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Papa Francesco: Dio non si stanca mai a perdonare

Nel pomeriggio il reparto femminile della Casa Circondariale di Rebibbia ha accolto papa Francesco per la Messa in Coena Domini, che ha salutato le donne presenti, lavando i piedi a 12 detenute. Nella cerimonia sobria ha spiegato i due episodi essenziali del Vangelo:

“La lavanda dei piedi di Gesù: Gesù si umilia, e con questo gesto ci fa capire quello che aveva detto: ‘Io non sono venuto per essere servito, ma per servire’. Ci insegna il cammino del servizio.

L’altro episodio, triste, è il tradimento di Giuda che non è capace di portare avanti l’amore, e poi i soldi, l’egoismo lo portano a questa cosa brutta. Ma Gesù perdona tutto. Gesù perdona sempre. Soltanto chiede che noi chiediamo il perdono”.

Nella breve omelia ha raccontato un episodio avvenuto a Buenos Aires: “Una volta, ho sentito una vecchietta, saggia, una vecchietta nonna, del popolo … Ha detto così: ‘Gesù non si stanca mai di perdonare: siamo noi a stancarci di chiedere perdono’. Chiediamo oggi al Signore la grazia di non stancarci”.

Però Dio non si stanca di attendere: “Sempre, tutti noi abbiamo piccoli fallimenti, grandi fallimenti: ognuno ha la propria storia. Ma il Signore ci aspetta sempre, con le braccia aperte, e non si stanca mai di perdonare. Adesso faremo lo stesso gesto che ha fatto Gesù: lavare i piedi. E’ un gesto che attira l’attenzione sulla vocazione del servizio. Chiediamo al Signore che ci faccia crescere, tutti noi, nella vocazione del servizio”.

Questa non è la prima volta che papa Francesco celebra in un carcere: la prima Lavanda dei piedi papa Francesco la celebrò il 28 marzo 2013 nell’Istituto penale per minori di Casal del Marmo, dove è tornato per il Giovedì Santo del 2023, il 6 aprile. Nel 2015 papa Francesco era già stato a Rebibbia, nel Nuovo Complesso.

(Foto: Santa Sede)

Rapporto di Antigone: rischio che la giustizia minorile perda i ragazzi per strada

“Il modello della giustizia minorile in Italia, fin dal 1988, data in cui entrò in vigore un procedimento penale specifico per i minorenni, è sempre stato un vanto per il paese. Mettendo al centro il recupero dei ragazzi, in un’età cruciale per il loro sviluppo, nella quale educare è preferibile al punire, ha garantito tassi di detenzione sempre molto bassi, una preferenza per misure alternative alla detenzione in carcere, come ad esempio l’affidamento alle comunità e ottenuto un’adesione al percorso risocializzante ampio da parte dei giovani. Dal decreto Caivano in poi, invece, il rischio che questi 35 anni di lavoro vengano cancellati e i ragazzi persi per strada è una prospettiva drammatica e attuale”: con queste parole Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, ha presentato ‘Prospettive minori’, VII Rapporto di Antigone sulla giustizia minorile.

All’inizio del 2024 sono circa 500 i detenuti nelle carceri minorili italiane. Sono oltre 10 anni che non si raggiungeva una simile cifra. Gli ingressi in IPM sono in netto aumento. Se sono stati 835 nel 2021, sono stati 1.143 nel 2023, la cifra più alta almeno negli ultimi 15 anni.

La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare, frutto del decreto ‘Caivano’ che ha esteso l’applicazione della custodia cautelare in carcere, stravolgendo l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988.

Altra novità, in linea con quanto previsto dal decreto, laddove prevede di disporre la custodia cautelare anche per i fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti è la notevole crescita degli ingressi in IPM per reati legati alle droghe, con un aumento del 37,4% in un solo anno.  

Aumenti dei numeri, quindi, che non trovano riscontro nell’aumento dei reati, con il dato più recente che, tra alti e bassi, è in linea con quello registrato 10 anni fa, ha spiegato Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone e responsabile dell’osservatorio minori: “Sono prospettive minori quelle che oggi vediamo rispetto a due anni fa, quando pubblicammo il nostro precedente rapporto sulla giustizia minorile in Italia…

Occorre riprendere la strada tracciata dai 35 anni di giustizia minorile italiana, mettere al centro il bene supremo dei ragazzi e non cadere nella tentazione punitiva verso chi commette un reato in una fase così cruciale del proprio percorso di crescita. Se non ci possiamo permettere di perdere un adulto, ancor meno ci possiamo permettere di perdere un ragazzino”.

Alessio Scandurra, coordinatore dell’osservatorio di Antigone sulle carceri per adulti ha a sua volta sottolineato: “Con il decreto Caivano, che ha fortemente ampliato la possibilità di trasferire i ragazzi maggiorenni, che sono in IPM in quanto avevano compiuto il reato compiuto da minorenni, nelle carceri per adulti si assiste a una ulteriore torsione del sistema, portando queste persone a doversi confrontare con tipo di detenzione più dura, limitata, in luoghi dove i loro bisogni, anche a fronte del grande sovraffollamento e quindi della scarsità di opportunità di studio, lavoro e ricreative, non vengono tenuti nel giusto peso, lasciandoli invece in un sistema che, ad oggi, produce criminalità a causa di tassi di recidiva molto alti”.

All’inizio del 2024 sono circa 500 i detenuti nelle carceri minorili italiane: “Sono oltre 10 anni che non si raggiungeva una simile cifra. Gli ingressi in IPM sono in netto aumento. Se sono stati 835 nel 2021, ne abbiamo avuti 1.143 nel 2023, la cifra più alta almeno negli ultimi quindici anni. I ragazzi in IPM in misura cautelare erano 340 nel gennaio 2024, mentre erano 243 un anno prima, segno evidente degli effetti del Decreto ‘Caivano. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare.

Altro effetto del decreto è la notevole crescita degli ingressi in IPM per violazione della legge sugli stupefacenti, con un aumento del 37,4% in un solo anno. La presenza negli IPM oggi è fatta soprattutto di ragazzi e ragazze minorenni. La fascia più rappresentata è quella dei 16 e 17 anni, ed in totale i minorenni sono in larga maggioranza, quasi il 60% dei presenti.

Due anni fa la situazione era esattamente invertita. L’aumentata possibilità introdotta dal Decreto Caivano di trasferire i ragazzi maggiorenni dagli IPM alle carceri per adulti sta facendo vedere i propri effetti, con danni enormi sul futuro dei ragazzi”.

I dati forniti dall’Istat e dal Ministero dell’Interno relativi ai minorenni arrestati e/o indagati nel periodo 2010–2022, mostrano un picco nel 2015, essendo stati segnalati complessivamente 32.566 minori (il numero massimo registrato fino ad ora). Dal 2015 si registra un costante decremento fino al 2019, mentre il numero più basso di segnalazioni nel periodo in esame si è raggiunto nel 2020 con 25.088 segnalazioni, decremento dovuto soprattutto alle restrizioni imposte per contenere la pandemia da Covid-19.

Nel 2021, dopo il trend in discesa degli anni precedenti, si è registrato un lieve aumento rispetto al 2020 (28.954 segnalazioni) mentre nel 2022 si rileva un considerevole incremento delle segnalazioni, con 32.522 minori segnalati, andando quasi ad eguagliare il picco raggiunto nel 2015.

Nelle regioni del Nord-Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) si registra il maggior numero di segnalazioni. L’andamento è caratterizzato da un trend in aumento nel lungo periodo in esame. Il biennio 2021-2022 presenta i picchi dell’intera serie temporale, con 9.849 segnalazioni nel 2021 e 10.486 nel 2022. I dati sono simili a quelli del 2015 e sono in aumento rispetto al 2020 che però era l’anno del lockdown e del numero più basso di delitti degli ultimi decenni anche tra gli adulti.

Nell’area geografica del Nord-Est (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto) l’andamento della criminalità minorile è quasi sovrapponibile a quello delle regioni del Nord-Ovest, seppure su un ordine di grandezza inferiore: si evidenzia anche qui un trend in aumento nel biennio 2021-2022.

Nelle regioni del Centro (Lazio, Marche, Toscana ed Umbria) si rileva un lieve incremento negli ultimi anni mentre nelle regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia) si registra un significativo decremento. Circa 6.000 le segnalazioni nel centro d’Italia, circa 5.000 nel sud (erano circa 7.000 nel 2015) e circa 3.000 nelle isole.

Al 15 gennaio 2024 i ragazzi e le ragazze straniere in IPM erano 254, il 51,2% dei presenti. I ragazzi stranieri vengono dalla Tunisia (12,3%), dal Marocco (10,6%) e dall’Egitto (10,4%). Le ragazze invece vengono soprattutto dalla Bosnia-Erzegovina (23,3%), dalla Serbia (10%) e dalla Croazia (8,3%). Gli stranieri sono mediamente più giovani degli italiani, minorenni per il 64,2% contro il 50,8% degli italiani. Sono più spesso in custodia cautelare (il 75,6% contro il 61,2% degli italiani) e commettono generalmente reati meno gravi: per il 63,9% sono detenuti per reati contro il patrimonio contro il 47,2% degli italiani.

I reati contro la persona sono il 22,7% dei reati a carico delle persone entrate in IPM. La categoria di reati più frequente sono i reati contro il patrimonio, che rappresentano il 55,2% dei totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in IPM nel corso del 2023, il 63,9% se si guarda ai soli stranieri, e addirittura il 70,2% se si guarda alle sole donne. Tra i reati contro il patrimonio il più ricorrente è la rapina, che pesa per il 30,5% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in IPM nell’anno, seguito dal furto con il 15,1%.

I reati contro l’incolumità pubblica (10,6% del totale) sostanzialmente coincidono con le violazioni della legge sugli stupefacenti, che rappresentano il 10,2% del totale dei reati a carico di chi è entrato in IPM nel 2023, ed il 14,5% se si guarda ai soli italiani.

Il card. Tolentino de Mendonça ha presentato il padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia

Oggi il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del dicastero per la Cultura e l’Educazione, ha presentato il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia, sul tema ‘Con i miei occhi’, visitabile dal 20 aprile al 24 novembre, che sarà visitato anche dal papa domenica 28 aprile: “E’ con grande gioia, quindi, che abbiamo accolto la notizia della visita di papa Francesco al Padiglione. Si tratterà di un momento storico poiché papa Francesco sarà il primo papa a visitare la Biennale di Venezia, il che dimostra chiaramente la volontà della Chiesa di consolidare un dialogo fecondo e ravvicinato con il mondo delle arti e della cultura”.

Ha spiegato il tema scelto dalla Santa Sede per la Biennale veneziana: “Non è un caso che la Santa Sede abbia scelto di presentare il suo padiglione alla Biennale di Venezia, nell’anno in cui questa celebra la sua sessantesima edizione, in un luogo apparentemente inaspettato, come lo può essere il Carcere femminile dell’Isola della Giudecca. E non è certo un caso che il titolo del padiglione, ‘Con i miei occhi’, voglia focalizzare la nostra attenzione sull’importanza di come costruiamo il nostro sguardo sociale, culturale e spirituale, di cui siamo tutti responsabili”.

E’ lo sguardo che è trait d’union tra l’esperienza artistica e l’esperienza di fede: “Viviamo in un’epoca, marcata dal predominio del digitale e dal trionfo delle tecnologie di comunicazione a distanza, che propongono uno sguardo umano sempre più differito e indiretto, correndo il rischio che esso rimanga distaccato dalla realtà stessa.

La contemporaneità preferisce metaforizzare lo sguardo; invece, vedere con i propri occhi conferisce alla visione uno statuto unico, poiché ci coinvolge direttamente nella realtà e ci rende non spettatori, ma testimoni. Questo è ciò che accomuna l’esperienza religiosa con l’esperienza artistica: nessuna delle due smette di valorizzare l’implicazione totale del soggetto”.

In questo sessantesimo anniversario della Biennale il prefetto del dicastero ha ricordato anche il sessantesimo anniversario della proiezione del film di Pier Paolo Pasolini, ‘Il Vangelo secondo Matteo’ a Venezia: “E Pasolini confessò allora che il suo fascino per il Gesù narrato dall’evangelista Matteo era dovuto ‘ai limiti della metaforicità, fino ad essere una realtà’. Basti ricordare il capitolo 25 del Vangelo di Matteo…

Questo è uno dei testi biblici più commentati da papa Francesco e che possiamo certamente associare alle linee portanti del Suo pontificato… Riacquistare la capacità di guardare la realtà, come punto di partenza per ridisegnarla, coreografando nuove possibilità: questo ha sottolineato papa Francesco agli artisti quando li ha ricevuti nello storico incontro dello scorso giugno, nella Cappella Sistina”.

Mentre Giovanni Russo, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, intervenuto alla presentazione del padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia, visitabile nel Carcere femminile della Giudecca, ha affermato che “il carcere è un luogo inaspettato, ma dove l’attesa è una condizione permanente…

Il nostro compito è quello di aiutare i detenuti, in questo caso le detenute, a ricostruire il proprio vissuto dopo gli errori che, per svariate ragioni, sono stati compiuti nella loro vita precedente. Le detenute sono state chiamate non solo ad ospitare, ma anche a collaborare attivamente alla costruzione del Padiglione, e ciò ha avuto un importante ruolo riparativo, un modo per vivere in concreto la generosità, la solidarietà, e tutti quei valori che sono tipici del cristianesimo e che loro nella loro vita passata avevano per ragioni diverse calpestato”.

Invece per per Bruno Racine, curatore del Padiglione della Santa Sede: “Trovare un luogo che sia già in sé un messaggi… sarà un’esperienza per gli artisti, le detenuti e i visitatori, che dovranno capire che attraversano un confine, in sintonia con il tema generale della Biennale, Stranieri ovunque”.

Chiara Parisi, anche lei curatrice del Padiglione della Santa Sede, ha parlato della ‘doppia creatività’ degli artisti e delle detenute, che ha portato frutti come un docufilm girato nel carcere, a cui hanno partecipato una ventina di detenute, ed opere ispirate alle foto di famiglia delle recluse o a poesie scritte da loro.

 (Foto: la biennale)

Venezia attende il papa

Domenica 28 aprile papa Francesco si recherà in visita a Venezia, a distanza di 13 anni da quella compiuta da papa Benedetto XVI, per visitare il Padiglione della Santa Sede alla 60^ Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia presso il Carcere Femminile della Giudecca, incontrando la comunità del patriarcato di Venezia, suscitando un moto di gratitudine da parte del patriarca, mons. Francesco Moraglia, che a Vatican News aveva spiegato la giornata, a grandi linee:

“Il pontefice sarà al padiglione della 60^ edizione della Mostra internazionale d’arte. Visitare i carcerati è la seconda opera di misericordia corporale. Poi pensiamo di costruire un evento in cui i giovani siano protagonisti. Quindi verrà celebrata l’Eucarestia, momento culminante di tutta la visita. Prepariamoci bene spiritualmente, personalmente, come comunità. E’ un evento di grazia, significativo, che deve rilanciare il nostro cammino di fede e la nostra testimonianza cristiana nelle nostre terre e nella nostra città”.

Ed a meno di due mesi dall’evento mons. Moraglia ha inviato una lettera, fornendo i dettagli della visita papale: “Nei giorni scorsi abbiamo accolto con grande gioia la notizia della prossima venuta di Papa Francesco a Venezia, domenica 28 aprile; sarà la prima di tre tappe che lo vedranno pellegrino nelle Chiese del Triveneto nei prossimi quattro mesi.

La visita sarà significativa quanto desiderata e si caratterizzerà per gesti eloquenti: l’incontro con le ospiti del carcere femminile della Giudecca, durante la visita al padiglione della Santa Sede, presso il carcere della Giudecca (Biennale Arte 2024), poi, l’incontro con la nostra Chiesa che avrà come momento culminante la celebrazione della Santa Messa in piazza San Marco; si vanno definendo altri eventuali momenti di cui appena possibile si darà riscontro”.

Ed in questo periodo di attesa il patriarca ha invitato a pregare per preparare l’atteso incontro: “Queste settimane sono tempo prezioso per la preparazione spirituale, personale e comunitaria, che ci consentirà, come Chiesa, di vivere al meglio l’incontro col Santo Padre, per giungervi preparati diamo più spazio alla preghiera, affidando al Signore la persona di Francesco e il Suo ministero di Vescovo di Roma e Pontefice della Chiesa universale.

Non si tratta di inserire nuove iniziative, piuttosto di valorizzare le occasioni di preghiera: le orazioni universali dei fedeli, nelle celebrazioni eucaristiche, l’adorazione eucaristica quotidiana o settimanale, la recita del santo rosario, così da rendere vivi i sentimenti d’affetto e comunione”.

Inoltre la visita può essere anche un’ulteriore opportunità per approfondire il cammino sinodale: “La visita del Successore di Pietro nella Chiesa che ha per Patrono l’evangelista Marco (collaboratore di Pietro), ci offre, anche l’opportunità di approfondire ulteriormente il cammino sinodale nella consapevolezza che la Chiesa universale è presente nella Chiesa particolare (rendendola tale), nella quale siamo inseriti, grazie al battesimo, con i nostri doni e carismi personali”.

Però la visita pastorale del papa può essere occasione di testimoniare la misericordia di Dio: “Il cammino di Quaresima ci spinga all’amore e alla verità, ossia al Signore Gesù, così da testimoniare il Dio della misericordia e della pace; potremo così rallegrarci dell’incontro con papa Francesco ed essere da lui confermati, come Chiesa, nella fede e nella carità”.

Mentre nei giorni scorsi il patriarca di Venezia, in qualità di presidente della Conferenza episcopale del Triveneto, ha raccontato la visita ‘ad limina’ dei vescovi del Triveneto: “Abbiamo sentito il Papa veramente vicino e gli abbiamo parlato a lungo delle nostre terre e delle nostre Chiese, delle nostre sofferenze e difficoltà ma anche dei progetti che portiamo avanti.

Siamo rimasti colpiti perché il papa ci conosce veramente bene e questo ci ha fatto molto piacere. Abbiamo potuto trascorrere con lui un paio d’ore che rimangono nella vita pastorale delle nostre Chiese come qualcosa che le segnerà per il futuro; una bella premessa per ritornare poi nelle nostre terre dopo questa Visita ad limina che ci ha regalato oggi la perla preziosa dell’incontro con papa Francesco”.

(Foto: Patriarcato di Venezia)

A Cascia premio ‘Madre Fasce’ per un’economia civile e sostenibile a Luciana Delle Donne

Oggi pomeriggio alle ore 17.00 a Cascia, presso la Basilica Inferiore, in occasione del 26° anniversario della beatificazione di Madre Maria Teresa Fasce, Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora del Monastero Santa Rita da Cascia consegnerà a Luciana Delle Donne, a nome della comunità delle monache agostiniane, il primo Premio intitolato alla storica Badessa, voluto per sostenere l’imprenditoria ispirata alla carità evangelica, ai fini del bene comune e della sostenibilità.

Sotto la punta dell’iceberg

Tra vacanze, tempi di sosta e relax, la notizia di due donne e un uomo che si uccidono in carcere nel giro di due giorni, alle soglie del ferragosto, non possono essere ‘passate’ tra i tanti fatti di cronaca: meritano attenzione, rispetto, e preghiera.

I reati compiuti dai minori si combattono con il ‘vangelo di strada’ e l’ascolto

Chi sono i giovani? Ma soprattutto esistono giovani ‘cattivi’? Domande che sorgono dopo aver ascoltato don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, che racconta la ‘fatica’ dei giovani a vivere, perché gli adulti basano tutto sull’emergenza educativa:

Fratel Biagio: un appello affinché i carcerati e gli ex detenuti non vengano giudicati come la causa di tutti i mali

“E’ doveroso capire e comprendere i carcerati e chiedersi perché abbiano commesso degli errori, perché sono precipitati nel male? Perché si sono immersi in una via sbagliata?”: a parlare è il missionario laico fratel Biagio che ha avuto diagnosticato un tumore al colon e martedì scorso ha fatto il sesto ciclo di chemioterapia.

Alle Figlie di Santa Macrina il card. Sandri chiede di pregare per l’unità della Chiesa

Sono state fondate 100 anni fa e sono presenti in Sicilia, Albania, Kosovo e India, con il compito di educare e professano il rito bizantino: le Figlie di Santa Macrina festeggiano il Giubileo, aperto da una messa del card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, che nell’omelia ha ricordato che ‘Gesù è stata una presenza viva e reale nel cuore e nell’esistenza della Venerabile Macrina’, battezzata nell’abbazia di Grottaferrata, sotto la direzione spirituale di p. Nilo Borgia, che la invitò anche ad aspettare per la fondazione della congregazione:

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