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Fabrizio Venturi: per la quarta edizione del Festival della Canzone Cristiana in attesa del messaggio di papa Francesco
Preparativi in corso per la quarta Edizione del Sanremo Cristian Music Festival 2024. La canzone cristiana si sta affermando nel mercato discografico italiano grazie al contributo del Festival della Canzone Cristiana ideato e diretto dal cantautore e Direttore artistico Fabrizio Venturi.
“Il Festival della Canzone Cristiana è un trampolino di lancio per chi canta canzoni di ispirazione cristiana, un genere che, pian piano, si sta affermando e riscuotendo successo tra i giovani. La quarta edizione vedrà la partecipazione di nuove promesse della musica e della canzone cristiana che avranno la possibilità di farsi conoscere dal grande pubblico.
Daremo molta visibilità ai partecipanti e creeremo un canale televisivo tematico per consentire una maggiore presenza della musica cristiana sui media, nonché delle star della canzone cristiana italiana ed internazionale”, ha dichiarato Fabrizio Venturi, il quale ha aggiunto:
“La quarta edizione del Festival della Canzone Cristiana rappresenta la consacrazione della Christian Music nel mondo musicale italiano. Noi abbiamo abbattuto quello che poteva essere un pregiudizio sulla Christian Music, fondato sul fatto che esistessero differenze rispetto ad altri generi, ma così non è proprio in quanto la Christian Music è uguale e paragonabile alla musica che si ascolta quotidianamente in radio, con la sola differenza che, nei suoi testi, invece di parlare di una donna, di un calciatore, di un ciclista o di altri temi, si parla di Dio.
Anche Renato Zero, dopo la prima edizione del Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2022, ad aprile, esordisce, per la prima volta nella sua carriera, con un album che racchiude 19 brani di musica cristiana, intitolato ‘Atto di fede’. Il grande successo raggiunto dal Festival della Canzone Cristiana ha spalancato le porte a molti artisti della Christian music italiana, dando voce, per la prima volta, a questo genere musicale anche in Italia, che è diventata la prima vetrina della musica cristiana, un vero e proprio Festival Cristian Music non inquinato dalla partecipazione di artisti appartenenti ad altri generi, come avviene, invece, in altri eventi similari. Il Festival ha avuto un’evoluzione positiva sia per la qualità delle canzoni, sia per la bravura degli interpreti. Anche per questa edizione avremo voci di rilievo e canzoni di prestigio”.
Le iscrizioni, come per le passate edizioni, dovranno pervenire, entro il 20 dicembre 2024, alla Segreteria del Festival info@sanremofestivaldellacanzonecristiana.it, attenendosi scrupolosamente al regolamento, che i candidati trovano già online sul sito del Festival: www.sanremofestivaldellacanzonecristiana.it.
Il Festival della Canzone Cristiana si svolgerà a Sanremo dal 13 al 15 febbraio 2025, negli stessi giorni in cui si svolge il Festival della Canzone Italiana. Le finali saranno trasmesse da una emittente televisiva nazionale. Radio Mater sarà la radio ufficiale del Festival. Si tratta di un Festival nel Festival, di una staffetta musicale. L’intento e lo spirito sono gli stessi delle precedenti edizioni, ossia realizzare un connubio creativo tra la canzone e la fede e tra la canzone e la lode a Dio. E’ stato concluso anche un accordo con un network radiofonico italiano.
Ad affiancare Venturi ci sarà un grande nome della TV nazionale, del quale, allo stato attuale, gli organizzatori non svelano il nome: “Tra gli ospiti d’onore della kermesse musicale cristiana vi saranno grandi star della Cristian Music internazionale e della TV nazionale. Si riconferma la presenza del super ospite londinese Noel Robinson, un artista famoso a livello internazionale, icona della Musica Cristiana, che riempie gli stadi di tutto il mondo. Per quanto riguarda gli altri ospiti ci riserviamo di rendere noti i nomi nei successivi comunicati”, ha aggiunto Venturi, il quale ha sottolineato:
“Tutto ciò che il Festival della Canzone Cristiana ha annunciato di fare lo ha sempre fatto: l’Euro Cristian Music Festival a Torino, la Nazionale Italiana Cantanti Cristian Music, la creazione della sua emittente televisiva, la missione di pace a Kiev in Ucraina e altre rilevanti iniziative inerenti il suo messaggio di pace e la sua missione evangelizzatrice”.
Sarà un grande Festival, all’insegna della nuova evangelizzazione, condotta attraverso la forma espressiva più potente che Dio ci ha donato, ossia la musica, che non conosce né barriere, né limiti. È proprio questo che desideriamo far sapere alla stampa, sottolineando che il nostro sarà un autentico messaggio cristiano, una lode a Dio, una preghiera profondamente vissuta. Il nostro unico intento è diffondere messaggi di pace, di amore e di condivisione, non di chiusura e di scontro. Il messaggio che vogliamo diffondere è quello di papa Francesco, che esorta ad essere fautori della fratellanza umana, che, come fa la musica, ‘abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali’.
Tale messaggio sorregge il nostro impegno proprio in quanto esso è finalizzato alla realizzazione della pace e della convivenza comune, pilastri ineludibili per la missione civilizzatrice, che la religione cattolica e tutte le religioni, il cui Dio è unico, devono prefiggersi mediante progetti concreti e mediante un dialogo fervente con tutte le realtà presenti nel contesto umano.
Alla luce del progetto umanitario della realizzazione della fratellanza umana, che la Chiesa Cattolica si prefigge, richiamando non solo tutte le religioni, ma anche tutti coloro che operano in ogni ambito della vita umana a farsi artefici e promotori della cultura della fratellanza umana, abbiamo voluto anche noi, in veste di fautori di una cultura musicale improntata ai valori della fede cristiana, contribuire a diffondere il messaggio della fratellanza umana.
Sant’Agostino affermava che chi canta prega due volte, rimarcando la forza spirituale della canzone. Siamo convinti anche noi che cantare, elevando una lode a Dio, possa essere il modo più rassicurante per affrontare il disagio e lo smarrimento scaturito sia dal deterioramento dell’ecosistema, sia dalla crisi del sistema economico mondiale, che ha provocato nuove forme di povertà, alle quali si aggiunge la povertà morale, di cui sono espressione le guerre in corso. La musica non vi è dubbio che possa rivestire un ruolo educativo e trasformativo in una società, come quella attuale, che sta smarrendo i suoi ineludibili valori umani. Di tale ruolo sono fermamente convinto e, per tale motivazione, ho deciso di realizzare il Festival della Canzone Cristiana”.
Papa Francesco: lo Spirito Santo accompagna la Chiesa
“Da quando la Chiesa di Dio è stata convocata in Sinodo, nell’ottobre 2021, abbiamo percorso assieme una parte del lungo cammino al quale Dio Padre chiama da sempre il suo popolo, inviandolo tra tutte le genti a portare il lieto annuncio che Gesù Cristo è la nostra pace e confermandolo nella missione con il Santo Spirito. Questa Assemblea, guidata dallo Spirito Santo, che ‘piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, raddrizza ciò che è sviato’, dovrà offrire il suo contributo perché si realizzi una Chiesa sinodale in missione, che sappia uscire da sé stessa e abitare le periferie geografiche ed esistenziali avendo cura di stabilire legami con tutti in Cristo nostro Fratello e Signore”.
Dopo la messa celebrata stamane in piazza san Pietro, papa Francesco con queste parole ha dato inizio alla prima congregazione generale della XVI assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, davanti a 350 invitati, citando Macario Alessandrino: “La riflessione di questo autore spirituale ci aiuta a comprendere che lo Spirito Santo è guida sicura, e nostro primo compito è imparare a distinguere la sua voce, perché Egli parla in tutti e in tutte le cose e questo processo sinodale ce ne ha fatto fare esperienza”.
Per questo lo Spirito Santo accompagna la Chiesa nel cammino: “Lo Spirito Santo ci accompagna sempre. E’ consolazione nella tristezza e nel pianto, soprattutto quando (proprio per l’amore che nutriamo per l’umanità) di fronte alle cose che non vanno bene, alle ingiustizie che prevalgono, all’ostinazione con cui ci opponiamo a rispondere con il bene di fronte al male, alla fatica di perdonare, all’assenza di coraggio nel cercare la pace, siamo presi dallo sconforto, ci sembra che non ci sia più niente da fare e ci consegniamo alla disperazione. Così come la speranza è la virtù più umile ma più forte, la disperazione è il peggio, più forte”.
La riflessione del papa è un inno allo Spirito Santo, che accoglie tutti: “Lo Spirito Santo asciuga le lacrime e consola perché comunica la speranza di Dio. Dio non si stanca, perché il Suo amore non si stanca. Lo Spirito Santo penetra in quella parte di noi che spesso è tanto simile alle aule dei tribunali, dove mettiamo gli imputati alla sbarra e formuliamo i nostri giudizi, per lo più di condanna. Proprio questo autore, nella sua omelia, ci dice che lo Spirito Santo accende in quanti lo ricevono un fuoco, il ‘fuoco di tanta gioia e amore, che se fosse possibile prenderebbero nel loro cuore tutti, buoni e cattivi, senza distinzione alcuna’.
Questo perché Dio accoglie tutti, sempre, non dimentichiamo: tutti, tutti, tutti e sempre, e a tutti offre nuove possibilità di vita, fino all’ultimo momento. E’ per questo che noi dobbiamo perdonare tutti e sempre, consapevoli che la disposizione a perdonare nasce dell’esperienza di essere stati perdonati. Soltanto uno può non perdonare: colui che non è stato perdonato”.
Ed ha invitato a meditare sulla Chiesa ‘semper reformanda’: “Infatti, da quando, in principio, Dio trasse dalla terra l’uomo e la donna; da quando Dio chiamò Abramo a essere benedizione per tutti i popoli della terra e chiamò Mosè a condurre attraverso il deserto un popolo liberato dalla schiavitù; da quando la Vergine Maria accolse la Parola che la rese Madre del Figlio di Dio secondo la carne e Madre di ogni discepolo e di ogni discepola di suo Figlio; da quando il Signore Gesù, crocifisso e risorto, effuse il suo Santo Spirito nella Pentecoste: da allora siamo in cammino, come dei ‘misericordiati’, verso il pieno e definitivo compimento dell’amore del Padre. E non dimentichiamo quella parola: siamo misericordiati”.
Ed ha evidenziato la bellezza e la fatica del cammino: “Lo percorriamo assieme, come popolo che, anche in questo tempo, è segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. Lo percorriamo con e per ogni uomo e ogni donna di buona volontà, in ciascuno dei quali lavora invisibilmente la grazia. Lo percorriamo convinti dell’essenza relazionale della Chiesa, vigilando affinché le relazioni che ci sono donate e che sono affidate alla nostra responsabilità e alla nostra creatività siano sempre manifestazione della gratuità della misericordia. Un sedicente cristiano che non entri nella gratuità e nella misericordia di Dio, è semplicemente un ateo travestito da cristiano. La misericordia di Dio ci fa affidabili e responsabili”.
Ed ha chiesto di individuare forme di collegialità: “Si devono individuare, in tempi adeguati, diverse forme di esercizio ‘collegiale’ e ‘sinodale’ del ministero episcopale (nelle Chiese particolari, nei raggruppamenti di Chiese, nella Chiesa tutta), sempre rispettando il deposito della fede e la Tradizione viva, sempre rispondendo a quello che lo Spirito chiede alle Chiese in questo tempo particolare e nei diversi contesti in cui esse vivono. E non dimentichiamo che lo Spirito è l’armonia. Pensiamo a quella mattina di Pentecoste: era un disordine tremendo, ma Lui faceva l’armonia, in quel disordine. Non dimentichiamo che Lui è proprio l’armonia: non è un’armonia sofisticata o intellettuale; è tutto, è un’armonia esistenziale”.
Aprendo i lavori sinodali il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha espresso preoccupazione per i conflitti: “Mentre celebriamo questa Assemblea, in tante parti del mondo si combattono guerre! Siamo sull’orlo di un allargamento del conflitto… Quante generazioni dovranno passare prima che i popoli in guerra possano tornare a ‘sedersi insieme’ e parlarsi, a edificare insieme un futuro di pace?”
E l’assemblea sinodale è una ‘testimonianza credibile’: “Il fatto che uomini e donne siano convenuti da tutte le parti della terra per ascoltare lo Spirito ascoltandosi gli uni gli altri è un segno di contraddizione per il mondo… Una Chiesa sinodale è una proposta alla società di oggi” e il discernimento è un “ponte attraverso cui credenti e non credenti possono ascoltarsi e comprendersi utilizzando una grammatica comune”.
(Foto: Santa Sede)
Alla vigilia del Sinodo papa Francesco chiede perdono
“La Chiesa è sempre Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca di perdono, e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi che si riconoscono poveri e peccatori”: con queste parole papa Francesco ha iniziato la riflessione che ha concluso la Veglia Penitenziale in chiusura del Ritiro spirituale dei Vescovi in preparazione alla Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, svoltasi nella basilica di san Pietro gremita di fedeli.
Papa Francesco ha incentrato la riflessione sul peccato, che è sempre una ferita nelle relazioni: la relazione con Dio e la relazione con i fratelli e le sorelle… La Chiesa è nella sua essenza di fede e di annuncio sempre relazionale, e solo curando le relazioni malate, possiamo diventare una Chiesa sinodale”.
Ed ha chiesto ai vescovi di essere credibili, oltreché credenti, soffermandosi a riflettere sul racconto del fariseo e pubblicano al Tempio, narrato dall’evangelista Luca: “Come potremmo essere credibili nella missione se non riconosciamo i nostri errori e non ci chiniamo a curare le ferite che abbiamo provocato con i nostri peccati?”.
Nella riflessione papa Francesco ha sollecitato i sinodali a rispondere ad alcune domande: “Per essere in relazione con Dio non è possibile dare spazio al proprio ‘io’… Quante volte nella Chiesa ci comportiamo in questo modo? Quante volte abbiamo occupato tutto lo spazio anche noi, con le nostre parole, i nostri giudizi, i nostri titoli, la convinzione di avere soltanto meriti?”.
E’ una meditazione sulla presenza della Chiesa: “Noi oggi siamo tutti come il pubblicano, abbiamo gli occhi bassi e proviamo vergogna per i nostri peccati. Come lui, rimaniamo indietro, liberando lo spazio occupato dalla presunzione, dall’ipocrisia e dall’orgoglio. Non potremmo invocare il nome di Dio senza chiedere perdono ai fratelli e alle sorelle, alla Terra e a tutte le creature”.
La riflessione è stata una meditazione sulla confessione: “Di fronte al male e alla sofferenza innocente domandiamo: dove sei Signore? Ma la domanda dobbiamo rivolgerla a noi, e interrogarci sulle responsabilità che abbiamo quando non riusciamo a fermare il male con il bene… Alla vigilia dell’inizio dell’Assemblea del Sinodo, la confessione è un’occasione per ristabilire fiducia nella Chiesa e nei suoi confronti, fiducia infranta dai nostri errori e peccati, e per cominciare a risanare le ferite che non smettono di sanguinare”.
All’inizio della celebrazione e dopo le testimonianze i vescovi hanno chiesto perdono come il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, che ha chiesto perdono per il “peccato di mancanza di coraggio, del coraggio necessario alla ricerca di pace tra i popoli e le nazioni, nel riconoscimento dell’infinita dignità di ogni vita umana in tutte le sue fasi”. Mentre il card. Seán Patrick O’ Malley, arcivescovo emerito di Boston, ha chiesto perdono per gli ‘abusi di coscienza, abusi di potere, e abusi sessuali’.
Il card. Kevin Joseph Farrel, prefetto del dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha chiesto perdono per “tutte le volte che non abbiamo riconosciuto e difeso la dignità delle donne, per quando le abbiamo rese mute e succubi, e non poche volte sfruttate, specie nella condizione della vita consacrata e per tutte le volte che abbiamo rubato la speranza e l’amore alle giovani generazioni”.
Infine il card. Cristóbal López Romero ha chiesto perdono per non aver denunciato le sopraffazioni: “Chiedo perdono a nome di tutti nella Chiesa, provando vergogna per quando abbiamo girato la testa dall’altra parte di fronte al sacramento del povero, preferendo adornare noi stessi e l’altare di colpevoli preziosità che sottraggono il pane all’affamato”.
In questa seconda giornata p. Timothy Radcliffe ha meditato sulla Resurrezione, soprattutto nel dialogo tra Gesù e Pietro: “La conversazione a colazione è forse la più sottile e delicata della Bibbia. La vergogna del rinnegamento di Pietro è nell’aria, ma nulla viene detto esplicitamente. Con gentilezza e forse anche con un sorriso, Gesù apre lo spazio a Pietro per ritrattare tre volte il suo triplice rinnegamento. Stuzzichiamo le persone con la follia di ciò che hanno detto o fatto? O apriamo loro delicatamente uno spazio per andare avanti?”
E dopo il tradimento Pietro ribadisce il proprio ‘amore’ per Gesù: “Notare la dolce ironia: Pietro dice, ‘Tu mi conosci’. In quella triste notte aveva negato di conoscere Gesù, ma Gesù conosce lui. Secondo la leggenda antica, avrebbe fallito di nuovo durante la persecuzione neroniana. Fuggendo da Roma, incontrò Cristo che andava nella Città. Chiede al suo Signore: dove stai andando? Quo Vadis? ‘A morire di nuovo’. E’ lì che Pietro mostra il più grande di tutti gli amori che aveva professato e negato due volte. E’ lì, alla fine della sua vita, che è fedele al suo voto d’amore. Questo dà coraggio a tutti noi nei nostri fallimenti”.
Questo dialogo significa la fiducia di Gesù: “Gesù si è fidato di Pietro e gli ha affidato il gregge, anche se finora non era stato degno di fiducia. La Chiesa è fondata sulla roccia della fiducia immeritata di Dio in Simon Pietro. Oseremo fidarci l’uno dell’altro, nonostante alcuni fallimenti? Il Sinodo dipende da questo”.
Inoltre p. Rdcliffe pone fiducia alla responsabilità della persona: “Solo un esempio: non è un segreto che la dichiarazione ‘Fiducia Supplicans’ abbia provocato angoscia e rabbia tra molti vescovi in tutto il mondo. Alcuni membri di questo Sinodo si sono sentiti traditi. Ma la Chiesa diventerà una comunità affidabile solo se ci assumiamo il rischio, come il Signore, di fidarci l’uno dell’altro, anche se siamo stati feriti.
Il Signore si affida nelle nostre mani ancora e ancora, in ogni Eucaristia, anche se lo tradiamo in continuazione. La crisi degli abusi sessuali ci ha insegnato dolorosamente che questa non può essere una fiducia irresponsabile che mette a rischio gli altri, specialmente i minori, ma una fiducia che abbraccia il nostro rischio di essere feriti”.
E’ stato l’invito a non perdere la speranza nella Provvidenza: “Dobbiamo avere il coraggio di confidare nel fatto che la Divina Provvidenza benedirà questo sinodo abbondantemente, ‘una buona misura, pigiata, scossa insieme, traboccante, vi sarà versata nel grembo’. Non siamo qui per un pasto magro, ma per la haute cuisine del Regno, se lo desideriamo abbastanza”.
Nella pesca miracolosa avviene l’attrazione: “Gesù disse: ‘Quando sarò elevato, attirerò tutti a me’. Ora vediamo Pietro che attira (è la stessa parola in greco) la rete piena di pesci grassi verso di sé e la rete non si rompe. Questo non è dovuto alla sua forza, ma alla sua cooperazione con l’attrazione del Signore, la forza magnetica del Signore Risorto. E’ l’attrattiva del Signore che tira a riva la rete intatta. Il ministero petrino dell’unità non sta sorvegliando i figli ribelli di Dio. Sta rivelando l’attrattività del Signore, che ci attira insieme”.
In apertura di giornata madre Angelini ha meditato sul valor del silenzio: “Lo è invece il silenzio prezioso di chi sa togliersi dal palcoscenico, e vive una sorta di solitudine feconda e aperta all’alterità, nell’ascolto della parola di Dio, del grido dei poveri e dei gemiti della creazione. Silenzio è lotta contro la banalità, è ricerca di verità, è accoglienza del mistero che si nasconde in ogni persona e in ciascun essere vivente. Non spiega la sofferenza ma la attraversa. Il silenzio può farci ritrovare il vero e autentico ritmo del dialogo sinodale”.
Il silenzio ‘evangelico’ è necessario nella vita cristiana: “Ebbene, proprio questo silenzio viene oggi evocato nel Vangelo: l’inizio del “grande viaggio”. Un Vangelo intriso di silenzio, con quel volto di Gesù che (orientandosi al Golgota) nella ferma decisione si fa saldo come pietra. La liturgia che questa sera celebreremo a conclusione del ritiro, trae senso e respiro dalla luce silenziosa di quel Volto. L’arte ‘sinodale’ di Gesù offerta all’assemblea sinodale: per camminare, oltre a imparare lo sguardo che scopre le nuove misure del mondo (la silenziosa narrazione), è necessario anche apprendere l’arte di relazioni gratuite, senza presa per il Divisore”.
(Foto: Santa Sede)
XXVI Domenica Tempo Ordinario: Dio ama tutti! Vivere è amare, diffondere il bene!
Gesù invita a stimare il bene da qualunque parte esso provenga. Il vangelo è contro ogni meschinità di spirito, apre il cuore al generoso soccorso, la mente al rispetto degli altri. Gli Apostoli, ancora ingenui, dicono a Gesù: abbiamo visto un tale non dei nostri che scacciava i demoni nel nome tuo e glielo abbiamo proibito; gli Apostoli forse si aspettavano una lode da Gesù ma questi deplora la loro iniziativa dicendo: ‘non c’è nessuno che faccia un miracolo nel nome mio e subito parla male di me’ ed afferma: ‘chi non è contro di noi è per noi’.
L’uomo spesso è esclusivista e manicheo; Dio invece è il padre di tutti e anche noi in ogni uomo siamo chiamati a riconoscere il volto stesso di Gesù senza richiedere certificato di Battesimo; la tentazione porta spesso a dividere e suddividere gli altri in caste chiuse; la Chiesa in nome di Dio nulla rigetta di quello che trova di valido, di bello, di vero negli altri. Dio vuole tutti salvi e in ognuno c’è sempre un anelito alla verità, alla ricerca di Dio.
Lo Spirito santo soffia sempre dove e quando vuole: non esistono privilegiati ed esclusi, anzi Gesù si presenta come il buon Pastore che cerca la pecorella smarrita. Nella storia della Chiesa i Padri (filosofi e teologi) rivalutarono anche la filosofia antica e quanto proveniva dal paganesimo, sicuri che la verità è unica e quanti cercano la verità e si sforzano di perseguirla sono solo da ammirare. La mente umana è sempre limitata e circoscritta, non riesce a cogliere la verità nella sua interezza perchè la Verità è Dio; da qui la necessità della rivelazione operata da Gesù perchè solo la verità ci rende liberi.
Il seme della parola di Dio si deve diffondere e quanti sono nella verità non devono essere gelosi quando lo Spirito Santo coinvolge anche gli altri: nè gelosi nè dare scandalo. Il cristiano deve essere l’uomo del dialogo, sempre pronto ad ascoltare gli altri e riconoscere il bene che c’è in ciascuno. Non esistono buoni e cattivi, Dio ha creato l’uomo con la sua capacità di conoscere e amare. Compito del discepolo di Gesù è apprezzare l’uomo, creato ad immagine di Dio, e i talenti e i carismi che lo stesso Dio ha conferito ad ognuno di essi.
Non estinguere mai l’azione dello Spirito santo che opera negli altri fratelli; collaborare anzi con l’esempio, la predicazione, l’annuncio della verità di Dio. Da qui la parole di Gesù: guai a chi darà scandalo a quanti non sono consolidati nella verità di Dio. Il termine ‘scandalo’ nel linguaggio biblico ha due significati fondamentali: inciampo e ostacolo: lo scandalo porta sempre fuori strada e conduce solo al peccato e alla geenna eterna (inferno); scandalo è anche ostacolo o muro che impedisce di andare avanti, di crescere nella fede e nell’amore e, come conseguenza, chiude la porta del Regno dei cieli.
Da qui le parole drastiche di Gesù riguardo a chi dà scandalo: ‘E’ meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare’. Guai, dirà Gesù, al mondo per gli scandali. Se ti è cara un’amicizia che mette in pericolo la tua fede, troncala! Il cristianesimo non è una religione per i pavidi, per i deboli, per i poveri di spirito ma è la religione dei forti: vincere un avversario è una cosa che alletta; vincere se stesso è da eroe: sei chiamato ad essere un vero eroe per il Regno dei cieli.
Finché rimani un indeciso, non sarai mai un vero cristiano, vero discepolo di Cristo Gesù che è salito a Gerusalemme ed è morto in croce per salvare l’uomo. Vivere nella luce di Cristo, realizzare il messaggio di amore offerto da Cristo Gesù non significa rinunciare a vivere ma liberarsi dalle ombre; non è rinnegare la propria intelligenza, la volontà, l’azione, l’abilità ma accumulare ed accrescere le vere ricchezze che ci accompagnano nell’eternità.
L’umiltà del servizio rimane la via valida indicata da Cristo Gesù per essere nel mondo lievito buono che fa fermentare l’umanità e la fraternità. Forse è il momento di porci una domanda: che cosa concretamente Gesù vuole che io tagli nella mia vita perchè contrasta con il Vangelo? La Santissima Vergine Immacolata, madre nostra cara, ci aiuti ad essere sempre accoglienti verso gli altri e vigilanti su noi stessi.
Papa Francesco: promuovere la giustizia sociale
Questa mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri del Movimento internazionale di studenti cattolici ‘Pax Romana’ a Roma per un convegno, apprezzando l’impegno “a promuovere la giustizia sociale e lo sviluppo umano integrale, ispirato dalla fede cattolica e dalla sua visione di un mondo sempre più conforme al disegno d’amore di Dio per la famiglia umana”.
Interloquendo con i giovani il papa ha esortato i giovani studenti ad essere ‘protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio’, con la citazione dell’esortazione apostolica ‘Christus vivit’: “La vostra presenza, la vostra attività (in contesti accademici, negli ambienti di lavoro o per le strade delle città) persegue questo fine operando per costruire un mondo più compassionevole, armonioso e fraterno.
Penso, ad esempio, all’opera di educazione e di formazione condotta dai vostri centri in Francia, Thailandia e Kenya, basata sulla testimonianza del Vangelo e sulla dottrina sociale della Chiesa. Promuovendo un senso di cittadinanza globale e incoraggiando l’azione a livello locale, il vostro Movimento prepara i giovani ad approfondire la comprensione delle più urgenti questioni sociali del nostro tempo, e li abilita a promuovere cambiamenti efficaci nelle proprie comunità, servendo così da lievito evangelico”.
Quindi li ha incoraggiati a partecipare alla vita della Chiesa: “In questi giorni, mentre procediamo nell’attuale Sinodo sulla sinodalità, vorrei incoraggiarvi, come singoli e tutti insieme, a coinvolgervi nel percorso sinodale della Chiesa, fatto di cammino condiviso, di ascolto, di partecipazione e di impegno in un dialogo aperto al discernimento, e così pure ad essere attenti alla dolce voce dello Spirito Santo”.
E’ stato anche un invito affinché l’Anno Santo diventi un personale rinnovamento di vita: “Vi incoraggio inoltre ad accogliere la prossima celebrazione dell’Anno Santo 2025 come speciale occasione di rinnovamento personale e di arricchimento spirituale in unione con tutta la Chiesa. L’eloquente simbolo della Porta Santa attraversata dai fedeli a Roma, ci ricorda che noi siamo tutti pellegrini, tutti in cammino, chiamati insieme a un’unione più profonda col Signore Gesù e alla disponibilità alla forza della sua grazia, che trasforma la nostra vita e il mondo in cui viviamo”.
Eppoi ai Movimenti Popolari, in occasione del Simposio organizzato per il X Anniversario del primo incontro mondiale dei Movimenti Popolari, che si tenne in Vaticano nel 2014, i papa ha affermato: “La terra, la casa e il lavoro sono diritti sacri. Che nessuno vi tolga questa convinzione, che nessuno vi privi di questa speranza, che nessuno spenga i vostri sogni”.
Nel discorso papa Francesco ha evidenziato che “Il grido degli esclusi può anche risvegliare le coscienze assopite di tanti leader politici che sono, alla fine, quelli che devono far rispettare i diritti economici, sociali e culturali… Vi chiedo di confrontarvi tra di voi e continuate a combattere l’economia criminale con l’economia popolare… Capisco che è difficile, ma è necessario. I bambini non possono essere un bene di scambio in mano dei trafficanti di persone. Se non ci prendiamo cura dei bambini, il popolo non ha futuro”.
Ed infine ha proposto una riflessione sulla necessità di ‘fermare’ il crimine organizzato: “Voi avete l’obbligo di evitare la propagazione dell’odio. Anche l’obbligo che le reti vengano disseminate per la ludopatia o per promuovere crimine organizzato. Dobbiamo per favore qualche cosa. Ed iniziate a pagare le tasse, è importante. Nessuno resti tagliato fuori ed a nessuno vengano negati i beni basici della sussistenza”.
Inoltre con una lettera ai cardinali del Collegio cardinalizio il papa ha chiesto ‘uno sforzo ulteriore’ per impiantare la riforma economica della Santa Sede: “Per queste ragioni, è doveroso ora uno sforzo ulteriore da parte di tutti affinché un ‘deficit zero’ non sia solo un obiettivo teorico, ma una meta effettivamente realizzabile.
La riforma ha posto le basi per l’attuazione di politiche etiche che consentano di migliorare il rendimento economico del patrimonio esistente. A ciò si accompagna l’esigenza che ciascuna Istituzione si adoperi per reperire risorse esterne per la propria missione, facendosi esempio di una gestione trasparente e responsabile al servizio della Chiesa”.
L’obiettivo può essere raggiunto con le riforme già richieste e messe in atto: “Gli anni trascorsi hanno dimostrato che le richieste di riforma sollecitate nel passato da tanti esponenti nel Collegio Cardinalizio sono state lungimiranti e hanno permesso di acquisire una maggiore coscienza del fatto che le risorse economiche al servizio della missione sono limitate e vanno gestite con rigore e serietà perché gli sforzi di quanti hanno contribuito al patrimonio della Santa Sede non siano dispersi”.
Insomma il papa ha chiesto essenzialità e concretezza come è in uso nelle famiglie: “Sul versante della riduzione dei costi, occorre dare un esempio concreto affinché il nostro servizio sia realizzato con spirito di essenzialità, evitando il superfluo e selezionando bene le nostre priorità, favorendo la collaborazione reciproca e le sinergie. Dobbiamo essere consapevoli che oggi siamo di fronte a decisioni strategiche da assumere con grande responsabilità, perché siamo chiamati a garantire il futuro della missione”.
Per questo è necessario ‘solidarietà’ tra uffici: “Le Istituzioni della Santa Sede hanno molto da imparare dalla solidarietà delle buone famiglie. Così come in queste famiglie coloro che godono di una buona situazione economica vengono in aiuto dei membri più bisognosi, gli Enti che registrano un avanzo dovrebbero contribuire a coprire il deficit generale. Questo significa avere cura del bene della nostra comunità, agendo con generosità, nel senso evangelico del termine, come presupposto indispensabile per chiedere generosità anche all’esterno”.
(Foto: Santa Sede)
All’udienza generale papa Francesco racconta il viaggio apostolico
Al termine dell’Udienza generale odierna papa Francesco ha rivolto molti appelli ed ha pregato per le vittime delle alluvioni in Europa: “In questi giorni si sono abbattute sull’Europa Centro-Orientale forti piogge torrenziali provocando vittime, dispersi e ingenti danni. In particolare Austria, Romania, Repubblica Ceca e Polonia devono far fronte ai tragici disagi provocati dalle inondazioni. Assicuro a tutti la mia vicinanza, pregando specialmente per quanti hanno perso la vita e per i loro familiari. Ringrazio e incoraggio le comunità cattoliche locali e gli altri organismi di volontariato per gli aiuti e il soccorso che stanno portando”.
Ed ha ricordato che sabato 21 settembre è la giornata mondiale dei malati di Alzheimer: “Sabato prossimo, 21 settembre, si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Preghiamo affinché la scienza medica possa offrire presto prospettive di cura per questa malattia e perché si attivino sempre più opportuni interventi a sostegno dei malati e delle loro famiglie. Infine ha ricordato di pregare per i popoli in guerra:
“E poi, cari fratelli e sorelle, preghiamo per la pace: non dimentichiamo che la guerra è una sconfitta. Non dimentichiamo la Palestina, Israele, non dimentichiamo la martoriata Ucraina, il Myanmar e tanti posti dove ci sono guerre, guerre brutte. Che il Signore dia a tutti un cuore che cerca la pace per sconfiggere la guerra che sempre è una sconfitta”.
Nell’udienza generale ha ripercorso il viaggio apostolico in Asia: “Oggi parlerò del viaggio apostolico che ho compiuto in Asia e Oceania. Si chiama viaggio apostolico perché non è un viaggio di turismo, è un viaggio per portare la Parola del Signore, per far conoscere il Signore, anche per conoscere l’anima dei popoli. E questo è molto bello”.
Ed ha ricordato il viaggio apostolico di papa san Paolo VI: “E’ stato Paolo VI, nel 1970, il primo papa a volare incontro al sole nascente, visitando a lungo Filippine e Australia ma sostando anche in diversi Paesi asiatici e nelle Isole Samoa. E quello è stato un viaggio memorabile. Perché il primo a uscire dal Vaticano è stato san Giovanni XXIII che è andato in treno ad Assisi; poi san Paolo VI ha fatto questo: un viaggio memorabile!
Anche in questo ho cercato di seguire il suo esempio, ma, con addosso qualche anno più di lui, mi sono limitato a quattro Paesi: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Orientale e Singapore. Ringrazio il Signore, che mi ha concesso di fare da vecchio Papa quello che avrei voluto fare da giovane gesuita, perché io volevo andare in missione lì!”
Questa narrazione ha dato spunto ad una riflessione sulla Chiesa: “Ma in realtà, la Chiesa è molto più grande, molto più grande di Roma e dell’Europa, molto più grande, e (mi permetto di dire) molto più viva, in quei Paesi. L’ho sperimentato in maniera emozionante incontrando quelle Comunità, ascoltando le testimonianze di preti, suore, laici, specialmente catechisti (i catechisti sono coloro che portano avanti l’evangelizzazione). Chiese che non fanno proselitismo, ma che crescono per ‘attrazione’, come diceva saggiamente Benedetto XVI”.
Quindi Chiesa di minoranza: “In Indonesia, i cristiani sono circa il 10%, e i cattolici il 3%, una minoranza. Ma quella che ho incontrato è una Chiesa vivace, dinamica, capace di vivere e trasmettere il Vangelo in quel Paese che ha una cultura molto nobile, portata ad armonizzare le diversità, e nello stesso tempo conta la più numerosa presenza di musulmani al mondo. In quel contesto, ho avuto conferma di come la compassione sia la strada su cui i cristiani possono e devono camminare per testimoniare Cristo Salvatore e nello stesso tempo incontrare le grandi tradizioni religiose e culturali. Riguardo alla compassione, non dimentichiamo le tre caratteristiche del Signore: vicinanza, misericordia e compassione. Dio è vicino, Dio è misericordioso e Dio è compassionevole. Se un cristiano non ha compassione, non serve a niente”.
E’ questa la Chiesa missionaria: “La bellezza di una Chiesa missionaria, in uscita, l’ho ritrovata in Papua Nuova Guinea, arcipelago proteso verso l’immensità dell’Oceano Pacifico. Là i diversi gruppi etnici parlano più di ottocento lingue: un ambiente ideale per lo Spirito Santo, che ama far risuonare il messaggio dell’Amore nella sin-fonia dei linguaggi. Non è uniformità, quello che fa lo Spirito Santo, è sinfonia, è armonia, Lui è il ‘patrono’, è il capo dell’armonia. Là, in modo particolare, i protagonisti sono stati e sono tuttora i missionari e i catechisti”.
Da una Chiesa missionaria può nascere un connubio tra fede e cultura, come aveva chiesto san Giovanni Paolo II nel suo viaggio: “La fede va inculturata e le culture vanno evangelizzate. Fede e cultura. Ma soprattutto io sono stato colpito dalla bellezza di quel popolo: un popolo provato ma gioioso, un popolo saggio nella sofferenza. Un popolo che non solo genera tanti bambini (c’era un mare di bambini, tanti!), ma insegna loro a sorridere. Non dimenticherò mai il sorriso dei bambini di quella patria, di quella regione. Sorridono sempre i bambini lì, e ce ne sono tanti”.
Ed infine Singapore: “Un Paese molto diverso dagli altri tre: una città-Stato, modernissima, polo economico e finanziario dell’Asia e non solo. Lì i cristiani sono una minoranza, ma formano comunque una Chiesa viva, impegnata a generare armonia e fraternità tra le diverse etnie, culture e religioni. Anche nella ricca Singapore ci sono i “piccoli”, che seguono il Vangelo e diventano sale e luce, testimoni di una speranza più grande di quella che possono garantire i guadagni economici”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco: l’Amore è edificante
Con una celebrazione eucaristica davanti a 50.000 fedeli papa Francesco ha concluso la giornata a Singapore, prendendo spunto dalle parole dell’apostolo Paolo, secondo cui solo l’Amore edifica: “Proprio per questo, vorrei commentare le stesse parole prendendo spunto dalla bellezza di questa città, e dalle grandi e ardite architetture che contribuiscono a renderla così famosa e affascinante, cominciando dall’impressionante complesso del National Stadium, in cui ci troviamo.
E vorrei farlo ricordando che, in ultima analisi, anche all’origine di queste imponenti costruzioni, come di ogni altra impresa che lasci un segno positivo in questo mondo, non ci sono, come molti pensano, prima di tutto i soldi, né la tecnica e nemmeno l’ingegneria (tutti mezzi utili, molto utili), ma c’è l’amore: ‘l’amore che edifica’, appunto”.
Perciò ha sottolineato che la frase paolina non è banale: “Non c’è opera buona, infatti, dietro cui non ci siano delle persone magari geniali, forti, ricche, creative, ma pur sempre donne e uomini fragili, come noi, per i quali senza l’amore non c’è vita, né slancio, né motivo per agire, né forza per costruire.
Cari fratelli e sorelle, se qualcosa di buono c’è e rimane in questo mondo, è solo perché, in infinite e varie circostanze, l’amore ha prevalso sull’odio, la solidarietà sull’indifferenza, la generosità sull’egoismo. Senza questo, anche qui nessuno avrebbe potuto far crescere una metropoli così grande, gli architetti non avrebbero progettato, gli operai non avrebbero lavorato e nulla si sarebbe potuto realizzare”.
E’ stato un invito a leggere queste storie d’amore, perché senza esso non c’è vitalità: “Allora ciò che noi vediamo è un segno, e dietro ciascuna delle opere che ci stanno di fronte ci sono tante storie d’amore da scoprire: di uomini e donne uniti gli uni agli altri in una comunità, di cittadini dediti al loro Paese, di madri e padri solleciti per le loro famiglie, di professionisti e lavoratori di ogni genere e grado, onestamente impegnati nei loro diversi ruoli e mansioni.
E ci fa bene imparare a leggerle, queste storie, scritte sulle facciate delle nostre case e sui tracciati delle nostre strade, e tramandarne la memoria, per ricordarci che nulla di duraturo nasce e cresce senza l’amore. A volte succede che la grandezza e l’imponenza dei nostri progetti possono farcelo dimenticare, illudendoci di potere, da soli, essere gli autori di noi stessi, della nostra ricchezza, del nostro benessere, della nostra felicità, ma alla fine la vita ci riporta sempre ad un’unica realtà: senza amore non siamo nulla”.
Ma è la fede che illumina l’amore: “La fede, poi, ci conferma e ci illumina ancora di più circa questa certezza, perché ci dice che alla radice della nostra capacità di amare e di essere amati c’è Dio stesso, che con cuore di Padre ci ha desiderati e portati all’esistenza in modo totalmente gratuito e che in modo altrettanto gratuito ci ha redenti e liberati dal peccato e dalla morte, con la morte e risurrezione del suo Figlio Unigenito. E’ in Lui, in Gesù, che ha origine e compimento tutto ciò che siamo e che possiamo diventare”.
Ed ha ripreso l’omelia che papa san Giovanni Paolo II fece nel 1986 proprio in quello stadio: “Fratelli e sorelle, questa è una parola importante per noi perché, al di là dello stupore che proviamo davanti alle opere fatte dall’uomo, ci ricorda che c’è una meraviglia ancora più grande, da abbracciare con ancora maggiore ammirazione e rispetto: e cioè i fratelli e le sorelle che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino, senza preferenze e senza differenze, come ben testimoniano la società e la Chiesa singaporiane, etnicamente così varie e al tempo stesso così unite e solidali!”
L’amore di Dio è stato già sperimentato dalla Madonna: “La prima è Maria, del cui Nome Santissimo oggi celebriamo la memoria. A quante persone hanno dato e danno speranza il suo sostegno e la sua presenza, su quante labbra è apparso e appare il suo Nome in momenti di gioia e anche di dolore! E questo perché in Lei, in Maria, noi vediamo l’amore del Padre manifestarsi in uno dei modi più belli e totali: quello della tenerezza (non dimentichiamo la tenerezza!) la tenerezza di una mamma, che tutto comprende, che tutto perdona e che non ci abbandona mai. Per questo ci rivolgiamo a Lei!”
Concludendo l’omelia ha citato anche l’ardore missionario di san Francesco Saverio: “Il secondo è un santo caro a questa terra, che qui ha trovato ospitalità tante volte durante i suoi viaggi missionari. Parlo di San Francesco Saverio, accolto in questa terra in molte occasioni, l’ultima il 21 luglio 1552.
Di lui ci è rimasta una bellissima lettera indirizzata a Sant’Ignazio e ai primi compagni, in cui manifesta il suo desiderio di andare in tutte le università del suo tempo… perché si sentano spinti a farsi missionari per amore dei fratelli”.
(Foto: Santa Sede)
A Dili papa Francesco invita a diffondere il profumo dell’amore di Dio
Dopo l’incontro con le autorità oggi papa Francesco ha aperto la giornata incontrando i bambini affetti da gravi malattie nella ‘Casa Irmãs Alma’ che garantisce cure e assistenza a minori, indicando l’esempio di Silvano, 7 anni, affetto da una malattia neuro-degenerativa: ‘Ci insegna a lasciarsi curare’, secondo l’ammonimento di Gesù:
“Quando Gesù parla del Giudizio finale, dice ad alcuni: ‘Venite con me’. Ma non dice: ‘Venite con me perché siete stati battezzati, perché siete stati cresimati, perché siete stati sposati in Chiesa, perché non hanno mentito, perché non hanno rubato…’. No! Dice: Venite con me perché mi vi siete presi cura di me. Vi siete presi cura di me’”.
L’amore ‘è quello che si trova qui’, ha sottolineato il papa nel breve discorso, preceduto dal saluto della superiora suor Gertrudis Bidi, nella sala dedicata a san Vincenzo de Paoli: “Senza amore, questo non si capisce. Non possiamo comprendere l’amore di Gesù se non iniziamo a praticare l’amore. Condividere la vita con le persone più bisognose è un programma, il vostro programma, è il programma di ogni cristiano… Sono loro che insegnano a noi come dobbiamo lasciarci accudire da Dio. Lasciarci accudire da Dio e non da tante idee o progetti o capricci. Lasciarci accudire da Dio. E loro sono i nostri maestri. Grazie a voi per questo”.
Infine ha preso a sé Silvano, un bambino focomelico: “Sto guardando questo bambino: come si chiama? Cosa ci insegna Silvano? Ci insegna a prenderci cura: prendendoci cura di lui, impariamo a prenderci cura. E se guardiamo il suo volto, è tranquillo, sereno, dorme in pace. E così come lui si lascia accudire, anche noi dobbiamo imparare a lasciarci accudire: lasciarci accudire da Dio che ci ama tanto, lasciarci accudire dalla Vergine, che è nostra Madre”.
Ed ha concluso affermando che in questo si manifesta l’amore di Dio: “E Questo io lo chiamo il sacramento dei poveri. Un amore che incoraggia, costruisce e rafforza. E questo è ciò che troviamo qui: l’amore. Senza amore questo non può essere compreso. Ed è così che comprendiamo l’amore di Gesù che ha dato la sua vita per noi. Non possiamo capire l’amore di Gesù se non entriamo nella pratica dell’amore”.
Terminata la visita papa Francesco ha incontrato nella cattedrale di Dili i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e le consacrate ed i catechisti e catechiste con l’invito ad essere vicino alla gente per sentirne il profumo: “Una Chiesa che non è capace di arrivare ai confini e che si nasconde nel centro, è una Chiesa molto malata… Significa essere consapevoli del dono ricevuto, ricordarci che il profumo non serve per noi stessi ma per ungere i piedi di Cristo, annunciando il Vangelo e servendo i poveri, significa vigilare su stessi perché la mediocrità e la tiepidezza spirituale sono sempre in agguato”.
Un profumo evangelico che deve essere custodito con cura, perchè “significa essere consapevoli del dono ricevuto, ricordarci che il profumo non serve per noi stessi ma per ungere i piedi di Cristo, annunciando il Vangelo e servendo i poveri, significa vigilare su stessi perché la mediocrità e la tiepidezza spirituale sono sempre in agguato”.
Un profumo che rende necessaria la pacificazione dei conflitti: “Un profumo di riconciliazione e di pace dopo gli anni sofferti della guerra; un profumo di compassione, che aiuti i poveri a rialzarsi e susciti l’impegno per risollevare le sorti economiche e sociali del Paese; un profumo di giustizia contro la corruzione. E, in particolare, il profumo del Vangelo bisogna diffonderlo contro tutto ciò che umilia, deturpa e addirittura distrugge la vita umana, contro quelle piaghe che generano vuoto interiore e sofferenza come l’alcolismo, la violenza, la mancanza di rispetto per la dignità delle donne. Il Vangelo di Gesù ha la forza di trasformare queste realtà oscure e di generare una società nuova”.
Per questo è necessaria un’azione di inculturazione attraverso la Dottrina Sociale della Chiesa: “Se siete una Chiesa che non è capace di inculturare la fede, che non è capace di esprimere la fede nei valori propri di questa terra, sarà una Chiesa eticista e non feconda…
Non trascurate di approfondire la dottrina cristiana, di maturare nella formazione spirituale, catechetica e teologica; perché tutto questo serve ad annunciare il Vangelo nella vostra cultura e, nello stesso tempo, a purificarla da forme e tradizioni arcaiche e talvolta superstiziose. Ci sono tante cose belle nella vostra cultura, penso specialmente alla fede nella risurrezione e nella presenza delle anime dei defunti; però tutto questo va sempre purificato alla luce del Vangelo e della dottrina della Chiesa”.
L’evangelizzazione avviene solo se si riesce ad espandere il profumo dell’Amore: “L’evangelizzazione avviene quando abbiamo il coraggio di ‘rompere’ il vaso che contiene il profumo, rompere il ‘guscio’ che spesso ci chiude in noi stessi e uscire da una religiosità pigra, comoda, vissuta soltanto per un bisogno personale”.
Ed ha ‘assegnato’ ai cristiani del Paese il ‘compito’ di diffondere questo profumo di riconciliazione e di pace: “Un profumo di compassione, che aiuti i poveri a rialzarsi e susciti l’impegno per risollevare le sorti economiche e sociali del Paese; un profumo di giustizia contro la corruzione. State attenti: spesso la corruzione entra nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie.
Ed, in particolare, il profumo del Vangelo bisogna diffonderlo contro tutto ciò che umilia, deturpa e addirittura distrugge la vita umana, contro quelle piaghe che generano vuoto interiore e sofferenza come l’alcolismo, la violenza, la mancanza di rispetto per la dignità delle donne. Il Vangelo di Gesù ha la forza di trasformare queste realtà oscure e di generare una società nuova”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco: Chiesa sia accogliente
“Sono contento di stare qui, in questa bella chiesa salesiana: i salesiani sanno fare bene le cose. Complimenti. Questo è un Santuario diocesano dedicato a Maria Aiuto dei Cristiani: Maria Ausiliatrice (io sono stato battezzato nella parrocchia di Maria Ausiliatrice a Buenos Aires) un titolo tanto caro a san Giovanni Bosco; Maria Helpim, come con affetto la invocate qui. Quando, nel 1844, la Madonna ispirò a don Bosco di costruire a Torino una chiesa in suo onore, gli fece questa promessa: ‘Qui è la mia casa, da qui la mia gloria’.
Maria gli promise che, se avesse avuto il coraggio di cominciare la costruzione di quel Santuario, grandi grazie ne sarebbero seguite. E così è successo: la chiesa è stata costruita, ed è meravigliosa (ma è più bella quella di Buenos Aires!) ed è diventata centro di irradiazione del Vangelo, di formazione dei giovani e di carità, è diventata punto di riferimento per tanta gente”.
Nel santuario di Maria Ausiliatrice, a Port Moresby, oggi papa Francesco ha incontrato, dopo il saluto alle autorità civili, i vescovi della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone, con i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, i seminaristi ed i catechisti, con una riflessione sulla bellezza dell trasmissione della fede con speranza, prendendo spunto dalla costruzione del Santuario:
“I costruttori di questa chiesa hanno iniziato l’impresa facendo un grande atto di fede, che ha portato i suoi frutti, e che però è stato possibile solo grazie a tanti altri inizi coraggiosi, di chi li ha preceduti. I missionari sono arrivati in questo Paese alla metà del XIX secolo e i primi passi del loro lavoro non sono stati facili, anzi alcuni tentativi sono falliti. Ma loro non si sono arresi: con grande fede e con zelo apostolico hanno continuato a predicare il Vangelo e a servire i fratelli, ricominciando molte volte dove non avevano avuto successo, con tanti sacrifici”.
Questa bellezza è avvenuta grazie ai santi: “Ce lo ricordano queste vetrate, attraverso le quali la luce del sole ci sorride nei volti dei Santi e Beati: donne e uomini di ogni provenienza, legati alla storia della vostra comunità: Pietro Chanel, protomartire dell’Oceania, Giovanni Mazzucconi e Pietro To Rot, martiri della Nuova Guinea, e poi Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II, Mary McKillop, Maria Goretti, Laura Vicuña, Zeffirino Namuncurà, Francesco di Sales, Giovanni Bosco, Maria Domenica Mazzarello.
Tutti fratelli e sorelle che, in modi e tempi diversi, cominciando e ricominciando tante volte opere e cammini, hanno contribuito a portare il Vangelo tra voi, con una variopinta ricchezza di carismi, animati dallo stesso Spirito e dalla stessa carità di Cristo… Questa è la nostra vocazione: essere strumenti”.
E’ stato un invito a ‘ripartire’ dalle persone emarginate: “E ancora penso a quelle emarginate e ferite, sia moralmente che fisicamente, dal pregiudizio e dalla superstizione, a volte fino a rischio della vita, come ci hanno ricordato James e suor Lorena. A questi fratelli e sorelle la Chiesa desidera essere particolarmente vicina, perché in loro Gesù è presente in modo speciale, e dove c’è Lui, il nostro capo, ci siamo anche noi, sue membra, appartenenti allo stesso corpo, ‘ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture’. E per favore, non dimenticatevi: vicinanza, vicinanza!”
Ecco il motivo per cui occorre esserci: “Possiamo vederla simboleggiata nelle conchiglie kina, con cui è ornato il presbiterio di questa chiesa, e che sono segno di prosperità. Esse ci ricordano che qui il tesoro più bello agli occhi del Padre siamo noi, stretti attorno a Gesù, sotto il manto di Maria, spiritualmente uniti a tutti i fratelli e le sorelle che il Signore ci ha affidato e che non possono essere qui, accesi dal desiderio che il mondo intero possa conoscere il Vangelo e condividerne con noi la forza e la luce… La bellezza di esserci, allora, non si sperimenta tanto in occasione dei grandi eventi e nei momenti di successo, quanto piuttosto nella fedeltà e nell’amore con cui ogni giorno ci si impegna a crescere insieme”.
Inoltre ha ribadito l’importanza di crescere nell’evangelizzazione: “In questa Chiesa c’è un’interessante ‘catechesi in immagini’ del passaggio del Mar Rosso, con le figure di Abramo, Isacco e Mosè: i Patriarchi resi fecondi dalla fede, che per aver creduto hanno ricevuto in dono una numerosa discendenza. E questo è un segno importante, perché incoraggia anche noi, oggi, ad avere fiducia nella fecondità del nostro apostolato, continuando a gettare piccoli semi di bene nei solchi del mondo.
Sembrano minuscoli, come un granello di senape, ma se ci fidiamo e non smettiamo di spargerli, per grazia di Dio germoglieranno, daranno un raccolto abbondante e produrranno alberi capaci di accogliere gli uccelli del cielo… Perciò noi continuiamo ad evangelizzare, pazientemente, senza lasciarci scoraggiare da difficoltà e incomprensioni, nemmeno quando queste si presentano là dove meno vorremmo incontrarle: in famiglia, ad esempio, come abbiamo sentito”.
Prima di questo ultimo incontro il papa ha visitato i bambini di ‘Street Ministry’ e di ‘Callan Services’, assistiti dalla ‘Comunità delle Caritas Sisters of Jesus’: “E’ vero, tutti abbiamo dei limiti, delle cose che sappiamo fare meglio, e altre che invece facciamo fatica o non possiamo fare mai, ma non è questo che determina la nostra felicità: piuttosto è l’amore che mettiamo in qualsiasi cosa facciamo, doniamo e riceviamo.
Donare amore, sempre, e accogliere a braccia aperte l’amore che riceviamo dalle persone che ci vogliono bene: è questa la cosa più bella e più importante della nostra vita, in qualsiasi condizione e per qualsiasi persona… anche per il papa, sapete? La nostra gioia non dipende da altro: la nostra gioia dipende dall’amore!”
Nel saluto finale il papa ha invitato i bambini a non perdere di vista i propri obiettivi: “Avete mai visto come si prepara un gatto quando deve fare un bel salto? Prima si concentra e punta tutte le sue forze e i suoi muscoli nella direzione giusta. Magari lo fa in un momento veloce, e non lo notiamo nemmeno, ma lo fa. E così anche noi: concentrare tutte le nostre forze sulla meta, che è l’amore di per Gesù e in Lui per tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo sulla nostra strada, e poi con slancio riempire tutto e tutti con il nostro affetto! In questo senso, nessuno di noi è ‘di peso’, come avete detto: tutti siamo doni bellissimi di Dio, un tesoro gli uni per gli altri!”
(Foto: Santa Sede)
A Specchia festa dedicata alla Madonna del Passo
La Parrocchia Presentazione della Vergine Maria e il Comitato Festeggiamenti, con il Patrocinio del Comune di Specchia, in collaborazione con la Pro Loco comunicano che nei giorni 7 e 8 Settembre si svolge la Festa della Madonna del Passo, un evento che intreccerà storia e fede, la devozione religiosa con l’intrattenimento, attesissimo da tutta la comunità.
Nel patrimonio dell’architettura religiosa di Specchia si annovera la cripta-cappella dedicata alla Madonna del Passo, collocata a circa due metri e cinquanta sotto il livello stradale, il luogo sacro rivela ancora le sue origini di laura basiliana o ‘cripta rupestre’, come la definì il vicario capitolare mons. Tommaso De Rossi nella visita pastorale del 1711:
“Ho visitato la chiesa della Madonna del Passo: anticamente era una cripta rupestre ed in seguito per la devozione del popolo fu trasformata in chiesa; ci sono due altari: uno dedicato al Santissimo Crocefisso, l’altro alla Natività della Beata Vergine Maria. Anticamente si svolgevano grandi festeggiamenti, ma oggi solo nella festa della Santa Croce il Capitolo Parrocchiale va in processione e celebra solennemente, così anche nella festa della Natività della Beata Vergine Maria. Ha una campana opportuna.”(Chiese e Palazzi di Specchia – Antonio Penna – Libellula Edizioni).
I due giorni di festa inizieranno alle ore 19.00 con l’esibizione della ‘Misto Band – Street Band’, che unisce ai più grandi successi di musica italiana e internazionale, alcune coreografie di passi di ballo, gruppo che intrattiene e allieta sfilate, inaugurazioni, feste patronali, sagre e mercatini di ogni genere, che suonerà fino le ore 20.30 in Piazza del Popolo. Allo stesso modo, dalle ore 20.00, altri momenti di spettacolo per le vie principali del paese grazie agli Artisti di Strada, che si concluderanno in Piazza del Popolo.
Dalle ore 20.30 in Piazza del Popolo sarà possibile ammirare l’ ‘Infiorata’ dedicata alla Madonna, grandezza di 5 x 5 metri, con la stessa tecnica del noto evento del Capo di Leuca, grazie alla disponibilità Gruppo Volontari Infiorata Patù e Parrocchia Patù, coordinati da don Carmine Peluso, Parroco della cittadina, che, per il secondo anno consecutivo, hanno raccolto l’invito del Comitato organizzatore specchiese.
Alle ore 21.00 nella Piazzetta nei pressi della Pro Loco, divertimento per i più piccoli con i Transformers Show, al termine, in Piazza del Popolo, si potrà assistere al Concerto di Antonio Castrignanò AC & Taranta Sound dal titolo ‘Babilonia’. Nella musica del cantante calimerese si evidenzia la continua ricerca per richiamare la musica della Taranta di una volta ai tempi attuali, che Castrignanò arricchisce con risonanze nuove, tinte, racconti di una volta, che trasformano le nuove sonorità in nuove sensazioni per l’ascoltatore.
Nella mattinata di domenica 8 Settembre, nei pressi della cripta dedicata alla Madonna del Passo, si svolgerà la Fiera – mercato d’istituzione secolare. Inoltre, nelle stesse ore, il Comitato Festeggiamenti, con delle rappresentanze civili, militari e religiose accompagnate dal Premiato Concerto Bandistico ‘La Grande Banda del Cilento’, renderà omaggio al monumento dei caduti in guerra con un tributo floreale.
Fino a quella data, all’esterno del luogo sacro, alle ore 19.00, verrà celebrata la Novena dedicata alla Madonna. Al termine della Santa Messa dell’8 settembre, prenderà avvio la processione, che sarà aperta dal Gruppo ‘Zzi Banda Alezio Bassa Musica’ composto da soli 5 elementi. La processione attraverserà le strade principali di Specchia con i balconi delle abitazioni addobbati con festoni e luci e prima dell’inizio del rito sacro avvio, al quale parteciperanno le autorità civili e militari, sarà possibile assistere ai fuochi pirotecnici della ‘Fireworks Salento’ da Corsano.
Il simulacro sarà accompagnato da varie rappresentanze di associazioni di militari in pensione, in ricordo delle madri e mogli specchiesi che a lei si rivolsero nei momenti particolarmente drammatici Seconda Guerra Mondiale, quando le donne si recavano alla cripta, alcune camminando in ginocchia, implorando la Madonna del Passo di far tornare incolumi i figli e i mariti dal terribile conflitto.
Per tutta la giornata di domenica 8 settembre e per la processione, presterà servizio il Premiato Concerto Bandistico ‘La Grande Banda del Cilento’, diretta dal Maestro Nicola Pellegrino, un complesso che ha ottenuto i seguenti riconoscimenti: Medaglia d’argento XXXIII Fiati Festival di Ferrandina (MT) e Premio Primula d’Oro alla cultura (2021) che al termine della processione, si esibirà con le sue note musicali in Piazza del Popolo.
Nelle due serate dell’evento Piazza del Popolo e le strade circostanti, saranno illuminate dalla Ditta ‘Luminarie Santoro’ da Alessano, mentre l’addobbo della Chiesa Madre sarà curato dalla Ditta ‘Aventaggiato Addobbi’ da Castrignano dei Greci. Sarà possibile acquistare dal Mercatino Artigianale, curato dalle Associazioni: ‘Crazy Art Group. Informale’ e ‘Artigianato che piace Zarathustra’, inoltre, grazie a ‘SelfieFun’, coloro che raggiungeranno l’evento di Specchia avranno la possibilità di fotografarsi gratuitamente per avere un ricordo della partecipazione, mentre i bambini potranno divertirsi nel Piccolo Luna park, collocato in Piazza S. Oronzo e i più grandi il parco dei divertimenti lo troveranno nei pressi dell’Ex Convento dei Francescani Neri.