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La Trinità di Durante Alberti torna nel Duomo di Sansepolcro

E’ stata accolta e presentata martedì 16 aprile nella basilica concattedrale di Sansepolcro la grande pala d’altare raffigurante la Trinità e i santi Andrea apostolo, Maria Maddalena e Cristina, realizzata da Durante Alberti tra 1575 e 1576. Come già annunciato lo scorso novembre, l’opera, già esposta al pubblico nel 2012 in occasione del millenario di fondazione della basilica, è stata donata alla concattedrale dagli attuali proprietari, Eleonora e Bruno Botticelli e Fabrizio Moretti, in ricordo dei loro genitori Veria e Franco Botticelli e Alfredo Moretti.

La pala d’altare (olio su tela, cm 373 x 192,5) rappresenta al meglio le qualità pittoriche di Durante Alberti, originario di Sansepolcro e appartenente a una vera e propria dinastia di artisti (suo padre era l’intagliatore Romano, detto Nero, suoi cugini i pittori e incisori Alessandro, Cherubino e Giovanni). Durante Alberti (Sansepolcro 1538 circa – Roma 1613), a lungo attivo a Roma e nel Lazio, dove si inserì fra le fila dei pittori incaricati di ornare gli altari nel periodo della Controriforma, eseguì opere di severa impostazione spirituale, dovuta in particolare alla frequentazione dell’ordine cappuccino, per il quale lavorò a più riprese.

Nella Trinità e i santi Andrea apostolo, Maria Maddalena e Cristina, in cui le figure in primo piano si stagliano sullo sfondo di architetture classiche, si ravvisano inoltre influssi dai pittori veneti, filtrati attraverso atmosfere di stampo baroccesco. La grande pala, databile fra il 1575 e il 1576 sulla base di documenti recentemente rinvenuti presso l’Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro, fu realizzata per la cappella della famiglia Artini, o Aretini, addossata alla parete di sinistra dell’antica abbazia camaldolese, divenuta nel 1520 cattedrale della nuova diocesi di Sansepolcro.

L’opera, ricordata nelle visite pastorali dal 1582, fu alienata dalla cattedrale nel 1859, durante un riallestimento della chiesa che comportò l’eliminazione di ben tredici altari. Entrò quindi a far parte della collezione della famiglia Lilloni Alberti, discendente dalla dinastia di artisti borghesi. A causa delle sue grandi dimensioni, all’epoca la tela era divisa in due frammenti, uno con la Trinità e l’altro con i Santi Andrea, Maria Maddalena e Cristina. I due frammenti furono acquistati a un’asta nel 2002 e correttamente restaurati e riuniti fra loro dagli attuali proprietari.

Con la donazione, i proprietari intendono risarcire la chiesa di una grave perdita subita in passato, commemorando così la memoria dei loro rispettivi genitori. “Questa donazione”, affermano Fabrizio Moretti e Bruno Botticelli, “oltre a legare la memoria dei nostri genitori alla restituzione di un’opera importante per la cattedrale di Sansepolcro, vuole essere un gesto significativo di affezione delle nostre famiglie nei confronti del patrimonio culturale del nostro paese, di distensione e positività per quei momenti difficili e di incomprensione tra il pubblico e il privato.

È anche un gesto che suggella la nostra amicizia nata nella metà degli anni ’90 tra le pareti degli stand della mostra dell’Antiquariato di Assisi e arrivata fino ai nostri giorni. Abbiamo scelto questo momento particolare in cui ricopriamo due cariche importanti nel nostro settore, rispettivamente come Segretario Generale della BIAF e come Presidente degli Antiquari d’Italia”.

La sensibilità degli antiquari Botticelli e Moretti ha reso possibile questo ritorno dell’opera nel luogo per il quale fu realizzata e, sebbene l’assetto attuale non sia più quello cinquecentesco a motivo dei restauri architettonici degli anni 1934-43, nella chiesa l’opera sarà nuovamente accostata, dopo oltre un secolo e mezzo, a un altro raffinato dipinto eseguito da Durante Alberti e tuttora presente nella concattedrale, l’ancona raffigurante l’Adorazione dei pastori realizzata per la cappella Pichi. In tal modo è arricchito il patrimonio artistico della basilica, già cospicuo e impreziosito dalla presenza di opere quali il monumentale crocifisso ligneo detto Volto Santo (secc. IX/XIII), varie terracotte dei Della Robbia e pitture di Niccolò di Segna, Bartolomeo della Gatta, Pietro Perugino, Raffaellino del Colle, Iacopo Palma il Giovane, Santi di Tito, Federico Zoi e Romano Alberti.

A fare gli onori di casa, martedì pomeriggio, e a esprimere ai donatori la gratitudine dell’intera diocesi sarà il vescovo, mons. Andrea Migliavacca. Interverranno anche mons. Giancarlo Rapaccini, arciprete della concattedrale, Fabrizio Innocenti, sindaco di Sansepolcro, Serena Nocentini, direttrice dell’Ufficio diocesano beni culturali e arte sacra, e il dott. Andrea Di Lorenzo, storico dell’arte che illustrerà l’opera.

Arezzo: Diocesi e Soprintendenza inaugurano il restauro della chiesa di Santa Maria in Gradi

È stato inaugurato oggi il restauro della chiesa di Santa Maria in Gradi in Arezzo, che torna ad essere aperta al culto, dopo la chiusura avvenuta nel dicembre 2022 per consentire i lavori. L’intervento è consistito nella riduzione del rischio sismico di cui al DPCM 09.02.2011, con contestuale intervento di consolidamento strutturale e restauro architettonico. Lavori realizzati con finanziamenti ottenuti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, assieme ad altri quattordici beni suddivisi nel territorio di competenza, grazie al riparto del fondo di cui all’art. 1 comma 140 della Legge 11 dicembre 2016 n. 232 e a fondi propri della diocesi.

Nel 2013 la Soprintendenza diresse un importante intervento di restauro conservativo dell’intera facciata della chiesa (Responsabile unico del procedimento Arch. Mauro Abatucci e Direttore dei lavori Arch. Donatello Grifo). In questa occasione venne verificata una forte criticità strutturale: la facciata presenta infatti un vistoso fuori piombo nella parte centrale, tanto da creare un arco con le spalle in corrispondenza dei tiranti.

Nel 2020, per permettere una progettazione puntuale degli interventi sono state così realizzate dalla Ditta Etruria Sicurezza Srl di Monte San Savino una scala di accesso lungo i vari livelli della torre campanaria, una passerella leggera in legno per l’intera lunghezza del sottotetto e una linea vita interna parallela alla passerella per ispezionare i vari ambienti debitamente imbracati. Opere pensate per essere mantenute anche al termine dei lavori in modo da garantire l’ispezione futura in sicurezza.

Nel gennaio 2021 vengono affidati i servizi di ingegneria e architettura per esecuzione dei rilievi, l’analisi di vulnerabilità comprensiva delle indagini occorrenti, la progettazione esecutiva oltre al coordinamento per la sicurezza. L’incarico viene affidato al RTP capogruppo Ing. Carlo Romboli, Arch. Ludovico Romboli, Ing. Michele Romolini e Geol. Nicola D’Ubaldo.

Nel mese di luglio 2022, vengono consegnati i lavori alla ditta l’Impresa LaDueBC Srl di Città di Castello grazie a uno stanziamento di 300.000 euro da parte del Ministero. I lavori, il cui Responsabile del procedimento l’Arch. Massimo Bucci, e il Direttore dei lavori l’arch. Federico Salvini, entrambi funzionari SABAP, sono articolati in due stralci.

I lavori effettuati in copertura, divisi in tre successivi step, mirano alla riduzione del rischio sismico e alla salvaguardia del bene in caso di terremoto e prevenire possibili danni. Il nuovo sistema resistente di carpenterie metalliche, rendono la struttura maggiormente capace di resistere alle sollecitazioni orizzontali indotte dall’azione sismica. Queste inoltre esaltano un favorevole comportamento scatolare dell’immobile riducendo la possibilità di sbandamento e ribaltamento fuori dal piano delle murature.

Va sottolineato come il complesso delle opere è stato pensato quasi interamente a secco, rispettando uno dei criteri cardine nell’azione di tutela del patrimonio culturale ovvero quello della reversibilità e del minimo intervento. Allo stesso tempo è stato effettuato l’ancoraggio al di sotto del cassettonato ligneo di una rete di protezione anticaduta sull’intera superficie dell’aula e al di sopra del cassettonato sono stati montati ulteriori cavalletti in acciaio su cui poggiare un piano di lavoro stabile. Interventi mantenuti in opera al fine di permettere il proseguo dei lavori previsti nel secondo stralcio e le future manutenzioni al sottotetto.

L’altro obiettivo è stato quello di creare un piano rigido di ripartizione degli sforzi indotti dal ribaltamento della facciata verso l’esterno a piena trattenuta della stessa. Il successivo passo da compiere, con richiesta di ulteriore finanziamento, è quello di risolvere definitivamente tale criticità strutturale. La Soprintendenza sta provvedendo nella programmazione triennale dei propri interventi a richiedere nuovi ulteriori fondi per completare anche il secondo stralcio di opere.

Per insufficienza del finanziamento a coprire le variazioni intervenute in cantiere e non prevedibili in sede progettuale, registrate in perizia di variante autorizzata, per il completamento del terzo e ultimo step è intervenuta direttamente la Diocesi, a sostegno della parrocchia, quale proprietaria del bene, con una cifra complessiva di 80.000 euro.

La Soprintendenza in collaborazione con l’Ordine degli Architetti della provincia di Arezzo ha organizzato, ai fini della divulgazione scientifica dei propri lavori di restauro, un convegno ove saranno descritti nel dettaglio gli interventi eseguiti e le finalità raggiunte in programma mercoledì 27 marzo alle 14.30 presso il salone della sede aretina della Soprintendenza in via Ricasoli 1.

“Sono contento della riapertura della chiesa di Santa Maria in Gradi, per me è la prima volta che ho occasione di visitarla – dice il vescovo Andrea Migliavacca –. Oggi si inaugura questo importante intervento di riqualificazione reso possibile grazie all’impegno economico del Ministero, per il quale siamo molto grati, ma anche grazie all’intervento economico della diocesi che ha consentito di portare a termine il lavoro prospettato. Auspichiamo che il recupero di questa bella chiesa possa essere messo al servizio della pastorale della vita della città sempre più attiva e partecipata”.

“Si tratta di un intervento importante perché ha ridotto in maniera sostanziale le criticità strutturali dell’edificio attraverso un consolidamento statico e il miglioramento sismico – spiega Gabriele Nannetti, Soprintendente alle Belle Arti, Archeologia e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo per le province di Siena, Grosseto e Arezzo -.

Un intervento portato avanti in una stagione molto complicata dovuta all’emergenza sanitaria prima, ma reso possibile grazie anche al lavoro di squadra con la diocesi. Interventi di questo tipo sono onerosi e complessi, hanno poca visibilità, ma sono fondamentali. Nell’intervenire il primo aspetto preso in considerazione è stato quello di mettere in sicurezza le opere arte che hanno continuato a vivere all’interno della chiesa in piena sicurezza e che oggi restituiamo alla città”.

La chiesa di Santa Maria in Gradi sorge nel luogo dove esisteva un monastero camaldolese dipendente dalla Badia di Agnano fin dal 1043 che comprendeva un’antica chiesa romanica, costruita verosimilmente tra XI e XII secolo, che doveva essere piuttosto piccola e con un andamento trasversale rispetto all’attuale e della quale rimane la cripta. Nel 1591 i camaldolesi decisero di costruire la chiesa attuale, su disegno di Bartolomeo Ammannati, terminata nel 1611. La decorazione dell’interno e delle sue cappelle fu completata nel corso del Seicento fino alla realizzazione del soffitto ligneo nel 1711.

Tra e opere al suo interno si ricordano una pregevole tela con Sant’Andrea Zoerandro e Carlo Borromeo, opera di Vincenzo Dandini del 1658, mentre al secondo altare è posta la Madonna Assunta tra santi di Bernardino Santini, del 1633. L’organo di Antonio del Corno, del 1630, sormonta il terzo altare sinistro dedicato a San Bonifazio ed ornato da tele di Bernardino Santini, del 1632: al centro vi è la Crocifissione con San Pietro e San Bernardo ed ai lati San Pietro benedicente a destra ed un Santo vescovo a destra. Al primo altare a sinistra si trova la Madonna della Misericordia detta anche dei cocci realizzata da Andrea della Robbia alla fine del Quattrocento per la famiglia Carbonati, della quale è lo stemma.

Sotto la chiesa è presente una cripta romanica dell’XI secolo, che conserva un Crocifisso ligneo detto “Della tomba”, da datarsi tra la fine XIII e l’inizio del XIV secolo, al centro di sentita devozione popolare. Nella chiesa è presente anche il cosiddetto ‘Pozzo di san Donato’.

Maupal: il cammino quaresimale apre alla libertà

“Così si apre il Decalogo dato a Mosè sul monte Sinai. Il popolo sa bene di quale esodo Dio parli: l’esperienza della schiavitù è ancora impressa nella sua carne. Riceve le dieci parole nel deserto come via di libertà. Noi li chiamiamo ‘comandamenti’, accentuando la forza d’amore con cui Dio educa il suo popolo. E’ infatti una chiamata vigorosa, quella alla libertà”: questo è l’inizio del messaggio quaresimale, intitolato ‘Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà’, di papa Francesco.

Presentando il messaggio il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha sottolineato che il messaggio propone una riflessione sul valore della libertà: “In un tempo in cui molte, troppe, difficoltà pesano enormemente su ognuno di noi, il Vangelo apre una strada nel deserto e ci annuncia che la nostra schiavitù è già finita, veramente finita. Il cammino dell’esodo è, infatti, necessariamente lungo, non solo per raggiungere la Terra Promessa, ma soprattutto per scegliere una libertà autentica. La libertà offerta deve essere desiderata e abbracciata. E questo nemmeno Dio può farlo al nostro posto”.

Alla presentazione del messaggio per la Quaresima era stato invitato anche l’artista Mauro Pallotta (in arte ‘Maupal’), che ha illustrato la prima opera d’arte per il cammino quaresimale: “In questa prima illustrazione, ho raffigurato il deserto usando l’immagine di papa Francesco mentre spinge una carriola che contiene un ‘sacco’ di fede.

E’ un deserto di chiodi che rappresentano idoli vecchi e nuovi, tutte le nostre prigionie. Questi pungenti ostacoli potrebbero bucare la ruota gommata della carriola ma, seguendo papa Francesco, che apre il sentiero con la forza della fede, spariscono: la strada diventa per tutti percorribile e la meta raggiungibile”.

Ha narrato il compito dell’arte: “Rappresentare i valori cristiani attraverso l’arte è da sempre uno dei maggiori compiti della pittura e della scultura. Inoltre, bisogna anche sottolineare che pittura, scultura ed altre forme d’arte, hanno innalzato la propria qualità e hanno acquisito una enorme importanza sociale e politica, proprio grazie alle rappresentazioni di tematiche cristiane”.

Quindi a lui chiediamo di raccontare come è nata l’idea di supportare con l’arte il cammino quaresimale di quest’anno: “L’idea non è mia ed è nata dal Dicastero dello Sviluppo Umano della Santa Sede. Sono stato contattato via mail e dopo qualche colloquio siamo arrivati con reciproca soddisfazione alla decisione di una collaborazione”.

Come ha tradotto in arte le parole del messaggio per la Quaresima?

“Tradurre le parole di papa Francesco attraverso il linguaggio dell’arte è una mia prerogativa. Il mio obiettivo principale è la sintesi, ma senza mai decadere nella superficialità o nella banalità. Un altro dei miei obiettivi è la semplicità con la speranza che anche un bambino di cinque anni possa capire il concetto che rappresento attraverso un tratto fumettistico e con una simbologia basica”.

Quale parola del messaggio della Quaresima risulta per lei più stimolante per la riflessione?

“Tutto il testo del Santo Padre è estremamente profondo e particolarmente stimolante per chi, come me, comunica attraverso una forma d’arte. La parola che ritengo più stimolante, benché la si usa spesso in modalità inflazionata, è ‘libertà’. Una libertà che va molto oltre ai vari significati che generalmente siamo abituati ad attribuirgli. Una libertà vera che pone ognuno di noi di fronte ad uno specchio, occhi negli occhi”.

Come è nata l’idea di ritrarre con umorismo il papa?

“L’ironia fa parte di me ed in qualsiasi argomento che affronto le mie rappresentazioni contengono spesso un pò di umorismo. Probabilmente è una eredità della mia profonda romanità, caratterizzata sempre da un pensiero sarcastico e dissacrante. Con Papa Francesco ho spesso usato queste caratteristiche ma non ho mai travalicato il confine della volgarità, ne del profondo rispetto che nutro verso il Santo Padre”.

E la prima opera street ‘SuperPope’?

“Sono passati esattamente dieci anni dal ‘SuperPope’. L’opera nacque quasi per caso e papa Francesco era salito sul trono di Pietro solo da poco tempo. Mi colpirono due cose in particolare: l’estrema somiglianza nel volto con il mio amato nonno Carlo che non c’era più da tanti anni e la grande empatia che riusciva da subito a trasmettere. Inoltre la sua grande applicazione verso i più deboli fece subito breccia nella mia sensibilità”.

Lei ha lavorato anche nelle carceri: per quale motivo chi ha vissuto l’inferno indica la via del paradiso?

“Da qualche anno svolgo dei laboratori di street art nelle scuole e nelle carceri e a volte unendo studenti e detenuti, per poi dipingere tutti insieme i muri delle carceri. Lavorare con le persone recluse porta ad avere un annullamento del pregiudizio che spesso è innato dentro noi essere umani. Si possono incontrare persone che hanno commesso errori, anche orribili, ed ora che sono reclusi fanno i conti con la propria coscienza. Io sono convinto che chi conosce il buio e il freddo, possa capire ed apprezzare  nella totalità la bellezza e il calore della luce”.

(Tratto da Aci Stampa)

Venezia attende il papa

Domenica 28 aprile papa Francesco si recherà in visita a Venezia, a distanza di 13 anni da quella compiuta da papa Benedetto XVI, per visitare il Padiglione della Santa Sede alla 60^ Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia presso il Carcere Femminile della Giudecca, incontrando la comunità del patriarcato di Venezia, suscitando un moto di gratitudine da parte del patriarca, mons. Francesco Moraglia, che a Vatican News aveva spiegato la giornata, a grandi linee:

“Il pontefice sarà al padiglione della 60^ edizione della Mostra internazionale d’arte. Visitare i carcerati è la seconda opera di misericordia corporale. Poi pensiamo di costruire un evento in cui i giovani siano protagonisti. Quindi verrà celebrata l’Eucarestia, momento culminante di tutta la visita. Prepariamoci bene spiritualmente, personalmente, come comunità. E’ un evento di grazia, significativo, che deve rilanciare il nostro cammino di fede e la nostra testimonianza cristiana nelle nostre terre e nella nostra città”.

Ed a meno di due mesi dall’evento mons. Moraglia ha inviato una lettera, fornendo i dettagli della visita papale: “Nei giorni scorsi abbiamo accolto con grande gioia la notizia della prossima venuta di Papa Francesco a Venezia, domenica 28 aprile; sarà la prima di tre tappe che lo vedranno pellegrino nelle Chiese del Triveneto nei prossimi quattro mesi.

La visita sarà significativa quanto desiderata e si caratterizzerà per gesti eloquenti: l’incontro con le ospiti del carcere femminile della Giudecca, durante la visita al padiglione della Santa Sede, presso il carcere della Giudecca (Biennale Arte 2024), poi, l’incontro con la nostra Chiesa che avrà come momento culminante la celebrazione della Santa Messa in piazza San Marco; si vanno definendo altri eventuali momenti di cui appena possibile si darà riscontro”.

Ed in questo periodo di attesa il patriarca ha invitato a pregare per preparare l’atteso incontro: “Queste settimane sono tempo prezioso per la preparazione spirituale, personale e comunitaria, che ci consentirà, come Chiesa, di vivere al meglio l’incontro col Santo Padre, per giungervi preparati diamo più spazio alla preghiera, affidando al Signore la persona di Francesco e il Suo ministero di Vescovo di Roma e Pontefice della Chiesa universale.

Non si tratta di inserire nuove iniziative, piuttosto di valorizzare le occasioni di preghiera: le orazioni universali dei fedeli, nelle celebrazioni eucaristiche, l’adorazione eucaristica quotidiana o settimanale, la recita del santo rosario, così da rendere vivi i sentimenti d’affetto e comunione”.

Inoltre la visita può essere anche un’ulteriore opportunità per approfondire il cammino sinodale: “La visita del Successore di Pietro nella Chiesa che ha per Patrono l’evangelista Marco (collaboratore di Pietro), ci offre, anche l’opportunità di approfondire ulteriormente il cammino sinodale nella consapevolezza che la Chiesa universale è presente nella Chiesa particolare (rendendola tale), nella quale siamo inseriti, grazie al battesimo, con i nostri doni e carismi personali”.

Però la visita pastorale del papa può essere occasione di testimoniare la misericordia di Dio: “Il cammino di Quaresima ci spinga all’amore e alla verità, ossia al Signore Gesù, così da testimoniare il Dio della misericordia e della pace; potremo così rallegrarci dell’incontro con papa Francesco ed essere da lui confermati, come Chiesa, nella fede e nella carità”.

Mentre nei giorni scorsi il patriarca di Venezia, in qualità di presidente della Conferenza episcopale del Triveneto, ha raccontato la visita ‘ad limina’ dei vescovi del Triveneto: “Abbiamo sentito il Papa veramente vicino e gli abbiamo parlato a lungo delle nostre terre e delle nostre Chiese, delle nostre sofferenze e difficoltà ma anche dei progetti che portiamo avanti.

Siamo rimasti colpiti perché il papa ci conosce veramente bene e questo ci ha fatto molto piacere. Abbiamo potuto trascorrere con lui un paio d’ore che rimangono nella vita pastorale delle nostre Chiese come qualcosa che le segnerà per il futuro; una bella premessa per ritornare poi nelle nostre terre dopo questa Visita ad limina che ci ha regalato oggi la perla preziosa dell’incontro con papa Francesco”.

(Foto: Patriarcato di Venezia)

8 Marzo: il contributo della donna nella società

“Donne e arte o, meglio, donne dell’arte è il tema che abbiamo scelto per questa giornata della donna 2024. Un argomento che vuole sottolineare il contributo femminile nella immaginazione, nella creatività delle arti”: in questo modo inizia il discorso del presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella, per la Giornata Internazionale della Donna con tema ‘Donne dell’arte’, condotta da Teresa Saponangelo ed aperta dalla proiezione di un video di Rai Storia, ‘Lavinia e Artemisia, donne pittrici del ‘600’ con le testimonianza della cantautrice Etta Scollo, Francesca Cappelletti, storica dell’arte e direttrice della Galleria Borghese, la scrittrice Helena Janeczek, l’artista di strada Chiara Capobianco, ed Eugenia Maria Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità.

Nell’intervento il presidente della Repubblica italiana ha evidenziato l’importanza dell’arte nella società: “L’arte non è fuga dalla realtà, non rappresenta il superfluo. Chi la valuta così ha una visione angusta e distorta dell’esistenza e nega alla radice la natura stessa della persona umana, il suo innato e insopprimibile desiderio di ricerca, di ispirazione, di interpretazione della realtà. L’arte è parte essenziale della storia dell’umanità. Senza di essa il mondo sarebbe grigio e spento. Eugène Ionesco sosteneva: il bisogno di immaginare, di creare è fondamentale quanto quello di respirare. Respirare è vivere e non evadere dalla vita”.

Nell’arte la donna è stata ispiratrice fondamentale: “E’ facile constatare che la donna, nella pittura, nella musica, nella letteratura, è stata, a lungo, feconda e continua fonte di ispirazione, celebrata, dipinta, raccontata: ma, a ben vedere, lo è stata prevalentemente come oggetto, come motivo di ispirazione della creazione artistica. Ben di rado come soggetto operante. Ispiratrice di capolavori,ma raramente artefice e realizzatrice. Ma lo sguardo delle donne, nell’arte, ha attraversato i millenni, spesso assumendo il volto della tragedia e della spinta al cambiamento; sin dall’antica Grecia. Il volto della tragedia, il volto della speranza”.

L’arte è libertà: “L’arte, difatti, è libertà. Libertà di creare, libertà di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione, spiandoli, censurandoli, persino incarcerandoli.

Le dittature cercano in tutti i modi di promuovere un’arte e una cultura di Stato, che non sono altro che un’arte e una cultura fittizia, di regime, che premia il servilismo dei cantori ufficiali e punisce e reprime gli artisti autentici”.

Per questa espressione di libertà le donne finiscono incarcerate od uccise: “Le donne, con la loro sensibilità e la loro passione, hanno dato e danno molto all’arte, alla letteratura, allo spettacolo, ad ogni ambito della cultura…

Donne di grande tempra, di sicuro e immenso talento, personalità che hanno percorso un cammino di emancipazione, favorendo la crescita libera e consapevole di tutte le altre donne, artiste o con altre vocazioni”.

Ed infine ha espresso che le donne raggiungano pari opportunità e pari dignità senza subire più alcuna violenza: “Non esistono più settori, campi, recinti, barriere che limitino la creatività delle donne e la loro libera capacità di scelta. E’ una nuova primavera, che dobbiamo accogliere con soddisfazione, senza però dimenticare i tanti ostacoli che tuttora esistono, di natura materiale e culturale, per il raggiungimento di una effettiva piena parità. Senza ignorare che sono ancora frequenti inaccettabili molestie, violenze, pressioni illecite nel mondo del lavoro, discriminazioni, così come da anni viene denunciato”.

In effetti nel report ‘8 marzo. Giornata internazionale dei diritti della donna. Donne vittime di violenza’, diffuso dal Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale sono state 120 le donne uccise nel 2023, delle quali 64 da partner o ex compagni. Nel rapporto è definito ‘interessante’ il dato inerente all’applicazione del ‘Codice rosso’ a causa di un ‘significativo incremento’ sia dei delitti commessi che delle ‘segnalazioni a carico dei presunti autori noti’, come la violazione di provvedimenti di allontanamento della casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

Anche suor Maria Rosa Bernardinis, priora del monastero Santa Rita da Cascia, ha rivolto un pensiero per questa giornata attraverso l’esempio di tre donne che saranno premiate nel prossimo mese di maggio: “In questo 8 marzo, tra bilanci di morte e un clima di grande sfiducia, celebriamo le donne che sono culle di vita e ali di speranza. Da donna e per l’umanità, oggi che si fa un gran parlare di intelligenza artificiale, invito tutti a riscoprire e allenare una ‘intelligenza materna’, più tipica ma non esclusiva delle donne. Quella che chiama ogni essere umano al coraggio, alla gioia e alla speranza della vita, per costruire una fiducia ritrovata, nel domani e nella vita stessa, di cui c’è estremo bisogno.

Lo sanno bene le donne che ogni giorno sono terreni fertili e custodi di vita e futuro. Come Cristina Fazzi, che da medico nello Zambia cura i bambini che sono gli ultimi della società, Virginia Campanile, che ha perso suo figlio ma è mamma per tanti genitori e ragazzi in difficoltà, ed Anna Jabbour, profuga siriana che per sua figlia ha attraversato la guerra divenendo testimone di pace. Sono le donne che premieremo a maggio alla Festa di Santa Rita: tre donne diverse ma unite, come tante nel mondo, dalla scelta di essere strumenti di vita oggi, come Rita ieri”.

Inoltre la Fondazione ISMU ETS, in collaborazione con Fondazione Cariplo, ha fatto il punto sulla condizione lavorativa delle donne con cittadinanza non italiana e background migratorio in Italia, secondo cui i dati dell’European Institute for Gender Equality EIGE collocano l’Italia al 13° posto tra i paesi europei con 68,2 punti su 100 del Gender Equality Index nel periodo 2021-2022.

Il punteggio italiano si trova al di sotto della media europea che corrisponde a 70,2 punti e il principale ambito in cui si rileva discriminazione di genere è proprio quello lavorativo, con 65 punti, collocando l’Italia al 27° e ultimo posto tra i paesi europei, anche se dal 2020 vi è stato un leggero miglioramento.

Inoltre, l’Italia evidenzia anche un importante dato di disparità nell’ambito del potere politico,economico e sociale, con 62,7 punti. Le elaborazioni di Fondazione ISMU sui dati Eurostat del 2022, riportati all’interno del Ventinovesimo Rapporto sulle migrazioni 2023, relativi alla partecipazione al mercato del lavoro italiano e alla disoccupazione per cittadinanza e genere segnalano una forte penalizzazione delle donne con cittadinanza non italiana (CNI) non comunitarie per i livelli di disoccupazione stimati al 15,2% rispetto al 9,6% degli uomini.

Mentre Amnesty International punta il focus sulla situazione della donna in Afghanistan: “Da quando i talebani sono tornati al potere nell’agosto del 2021, i diritti e le libertà delle donne afgane sono progressivamente scomparsi in un clima di violenze e oppressione. Una vera e propria guerra contro le donne fatta di divieti, torture e sparizioni.

Oggi, in Afghanistan, donne e ragazze non possono lavorare, studiare, frequentare gli spazi pubblici, viaggiare e vestirsi come vogliono. Sono state escluse dai ruoli pubblici e dalla maggior parte degli impieghi nel settore pubblico. Ragazze e bambine non possono studiare dopo la scuola primaria e l’accesso all’università è stato proibito. Tutte queste limitazioni si accompagnano a imprigionamenti, sparizioni forzate, torture e maltrattamenti”.

Davanti alla repressione Amnesty International ha ricordato i nomi di chi lotta per la libertà: “Nonostante ciò, donne e ragazze continuano a guidare proteste pacifiche contro i talebani in varie città afgane, tra cui Kabul, Faizabad, Herat e Mazar-i-Sharif, e a battersi per riottenere libertà e diritti.

Tra loro, ci sono Neda Parwani, popolare Youtuber detenuta per tre mesi con il figlio di quattro anni,  l’attivista Parisa Azada, Zholia Parsi, una delle fondatrici del Movimento spontaneo delle donne afgane, e Manizha Seddiqi, sparita per settimane e attualmente ancora detenuta. Mentre le donne afgane continuano a sfidare questa tempesta, siamo sempre al loro fianco per difendere il loro diritto a vivere in libertà”.

Papa Francesco: le chiese siano per la preghiera

Oggi papa Francesco ha incontrato la Junta Constructora della Basilica della Sagrada Familia in questo anno dedicato alla preghiera, che prepara al Giubileo: “in quest’anno che, come ho ripetuto in più occasioni, desidero dedicarmi alla preghiera, preparando così il Giubileo del 2025. Un intero anno di preghiera per questo. E’ importante che il clima della preghiera non si perda nei templi; deve essere una priorità per coloro che, come voi, hanno ricevuto la responsabilità della cura dei templi”.

Nel breve saluto ha proposto una riflessione sulla struttura della basilica, fondata sulla preghiera: “Avete certamente notato che la Basilica della Sagrada Familia è strutturata in modo tale che ogni portico abbia un tema, illustrato da brani della Scrittura e inquadrato da una preghiera. Così, la prima porta, quella della fede, dietro l’immagine di Gesù che predica ai dottori, ci mostra la santa Trisgione. La fede predicata deve diventare preghiera. Sempre, da sempre”.

Poi la sua attenzione si è appuntata sulla porta centrale: “La porta centrale della carità, la cui figura principale è proprio quella della Sacra Famiglia, ci invita ad alzare gli occhi al mistero dell’Incarnazione e da lì, a pregare le perle del rosario che scende lungo le vetrate, incorniciando la stella di Betlemme, quasi a dire: ‘qui è la nostra luce’. Ed è proprio nell’adorazione, nella preghiera contemplativa dei misteri, che ci apriamo a quella luce, come la grande vetrata del vostro tempio”.

Infine ha rivolto loro u invito all’accoglienza dei pellegrini: “Vi invito pertanto ad accogliere nella Basilica i pellegrini che si avvicinano, per presentarli con un atteggiamento orante per contemplare il progetto iconografico del servo di Dio Antoni Gaudì nella sua interezza, affinché, come i pinnacoli e i campanchi, i loro sguardi si alzino e le loro voci proclamino con gli angeli: ‘Il nostro Santo Dio è immortale’. Grazie per tutto quello che fate, grazie”.

Il Tempio Espiatorio della Sacra Famiglia è una basilica minore spagnola di culto cattolico che si trova a Barcellona, capitale della Catalogna, opera architettonica di Antoni Gaudí, che nel 1883 subentrò ai lavori di costruzione iniziati un anno prima e ne cambiò lo stile da neogotico a liberty, movimento che a Barcellona e dintorni era noto come modernismo catalano. La vastità del progetto e il suo stile caratteristico ne hanno fatto uno dei principali simboli della città.

I lavori iniziarono nel 1882, senza una procedura logistica, sotto il regno di Alfonso XII di Spagna. L’edificio venne iniziato in stile neogotico, ma quando Gaudi subentrò come progettista dell’opera nel 1883, all’età di 31 anni, fu ridisegnato completamente. Gaudì lavorò alla chiesa dedicandovi interamente gli ultimi 15 anni della sua vita. Secondo gli auspici del comitato promotore, l’opera potrebbe essere completata, nella migliore delle ipotesi, per il 2026, a 144 anni dalla posa della prima pietra e a 100 anni dalla morte di Gaudì. La chiesa è stata consacrata il 7 novembre 2010 da papa Benedetto XVI, che l’ha elevata al rango di basilica minore.

Inoltre a nome di papa Francesco il card. Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, ha inviato al card. Giuseppe Betori, arcivescovo metropolita di Firenze un telegramma per esprimere ‘vicinanza’ ai familiari dei morti a seguito dell’incidente avvenuto in un supermercato in cui sono morti quattro operai per il cedimento di una struttura in cemento armato si cui era in corso la costruzione:

“Informato del tragico incidente nel cantiere di un supermercato avvenuto ieri mattina a Firenze, che ha provocato la morte di alcuni operai ferendone altri, il Santo Padre incarica vostra eminenza di esprimere ai familiari delle vittime sentimenti di vicinanza e cordoglio insieme alla sua più viva partecipazione al dolore dell’intera cittadina… Papa Francesco desidera rinnovare l’appello alla sicurezza sui luoghi di lavoro auspicando un maggiore impegno di quanti hanno la responsabilità di tutelare i lavoratori”.

(Foto: Santa Sede)

Devotio, in che modo spazi ecclesiali possono diventare luoghi di accoglienza?

Opere d’arte sacra riprodotte con stampanti 3D, visori immersivi per visitare chiese storiche, apparecchiature di amplificazione wifi per la diffusione audio delle celebrazioni e sistemi di automazione per gestire l’illuminazione e la sicurezza di cattedrali e edifici religiosi. Sono queste alcune delle novità tecnologiche destinate al mondo ecclesiale che saranno presentate a ‘Devotio 2024’, quarta edizione della più grande fiera internazionale sui prodotti e i servizi per il settore religioso, in programma dall’11 al 13 febbraio nel quartiere fieristico di BolognaFiere.

Chiesa: nuovi luoghi di incontro ed accoglienza in conventi e seminari a ‘Devotio’

Alloggi per genitori di bambini ricoverati in ospedale, strutture di accoglienza per persone disagiate, centri di spiritualità per sacerdoti, spazi per attività culturali e anche un ristorante gourmet. Sono queste alcune delle iniziative di diocesi, comunità religiose e associazioni che saranno presentate al convegno “Ripartire dall’incontro: luoghi dell’annuncio e spazi di comunità”, che si svolgerà durante ‘Devotio 2024’, quarta edizione della più grande fiera internazionale sui prodotti e i servizi per il mondo religioso, in programma dall’11 al 13 febbraio a BolognaFiere.

Quaresima: dal deserto alla libertà

“Quando il nostro Dio si rivela, comunica libertà: ‘Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile’ (Es 20,2). Così si apre il Decalogo dato a Mosè sul monte Sinai. Il popolo sa bene di quale esodo Dio parli: l’esperienza della schiavitù è ancora impressa nella sua carne. Riceve le dieci parole nel deserto come via di libertà. Noi li chiamiamo ‘comandamenti’, accentuando la forza d’amore con cui Dio educa il suo popolo. E’ infatti una chiamata vigorosa, quella alla libertà. Non si esaurisce in un singolo evento, perché matura in un cammino”.

Nuovi luoghi di incontro ed accoglienza in conventi e seminari a ‘Devotio 2024’

Alloggi per genitori di bambini ricoverati in ospedale, strutture di accoglienza per persone disagiate, centri di spiritualità per sacerdoti, spazi per attività culturali e anche un ristorante gourmet. Sono queste alcune delle iniziative di diocesi, comunità religiose e associazioni che saranno presentate al convegno ‘Ripartire dall’incontro: luoghi dell’annuncio e spazi di comunità’, che si svolgerà durante ‘Devotio 2024’, quarta edizione della più grande fiera internazionale sui prodotti e i servizi per il mondo religioso, in programma dall’11 al 13 febbraio a BolognaFiere.

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