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Vocazioni e speranza, la testimonianza di Suor Angelita Guerriero

“Ascoltare la chiamata divina, lungi dall’essere un dovere imposto dall’esterno, magari in nome di un’ideale religioso, è invece il modo più sicuro che abbiamo di alimentare il desiderio di felicità che ci portiamo dentro: la nostra vita si realizza e si compie quando scopriamo chi siamo, quali sono le nostre qualità, in quale campo possiamo metterle a frutto, quale strada possiamo percorrere per diventare segno e strumento di amore, di accoglienza, di bellezza e di pace, nei contesti in cui viviamo”: nel messaggio, intitolato ‘Chiamati a seminare la speranza e costruire la pace’, per la giornata per le vocazioni, che si celebra oggi, papa Francesco invita a creare ambienti adeguati nei quali sperimentare il miracolo di una nuova nascita.

Partendo dall’incipit del messaggio papale a suor Angelita Guerriero, madre generale della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Rivalba, fondata da don Giuseppe Marchisio,  abbiamo chiesto di spiegarci in quale modo si può seminare la speranza e costruire la pace: “Prima di tutto mi piace molto questo titolo. Sono colpita dal verbo ‘seminare’. Anche noi due anni fa, dedicando il nostro anno alle Vocazioni abbiamo deciso di utilizzare questo verbo così: seminando il futuro. Il logo che accompagnava questa frase era la figura di Gesù seminatore su un campo che lasciava intravvedere il castello di Rivalba, in provincia di Torino, da dove inizia tutto e parte l’intuizione carismatica del nostro Fondatore, il parroco di questo paese, il Beato Clemente Marchisio. Condivido moltissimo anche i due termini: Speranza e Pace.

Due parole che desidero fortemente scrivere con la lettera maiuscola iniziale, perché mi piace sottolineare che la speranza e la pace sono ispirate da Dio. Tutti noi siamo chiamati in prima linea ad essere seminatori di questo campo molto tormentato, in questo mondo che non sa più far crescere frutti copiosi per il bene dell’umanità. La speranza di pace è un’emergenza prioritaria oggi, in questo 2024 pieno di conflitti, di odio, di bombe e di distruzione. La soluzione a tutto questo è cambiare il nostro atteggiamento quotidiano. Ognuno di noi deve sentirsi investito da grande responsabilità, deve avvertire il ruolo fondamentale di operatore di speranza e di pace.

Non tocca sempre agli altri l’onere di cambiare il mondo. Dobbiamo sentirci protagonisti di questo miracolo di Bene ispirato da Dio. E la conseguenza più bella di questo cambiamento del cuore sta proprio nel far nascere una nuova domanda nelle giovani generazioni, un desiderio di vita ispirata al Vangelo, un’attrazione nei confronti del messaggio di Gesù Cristo. Solo così possiamo contagiare le persone e far nascere nuove vocazioni. I giovani ci seguiranno e doneranno la propria vita solo se saremo credibili e totalmente impegnate a regalare speranza e pace nelle nostre comunità e sulle nostre strade quotidiane”.

Perché la vocazione fa diventare ‘pellegrine di speranza’?

“Questa è una questione fondamentale che deve interrogarci nel profondo. Avverto spesso un po’ di rassegnazione rispetto ai discorsi che si fanno intorno alla pastorale vocazionale. Questo atteggiamento purtroppo non aiuta le tante belle iniziative che possono essere messe sul campo e che possono attrarre l’attenzione dei giovani. Siamo spesso tanto indaffarate nel nostro pellegrinaggio quotidiano.

Gli impegni si moltiplicano e il lavoro a cui siamo chiamate rischia di schiacciarci in un’operatività che travolge completamente i diversi momenti delle nostre giornate. Corriamo tanto e rischiamo di disperdere la Luce che ci guida e che dobbiamo trasmettere alle persone che incontriamo sulla nostra strada.

Questo è il punto nodale: siamo chiamate a rinnovare il nostro pellegrinaggio. Un cammino che, pur restando intenso, deve contenere in sé anche l’attenzione al cuore delle persone che entrano in relazione con noi. Sono convinta che la Speranza si comunica attraverso uno sguardo nuovo, più attento e riflessivo, che inneschi un dialogo personale profondo. Le nostre giovani non ci chiedono di fare tante cose… ma al contrario desiderano essere qualcosa di più. Hanno sete di Dio che si manifesta attraverso un dialogo intenso, frutto di un incontro di cuori e di tempo dedicato. Solo così può nascere una domanda sul senso della propria vita e delle scelte da affrontare.

In questo modo il nostro pellegrinaggio ha le premesse per diventare fecondo. E la Speranza può innescare una scintilla provvidenziale che può cambiare i cuori. Sono convinta che il desiderio di donare sè stesse continui ad esserci ma spesso manca una sintonia, un richiamo efficace che possa smuovere le coscienze tanto distratte e profondamente stordite da una realtà confusa e spesso solo attenta ai bisogni primari”.

Nel messaggio il papa ha parlato di carisma: ed il vostro?

“Il nostro carisma mette al centro di tutto il Mistero Eucaristico. Gesù Sacramentato è il motore della nostra vita che doniamo per darne testimonianza. Il nostro fondatore, il beato Clemente Marchisio, ci ha indicato un comandamento essenziale: amare e far amare, onorare e far onorare, servire e far servire Dio nel Sacramento dell’Altare. La ‘Figlia di San Giuseppe di Rivalba’ dona la sua vita in totale umiltà e disponibilità al Padre per i fratelli.  L’impegno quotidiano è richiamare tutti a dirigere lo sguardo verso il Tabernacolo che assume una centralità non teorica ma fattiva, pratica, che deve risuonare in ogni gesto. Da qui parte tutto.

Il nostro lavoro quotidiano nel produrre le particole che diventeranno il Corpo di Cristo. La nostra cura per i paramenti e la mensa eucaristica nella ricerca del bello non come fatto estetico ma come risonanza di una sacralità che si esprime nell’attenzione di ogni dettaglio nelle celebrazioni eucaristiche. La formazione in parrocchia per condividere e far conoscere la nostra missione tesa a servire il sacerdote celebrante. L’attività parrocchiale nella catechesi e nella animazione di momenti di preghiera e di adorazione eucaristica.

L’accoglienza e la formazione di laici e famiglie che si vogliono consacrare come oblati che affiancano il nostro cammino carismatico nella Chiesa. Una lunga storia che ha radici italiane e che ora crescono anche in Africa (Nigeria) e in America Latina (Brasile, Messico e Argentina). Mi piace ancora ricordare il servizio che si svolge nella Città del Vaticano, dove da 100 anni siamo al servizio della sacrestia di san Pietro. Un lavoro silenzioso che non s’interrompe mai e che svolgiamo con tanta cura e amore per la Chiesa”.

Quanto è importante nella quotidianità l’Eucarestia?

“L’Eucarestia è il vero e unico nutrimento che può cambiare il mondo. Vogliamo comunicarlo a tutti, perché ci si renda conto che l’uomo non può salvare questo pianeta senza il sostegno provvidenziale di Dio. E’ inutile preoccuparci, dobbiamo affidarci! Per questa ragione l’Eucarestia è il richiamo fortissimo ad entrare in una nuova visione della vita che non ci veda al centro dell’universo ma ci regali la consapevolezza di essere creature ad immagine e somiglianza del Creatore. In definitiva dobbiamo passare da io a Dio”.

Nel mese scorso si è aperto un anno dedicato al fondatore: perché è l’Anno del Marchisio?

“L’Anno del Marchisio chiude un triennio molto importante per la nostra congregazione. Siamo partiti con l’Anno Vocazionale avente per slogan ‘Seminando il futuro’. Siamo passati all’Anno dedicato all’Eucarestia: ‘Illuminando il presente’. Lo scorso 19 marzo è iniziato l’Anno dedicato al fondatore, il beato Clemente Marchisio, con la frase che completa il triennio: ‘Rivivendo il passato’.

Desideriamo ritornare alle nostre radici, senza inutili nostalgie, ma con l’impegno di recuperare l’ardore carismatico iniziale che sfida il tempo, i secoli e i cambiamenti di costume. Il Vangelo è l’unica vera notizia che non conosce il passare del tempo. E’ sempre nuova per ciò che stiamo vivendo! Tutto questo ci porterà al 2025 in cui ci saranno le celebrazioni per i 150 anni di fondazione della Congregazione”.

Per quale motivo egli fonda la famiglia delle Figlie di san Giuseppe di Rivalba?

“Il Beato Clemente Marchisio è il parroco di Rivalba, un piccolo paese poco lontano da Torino. E’ un pastore di anime che vive nel cuore dell’Ottocento. Si rende conto della condizione delle donne nella sua comunità di Rivalba e nello stesso tempo vuole contribuire a tenere viva la cura della liturgia in tutti i suoi aspetti. Mette insieme queste due esigenze e fonda una nuova famiglia religiosa femminile che possa avere come centro di vita l’Eucarestia, come valore assoluto a cui riferirsi.

La cura quotidiana di tutto ciò che riguarda il tabernacolo e l’altare (produzione di particole, vino, paramenti religiosi ed ogni aspetto della liturgia e della formazione delle persone che desiderano vivere le diverse celebrazioni nella Chiesa) è il centro della vita di questa congregazione. 150 anni fa coinvolge un primo gruppo di donne a cui affida questi servizi, coinvolgendole, formandole per consacrarle ad un nuovo stile di vita che ancora oggi prosegue il cammino nell’Italia e nel mondo”.

(Tratto da Aci Stampa)

Suor Oberto racconta i 100 anni delle Pie Discepole del Divin Maestro

“Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Pie Discepole di Divin Maestro, che celebrano il centenario di fondazione: possa questa ricorrenza essere uno stimolo per rinsaldare gli ideali religiosi e per esprimere in modo sempre più generoso la dedizione a Dio e ai fratelli”: così al termine dell’udienza generale dello scorso 7 febbraio papa Francesco ha espresso il desiderio che il centenario sia occasione di dedizione a Dio.

Le Pie Discepole del Divin Maestro sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio, fondato ad Alba (Cuneo) dal beato Giacomo Alberione (1884-1971): dopo aver istituito il ramo maschile e quello femminile dei paolini, volle dare inizio a un ramo di religiose di vita contemplativa che supportasse con la preghiera (soprattutto mediante l’adorazione eucaristica) l’apostolato dei padri e delle suore.

Il 10 febbraio 1924 il beato cuneese diede inizio alla congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro ed il 3 aprile 1947 mons. Luigi Maria Grassi, vescovo di Alba, eresse canonicamente le Pie Discepole in congregazione di diritto diocesano.

Quindi partendo dal saluto papale, a suor Marie Joseph Oberto, componente della congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro e referente dell’équipe della postulazione della famiglia paolina, chiediamo di spiegarci cosa significa dedicare la vita a Dio: “Quando papa Francesco ha augurato che il Centenario sia uno stimolo ‘per esprimere in modo sempre più generoso la dedizione a Dio e ai fratelli’, il pensiero è andato alla Dedicazione di una Chiesa: l’edificio diventa luogo per accogliere chi vuole incontrare Dio, comunicare con Dio. Quindi essere persone dedicate a Dio e ai fratelli è essere a tempo pieno la dimora di Dio, dialogare con Lui ed essere luogo di accoglienza, di contagio per chi avviciniamo”.

In quale modo comunicare l’amore di Dio attraverso la bellezza?

“Nella Genesi la creazione è danza della vita, una sinfonia scritta dalla Parola, ritmata dal ‘vide che era cosa bella/buona’! Dio Creatore è Bellezza e ‘il più bello tra i figli dell’uomo’, cantato dal salmo 44 è Gesù, il Verbo incarnato. Nella nostra missione valorizziamo la bellezza intesa come armonia della vita e via di evangelizzazione. E secondo la nostra Regola di vita ‘nel volto e nella voce del Signore Crocifisso e Risorto contempliamo la Bellezza che salva il mondo e non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e ascoltato, perciò comunichiamo l’amore incondizionato di Dio per l’umanità anche attraverso la via della bellezza che promuove l’incontro fra la fede cristiana e le culture del nostro tempo’”.

Nel messaggio quaresimale il papa ha scritto che azione è anche fermarsi in preghiera: come è possibile?

“Un contributo sulla ministerialità nella Chiesa di tutto il popolo di Dio e quindi anche della donna, è stata la proposta di un Convegno interdisciplinare, svoltosi dal 28 gennaio al 3 febbraio: ‘La voce della donna nei ministeri della Chiesa. Un dialogo sinodale’ con obiettivo di ascoltare, con attenzione e rispetto, la voce delle donne in una Chiesa ministeriale e missionaria, in stile sinodale e in dialogo con le altre confessioni cristiane; approfondire il tema e la prassi dei ministeri ecclesiali, in particolare quelli esercitati dalle donne nella Chiesa di ieri e di oggi, secondo gli specifici contesti culturali; avviare processi di trasformazione e generativi che favoriscano scelte coraggiose per la nostra missione nella vita della Chiesa”.

Dove si fonda la vostra spiritualità?

“Il Mistero pasquale del Signore Gesù è il cuore della nostra spiritualità apostolica. Lo viviamo in comunione con la Chiesa, nell’itinerario dell’anno liturgico e in tutti gli ambiti della vita quotidiana, alimentandoci alle sorgenti di una spiritualità radicata nell’ascolto della Parola di Dio, nel Mistero eucaristico e nella vita liturgica”.

Qual è l’eredità carismatica del beato Giacomo Alberione?

“Papa Francesco ha ricordato che ‘la differenza non è tra progressisti e conservatori, ma tra innamorati e abituati’. Il beato Giacomo Alberione nel 1924, aveva detto che le Pie Discepole sono nate per l’Adveniat regnum tuum e per vivere questo programma evangelico ha dato una luce valida anche per l’inculturazione nel tempo e nella storia, per non confondere il carisma con le opere di un determinato tempo storico: ‘Da un solo amore nascono i tre apostolati che sono diretti ad un unico fine: l’amore a Gesù che vive nell’Eucaristia, l’amore a Gesù che vive nel sacerdozio, l’amore a Gesù che vive nella Chiesa… e da Gesù Maestro sono illuminati, sono  nutriti, sono guidati’. E a chi chiedeva, dai vari luoghi di missione, che cosa si doveva fare, la risposta era: le invenzioni dell’Amore… inventare, moltiplicare le invenzioni dell’Amore”.

Chi era Madre Scolastica?

“Dal suo ingresso nella nascente Comunità paolina in Alba, Orsola Rivata, che nel 1924 prenderà il nome di suor Scolastica, è stata ‘collaboratrice in Cristo’ di don Alberione che l’ha gradualmente formata e coinvolta per dar vita alle Pie Discepole del Divin Maestro. E’ colei che ha creduto con tenacia e perseveranza quando ancora nulla si vedeva, è la ‘prima fra molte’ che nei 100 anni di storia hanno seguito e servito Gesù Maestro Via, Verità e Vita.

Madre Scolastica è una donna innamorata del Signore e quindi dei fratelli e delle sorelle, una donna che vive la sinfonia del silenzio, che ha imparato a tenere il mondo e tutte le sue vicende con le mani alzate, perché tutti abbiano la vita e la vita in abbondanza.

In occasione del centenario, si è realizzata (in via Portuense 739 – Roma) un’esposizione multimediale e interattiva: ‘Madre Scolastica un percorso oltre il tempo’, per farla sentire come proposta viva e possibile per la santità cristiana nell’oggi (si può visitare prenotando giorno e orario: percorsomadrescolastica@gmail.com). Inoltre, ispirato alla sua vita, è stato proposto l’Oratorio sacro: ‘Voce e silenzio’, con testi e musiche del maestro Marcello Bronzetti ‘ilFedeleAmato’ www.youtube.com/watch?v=UTJNT2LCWTE”.

In cosa consiste la mostra?

“La mostra si svolge in tre momenti. Nel primo incontriamo Orsola che non è ancora entrata nella famiglia paolina, nel secondo vediamo il suo incontro con don Alberione che la invita a fondare con lui una nuova famiglia. Ciò che guida Orsola, che nel frattempo è diventata suor Scolastica, è sempre questo sguardo fisso a Gesù. Una volta che la congregazione vive la sua cittadinanza nella chiesa, nel terzo momento, passiamo a contemplare quello che le Pie Discepole hanno compiuto nei loro cento anni di storia vivendo le direttive di suor Scolastica collaborando in Cristo con don Alberione”.

(Tratto da Aci Stampa)

Comunione e Liberazione ricorda don Luigi Giussani: il cristianesimo è avvenimento

Don Giussani

In occasione del 19° anniversario della salita al Cielo del Servo di Dio don Luigi Giussani (22 febbraio 2005) e del 42° del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione (11 febbraio 1982), oltre che per la ricorrenza dei 70 anni dalla nascita del movimento di CL, nei mesi di febbraio e marzo in Italia e nel mondo si sono celebrate le messe con la seguente intenzione:

“Grati per il dono del carisma donato dallo Spirito Santo a don Giussani, desideriamo servire con tutte le nostre energie la Chiesa e i suoi pastori, certi che solo nella sequela quotidiana a Cristo e al Suo Vicario è possibile vivere la vera unità tra noi e servire il bene degli uomini del nostro tempo. Maria Regina della pace guidi il cammino di tutto il movimento e interceda per la pace nel mondo”.

Ed il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, Davide Prosperi, ha ricordato il compito affidato da don Lugi Giussani al Movimento: “Consapevoli del compito che ci è affidato per contribuire alla costruzione della Chiesa e per l’annuncio al mondo della speranza che Cristo è per la vita di ogni uomo, desideriamo far memoria di don Giussani, e della storia generata dalla sua amicizia con coloro che l’hanno seguito, tenendo lo sguardo fisso sulle parole che papa Francesco mi ha rivolto nella lettera inviata al movimento in occasione di queste ricorrenze:

‘Ho particolarmente a cuore di raccomandare a Lei e a tutti gli aderenti di avere cura dell’unità tra voi: essa sola, infatti, nella sequela ai pastori della Chiesa potrà essere nel tempo custode della fecondità del carisma che lo Spirito Santo ha donato a don Giussani: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri’”.

A Milano mons. Mario Delpini ha ricordato la sua fedeltà alla Chiesa: “Nella storia abita la promessa perché Dio è fedele e la gratitudine e ammirazione per don Giussani ci ha radunati per riconoscere i segni della fedeltà di Dio nella fecondità meravigliosa del carisma che Dio ha affidato a don Giussani.

Nella storia abita la promessa e le vicende di tanti uomini e donne di Dio incoraggia la nostra fiducia: Dio è fedele! Noi crediamo in Dio! E camminiamo nella fede chiedendo il dono della pazienza di coloro che ancora non vedono e chiedendo la santità di una appartenenza senza pentimenti, di una gratitudine senza pretese, di un discernimento semplice per riconoscere l’opera che oggi Dio compie per noi”.

Nel 1992 don Luigi Giussani ha parlato del cristianesimo come avvenimento, partendo da una frase del poeta Rilke: “Il cristianesimo è un avvenimento, nel senso che innanzitutto non è una predicazione morale. Essendo un avvenimento che implica Dio, una mossa del Mistero nella vita dell’uomo, nella storia dell’uomo, credo che la premessa più importante sia il tipo di attenzione o la tensione di tenerezza che l’uomo ha verso se stesso.

Se un uomo non ha attenzione e tenerezza verso se stesso, una tenerezza come la madre l’ha col suo bambino, è in una posizione, dico, necessariamente ostile all’avvenimento cristiano. C’è una frase di Rainer Maria Rilke da cui parto spesso per una meditazione su di me stesso: ‘E tutto cospira a tacere di noi, un po’ come si tace un’onta, forse, un po’ come si tace una speranza ineffabile’ (‘Seconda Elegia’ in Elegie duinesi).

Io non ho mai trovato una sintesi di quello che l’uomo esistenzialmente sente di se stesso, se si pensa con attenzione, per un minimo di attenzione che porta a se stesso, paragonabile a questa frase di Rilke”.

L’avvenimento consiste che Dio si è fatto uomo: “La mossa di Dio è consistita nel fatto che il mistero di Dio si è configurato come un uomo reale, ha preso la realtà d’un uomo vero, un uomo cioè che viene concepito nell’utero di una donna e da questo piccolo e quasi invisibile grumo si sviluppa come infante, come bambino, come fanciullo, come adolescente, come giovane, fino ad essere, a diventare centro di attenzione nella vita sociale del popolo ebraico, fino a trascinare dietro a sé le folle, e fino ad avere le folle, per l’atteggiamento di chi ha il potere in mano, contro di sé, fino ad essere crocifisso, ucciso, e fino a risorgere, risorgere dalla morte. Un fatto, perciò, è la mossa di Dio, un fatto integralmente umano…

Ecco, il fatto cristiano è come un bambino che nasca in una famiglia; infatti è nato anche come un bambino: l’avvenimento cristiano è Dio che entra nella vita dell’uomo e nella storia dell’uomo come entra nella storia dell’uomo e nella vita della sua famiglia e nella storia dell’umanità un bambino che nasce da una donna”.

Per questo il cristianesimo è la storia degli uomini, perché è concretezza: “Ecco, il cristianesimo è la storia degli uomini che, in qualche modo venendo a contatto con questo avvenimento, con l’avvenimento di Cristo, con questo fatto storico, gli sono andati dietro, ognuno così come poteva, ognuno così come può…

Se io penso che il Signore è più concreto di mia mamma, è più mio di mia madre o di mio papà, se si pensa a questo, allora il desiderio di moltiplicare la memoria non solo è lecito, ma è inevitabile, e farlo diventa non solo possibile, ma reale. Così che uno può commettere un errore coscientemente, e poi subito ricordarsi di quella Presenza. E questo moltiplicarsi del ricordo abbrevia sempre di più il tempo della smemoratezza e il tempo del tradimento”.

Papa Francesco: non abbandonare la preghiera

Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri del Consiglio Nazionale del Rinnovamento nello Spirito, ricordando la ‘spinta’per creare ‘Charis’, che è un servizio internazionale di comunione: “Come sapete, in questi anni ho promosso CHARIS come organismo di servizio internazionale per il Rinnovamento Carismatico Cattolico. Ed anche recentemente, nel novembre scorso, ho avuto modo di parlare ai partecipanti all’incontro organizzato da CHARIS. Vi incoraggio a continuare a camminare su questa strada di comunione e a fare tesoro delle indicazioni che vi ho lasciato”.

XXXIII domenica Tempo Ordinario: chi è fedele nel poco, avrà la vita eterna!

Siamo ormai vicini alla fine dell’anno liturgico; la prossima domenica si conclude l’anno con la festa di Cristo Re. Oggi la Liturgia ci presenta la parabola dei talenti invitando ciascuno di noi a fare i conti davanti Dio perché la nostra vita non risulti un  fallimento. Mentre   si è in attesa della venuta del Signore è indispensabile essere operosi.

Papa Francesco: Scalabrini è il missionario dello Spirito Santo

La canonizzazione di san Giovanni Battista Scalabrini ha risvegliato nella Chiesa e nella società la coscienza della necessità di un impegno corresponsabile nella promozione dello sviluppo umano integrale e la cura pastorale dei e con i migranti, i rifugiati e le loro famiglie: “Come Missionari Scalabriniani, fedeli al carisma e alla missione ricevuti dal nostro santo Fondatore, sentiamo il dovere morale di fare la nostra parte e di essere seme per una coscienza di fraternità nella società”.

Papa Francesco invita a vivere il carisma della speranza

Nel cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico Vaticano, papa Francesco ha incontrato i membri dell’associazione ‘Familia da Esperança’ approvata dal Pontificio Consiglio per i Laici della Chiesa Cattolica, comunità nata tra i più poveri. All’inizio i fondatori volevano vivere il comandamento di amare il prossimo come se stessi, attraverso due carismi: quello dell’unità e quello della speranza, come ha sottolineato papa Francesco: ‘E’ tanto bello questo vostro carisma: il carisma della speranza!’

Assisi onora santa Chiara: la contemplazione scopre la bellezza

“Santa Chiara vergine e povera, nata da una famiglia aristocratica si unisce ai frati minori della chiesetta della Porziuncola, vestita col sacco della penitenza, divenendo, nelle parole di Papa Benedetto XVI, vergine sposa di Cristo umile e povero, affascinata dall’amore per Cristo che, bellezza della sua divina persona, riempie il suo cuore”: con queste parole il card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto emerito del Dicastero per la dottrina della fede, ha introdotto la celebrazione eucaristia  della solennità di Santa Chiara di Assisi, che si è celebrata venerdì 11 agosto.

Per le scuole cattoliche è urgente ‘fare coro’

Ieri il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ed il Dicastero per la Cultura e L’Educazione hanno scritto una lettera rivolta a quanti sono coinvolti nella missione educativa delle scuole cattoliche, in cui si sottolinea la ‘missione’ educativa delle scuole cattoliche:

Papa Francesco: preghiera ed eucarestia necessari per la vita

Piano piano le attività del papa ritornano ai ritmi normali pre ricovero ed oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza i Canonici Regolari del SS. Salvatore Lateranense, sorti nel 1823 dalla fusione delle comunità dei Canonici Regolari del Santissimo Salvatore e quella dei Canonici Regolari Lateranensi. Le loro radici, però, affondano in tempi più antichi, almeno al XVI secolo. Al 2020, la Congregazione dei Chierici Regolari del Santissimo Salvatore Lateranense contava 53 case con 194 religiosi, 168 dei quali sacerdoti:

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