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La drammatica situazione dei cristiani nel Corno d’Africa, tra guerra e persecuzioni
Nelle scorse settimane ha fatto scalpore l’arresto di abune Fikremariam Hagos, vescovo cattolico di Segheneiti, culla della diffusione del cattolicesimo nel paese, devastata dalle operazioni di reclutamento forzato di uomini di ogni età da inviare in Tigray, a dar manforte all’esercito etiopico nella guerra civile che si combatte da ormai due anni nella regione. L’arresto del vescovo, senza motivazioni dichiarate come finora ha fatto il governo di Asmara, può essere interpretato come un segnale alla Chiesa cattolica, rimasta ormai l’unica voce critica all’interno del Paese.
Ottava edizione del Rapporto di ACS: ‘Perseguitati più che mai’
“Stavo ancora celebrando la Messa quando ho sentito le esplosioni. Ero sul sagrato, stavo mettendo l’incenso nel turibolo e mi stavo preparando a guidare la processione fuori dalla chiesa, quando ho sentito due forti boati e ho visto i miei parrocchiani in preda al panico correre in diverse direzioni. Qualcuno è corso da me e ha gridato: ‘Padre, ci sono degli sconosciuti armati!’ Non so quanti fossero, alcuni dicono sei, altri quattro, ma so che erano organizzati. Alcuni degli assalitori si sono confusi tra i parrocchiani e hanno pregato con noi durante la Messa, sapendo per tutto il tempo che avevano intenzione di ucciderci”.
San Francesco e la trasmissione della fede
Per Francesco d’Assisi la fede è saper vedere più in profondità; infatti nella Ammonizione prima afferma che come tutti videro l’umanità di Gesù ma solo alcuni credettero ossia riconobbero anche la sua divinità così ogni giorno tutti vedono il pane consacrato posto sull’altare ma non tutti riconoscono che è il vero corpo di Gesù in mezzo a noi (FF 141-147).
P. Gargano racconta il Bangladesh colpito dalle alluvioni
La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunita a Matera in occasione del XXVII Congresso Eucaristico Nazionale, ha deciso un doppio stanziamento dai fondi otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte a situazioni di emergenza che stanno provando alcuni Paesi del mondo.
In Iran le donne si ribellano
Proseguono le proteste antigovernative in Iran, nonostante la limitazione dell’accesso ad internet e la violenta repressione della polizia, tantoché che le Nazioni Unite hanno chiesto alle autorità iraniane ‘di garantire i diritti a un giusto processo e di rilasciare le persone arbitrariamente’ arrestate, come ha detto a Ginevra la portavoce dell’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, Ravina Shamdasan:
Giornata del Rifugiato: aumentano i cristiani rifugiati
Oggi si celebra la giornata del rifugiato; per tale occasione alcuni giorni fa l’organizzazione ‘Porte Aperte/Open Doors’, da 60 anni al servizio dei cristiani perseguitati, ha presentato il Rapporto ‘Chiesa Profuga – Report 2022 su sfollati interni e rifugiati’, che prende in esame il fenomeno poco conosciuto della Chiesa profuga, quella composta da cristiani costretti ad abbandonare le proprie case, città, paesi.
Condanna unanime contro l’attentato ai cristiani in Nigeria
“Il Papa ha appreso dell’attacco alla chiesa a Ondo, in Nigeria, e della morte di decine di fedeli, molti bambini, durante la celebrazione della Pentecoste. Mentre si chiariscono i dettagli dell’accaduto, Papa Francesco prega per le vittime e per il Paese, dolorosamente colpiti in un momento di festa, e affida entrambi al Signore, perché invii il Suo Spirito a consolarli”: così nella solennità di Pentecoste ha riferito la Sala Stampa della Santa Sede dopo la pubblicazione della notizia dell’attentato.
Nel mondo continuano gli attacchi ai cristiani
In queste settimane si sono susseguiti nel mondo violenti attacchi contro cristiani, come è successo in Nigeria, secondo il racconto all’Agenzia Fides p. Lawrence Emehel, direttore per lo sviluppo della diocesi di Sokoto: “I banditi in azione hanno vari background. Alcuni sono allevatori Fulani locali in cerca di vendetta per le recenti uccisioni a opera di gruppi di contadini nel corso degli scontri tra questi due gruppi nella zona.
La Chiesa sostiene la Terra Santa con la Colletta
La ‘Colletta per la Terra Santa’, conosciuta anche come ‘Collecta pro Locis Sanctis’, nasce dalla volontà dei papi di mantenere forte il legame tra tutti i Cristiani del mondo e i Luoghi Santi. La Colletta, che tradizionalmente è raccolta nella giornata del Venerdì Santo, è la fonte principale per il sostentamento della vita che si svolge intorno ai Luoghi Santi.
Papa Francesco agli irakeni: non scoraggiatevi!
Lunedì scorso papa Francesco ha incontrato alcuni rappresentanti delle Chiese cristiane in Iraq, a un anno della sua visita pastorale, definita ‘indimenticabile’, ricordando che lì è sorta la storia della Salvezza:
“Le vostre terre sono terre degli inizi: inizi delle antiche civiltà del Medio Oriente, inizi della storia della salvezza, inizi della storia della vocazione di Abramo. Sono anche terre degli inizi cristiani: delle prime missioni, grazie alla predicazione dell’Apostolo Tommaso, di Addai e Mari e dei loro discepoli, non solo in Mesopotamia, ma fino al lontano Oriente”.
Però oltre a rivestire una storia di civiltà, quella nazione è anche una terra di esilio: “Ma sono anche terre di esuli: pensiamo all’esilio degli Ebrei a Ninive, e a quello di Babilonia, di cui ci parlano i profeti Geremia, Ezechiele e Daniele, che sostennero la speranza del popolo sradicato dalla sua terra. Ma anche molti cristiani della vostra regione sono stati costretti all’esilio: le persecuzioni e le guerre, che si sono succedute fino ai nostri giorni, hanno costretto molti di loro a emigrare, portando in Occidente la luce dell’Oriente cristiano”.
Ed ha ringraziato per questa testimonianza di fede: “Mi inchino davanti alla sofferenza e al martirio di coloro che hanno custodito la fede, anche a prezzo della vita. Come il sangue di Cristo, versato per amore, ha portato riconciliazione e ha fatto fiorire la Chiesa, così il sangue di questi numerosi martiri del nostro tempo, appartenenti a diverse tradizioni ma uniti nel medesimo sacrificio, sia seme di unità tra i cristiani e segni una nuova primavera della fede”.
Inoltre ha incoraggiato per non abbandonare la collaborazione pastorale: “Le vostre Chiese, attraverso le relazioni fraterne che esistono tra loro, hanno stabilito molteplici legami di collaborazione nel campo della pastorale, della formazione e del servizio ai più poveri. Oggi esiste una radicata comunione tra i cristiani del Paese. Vorrei incoraggiarvi a proseguire su questa strada, affinché, mediante iniziative concrete, un dialogo costante e ciò che più conta, l’amore fraterno, si compiano passi avanti verso la piena unità. In mezzo a un popolo che ha patito tante lacerazioni e discordie, i cristiani risplendano come un segno profetico di unità nella diversità”.
Per questo ha sottolineato che non può esistere l’Iraq senza i cristiani: “uesta convinzione non si basa solo su un fondamento religioso, ma su evidenze sociali e culturali. L’Iraq senza i cristiani non sarebbe più l’Iraq, perché i cristiani, insieme ad altri credenti, contribuiscono fortemente all’identità specifica del Paese: un luogo in cui la convivenza, la tolleranza e l’accettazione reciproca sono fioriti fin dai primi secoli; un luogo che ha la vocazione di mostrare, in Medio Oriente e nel mondo, la pacifica convivialità delle differenze.
Nulla, perciò, deve essere lasciato intentato affinché i cristiani continuino a sentire che l’Iraq è casa loro, e che sono cittadini a pieno titolo, chiamati a dare il loro contributo alla terra dove hanno sempre vissuto. Per questo, cari Fratelli, Pastori del Popolo di Dio, siate sempre dediti e solerti ad assistere e confortare il gregge. Siate vicini ai fedeli affidati alle vostre cure, testimoniando anzitutto con l’esempio e con la condotta di vita evangelica la prossimità e la tenerezza di Gesù Buon Pastore”.
E’ un invito a vivere la fraternità: “Voi sapete bene che il dialogo interreligioso non è questione di pura cortesia. No, va oltre. Non è questione di negoziazione o di diplomazia. No, va oltre. E’ un cammino di fratellanza proteso alla pace, un cammino spesso faticoso ma che, specialmente in questi tempi, Dio chiede e benedice. E’ un percorso che ha bisogno di pazienza e comprensione. Ma ci fa crescere come cristiani, perché richiede l’apertura del cuore e l’impegno ad essere, concretamente, operatori di pace”.
Per il papa il dialogo è l’antidoto all’estremismo, che minaccia la pace: “Occorre però lavorare per sradicare le cause remote dei fondamentalismi, di questi estremismi che attecchiscono più facilmente in contesti di povertà materiale, culturale ed educativa, e vengono alimentati da situazioni di ingiustizia e di precarietà, come quelli lasciati dalle guerre.
E quante guerre, quanti conflitti, quante nefaste interferenze hanno colpito il vostro Paese! Esso ha bisogno di uno sviluppo autonomo e coeso, senza che, come troppe volte tristemente accaduto, venga danneggiato da interessi esterni. Il vostro Paese ha la propria dignità, la propria libertà e non può essere ridotto a un campo di guerra”.
Infine un invito a non scoraggiarsi: “Non scoraggiatevi: mentre tanti, a vari livelli, minacciano la pace, noi non distogliamo lo sguardo da Gesù, Principe della pace, e non stanchiamoci di invocare il suo Spirito, artefice di unità. Sant’Efrem, sulla scia di san Cipriano, paragonò l’unità della Chiesa alla ‘tunica inconsutile e indivisa’ di Cristo.
Nonostante fosse stato brutalmente spogliato delle vesti, la sua tunica rimase unita. Anche nella storia lo Spirito di Gesù custodisce l’unità dei credenti, nonostante le nostre divisioni. Chiediamo alla Santissima Trinità, modello della vera unità che non è uniformità, di rafforzare la comunione tra di noi e tra le nostre Chiese”.
(Foto: Santa Sede)