 20.000 tedeschi e 15.00 alleati, i campi di prigionia per più di 150.00 persone allestiti sul litorale.
Una tragedia testimoniata da rovine ancora presenti in città, dai cimiteri di guerra di Rimini e Coriano, dal ricordo vivo dei tre giovani martiri impiccati in piazza, dai resti della chiesa della Pace di Trarivi e soprattutto dal ricordo di tanti testimoni oculari. Grazie alla Repubblica di san Marino che ha accolto decine di migliaia di profughi sfollati. Signore, dona la pace al mondo e aiutaci ad essere operatori di pace”: dopo l’invocazione allo Spirito Santo, così inizia la lettera pastorale del vescovo della diocesi di Rimini, mons. Nicolò Anselmi, intitolata ‘Amerai, sarai felice e godrai di ogni bene, ora e nei secoli eterni’.
Nella lettera pastorale il vescovo ha spiegato il titolo della lettera: “Ho scelto questo titolo per sottolineare il fatto che la felicità è lo scopo della vita, è il grande desiderio di Dio e che l’amore è la strada per essere felici. Penso che tutti possiamo essere concordi nel riconoscere l’importanza
dell’amore come strada verso la felicità, a prescindere da ogni religione e cultura; qualcuno può essere indifferente al fatto religioso ma tutti siamo interessati all’amore. Non ho mai ascoltato persone teorizzare l’odio verso gli altri esseri umani; tutti siamo in fondo convinti che l’amore sia la strada maestra verso una vita bella e gioiosa. Chi è credente sa che il vero modo di amare Dio, di renderlo felice, è quello di amarci fra noi; la gioia di Dio è quella di vederci uniti come fratelli e sorelle. In questa situazione di unità l’amore per Dio e l’amore per il prossimo coincidono”.
Inoltre il vescovo ha sottolineato che la religione cristiana discende da un fatto storico: “La religione cristiana è prima di tutto figlia di un fatto storico: la Resurrezione di Gesù il giorno di Pasqua; Gesù è vivo, è risorto, è Dio. Gli apostoli e molti discepoli sono i testimoni oculari di Gesù risorto e lo hanno comunicato ai loro successori, oralmente e scrivendo testi chiamati vangeli; dai cosiddetti Padri Apostolici, coloro che hanno conosciuto personalmente gli apostoli ma non hanno incontrato direttamente Gesù, attraverso una lunga catena di fedeltà, pagata fino al sangue del martirio, questa certezza di Fede è arrivata fino a noi. E i vescovi sono i successori dei dodici apostoli. Ogni settimana, la domenica, celebriamo la Pasqua basandoci su questa catena di testimonianza comunitaria che collega gli apostoli e la comunità primitiva con i vescovi e la comunità cristiana di oggi: la chiesa è il popolo che da duemila anni trasmette la verità della resurrezione di Gesù e quindi la sua divinità”.
La lettera è un invito ad ‘essere costruttori del Regno di Dio: “Essere costruttori del Regno di Dio, il regno dell’amore, della pace, della gioia è la vocazione più bella che abbiamo ricevuto, è il senso della vita; tutti siamo invitati a fare la nostra parte, a lavorare nella vigna del Signore, sani e malati, ricchi e poveri, uomini e donne, giovani e adulti, bambini e anziani, sacerdoti e laici, di qualunque nazione e cultura.
Un modo per essere costruttori del regno, messaggeri di amore, missionari di pace è raccontare la presenza trasformante di Dio nelle nostre giornate, nelle grandi svolte della nostra esistenza, le luci quotidiane, la gioia dei piccoli gesti d’amore, l’essere guidati, aiutati, consolati dallo Spirito Santo; è importante raccontare con umiltà, con le parole e le opere, la gioia che abbiamo provato nel compiere gesti di carità, di bontà, di perdono, di servizio verso gli ultimi, verso chi soffre, sostenuti dallo Spirito Santo”.
Al contempo mons. Anselmi ha evidenziato la necessità di pregare: “Pregare è un atteggiamento del cuore sempre presente durante la giornata. Pregare è un modo di vivere; pregando ogni ghiaccio si scioglie, ogni durezza si ammorbidisce, ogni paura svanisce, le parole incomprensibili diventano chiare, la stanchezza diventa vigore, le lacrime puliscono gli occhi e ci aiutano a vedere meglio. Lo Spirito Santo di Gesù prega in noi. La preghiera personale ci è necessaria per assaporare il senso della vita”.
Ed ecco la necessità del discernimento per porsi in ascolto dello Spirito Santo: “Se lo Spirito Santo è presente in ogni essere umano, per scoprire ed ascoltare la voce dello Spirito, è necessario che le persone siano capaci di ascoltare gli altri, nel silenzio, nella profondità, nella verità e nella libertà. Lo stare insieme fra persone dovrebbe sempre avere le caratteristiche dell’ascolto e della scoperta di ciò che è più luminoso, brillante, profumato. Sarebbe bello che, quando ci si ritrova, tutti avessero la possibilità di parlare e di essere ascoltati.
Chi è più espansivo, esperto, preparato deve saper dare spazio agli altri, a tutti, ai più giovani; tutti devono potersi esprimere. La conversazione spirituale in cui tutti parlano e sono ascoltati è una scuola per non giudicare rapidamente, per non voler imporre a tutti i costi la propria idea. Ogni conversazione dovrebbe iniziare con l’invocazione dello Spirito, proseguire con l’ascolto della Parola di Dio, essere pacata, leggera, mite, buona, sottolineare ciò che hanno detto gli altri e concludersi con un rendimento di grazie a Dio. La conversazione spirituale può aiutare a scegliere attraverso il discernimento personale e comunitario”.
Non poteva mancare un capitolo dedicato a don Oreste Benzi: “Lo Spirito Santo attraverso don Oreste ha donato al mondo l’intuizione pastorale che la famiglia è il grembo originario in cui il Vangelo si incarna e può essere vissuto. Le Case-Famiglia da lui volute sono luci che brillano, illuminano la Chiesa e la società, suscitano il desiderio in altre famiglie di essere aperte, accoglienti, vere chiese domestiche, sacramenti dell’amore di Dio, scaldate dalla presenza eucaristica.
Don Oreste, e tante persone con lui, hanno risposto a una molteplicità infinita di domande di amore; i preti e i giovani sono stati le sue grandi passioni testimoniate dalla vita comune da lui vissuta con alcuni fratelli sacerdoti e dall’impegno costante con e verso i giovani, nei campi estivi ed in mille esperienze. Con i giovani e per i giovani si è speso in tutte le situazioni invitandoli ad essere santi e ad affidarsi a Gesù.
Ha seminato il Vangelo in tutti i terreni possibili: la dipendenza dalle droghe, la sofferenza del carcere, la schiavitù della prostituzione, la cura della disabilità, l’accoglienza dello straniero, l’amicizia con le persone nomadi e Rom, l’amore per la vita nascente, l’impegno per evitare ogni interruzione di gravidanza e la disponibilità ad aiutare le famiglie e ad accogliere i neonati, la gratitudine verso gli anziani, l’operatività a favore della pace, l’animazione missionaria.
La molteplicità di queste risposte e l’opera dello Spirito Santo ha fatto nascere un’associazione di laici e consacrati, ispirata alla bontà di San Giovanni XXIII che chiedeva ai giovani porte, finestre, chiese e case aperte”.
Un capitolo è dedicato alla famiglia, che Dio chiama attraverso il matrimonio: “Il matrimonio è una chiamata di Dio, nasce nella comunità cristiana. Tutti devono pregare perché i ragazzi scoprano questa vocazione. Le persone si innamorano se sentono che qualcuno le ama, si prende cura di loro.
Il sacramento del matrimonio è la presenza di Dio nella vita dei due coniugi; c’è chi dice che l’amore può spegnersi e finire, ma la preghiera, la Parola di Dio, i sacramenti dell’Eucarestia e della Confessione sono Amerai, sarai felice e godrai di ogni bene ora e nei secoli eterni sostegni sicuri perché il fuoco dell’amore e dell’unità continuino ad ardere incessantemente”.
Un pensiero anche per le famiglie separate e divorziate: “Un caro abbraccio alle coppie separate, divorziate, risposate civilmente e ai vostri figli; la Chiesa di cui fate parte vi è vicina, prega per voi e con voi desidera cercare nuove strade di presenza nella comunità cristiana perché possiate far fruttificare il dono che ogni essere umano porta con sé; cercate un accompagnatore spirituale e cominciate a camminare secondo lo Spirito di Gesù.
In alcuni casi, dopo un percorso sempre doloroso, gli sposi hanno scoperto che alla base della loro separazione c’era una scelta non pienamente consapevole; in queste situazioni si può arrivare a una dichiarazione di nullità del matrimonio che non consiste nella cancellazione del sacramento bensì nell’affermazione che il sacramento, per vari motivi, non c’è mai stato. Oggi il percorso per la dichiarazione di nullità è più semplice di un tempo”.
Inoltre il vescovo ha sollecitato ad una presenza in politica: “L’impegno in politica è una vera e propria vocazione; gli amministratori locali hanno la possibilità di ben operare per la vita delle persone; invito giovani e adulti a rendersi disponibili ad assumere ruoli di responsabilità e coordinamento nell’associazionismo, nel volontariato, nelle organizzazioni di categoria, negli organismi di partecipazione a scuola e nelle università; servire il bene comune può essere faticoso ma dona gioia.
Anche studiare, leggere, informarsi, partecipare, andare a votare nei vari turni elettorali, cercando di sostenere le realtà e le persone che portano idee in armonia con il vangelo, sono gesti di amore per il bene comune”.
La lettera si chiude con una visione giubilare: “E’ bello che tutte le persone sappiano ascoltare le richieste di aiuto che silenziosamente ci raggiungono, che tutti sappiano dare speranza, senza giudicare, perché la persona è più grande anche delle proprie fragilità. La storia della nostra salvezza è piena di peccatori convertiti, perdonati: Mosè, il grande re Davide, San Paolo persecutore della Chiesa.
Una persona mi ha confidato che vorrebbe vivere un giubileo cantato, un inno di lode alla presenza di Dio. Le chiese aperte, abitate dal canto e dalla preghiera, anche in pausa pranzo o di sera, sarebbero un segno bello del Giubileo. Il Giubileo ha bisogno di tutti, ed in particolare, di volontari, disponibili ad accompagnare i pellegrini nella visita ai luoghi giubilari ed a proporre un cammino spirituale”.
(Foto: Diocesi di Rimini)
Il Beato don Giovanni Merlini: la spiritualità del discernimento e della guida
Oggi dalle ore 15:00, presso l’Aula 200 della Pontificia Università Lateranense, si terrà il Convegno Teologico dal titolo: ‘Il ‘Beato’ don Giovanni Merlini: la spiritualità del discernimento e della guida’. Questo appuntamento è promosso dal Centro Studi Unione Sanguis Christi in occasione della prossima beatificazione di don Giovanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue e III Moderatore Generale dell’Istituto, che avrà luogo il 12 gennaio 2025 alle ore 11:00 presso l’Arcibasilica Papale San Giovanni in Laterano, a Roma.
Don Benedetto Labate, direttore provinciale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, afferma che “dal punto di vista storico, il Convegno del Centro Studi rappresenta una tradizione consolidata per noi Missionari del Preziosissimo Sangue, per le Adoratrici del Sangue di Cristo, e anche per altre famiglie spirituali legate alla devozione al Sangue di Cristo. Fin dagli anni Sessanta, i nostri missionari si sono impegnati nella ricerca scientifica e nello studio approfondito di questa spiritualità.
Conserviamo infatti importanti studi teologici, spirituali, biblici, pastorali, antropologici e patristici sul Sangue di Cristo, un patrimonio di inestimabile valore. Desidero ringraziare personalmente don Giacomo Manzo, direttore del Centro Studi, che da qualche anno ha deciso di riprendere questa tradizione e portarla avanti con dedizione. Questo impegno ci permette di crescere, come ci insegna Gesù nel Vangelo, nella verità e nella ricerca del bene dell’umanità. Il Sangue che ci ha redenti, riconciliati, santificati e giustificati continua a offrirci spunti di riflessione e di crescita non solo sul piano intellettuale, ma anche sul piano umano e cristiano, rendendo questo evento un’opportunità preziosa per tutti noi”.
Don Giacomo Manzo, direttore del Centro Studi Unione Sanguis Christi, evidenzia che “quest’anno abbiamo deciso di dedicare il Convegno Teologico alla figura del prossimo Beato don Giovanni Merlini. In particolare, ci concentreremo sulla spiritualità del discernimento e della guida, poiché don Giovanni Merlini può essere considerato a buon diritto “il Santo del discernimento”: un uomo che, grazie all’azione dello Spirito Santo, ha saputo vivere e insegnare come affrontare le scelte della propria vita, come governare sé stessi alla luce della Parola di Dio e della volontà divina.
Don Giovanni Merlini rappresenta un esempio di come ci si possa lasciar guidare dallo Spirito Santo nelle decisioni e nella quotidianità. Per questo motivo, abbiamo invitato diversi relatori, che ci aiuteranno a comprendere come i temi del discernimento e della guida siano oggi fondamentali sia per la Chiesa che per la società. Dal messaggio delle Sacre Scritture ai Padri della Chiesa, fino alla teologia e agli insegnamenti stessi di don Giovanni Merlini, scopriremo come tutto ciò ci sostiene nella vita cristiana e nella concretezza del nostro vivere quotidiano”.
Molteplici saranno i docenti coinvolti nel Convegno come relatori: Luigi Maria Epicoco, Riccardo Ferri (Pro-Rettore della Pontificia Università Lateranense), Rosalba Manes, Jean Paul Lieggi, Gaetano Piccolo (Decano della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana) e Valerio Volpi. Il Convegno si aprirà col saluto di Mons. Alfonso Vincenzo Amarante, Rettore della Pontificia Università Lateranense e con una introduzione di Andrea Tornielli, Direttore Editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.
Papa Francesco ai Gesuiti: seguite l’esempio di p. Matteo Ricci
Nei giorni scorsi La Civiltà Cattolica ha pubblicato l’incontro di papa Francesco con i gesuiti avvenuto durante il viaggio apostolico in Lussemburgo ed in Belgio alla presenza di circa 150 gesuiti, residenti in Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, tra cui il provinciale della Provincia dell’Europa occidentale francofona, p. Thierry Dobbelstein, ed il superiore della Regione indipendente dei Paesi Bassi, p. Marc Desmet, alla presenza anche del card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per lo sviluppo umano integrale:
“Buonasera a tutti! Sono stato qui in questo luogo altre due volte in passato e mi fa piacere tornarvi. Devo dirvi la verità: una volta qui ho commesso un furto. Andavo a celebrare la Messa, e ho visto un plico di fogli che mi ha incuriosito. Erano dispense di lezioni sul libro di Giobbe. Quell’anno in Argentina dovevo fare lezioni proprio su Giobbe. Ho sfogliato le pagine e mi hanno colpito. Alla fine, quegli appunti me li sono presi!”
Molte le domande, ma soprattutto la prima si è concentrata sulla missione dei Gesuiti nel Nord Europa: “Guarda, non conosco bene la vostra situazione, e quindi non so dire quale debba essere la vostra missione in questo contesto specifico. Ma posso dirti una cosa: il gesuita non deve spaventarsi di nulla. E’ un uomo in tensione tra due forme di coraggio: coraggio di cercare Dio nella preghiera e coraggio di andare alle frontiere.
Questa è davvero la ‘contemplatività’ nell’azione. Credo che sia proprio questa la missione principale dei gesuiti: immergersi nei problemi del mondo e lottare con Dio nella preghiera. C’è una bella allocuzione di san Paolo VI ai gesuiti all’inizio della Congregazione Generale XXXII: nei crocevia delle situazioni complesse c’è sempre un gesuita, diceva. Quella allocuzione è un capolavoro e dice chiaramente ciò che la Chiesa vuole dalla Compagnia. Vi chiedo di leggere quel testo. Lì troverete la vostra missione”.
Eppoi sull’inculturazione ha citato l’esempio di p. Matteo Ricci: “Il limite dell’inculturazione lo troviamo studiando gli inizi della Compagnia. I vostri maestri siano p. Matteo Ricci, p. Roberto De Nobili, e gli altri grandi missionari che pure hanno spaventato alcuni nella Chiesa per la loro azione coraggiosa. Questi nostri maestri hanno tracciato il limite dell’inculturazione. Inculturazione della fede ed evangelizzazione della cultura vanno sempre insieme.
Dunque, qual è il limite? Non c’è un limite fisso! Lo si deve cercare nel discernimento. E si discerne pregando. Mi colpisce, e lo ripeto sempre: nel suo ultimo discorso p. Arrupe diceva di lavorare sulle frontiere e insieme di non dimenticare mai la preghiera. E la preghiera del gesuita si sviluppa nelle situazioni limite, difficili. Questa è la cosa bella della nostra spiritualità: rischiare”.
Eppoi ha risposto ad una domanda sul ruolo della donna nella Chiesa: “Ripeto spesso che la Chiesa è donna. Vedo la donna nel cammino dei carismi, e non voglio limitare il discorso del ruolo della donna nella Chiesa al tema del ministero. Poi, in generale, maschilismo e femminismo sono logiche di «mercato». In questo tempo sto cercando sempre di più di far entrare le donne in Vaticano con ruoli di responsabilità sempre più alta. E le cose stanno cambiando: lo si vede e lo si sente. La vicegovernatrice dello Stato è una donna.
Poi il Dicastero per lo sviluppo umano integrale ha anch’esso come vice una donna. Nell’équipe per la nomina dei vescovi ci sono tre donne, e da quando ci sono loro che selezionano i candidati, le cose vanno molto meglio: sono acute nei loro giudizi. Nel Dicastero per i religiosi la vice è una donna. La vice del Dicastero per l’economia è una donna. Le donne, insomma, entrano in Vaticano con ruoli di alta responsabilità: proseguiremo su questa strada. Le cose funzionano meglio di prima”.
E non poteva mancare una domanda sull’apostolato culturale: “L’apostolato intellettuale è importante ed è parte della nostra vocazione di gesuiti, che devono essere presenti nel mondo accademico, nella ricerca e anche nella comunicazione. Sia chiaro: quando le Congregazioni Generali della Compagnia di Gesù dicono di inserirsi nel popolo e nella storia non significa ‘fare il carnevale’, ma inserirsi nei contesti anche più istituzionali, vorrei dire, con qualche ‘rigidità’, nel buon senso della parola. Non bisogna cercare sempre l’informalità”.
Infine sulle migrazioni: “Il problema della migrazione deve essere affrontato e studiato bene, e questo è vostro compito. Il migrante deve essere ricevuto, accompagnato, promosso e integrato. Non deve mancare nessuna di queste quattro azioni, altrimenti è un problema serio. Un migrante che non è integrato finisce male, ma finisce male anche la società nella quale si ritrova. Pensate, ad esempio, a quel che è accaduto a Zaventem, qui in Belgio: quella tragedia è anche frutto di una mancata integrazione.
E questo lo dice la Bibbia: bisogna prendersi cura della vedova, del povero e dello straniero. La Chiesa deve prendere sul serio il lavoro con i migranti. Io conosco il lavoro di «Open Arms», ad esempio. Nel 2013 sono stato a Lampedusa per fare luce sul dramma migratorio. Ma aggiungo una cosa che mi sta a cuore e che sto ripetendo spesso: l’Europa non ha più figli, sta invecchiando. Ha bisogno dei migranti perché si rinnovi la vita. E’ diventata ormai una questione di sopravvivenza”.
(Foto: Civiltà Cattolica)
Papa Francesco ai nuovi cardinali: siate diaconi
In vista del prossimo concistoro di dicembre papa Francesco ha scritto una lettera ai ‘nuovi’ cardinali, prendendo spunto rende spunto da un poeta argentino, Francisco Luis Bernárdez: “Un’appartenenza che esprime l’unità della Chiesa e il legame di tutte le Chiese con questa di Roma. Ti incoraggio a far sì che il tuo cardinalato incarni quelle tre attitudini con cui un poeta argentino (Francisco Luis Bernárdez) descriveva san Giovanni della Croce, ma che si addicono anche a noi: occhi alti, mani giunte, piedi nudi”.
Ed ha descritto queste tre parole: “Occhi alti, perché il tuo servizio richiederà di ampliare lo sguardo e dilatare il cuore, per poter guardare più lontano e amare più universalmente con maggiore intensità. Entrare alla scuola del Suo sguardo (Benedetto XVI) che è il costato aperto di Cristo.
Mani giunte, perché ciò di cui la Chiesa ha più bisogno (insieme all’annuncio) è la tua preghiera per pascere bene il gregge di Cristo. La preghiera, che è l’ambito del discernimento per aiutarmi a ricercare e trovare la volontà di Dio per il nostro popolo, e seguirla.
Piedi nudi, toccando la durezza della realtà di tanti angoli del mondo frastornati dal dolore e dalla sofferenza per la guerra, la discriminazione, la persecuzione, la fame e molte forme di povertà che esigeranno da Te tanta compassione e misericordia. RingraziandoTi per la generosità, prego per Te affinché il titolo di ‘servo’ (diacono) offuschi sempre più quello di eminenza”.
Mentre ieri la relazione del card. Hollerich è stata preceduta dalla meditazione di p. Timothy Radcliffe, che “ha esplorato i processi di trasformazione della Chiesa attraverso la pagina evangelica di Gesù che incontra la donna cananea. Il silenzio di Gesù è visto come un momento di ascolto profondo. E questo silenzio rappresenta un’opportunità per la Chiesa di confrontarsi con interrogativi complessi e di accogliere le grida di chi cerca aiuto”.
P. Radcliffe ha invitato a riflettere su interrogativi fondamentali, come la relazione tra uguaglianza e differenza e il ruolo della Chiesa come comunità di battezzati con gerarchie, vocazioni e ruoli diversi. Questi interrogativi richiedono una convivenza attenta e una preghiera continua, piuttosto che risposte semplicistiche e immediate. E così la risposta di Gesù (Ti sia fatto come desideri)) è un segno di apertura e inclusione, e mostra la creatività divina nel superare le barriere e nell’accogliere l’identità, lo sguardo di chi è diverso”.
Mentre da Vatican News mons. Ignace Youssef III Younan, patriarca siro-cattolico di Antiochia, ha lanciato un appello per il Libano: “Bene ha detto il Papa che non è più accettabile la violenza che sta aumentando in Libano. Questo piccolo Paese era una perla del Medio Oriente e di tutta la regione, purtroppo ne hanno abusato in tanti…
Il Papa è molto vicino ai libanesi e richiama i belligeranti ad assicurare la pace… Penso che saranno d’accordo tutte le confessioni sul fatto che il Libano deve riprendere ad essere un Paese indipendente, aperto a tutti, con gli stessi diritti, che non ci siano interferenze da fuori. Questo penso che i libanesi già lo sanno”.
Don Giovanni Merlini sarà il primo Beato del Giubileo!
Il 23 maggio la Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato a tutto il mondo: «Il Sommo Pontefice Francesco, accogliendo e confermando i voti del Dicastero delle Cause dei Santi, ha dichiarato: ‘consta il miracolo, compiuto da Dio per intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Merlini’(cf. Decreto super Miro, DCS, 23 maggio 2024).
“Tale notizia è per ognuno di noi – affermano don Emanuele Lupi, Moderatore Generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue e sr. Nicla Spezzati, Adoratrice del Sangue di Cristo e Postulatrice della Causa – fonte di grande gioia e di sentimenti di profonda gratitudine a Dio per il dono della santità offerto alla sua Chiesa nella persona del nostro amato don Giovanni Merlini, Sacerdote e III Moderatore Generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, nato a Spoleto (PG) il 28 agosto 1795 e morto a Roma il 12 gennaio 1873.
Uomo di profondo discernimento e di sapienza, ha annunciato, come Missionario Apostolico, il Mistero della Redenzione ad intere popolazioni nello Stato Pontificio e nel Regno di Napoli, favorendo i miseri e i reietti. Testimone vivo di tale Mistero al cuore della Chiesa, ha ricercato e vissuto nel quotidiano la volontà di Dio, assumendo la pace significata dal Sangue di Cristo, come via regale alla santità, verbo e stile di vita. Fondata, giorno dopo giorno, nell’ascesi dell’habitare secum, nell’orazione, nel vincolo della carità fraterna – alimentato da una visione universale – la vita di Giovanni Merlini ha sapore di Vangelo”.
Dalla Segreteria di Stato del Vaticano è stata comunicata alla Postulazione la Nota (N. 644.680) in cui si afferma che: “Il Santo Padre Francesco ha concesso e disposto che il Rito della Beatificazione del Servo di Dio Venerabile Giovanni Merlini abbia luogo a Roma, il 12 gennaio 2025 alle ore 11:00, nell’Arcibasilica Papale San Giovanni in Laterano. Rappresentante del Sommo Pontefice sarà il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi”.
“Questo Evento di grazia – sottolineano il Moderatore Generale e la Postulatrice – posto all’inizio dell’Anno giubilare 2025, ci vedrà uniti nel santo pellegrinaggio da ogni parte del mondo. È un’azione ecclesiale che ha un particolare carattere liturgico, in quanto finalizzata alla lode di Dio, nella venerazione del suo Servo fedele, Giovanni Merlini. Come Famiglia del Sangue Preziosissimo di Cristo, con tutto il popolo di Dio, invochiamo lo Spirito Santo per percorrere la via sanguinis, ‘via nuova e vivente che Cristo ha inaugurato per noi per mantenere, senza vacillare, la professione della nostra speranza’ (cf. Eb 10,20.23)”.
Don Giovanni Merlini nasce a Spoleto (PG) il 28 agosto del 1795 da Luigi Merlini e Antonia Claudi Arcangeli. Dopo essere stato ordinato sacerdote per la diocesi di Spoleto, il 19 dicembre 1818, in occasione di un corso di esercizi spirituali presso l’Abbazia di San Felice, a Giano dell’Umbria (PG), conobbe nel 1820 San Gaspare del Bufalo, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. L’incontro tra questi due giganti della fede cambierà le vite di entrambi. Gaspare diverrà per Giovanni padre e modello di ispirazione, tanto da convincerlo ad entrare nella Congregazione, il 15 agosto 1820, e a divenirne uno dei fiori all’occhiello.
Come nel carisma della Congregazione, don Giovanni non sarà solamente un intrepido annunciatore del Vangelo per mezzo delle missioni popolari, ma anche e soprattutto una eccellente guida spirituale. Non si può non ricordare la capacità straordinaria che ebbe di intenerire i cuori dei briganti nel basso Lazio, che a lui si rivolsero per chiedere grazia presso il Papa, nel lontano 1824.
Tra i frutti più belli della sua sapiente guida risplende nella Chiesa Santa Maria De Mattias che, nel 1834, con il suo paterno aiuto, fonderà le Adoratrici del Sangue di Cristo. Don Giovanni è stato un uomo dalle molteplici capacità e ha saputo intessere la sua vita a riflesso di quella di Cristo, incastonato, come una gemma preziosa, tra due grandi santi fondatori. Ma la sua peculiarità e quell’unicità che lo fecero brillare vennero fuori soprattutto dal 1847, quando succedette a San Gaspare del Bufalo come III Moderatore Generale della sua Congregazione.
Don Giovanni Merlini diede spazio, da quegli anni in poi, al genio che il Signore gli aveva donato per il bene del Regno di Dio. Seppe sognare in grande per entrambe le Congregazioni religiose, fino a spingersi ad aperture all’estero. Continuò ad essere ricercata ed illuminata guida di anime, tanto da divenire consigliere del Beato Pio IX, dal quale ottenne l’estensione della festa del Preziosissimo Sangue a tutta la Chiesa, con la bolla ‘Redempti sumus’ del 10 agosto 1849.
Anni di lavoro e consiglio, di preghiera innamorata ma anche di spiccate qualità artistiche, gli guadagnarono il titolo di ‘santo dei crociferi’, dal nome della piazza in cui risiedeva allora la curia generalizia dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Ed è proprio da quella stessa casa, accanto alla fontana di Trevi in Roma, che don Giovanni volò al cielo il 12 gennaio del 1873, a seguito di un brutto incidente provocatogli da un anticlericale in carrozza.
Ed ancora oggi, da quella chiesa di Santa Maria in Trivio, dove è sepolto accanto al suo santo padre Gaspare del Bufalo, continua ad intercedere e ad essere invocato dai Missionari, dalle Adoratrici e da tanti fedeli, soprattutto giovani, che chiedono a lui consiglio e preghiera. Sembra davvero che la fila di gente fuori dal suo ufficio non si sia mai esaurita, e che lui continui ancora, ora come allora, ad aspettare tante anime da guidare ed accompagnare, e soprattutto a ricordarsi di loro alla presenza del Signore Gesù.
Il 10 maggio 1973 vengono riconosciute le virtù eroiche e il 23 maggio 2024 papa Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il Miracolo di guarigione di un beneventano, da un ematoma retroperitoneale, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Merlini.
Papa Francesco: discernimento e formazione basi per la vita spirituale
“Quattro Capitoli! Quattro Capitoli insieme… si vede che il Prefetto sa risparmiare il tempo – eh? – e li mette insieme. Questa è l’epoca dei Capitoli”: con questa battuta scherzosa questa mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza i partecipanti ai capitoli generali di quattro congregazioni, le suore Domenicane Missionarie di San Sisto, le suore della Società del Sacro Cuore di Gesù, le suore della Presentazione di Maria Santissima al Tempio ed i padri Vocazionisti.
Per il papa l’occasione di un capitolo è molto importante, perché offre occasione di approfondire il carisma di ogni congregazione: “Con il Capitolo, sempre avete la grazia e anche la responsabilità di vivere un momento fondamentale non solo per la vita dei vostri istituti, ma per tutta la Chiesa: un momento in cui mettervi in ascolto dello Spirito Santo, per continuare a far fiorire, oggi, le ispirazioni carismatiche donate un giorno alle vostre Fondatrici e Fondatori. Fermiamoci allora un momento a riflettere insieme su tre dimensioni esistenziali ed apostoliche comuni alle vostre diverse realtà, tre aspetti: il discernimento, la formazione e la carità”.
E dei tre aspetti elencati il papa sottolinea l’importanza del discernimento: “Esso è ‘materia propria’ del carisma dei Padri Vocazionisti; è per tutti, ma è materia propria loro, ma ovviamente riguarda in senso più ampio ogni congregazione religiosa e ogni persona. Discernere è parte della vita, sia nei momenti solenni delle grandi scelte che in quelli feriali delle piccole decisioni quotidiane. E’ legato al nostro essere liberi e dunque esprime e porta a compimento, giorno per giorno, la comune vocazione umana e la particolare e unica identità di ciascuno di noi”.
Inoltre ha evidenziato che fare discernimento non è facile: “Certo è un lavoro faticoso, di ascolto del Signore, e di sé stessi e degli altri; è un momento faticoso anche di preghiera, di meditazione, di attesa paziente, e poi di coraggio e di sacrificio, per rendere concreto e operativo ciò che Dio, pur senza mai imporci (mai ci impone la sua volontà, Lui non si impone) la sua volontà, suggerisce al nostro cuore. Pensa, rifletti, sentiamo le emozioni che toccano il cuore”.
Però il discernimento è importante per prendere una decisione ed ha bisogno di chi ‘aiuta’: “Ed il nostro mondo ha tanto bisogno di riscoprire il gusto e la bellezza di decidere, specialmente per quanto riguarda le scelte definitive, che determinano una svolta decisiva nella vita, come quella vocazionale. Ha bisogno, perciò, di padri e di madri che aiutino, specialmente i giovani, a comprendere che essere liberi non è rimanere eternamente davanti ad un bivio, facendo piccole ‘scappatine’ a destra e a sinistra, senza mai imboccare veramente una strada. Essere liberi significa scommettere (scommettere!) su un cammino, con intelligenza e prudenza, certo, ma anche con audacia e spirito di rinuncia, per crescere e progredire nella dinamica del dono, ed essere felici, amando secondo il progetto di Dio”.
Il secondo punto importante riguarda la formazione, che deve essere sostenuta dalla preghiera: “Prima di tutto perché la vita religiosa, in sé, è un percorso di crescita nella santità che abbraccia tutta l’esistenza, e in cui il Signore costantemente plasma il cuore di coloro che ha scelto. Ed a questo proposito raccomando a tutte e a tutti voi l’assiduità nella preghiera, ma quella preghiera che è un rapporto con il Signore, personale, che ascolta, che attende; la preghiera sia comunitaria e anche personale, e anche la vita sacramentale, ed anche l’adorazione: oggi abbiamo perso il senso dell’adorazione, dobbiamo riprenderlo. Adorare… Ed anche la cura di tutti quei momenti che rendono vivo e quotidiano il rapporto di una consacrata e di un consacrato con Cristo”.
Solo chi si ‘forma’ continuamente può essere formatore: “Solo chi si riconosce umilmente e costantemente ‘in formazione’, infatti, può sperare di essere un buon ‘formatore’ o ‘formatrice’ per gli altri, e l’educazione, a qualsiasi livello, è sempre prima di tutto condivisione di percorsi e comunicazione di esperienze, in quella ricerca gioiosa della verità, ‘che rende inquieto il cuore di ogni uomo fin quando non incontra, non abita e non condivide con tutti la Luce di Dio’…
Dobbiamo essere in pace, ma inquieti. Anche in questo senso la vostra missione è, oggi, decisamente profetica, in un contesto sociale e culturale caratterizzato dalla circolazione vorticosa e continua di informazioni, ma di contro drammaticamente povero di relazioni umane. Urgono ai nostri tempi educatori che sappiano con amore farsi compagni e compagne di cammino per le persone loro affidate”.
Ed infine la carità, ricordando che le congregazioni ricevute oggi sono state fondate per sostenere i giovani e le famiglie povere: “Allo stesso modo, anche a voi farà bene, specialmente in questi giorni di discernimento comunitario, tenere costantemente davanti agli occhi il volto dei poveri e vigilare perché, sotto il loro sguardo, nelle vostre assemblee, sia sempre vivo e pulsante lo slancio di gratuità e di amore disinteressato, grazie al quale è cominciata la vostra presenza nella Chiesa.
Gesù ci parla nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi, e in ogni dono fatto a loro c’è un riflesso dell’amore di Dio… Qui sta la luce per il nostro cammino e anche qui c’è l’antidoto efficace per vincere, in noi e attorno a noi, la cultura dello scarto: per favore, non scartare la gente, non selezionare la gente con criteri mondani: quanto sono importanti, quanti soldi hanno”.
Inoltre, sempre in mattinata, papa Francesco ha ricevuto il nuovo Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, la prof.ssa Elena Beccalli, alla guida dell’Ateneo dal 1° luglio scorso, che ha illustrato le molteplici progettualità che l’Università Cattolica del Sacro Cuore si propone di mettere in atto nei suoi cinque campus (Milano, Brescia, Piacenza, Cremona e Roma) per proporre ‘un contributo di pensiero sulle questioni di frontiera in una prospettiva globale’.
(Foto: Santa Sede)
La Chiesa siciliana chiarisce sugli esorcismi
Poche ore prima della nota del dicastero della Dottrina della fede sul discernimento dei presunti fenomeni soprannaturali dalla conferenza episcopale siciliana è giunto un decreto che fa chiarezza su esorcismi e preghiere di guarigione e di liberazione, chiarendo alcune indicazioni destinate a sacerdoti e laici, dopo un’analisi di quanto avviene nelle diocesi siciliane, con il continuo aumento di fedeli che si recano da sacerdoti, e a volte anche da laici, per chiedere di essere liberati da presunte azioni straordinarie del demonio:
“La forza salvifica di Gesù esprime la massima potenza nei sacramenti; da essi derivano i sacramentali, ‘segni sacri per mezzo dei quali … sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali … I sacramentali non conferiscono la grazia dello Spirito Santo alla maniera dei sacramenti; però mediante la preghiera della Chiesa preparano a ricevere la grazia e dispongono a cooperare con essa’.
Tra i sacramentali si annovera l’esorcismo, ‘quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influenza del maligno e sottratto al suo dominio’. L’influsso del demonio è bloccato coltivando una sana vita spirituale, con l’assidua frequenza ai sacramenti, la preghiera fervorosa e incessante, l’ascolto docile della Parola di Dio. In alcuni casi particolari la Chiesa è chiamata a liberare gli oppressi mediante le preghiere di liberazione e anche la pratica dell’esorcismo”.
E’ un invito al discernimento, che in queste occasioni può essere compiuto anche con la collaborazione di medici: “Bisogna attentamente discernere se si tratti di una reale presenza diabolica oppure di un disturbo fisico o di una malattia psichica. In questi ultimi casi la preghiera di esorcismo è da evitare perché arrecherebbe ulteriori danni alla salute dei fedeli. A tal fine è sempre bene ricercare la collaborazione di medici e specialisti capaci di affiancare il sacerdote in un sano ed equilibrato discernimento”.
Il documento è stato emanato per il motivo di una situazione di dubbie possessioni in aumento: “E’ in continuo aumento il numero di fedeli che si recano da sacerdoti, e a volte anche da laici, per chiedere di essere liberati da presunte possessioni e/o infestazioni diaboliche causate, a loro dire, da malefici e fatture”.
Però di fronte a tali situazioni ci sono sacerdoti che intervengono non proprio in modo corretto: “A questa crescente richiesta tentano di rispondere dei sacerdoti, animati da slancio pastorale nel recare conforto e aiuto alle persone bisognose. Essi le accolgono, ascoltano e benedicono. Alcuni sacerdoti, tuttavia, non agiscono in maniera uniforme e coordinata, intervenendo in vari modi con la celebrazione di Sante Messe, recitando preghiere di liberazione e di guarigione e, in qualche caso, praticando preghiere di esorcismo”.
Inoltre il documento invita a non ‘spettacolarizzare’ l’evento: “Talvolta le preghiere di liberazione sono recitate nelle chiese davanti all’Eucarestia solennemente esposta, in adunanze pubbliche, con il rischio di alta spettacolarizzazione e con il pericolo di grave disorientamento dei presenti. Durante queste celebrazioni qualche sacerdote passa persino tra i fedeli benedicendoli uno per uno con il Santissimo Sacramento, verificandosi spesso urla, parolacce, bestemmie e cose del genere che turbano non poco i fedeli presenti e specialmente i bambini e i più deboli. Altre volte tali preghiere avvengono in case private guidate da laici, qualche volta anche assistiti da sacerdoti”.
Per questo la Conferenza episcopale siciliana ha emanato 18 punti per fare chiarezza sull’insegnamento della Chiesa riguardante gli esorcismi con un particolare ammonimento a laici e religiosi su tale esercizio: “I laici e i religiosi senza ordini sacri in nessun modo e in nessun caso possono pronunciarsi su eventuali possessioni, vessazioni, ossessioni o infestazioni diaboliche, senza aver ricevuto esplicito permesso per iscritto da parte del Vescovo diocesano, cui spetta in modo esclusivo il discernimento sull’esistenza e l’autenticità di eventuali carismi.
A nessuno, fosse pure esorcista nominato dal Vescovo diocesano con peculiare ed espressa licenza, è lecito in maniera assoluta dire a qualcuno di aver ricevuto un maleficio e soprattutto di indicare la persona che lo avrebbe fatto, perché ciò può scatenare nelle persone sentimenti di odio”.
La preghiera di ‘liberazione’ dal ‘maligno’ deve essere compiuta sempre da un sacerdote: “Ogni fedele può elevare a Dio preghiere non liturgiche per ottenere la guarigione. Quando tuttavia queste si svolgono in chiesa o in altro luogo sacro, è conveniente che esse siano guidate da un ministro ordinato. Le preghiere di liberazione comunitarie dovranno essere fatte sotto la guida di un sacerdote, utilizzando a questo scopo l’Appendice I del Rito degli esorcismi, con esclusione delle formule esorcistiche ivi contenute.
Mai è lecito ai laici e ai religiosi senza ordini sacri organizzare e guidare celebrazioni di preghiere di guarigione liturgiche contenute nel Benedizionale, neanche alla presenza di ministri ordinati. Si fa divieto ai presbiteri nell’intero territorio della Sicilia di organizzare celebrazioni comunitarie di preghiere di guarigione liturgiche senza l’esplicito permesso scritto da parte del rispettivo Vescovo diocesano”.
Eppoi tale esercizio è consentito solamente a chi è stato espressamente autorizzato: “E’ vietato ai laici, come pure ai sacerdoti non muniti della debita licenza, pronunciare sia preghiere di esorcismo solenne sia qualsiasi altra preghiera che abbia il carattere imperativo allo spirito maligno.
Ai sacerdoti non autorizzati dal Vescovo di eseguire esorcismi e ai laici non è lecito utilizzare la formula dell’esorcismo contro Satana e gli angeli ribelli, estratta da quella pubblicata per ordine del sommo Pontefice Leone XIII, e in particolare il testo integrale di questo esorcismo, dal momento che può essere utilizzata solamente da tutti coloro che a norma del diritto sono ministri dell’esorcismo solenne”.
Inoltre ogni esorcismo non deve essere retribuito: “E’ necessario che le preghiere di guarigione e di liberazione, come pure l’azione pastorale dell’esorcismo siano svincolate da ogni forma di legame con offerte in denaro, in modo che emerga con assoluta chiarezza la gratuità dei doni del Signore. Soprattutto in questi momenti di disagio e di sofferenza, nessun fedele deve avere ostacoli per accedere ai benefici della grazia, né tanto meno sentirsi in dovere di corrispondere un ‘compenso’ per l’accoglienza ricevuta… E’ vietato passare tra i fedeli benedicendoli uno per uno con il Santissimo Sacramento per qualsiasi motivo. Non sono ammessi esorcismi solenni o preghiere di guarigione e di liberazione che abbiano come oggetto la liberazione dell’albero genealogico”.
Nuove norme dei possibili casi soprannaturali
Sono state aggiornate le norme per il discernimento dei presunti fenomeni soprannaturali: è quanto stabilisce il nuovo documento del Dicastero per la Dottrina della Fede, pubblicato venerdì 17 maggio ed entrato in vigore domenica 19, festa di Pentecoste. Il testo è preceduto da una articolata presentazione del cardinale prefetto Victor Manuel Fernández, a cui segue l’introduzione, con l’individuazione di sei diverse possibili conclusioni.
Il prefetto del dicastero, card. Victor Manuel Fernández, nella presentazione ha spiegato che presunti fenomeni soprannaturali come le apparizioni mariane tante volte “hanno provocato una grande ricchezza di frutti spirituali, di crescita nella fede, di devozione e di fraternità e servizio, e in alcuni casi hanno dato origine a diversi santuari sparsi in tutto il mondo che oggi sono parte del cuore della pietà popolare di molti popoli”.
Nel documento il cardinale ha sottolineato il concetto di ‘soprannaturalità’, richiamando le spiegazioni di papa Benedetto XVI: “Tra queste possibili conclusioni non si include di norma una dichiarazione circa la soprannaturalità del fenomeno oggetto di discernimento, cioè la possibilità di affermare con certezza morale che esso proviene da una decisione di Dio che l’ha voluto in modo diretto. Invece, la concessione di un ‘Nihil obstat’ indica semplicemente, come già spiegava papa Benedetto XVI, che riguardo a quel fenomeno i fedeli ‘sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione’…
Si deve notare, inoltre, che arrivare ad una dichiarazione di ‘soprannaturalità’, per sua natura, non solo richiede un tempo adeguato di analisi, ma può dare adito alla possibilità di emettere oggi un giudizio di “soprannaturalità” e anni dopo un giudizio di ‘non soprannaturalità’. Così come, di fatto, è accaduto”.
Il documento delinea così le competenza del Dicastero: “E’ importante capire che le nuove Norme mettono nero su bianco un punto fermo circa la competenza di questo Dicastero. Da una parte, resta fermo che il discernimento è compito del Vescovo diocesano.
Dall’altra, dovendo riconoscere che, oggi più che mai, questi fenomeni coinvolgono molte persone che appartengono ad altre Diocesi e si diffondono rapidamente in diverse regioni e Paesi, le nuove Norme stabiliscono che il Dicastero deve essere consultato e intervenire sempre per dare un’approvazione finale a quanto deciso dal Vescovo, prima che quest’ultimo faccia pubblica una determinazione su un evento di presunta origine soprannaturale”.
Secondo le nuove norme la Chiesa potrà discernere: “… se sia possibile scorgere nei fenomeni di presunta origine soprannaturale la presenza dei segni di un’azione divina; se negli eventuali scritti o messaggi di coloro che sono coinvolti nei presunti fenomeni in parola non vi sia nulla che contrasti con la fede e i buoni costumi; se sia lecito apprezzarne i frutti spirituali, o risulti necessario purificarli da elementi problematici o mettere in guardia i fedeli dai pericoli che ne derivano; e sia consigliabile una loro valorizzazione pastorale da parte dell’autorità ecclesiastica competente”.
Comunque è compito del vescovo discernere i casi dei fenomeni soprannaturali: “Spetta al Vescovo diocesano, in dialogo con la Conferenza episcopale nazionale, esaminare i casi di presunti fenomeni soprannaturali avvenuti nel proprio territorio e di formulare il giudizio finale su di essi, da sottoporre all’approvazione del Dicastero, compresa l’eventuale promozione di un culto o di una devozione ad essi legati.
Dopo aver indagato sugli eventi in questione, spetta al Vescovo diocesano trasmettere i risultati dell’indagine (svolta secondo le norme di seguito riportate) con il proprio voto al Dicastero per la Dottrina della Fede e di intervenire secondo le indicazioni fornite dal Dicastero. Spetta al Dicastero, in ogni caso, valutare il modo di procedere del Vescovo diocesano e approvare o meno la determinazione da attribuire al caso specifico da lui proposta.
Il Vescovo diocesano si asterrà da ogni dichiarazione pubblica relativa all’autenticità o soprannaturalità di tali fenomeni e da ogni coinvolgimento con essi; non deve però cessare di vigilare per intervenire, se necessario, con celerità e prudenza seguendo le procedure indicate dalle seguenti norme”.
E’ anche compito del vescovo contenere le manifestazioni che possano alimentare la sensazionalità: “Qualora, in collegamento con il presunto evento soprannaturale, dovessero nascere forme di devozione anche senza un vero e proprio culto, il Vescovo diocesano ha il grave dovere di avviare quanto prima un’accurata indagine canonica al fine di salvaguardare la fede e prevenire abusi.
Il Vescovo diocesano abbia particolare cura nel contenere, anche con i mezzi a propria disposizione, manifestazioni religiose confuse, o la divulgazione di eventuali materiali attinenti al presunto fenomeno soprannaturale (ad es.: lacrimazioni di immagini sacre, sudorazioni, sanguinamenti, mutazione di ostie consacrate, ecc.), al fine di non alimentare un clima sensazionalistico
Qualora, sia in ragione del luogo di domicilio delle persone coinvolte nel presunto fenomeno, sia in ragione del luogo di diffusione delle forme di culto o comunque di devozione popolare, fosse implicata la competenza di più Vescovi diocesani, costoro, sentito il Dicastero per la Dottrina della Fede, possono costituire una Commissione interdiocesana che, presieduta da uno dei Vescovi diocesani, provveda all’istruttoria a norma degli articoli seguenti. A tal fine possono servirsi anche dell’aiuto degli uffici preposti della Conferenza episcopale”.
Segue l’elenco dei sei possibili voti finali al termine del discernimento: “Nihil Obstat: non viene espressa certezza sull’autenticità soprannaturale, ma si riconoscono segni di un’azione dello Spirito. Si incoraggia il vescovo a valutare il valore pastorale e a promuovere la diffusione del fenomeno, compresi i pellegrinaggi.
Prae oculis habeatur: si riconoscono segni positivi, ma ci sono anche elementi di confusione o rischi che richiedono discernimento e dialogo con i destinatari. Potrebbe essere necessaria una chiarificazione dottrinale se ci sono scritti o messaggi associati al fenomeno.
Curatur: sono presenti elementi critici, ma c’è una diffusione ampia del fenomeno con frutti spirituali verificabili. Si sconsiglia un divieto che potrebbe turbare i fedeli, ma si invita il vescovo a non incoraggiare il fenomeno.
Sub mandato: le criticità non sono legate al fenomeno stesso, ma all’uso improprio fatto da persone o gruppi. La Santa Sede affida al vescovo o a un delegato la guida pastorale del luogo.
Prohibetur et obstruatur: Nonostante alcuni elementi positivi, le criticità e i rischi sono gravi. Il Dicastero chiede al vescovo di dichiarare pubblicamente che l’adesione non è consentita e di spiegare le ragioni della decisione.
Declaratio de non supernaturalitate: il vescovo è autorizzato a dichiarare che il fenomeno non è soprannaturale basandosi su prove concrete, come la confessione di un presunto veggente o testimonianze credibili di falsificazione del fenomeno”.
Papa Francesco: Cristo vive
Aspettando l’incontro con i bambini nel pomeriggio questa mattina è stata molto intensa per papa Francesco, che ha incontrato i partecipanti al Congresso Internazionale di Pastorale giovanile promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sul tema: ‘Per una pastorale giovanile sinodale: nuovi stili e strategie di leadership’, che hanno cooperato alla realizzazione della Giornata mondiale della Gioventù a Lisbona, con un pensiero a quella del prossimo anno a Roma:
“Pensando al Giubileo dei Giovani (l’anno prossimo) ed alla GMG di Seoul (fra tre anni), il mio ‘sogno’ è che possano far incontrare Gesù a tanti giovani, anche tra quelli che normalmente non frequentano la Chiesa, portando loro il messaggio della speranza. Penso a quei ragazzi e ragazze che hanno ‘abbassato lo sguardo’, che hanno smarrito l’orizzonte, che hanno messo da parte i sogni grandi e sono rimasti impigliati nella tristezza e nel male di vivere… Gli appuntamenti di Roma e di Seoul sono le occasioni che Dio ci offre per dire a tutti i giovani del mondo che Gesù è speranza per te, è speranza per noi, è speranza per tutti!”
Per questo occorre aiutare i giovani ad alcune certezze: “I giovani, infatti, risentono in modo particolare delle notizie negative che ci assediano, ma queste non devono oscurare la certezza che Cristo risorto è con loro ed è più forte di ogni male. Pensiamo, non dico alle notizie, alle pubblicità delle guerre, pensiamo a questo. I giovani sentono questo.
Sì, Cristo vive! Tutto vive, è in mano sua e Lui solo conosce i destini del mondo e il corso della nostra vita. E’ importante offrire ai giovani occasioni per sperimentare Cristo vivo nella preghiera, nella celebrazione eucaristica e della riconciliazione, negli incontri comunitari, nel servizio ai poveri, nella testimonianza dei santi. I giovani stessi che ne fanno esperienza sono i portatori di questo annuncio-testimonianza”.
Per questo è essenziale il discernimento spirituale: “Il discernimento è un’arte che gli operatori pastorali per primi devono imparare: sacerdoti e religiosi, catechisti, accompagnatori, giovani stessi che seguono altri giovani. E’ un’arte che non si improvvisa, che va approfondita, sperimentata e vissuta. Per un giovane, trovare una persona capace di discernimento è trovare un tesoro…
Una guida che non toglie la libertà ma accompagna. Sul discernimento ho tenuto anche un ciclo di catechesi, potrete andare a cercarle, che spiega come si fa il discernimento. Qui vorrei sottolineare solo tre qualità: è sinodale, è personale, è orientato alla verità. Il discernimento è sinodale, personale e orientato alla verità”.
Insomma è stato un invito ad ascoltare i giovani: “Un ascolto reale, che non rimanga ‘a metà’, o solo ‘di facciata’. I giovani non vanno strumentalizzati per realizzare idee già decise da altri o che non rispondono realmente alle loro esigenze. I giovani vanno responsabilizzati, coinvolti nel dialogo, nella programmazione delle attività, nelle decisioni. Bisogna far sentire loro che sono parte attiva e a pieno titolo della vita della Chiesa; e soprattutto che loro stessi sono i primi annunciatori del Vangelo ai loro coetanei”.
Ugualmente ai direttori delle Pontificie Opere Missionarie ha sottolineato l’esigenza della comunione: “In questa prospettiva, siamo chiamati a vivere la spiritualità della comunione con Dio e con i fratelli. La missione cristiana non è trasmettere qualche verità astratta o qualche convincimento religioso (meno fare proselitismo, meno ancora), ma è anzitutto permettere a coloro che incontriamo di poter fare l’esperienza fondamentale dell’amore di Dio, e potranno trovarlo nella nostra vita e nella vita della Chiesa se ne saremo testimoni luminosi, riflettendo un raggio del mistero trinitario”.
La seconda parola è la creatività, in quanto solo l’amore crea, come disse san Massimiliano Kolbe: “Ed allora, ricordiamoci che la creatività evangelica nasce dall’amore, dall’amore divino, e che ogni attività missionaria è creativa nella misura in cui la carità di Cristo è la sua origine, la sua forma e il suo fine. Così, con fantasia inesauribile, crea modi sempre nuovi di evangelizzare e di servire i fratelli, specialmente i più poveri. Espressione di tale carità sono anche le tradizionali raccolte destinate ai fondi universali di solidarietà per le missioni”.
L’ultima parola è tenacia: “Anche questo tratto possiamo contemplarlo nell’Amore di Dio Trinità che, per realizzare il disegno di salvezza, con fedeltà costante ha inviato i suoi servi nel corso della storia e nella pienezza dei tempi ha donato sé stesso in Gesù… E su questo vorrei soffermarmi per ringraziare Dio per la testimonianza martiriale che hanno dato, in questi giorni passati, un gruppo di cattolici del Congo, del nord Kivu.
tSono stati sgozzati, semplicemente perché erano cristiani e non volevano passare all’islam. Oggi c’è questa grandezza della Chiesa nel martirio. E andiamo un po’ indietro, cinque anni fa, nella spiaggia della Libia, quei copti che sono stati sgozzati e in ginocchio dicevano: ‘Gesù, Gesù, Gesù’. La Chiesa martiriale è la Chiesa della tenacia del Signore che porta avanti”.
Ad inizio giornata il papa aveva ricevuto i partecipanti all’incontro internazionale promosso da ‘Somos Community Care’, in collaborazione con la Pontificia Accademia per la Vita, mettendo al centro della riflessione il medico che si prende cura: “Possiamo accedere a terapie fino a pochi decenni fa inimmaginabili. Ma la medicina, anche quella più tecnologizzata, è sempre prima di tutto un incontro umano, fatto di cura, vicinanza e ascolto e questa è la missione del medico di famiglia.
Quando stiamo male, nel medico cerchiamo, oltre al professionista competente, una presenza amica su cui contare, che ci infonda fiducia nella guarigione e che, anche quando questa non fosse possibile, non ci lasci soli, ma continui a guardarci negli occhi e ad assisterci, fino alla fine”.
(Foto: Santa Sede)