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Papa Francesco alle Carmelitane Scalze: la vita contemplativa è dinamica

“E’ un appuntamento importante, perché non risponde soltanto a una necessità umana, alle contingenze della vita comunitaria: si tratta invece di un ‘tempo dello Spirito’, che siete chiamate a vivere come occasione di preghiera e di discernimento. Restando interiormente aperte a ciò che lo Spirito Santo vuole suggerirvi, avete il compito di trovare nuovi linguaggi, nuove vie e nuovi strumenti per dare ancora maggiore slancio alla vita contemplativa che il Signore vi ha chiamato ad abbracciare, perché il carisma si conservi (il carisma è lo stesso) e che possa essere compreso e attirare tanti cuori, per la gloria di Dio e per il bene della Chiesa. Quando un Carmelo funziona bene attira, attira, non è vero? E’ come la luce con le mosche, attira, attira”.

Lo ha detto oggi in udienza, a pochi giorni dalla Giornata mondiale per le Vocazioni, papa Francesco alle Superiore ed alle Delegate delle Carmelitane Scalze in occasione della revisione delle Costituzioni, ricordando che non bisogna dimenticare il futuro: “Rivedere le Costituzioni significa proprio questo: raccogliere la memoria del passato (non bisogna rinnegarlo) per guardare al futuro. In effetti, voi mi insegnate che la vocazione contemplativa non porta a custodire delle ceneri, ma ad alimentare un fuoco che arda in maniera sempre nuova e riscaldi la Chiesa e il mondo”.

Quindi la memoria è una ricchezza: “Perciò, la memoria della vostra storia e di quanto negli anni è maturato nelle Costituzioni è una ricchezza che deve restare aperta alle suggestioni dello Spirito Santo, alla perenne novità del Vangelo, ai segni che il Signore ci dona attraverso la vita e le sfide umane. Così si conserva un carisma. Non cambia, ascolta e si apre a ciò che il Signore vuole in ogni momento”.

Ma vivere in clausura non significa separarsi da mondo, perché la contemplazione è dinamica: “Questo vale in generale per tutti gli istituti di vita consacrata, ma voi claustrali lo sperimentate in modo particolare, perché vivete in pieno la tensione tra la separazione dal mondo e l’immersione in esso. Voi infatti non vi rifugiate in una consolazione spirituale intimistica o in una preghiera avulsa dalla realtà; al contrario, il vostro è un cammino in cui ci si lascia coinvolgere dall’amore di Cristo fino ad unirsi a Lui, perché questo amore pervada tutta l’esistenza e si esprima in ogni gesto e in ogni azione quotidiana. Il dinamismo della contemplazione è sempre un dinamismo d’amore, è sempre una scala che ci eleva a Dio non per staccarci dalla terra, ma per farcela abitare in profondità, come testimoni dell’amore ricevuto”.

E citando santa Teresa d’Avila papa Francesco ha ribadito il ‘concetto’ che la contemplazione non distoglie dalla vita: “In questo modo, la vita contemplativa non rischia di ridursi a un’inerzia spirituale, che distoglie dalle incombenze della vita quotidiana… Ma la vita contemplativa continua a fornire la luce interiore per il discernimento. E di quale luce avete bisogno per rivedere le Costituzioni, affrontando i tanti problemi concreti dei monasteri e della vita comunitaria? La luce è questa: la speranza nel Vangelo.  Ma sempre radicato nei padri fondatori, nella madre fondatrice e in san Giovanni”.

Ecco la consistenza della speranza nel Vangelo: “Significa abbandonarsi a Dio, imparare a leggere i segni che ci dona per discernere il futuro, saper fare qualche scelta audace e rischiosa anche se sul momento rimane ignota la meta verso cui ci condurrà. Significa non affidarci soltanto alle strategie umane, alle strategie difensive quando si tratta di riflettere su un monastero da salvare o da lasciare, sulle forme della vita comunitaria, sulle vocazioni”.

Per questo è inutile costruire una difesa aprioristica del ‘passato’: “Le strategie difensive sono frutto di un nostalgico ritorno al passato; questo non funziona, la nostalgia non funziona, la speranza evangelica va in un’altra direzione: ci dona la gioia della storia vissuta fino ad oggi ma ci rende capaci di guardare avanti, con quelle radici che abbiamo ricevuto. Questo si chiama conservare il carisma, la voglia di andare avanti, e questo sì che funziona”.

E’ stato un augurio a guardare avanti: “Guardate avanti con la speranza evangelica e con i piedi scalzi, cioè con la libertà dell’abbandono in Dio. Guardate al futuro con le radici nel passato. E questo essere totalmente immerse nella presenza del Signore vi dia sempre anche la gioia della fraternità e dell’amore vicendevole. La Madonna vi accompagni”.

(Foto: Santa Sede)

Suor Chiara Augusta Lainati: una vita nella complessità della storia 

Si sono svolti ieri nella chiesa della beata Mattia, a Matelica, i funerali  di suor Chiara Augusta Lainati, clarissa del monastero di Matelica, morta sabato 2 marzo a 85 anni. Nata a Saronno (Varese) nel 1939, ha studiato filologia classica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano) dove ha conseguito il dottorato nel 1962 con la tesi ‘Studi su santa Chiara d’Assisi’ di cui fu relatore il professor Ezio Franceschini, preside della facoltà e importante medievalista.

Quindici giorni dopo la difesa del dottorato è entrata nel Protomonastero S. Chiara d’Assisi, una comunità di clarisse che vantava un legame con l’Università Cattolica del Sacro Cuore già dalla fondazione ai tempi di p. Agostino Gemelli. Veste l’abito delle Sorelle Povere di s. Chiara il 21 gennaio 1963, emette la prima professione il 19 aprile 1964 e la professione solenne il 20 aprile 1967.

Molto ricercata in convegni e pubblicazioni con collaborazioni scientifiche sulla spiritualità francescano-clariana, ha operato con notevoli frutti anche nel campo della trasmissione del carisma francescano nonché nella formazione delle giovani clarisse in diversi monasteri, tra cui S. Erminio e S. Agnese in Perugia, S. Lucia in Città della Pieve, Buon Gesù in Orvieto.

Gli ultimi anni – caratterizzati da varie infermità – li ha trascorsi nel monastero di Matelica (Marche) dove è giunta il 3 marzo 2001 e ha compiuto il suo transito significativamente sabato 2 marzo, festa di sant’Agnese di Boemia, figlia del re di Boemia e corrispondete di santa Chiara. Assieme al francescano p. Giovanni Boccali nel 1977 scoprì ‘Audite poverelle’ ossia lo scritto in lingua volgare che Francesco d’Assisi morente inviò alla comunità di San Damiano e che nel 2000 il cantautore Angelo Branduardi musicò nel suo album ‘L’infinitamente piccolo’. Tra i suoi numerosi studi e pubblicazioni, i ‘Temi spirituali dagli scritti del secondo ordine francescani’, due poderosi volumi per un totale di 1648 pagine, e una vita di santa Chiara continuamente ristampata e tradotta in molte lingue.

Maternità di claustrale di Chiara Augusta Lainati, clarissa

Nel silenzio, il giorno nasce dietro i vetri istoriati

stendendo ampie lame di colore nel “coro” monastico.

L’una accanto all’altra, nel silenzio della meditazione,

le monache sono sagome brune di solitudine.

Dio, che vuoto di cose umane,

che povertà immensa è mai questo silenzio

che scava nel cuore l’attesa e la sete di te, bene infinito,

in cui perdersi come un raggio nella sua sorgente…

Tu mi hai dato un cuore di donna, Signore,

un cuore caldo e trepido,

fatto per amare ed essere amato:

un cuore che suggerisce il tepore di una casa

e il ridere gioioso di bimbi

e sguardi bruni e profondi che si posano teneramente sui figli.

E hai separato per te questo mio cuore,

come un terreno vergine per la tua Parola.

L’hai cinto di una solitudine vasta e silente,

la solitudine gelosa del tuo Amore,

Dio dagli occhi immensi come l’infinito.

“Oracolo del Signore: la attirerò a me,

la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore…

Ti farò mia sposa per sempre… e tu conoscerai il Signore” (Os 2,14. 20).

E mentre tu “parli al mio cuore”

nel silenzio umile e orante di questo giorno che nasce,

il mondo intero è in me come un bimbo che si desta e che chiama

e si volge a te, o Signore, col nome di “Padre”.

È una folla immensa di gente che in me ti tende le braccia,

un’umanità che si ridesta nel primo mattino:

voci inquietanti d’angoscia e di pena,

voci gioiose di bimbi che vanno alla scuola,

voci rabbiose di operai che hanno perso il lavoro,

di gente sfruttata che piange:

tutto è in questo povero cuore “separato”,

tutto è assunto e presentato a te in un’offerta

che ha le dimensioni del mondo.

Signore che mi ami e che mi hai innamorato,

la mia giornata, anche oggi, sarà solitaria, oscura,

nascosta agli occhi di tutti, gonfia forse di fatica e di pena.

Ma il mio cuore è caldo e trepido,

è un cuore di donna fatto per amare ed essere amato.

E nel silenzio in cui lo possiedi, tu lo rendi una culla

dove ogni uomo rinasce al tuo Amore.

Santa Teresa di Lisieux, il viaggio a Roma e l’incontro con il Papa

Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, proclamata da papa Pio XI co-patrona delle missioni insieme a san Francesco Saverio, ha vissuto buona parte della sua breve e fragile vita (morì a 24 anni di tubercolosi) tra le mura di un monastero. Ma prima di iniziare il suo tempo di clausura, la santa di Lisieux, di cui domenica 1 ottobre si è celebrata la memoria liturgica, ebbe modo di attingere con il suo stile imparagonabile alle memorie apostoliche e martiriali della Chiesa di Roma.

Pro Orantibus: santa Rita e la strada della comunione

Il 21 novembre, nella memoria della presentazione della Beata Vergine Maria al tempio, è ricorsa la Giornata Pro orantibus, o Giornata di preghiera per le Claustrali, istituita da Pio  XII  nel  1953. Qualche anno dopo la giornata fu fissata al 21 novembre, perché nell’offerta totale di Maria a Dio si riconosce l’ideale della vita consacrata e contemplativa. 

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