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Papa Francesco: nell’umiltà Dio si incarna

“Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Novizie partecipanti al corso promosso dall’Unione Superiore Maggiori d’Italia ed auspico che tale incontro susciti in ciascuna il desiderio di aderire sempre più a Cristo e di servire il prossimo nella carità. Io vedo queste novizie e mi domando: quante sono italiane? Poche. C’è una scarsità di vocazioni in Italia: pensiamo e preghiamo per le vocazioni alla vita consacrata”: così al termine dell’udienza generale di oggi papa Francesco, salutando le novizie partecipanti al corso promosso dall’Unione Superiore Maggiori d’Italia, ha rivolto un pensiero alla mancanza di vocazioni.

Inoltre ha invitato a pregare per la pace nel mondo: “Abbiamo bisogno di pace. Il mondo è in guerra. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina che sta soffrendo tanto. Non dimentichiamo la Palestina e Israele: che si fermi, questa guerra. Non dimentichiamo il Myanmar. E non dimentichiamo tanti Paesi in guerra. Fratelli e sorelle, bisogna pregare per la pace in questo tempo di guerra mondiale”.

Mentre nell’udienza generale il papa ha concluso le catechesi Il Papa su ‘I vizi e le virtù’, incentrando la riflessione sull’umiltà, fondamento della vita cristiana: “Essa è la grande antagonista del più mortale tra i vizi, vale a dire la superbia. Mentre l’orgoglio e la superbia gonfiano il cuore umano, facendoci apparire più di quello che siamo, l’umiltà riporta tutto nella giusta dimensione: siamo creature meravigliose ma limitate, con pregi e difetti. La Bibbia dall’inizio ci ricorda che siamo polvere e in polvere ritorneremo, ‘umile’ infatti deriva da humus, cioè terra. Eppure nel cuore umano sorgono spesso deliri di onnipotenza, tanto pericolosi, e questo ci fa tanto male”.

Secondo il papa l’umiltà è base di tutte le virtù: “Per liberarci dalla superbia basterebbe molto poco, basterebbe contemplare un cielo stellato per ritrovare la giusta misura… Beate le persone che custodiscono in cuore questa percezione della propria piccolezza! Queste persone sono preservate da un vizio brutto: l’arroganza.

Nelle sue Beatitudini, Gesù parte proprio da loro: ‘Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli’. E’ la prima Beatitudine perché sta alla base di quelle che seguono: infatti la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore nascono da quel senso interiore di piccolezza. L’umiltà è la porta d’ingresso di tutte le virtù”.

E nella piccola Nazaret si incarna il Verbo: “Ma è proprio da lì che il mondo rinasce. L’eroina prescelta non è una reginetta cresciuta nella bambagia, ma una ragazza sconosciuta: Maria. La prima ad essere stupita è lei stessa, quando l’angelo le porta l’annuncio di Dio. E nel suo cantico di lode, risalta proprio questo stupore: ‘L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva’. Dio, per così dire, è attratto dalla piccolezza di Maria, che è soprattutto una piccolezza interiore. Ed è attratto anche dalla nostra piccolezza, quando noi la accettiamo”.

Ecco il motivo per cui dopo l’annuncio dell’arcangelo Gabriele la Madonna si mette in cammino per andare a trovare la sorella: “La sua prima decisione dopo l’annuncio angelico è andare ad aiutare, andare a servire la cugina. Maria si dirige verso i monti di Giuda, per fare visita a Elisabetta: la assiste negli ultimi mesi di gravidanza. Ma chi vede questo gesto? Nessuno, se non Dio. Da questo nascondimento, la Vergine sembra non volere uscire mai…

Nemmeno la verità più sacra della sua vita, l’essere Madre di Dio, diventa per lei motivo di vanto davanti agli uomini. In un mondo che è una rincorsa ad apparire, a dimostrarsi superiori agli altri, Maria cammina decisamente, con la sola forza della grazia di Dio, in direzione contraria”.

E’ stata proprio l’umile fede della Madonna a rendere salda la Chiesa, questa è stata la conclusione della catechesi: “Possiamo immaginare che anche lei abbia conosciuto momenti difficili, giorni in cui la sua fede avanzava nell’oscurità. Ma questo non ha mai fatto vacillare la sua umiltà, che in Maria è stata una virtù granitica. Questo voglio sottolinearlo: l’umiltà è una virtù granitica. Pensiamo a Maria: lei è sempre piccola, sempre spoglia di sé, sempre libera da ambizioni.

Questa sua piccolezza è la sua forza invincibile: è lei che rimane ai piedi della croce, mentre l’illusione di un Messia trionfante va in frantumi. Sarà Maria, nei giorni precedenti la Pentecoste, a raccogliere il gregge dei discepoli, i quali non erano stati capaci di vegliare un’ora soltanto con Gesù, e lo avevano abbandonato al sopraggiungere della tempesta”.

Prima dell’Udienza generale papa Francesco ha ricevuto la Delegazione dell’Hong Kong Christian Council ricordando il martirio dei cristiani: “Il martirio della fede sempre c’è nella storia delle nostre Chiese, sempre, non è vero? Andiamo avanti.

Una cosa molto bella è accaduta quando Paolo VI è andato in Uganda. Ha parlato dei martiri cattolici e anglicani. Sono martiri. E io stesso, quando sono stati martirizzate quelle persone copte, ho subito detto che sono martiri anche ‘nostri’, sono martiri di tutti. Ci sono due battesimi: uno, che abbiamo tutti noi (il Battesimo che abbiamo ricevuto), l’altro, quello che il Signore dice ‘il Battesimo del sangue’: il martirio. E tutti noi sappiamo cosa è il martirio di tanti cristiani che hanno dato la vita per la fede”.

(Foto: Santa Sede)

Da Manfredonia mons. Moscone ha invitato ad una buona festa

“La notizia della caduta dell’Amministrazione Rotice e del Consiglio comunale di Manfredonia preoccupa e sconcerta la maggior parte dei cittadini con i quali desidero condividere qualche sentimento, approfondimento e provocazione che il momento suggerisce. Soprattutto spero che questo momento non sia caricato di retorica, di inutili disquisizioni speculative o di enfasi, cose che danno adito a sole chiacchiere, ma intendo aiutare a porre uno sguardo sulla città fatto di concretezza”.

VI Domenica del Tempo Ordinario: beato chi cammina nella legge del Signore

Il brano del Vangelo ci inserisce nel discorso della Montagna e riguarda il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento. Gesù non è venuto per abolire la vecchia legge e sostituirla con una nuova; Egli è venuto per dare compimento alla Legge. Gesù ribadisce il valore dell’Antico Testamento, del quale neppure una iota (un piccolo segno) andrà perduto; l’Antico testamento ha un valore preparatorio al Nuovo, all’avvento di Cristo Gesù, che redime il mondo ed annuncia e costituisce il Regno di Dio.

Mons. Oscar Cantoni: suor Maria Laura Mainetti innamorata di Gesù accanto ai giovani

Domenica 6 giugno allo stadio comunale di Chiavenna sarà celebrato il rito di beatificazione della venerabile Serva di Dio suor Maria Laura Mainetti, presieduto dal prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, card. Marcello Semeraro, e concelebrato dal vescovo della diocesi di Como, mons. Oscar Cantoni, insieme a molti sacerdoti.

L’arciprete di Chiavenna, mons. Andrea Caelli, ha sottolineato che la nuova beata è stata esempio di una Chiesa in ‘uscita’: “La sua è una santità che si fa formazione, che si è concretizzata nella relazione. Ha valorizzato l’universo femminile, in particolare quel mondo giovanile di cui aveva intuito le fragilità e gli affanni.

Ha vissuto una spiritualità di recupero, per tutelare e promuovere il ruolo della donna, in tutte le fasce d’età. Infine è forte l’insegnamento di suor Maria Laura sul fronte delle povertà. I poveri, materiali e spirituali, per lei erano ‘il suo Gesù’.

Dall’esempio di suor Maria Laura, come Chiesa e come comunità credenti, possiamo interrogarci su cosa fare nei confronti delle tante nuove forme di povertà che vediamo anche nelle fibre del territorio diocesano”.

Partendo da tale esempio abbiamo chiesto a mons. Oscar Cantoni di spiegarci cosa significa morire per dare la vita: “Morire per dare la vita significa incarnare pienamente il dono della misericordia. Vuol dire avere a cuore il bene del prossimo tanto da anteporlo a se stessi. E’ il farsi testimone, che è poi il significato della parola martire, del Vangelo, fino all’estremo sacrificio. Suor Maria Laura ha donato la vita due volte.

La prima perché tutta la sua esistenza è stata segnata da una generosità profonda, assoluta, gratuita, verso chiunque chiedesse il suo aiuto. La seconda perché perdonando ha vinto con la forza del bene e dell’amore anche il più grande dei mali.

Chi l’ha conosciuta ricorda che suor Maria Laura aveva un’ammirazione sincera per i martiri: proprio un mese prima della sua tragica morte seguì con grande trasporto e ammirazione la preghiera per i martiri presieduta da san Giovanni Paolo II, al Colosseo, all’inizio del Nuovo Millennio”.

Quale posto occupava l’Eucarestia nella sua vita?

“Suor Maria Laura è pane spezzato per la vita del mondo. Era solita dire: ‘Voglio farmi mangiare come Gesù Eucaristia’. Desiderava talmente tanto mettersi a servizio dei fratelli e delle sorelle, nei quali riconosceva il volto di Dio, che voleva donarsi agli altri in tutto, proprio come ha fatto Gesù nell’Eucaristia.

Oltre alla Santa Messa quotidiana, suor Maria Laura dedicava molto tempo alla meditazione e all’adorazione eucaristica. Da questo punto di vista trovo davvero molto significativo il fatto che la beatificazione avvenga il prossimo 6 giugno, che non solo è il giorno anniversario della sua nascita al Cielo ma, in questo 2021, è anche la solennità del Corpus Domini”.

Chi era suor Maria Laura Mainetti?

“Teresina Mainetti (questo è il nome di battesimo della futura suor Maria Laura) nacque a Villatico di Colico, oggi in provincia di Lecco, sull’alto lago di Como, il 20 agosto 1939, decima figlia di mamma Marcellina e papà Stefano.

Non ebbe una vita semplice. La madre morì poche settimane dopo averla data alla luce (per alcuni mesi fu affidata a una zia a Tartano, una valle a 1000 metri di altezza, a quei tempi raggiungibile solo a piedi) e gli stenti del tempo di guerra erano particolarmente severi per una famiglia così numerosa. Eppure tutti ne raccontano sempre la grande serenità, la gioia che sapeva trasmettere.

‘Della tua vita devi fare una cosa bella per gli altri’: questo invito, rivoltole da un sacerdote durante la confessione, Teresina lo abbracciò come progetto di vita. A 18 anni entrò nella Congregazione francese delle Figlie della Croce: nell’agosto 1959 emise i primi voti come suor Maria Laura e l’anno successivo fece la professione perpetua a La Puye, casa madre della Congregazione.

Dedicò la sua vita alla missione tra i bambini, i giovani e le famiglie, a Vasto (Chieti), Roma, Parma, fino ad approdare a Chiavenna nel 1984: qui, nel 1987, divenne anche superiora della comunità”.

Perché era sempre disponibile con i giovani?

“A questa domanda lascio rispondere direttamente suor Maria Laura. Fra i suoi scritti, infatti, troviamo questa annotazione: ‘Per me i giovani sono i poveri… Sì, perché sono spesso disorientati, sradicati, plagiati, soffocano un grido di vita inespresso… Sento l’urgenza di accompagnarli e chiedere aiuto a Gesù, perché non hanno punti di riferimento’.

Suor Maria Laura aveva, inoltre, una sensibilità che le nasceva dal carisma delle Figlie della Croce. A Chiavenna viveva con le giovani del Convitto, era impegnata in oratorio, nella scuola dell’infanzia, nella comunità cittadina. Insomma, aveva un osservatorio privilegiato e coglieva le inquietudini del mondo giovanile che, soprattutto in quegli anni, erano amplificate dall’avvicinarsi dell’anno 2000 che tante suggestioni evocava anche a livello sociale e culturale.

Nella sua camera, ancora oggi, sono conservati intatti molti testi che suor Maria Laura aveva letto e studiato dedicati all’educazione, all’adolescenza, alla formazione delle giovani generazioni”.

Per quale motivo ha scelto la congregazione delle Figlie della Croce?

“Credo che fosse soprattutto per una questione affettiva. Suor Maria Laura conosceva bene questa famiglia religiosa, presente sia a Colico sia a Tartano, dove Teresina era cresciuta. Evidentemente le suore che ha incontrato le sono state di grande esempio. E lei amava moltissimo questa sua appartenenza: firmava scrivendo per esteso il proprio nome e aggiungendo, accanto, ‘Figlia della Croce’”.

Quale valore riveste tale beatificazione per i giovani?

“Suor Maria Laura è una figura semplice, umile, ma trasfigurata dalla grazia di Dio. I giovani mi auguro che sentano su di loro lo sguardo di tenerezza che suor Maria Laura gli ha sempre assicurato. In tanti già percepiscono questo bene: la gente ha un ‘fiuto speciale’ per riconoscere i grandi amici di Dio, come lo è stata suor Maria Laura.

Nella chiesa di san Lorenzo a Chiavenna, sull’altare dove è sepolta, c’è un libro che raccoglie migliaia di firme e preghiere che ne invocano l’intercessione e l’aiuto, soprattutto per le famiglie e giovani. Infine mi auguro che colgano il messaggio di misericordia che arriva dalla vita di suor Maria Laura: essere misericordiosi, oggi, è un gesto innovativo, quasi rivoluzionario… è un esempio per tutti i giovani, chiamati a cambiare il mondo”.

(Tratto da Aci Stampa)

Papa Francesco: tutti siamo chiamati alla Santità

“Saluto tutti voi, romani e pellegrini di vari Paesi. In particolare, saluto i partecipanti alla Corsa dei Santi, promossa dalla Fondazione ‘Don Bosco nel mondo’, che quest’anno gareggiano anche a distanza e individualmente. Nonostante si svolga a piccoli gruppi, nel rispetto del distanziamento imposto dalla pandemia, questo evento sportivo offre una dimensione di festa popolare alla celebrazione religiosa di Tutti i Santi. Grazie per la vostra iniziativa e per la vostra presenza!”

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