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Andrea Mandelli: il racconto dell’umorismo cattolico

Qualche anno fa, 2021, ho acquistato il libro ‘Diario della felicità’ scritto da Suor Dolores e Cecilia Galatolo: sono rimasta molto colpita dalla storia di Andrea Mandelli . Devo dire che mi ha fatto stare bene. Quel giorno ero inversa e non avevo voglia di leggere cose spirituali, ma mia mamma mi ha letto la storia di Andrea e il mio umore è cambiato. Mi ha messo allegria, voglia di ridere e mi sono sentita rilassata.

Valentina Castiello chiede alla Chiesa di non trascurare i single cattolici

Il concetto di ‘Single Cattolico’ è divenuto un fenomeno demografico ed una realtà storica e culturale senza precedenti nella storia, perché prima si era single per una frazione della storia: oggi si può essere single a vita. Per questo in Italia esiste un progetto dedicato alla ‘singolitudine;’ un apostolato cattolico che riunisce i single d’Italia con un portale, www.singlecattoliciitalia.it, curato e ideato da Valentina Castiello, una giovane napoletana.

Papa Francesco: dal popolo mongolo un invito a guardare verso l’alto

Al termine dell’udienza generale odierna, salutando i fedeli di lingua inglese, papa Francesco ha pregato per le 74 vittime dell’incendio divampato la scorsa settimana in un palazzo nel centro di Johannesburg, in Sudafrica: “Con vivo dolore ho appreso dell’incendio scoppiato in un edificio di cinque piani scoppiato a Johannesburg in cui sono morte più di 70 persone tra cui diversi bambini. Vi invito a unirvi a me nella preghiera per le vittime. Ai familiari esprimo il mio cordoglio e invio una speciale benedizione per loro e a quanti si stanno prodigando per fornire assistenza e supporto”.

E, come di consueto dopo ogni viaggio pastorale, papa Francesco ha raccontato le motivazioni del suo viaggio apostolico in Mongolia, ringraziando per l’accoglienza: “Lunedì sono rientrato dalla Mongolia. Vorrei esprimere riconoscenza a quanti hanno accompagnato la mia visita con la preghiera e rinnovare la gratitudine alle Autorità, che mi hanno solennemente accolto: in particolare al Signor Presidente Khürelsükh,e anche all’ex Presidente Enkhbayar, che mi aveva consegnato l’invito ufficiale a visitare il Paese. Ripenso con gioia alla Chiesa locale e al popolo mongolo: un popolo nobile e saggio, che mi ha dimostrato tanta cordialità e affetto. Oggi mi piacerebbe portarvi al cuore di questo viaggio”.

Ed ecco il motivo per cui il papa è andato nel Paese al centro dell’Asia: “Perché è proprio lì, lontano dai riflettori, che spesso si trovano i segni della presenza di Dio, il quale non guarda alle apparenze, ma al cuore come abbiamo sentito nel brano del profeta Samuele. Il Signore non cerca il centro del palcoscenico, ma il cuore semplice di chi lo desidera e lo ama senza apparire, senza voler svettare sugli altri. E io ho avuto la grazia di incontrare in Mongolia una Chiesa umile ma una Chiesa lieta, che è nel cuore di Dio, e posso testimoniarvi la loro gioia nel trovarsi per alcuni giorni anche al centro della Chiesa”.

Ha raccontato la storia di una Chiesa missionaria, che è testimone di Gesù: “Quella comunità ha una storia toccante. E’ sorta, per grazia di Dio, dallo zelo apostolico (su cui stiamo riflettendo in questo tempo), di alcuni missionari che, appassionati del Vangelo, circa trent’anni fa sono andati in quel Paese che non conoscevano. Ne hanno imparato la lingua (che non è facile) e, pur venendo da nazioni diverse, hanno dato vita a una comunità unita e veramente cattolica”.

Proprio in Mongolia si può capire il significato della parola ‘cattolico’: “Questo infatti è il senso della parola ‘cattolico’, che significa ‘universale’. Ma non si tratta di un’universalità che omologa, bensì di un’universalità che s’incultura, è una universalità che si incultura. Questa è la cattolicità: un’universalità incarnata, ‘inculturata’ che coglie il bene lì dove vive e serve la gente con cui vive. Ecco come vive la Chiesa: testimoniando l’amore di Gesù con mitezza, con la vita prima che con le parole, felice delle sue vere ricchezze: il servizio del Signore e dei fratelli”.

Inoltre ha constatato che in Mongolia la Chiesa è nata nel solco delle opere di carità: “A compimento della mia visita ho avuto la gioia di benedire e inaugurare la ‘Casa della misericordia’, prima opera caritativa sorta in Mongolia come espressione di tutte le componenti della Chiesa locale. Una casa che è il biglietto da visita di quei cristiani, ma che richiama ogni nostra comunità a essere casa della misericordia: cioè luogo aperto, luogo accogliente, dove le miserie di ciascuno possano entrare senza vergogna a contatto con la misericordia di Dio che rialza e risana”.

Questa è testimonianza: “Ecco la testimonianza della Chiesa mongola, con missionari di vari Paesi che si sentono un’unica cosa con il popolo, lieti di servirlo e di scoprire le bellezze che già vi sono. Perché questi missionari non sono andati lì a fare proselitismo, questo non è evangelico, sono andati lì a vivere come il popolo mongolo, a parlare la loro lingua, la lingua di quella gente, a prendere i valori di quel popolo e predicare il Vangelo in stile mongolo, con le parole mongole. Sono andati e si sono ‘inculturati’: hanno preso la cultura mongola per annunciare in quella cultura il Vangelo”.

Eppoi ha apprezzato la ‘ricerca’ religiosa di quel popolo: “La Mongolia ha una grande tradizione buddista, con tante persone che nel silenzio vivono la loro religiosità in modo sincero e radicale, attraverso l’altruismo e la lotta alle proprie passioni. Pensiamo a quanti semi di bene, nel nascondimento, fanno germogliare il giardino del mondo, mentre abitualmente sentiamo parlare solo del rumore degli alberi che cadono!.. E per questo è importante, come fa il popolo mongolo, orientare lo sguardo verso l’alto, verso la luce del bene. Solo in questo modo, a partire dal riconoscimento del bene, si costruisce l’avvenire comune; solo valorizzando l’altro lo si aiuta a migliorare”.

Ha concluso l’udienza generale con l’invito ad ‘allargare’ lo sguardo: “Mi ha fatto bene incontrare il popolo mongolo, che custodisce le radici e le tradizioni, rispetta gli anziani e vive in armonia con l’ambiente: è un popolo che scruta il cielo e sente il respiro del creato. Pensando alle distese sconfinate e silenziose della Mongolia, lasciamoci stimolare dal bisogno di allargare i confini del nostro sguardo, per favore: allargare i confini, guardare largo e alto, guardare e non cadere prigionieri delle piccolezze, allargare i confini del nostro sguardo, perché veda il bene che c’è negli altri e sia capace di dilatare i propri orizzonti e anche dilatare il proprio cuore per capire, per essere vicino a ogni persona e a ogni civiltà”.

(Foto: Santa Sede)

I paradossi del cattolicesimo borghese (1): evviva l’etica… ma non troppo!

In queste brevi riflessioni voglio evidenziare alcune storture dell’attuale modo di essere cattolici. Queste storture vengono qui chiamati paradossi, benché il senso etimologico della parola lo sconsiglierebbe, e sono tipiche di un cattolicesimo borghese, cioè di quel cattolicesimo praticato e vissuto nei Paesi che economicamente sono più avvantaggiati.

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