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La Chiesa nordica invita al dialogo sulla sessualità

Nelle settimane precedenti la Pasqua la Conferenza episcopale dei Paesi nordici ha diffuso una lettera pastorale sulla sessualità umana in cui si precisa la posizione della Chiesa sulle questioni che ruotano attorno a quel movimento ‘politico e culturale’ che assume come proprio simbolo l’arcobaleno, riprendendo il racconto della Genesi del patto che Dio fece con Noè, confutando le tesi dell’ideologia ‘gender’, che vuole annullare il corpo sessuato:
“Quando Noè e i suoi parenti tornarono in un mondo ripulito dall’acqua, Dio fece il suo primo patto con ‘ogni carne’. Promise che mai più il diluvio avrebbe distrutto la terra. Agli uomini chiese giustizia: onorare Dio, costruire la pace, essere fecondi. Siamo chiamati a vivere beati sulla terra, a trovare gioia gli uni negli altri.
Il nostro potenziale è meraviglioso finché ricordiamo chi siamo: ‘perché a immagine di Dio, Egli ha fatto l’uomo’. Siamo chiamati a dare compimento a questa immagine attraverso le scelte di vita che facciamo”.
E per ratificare tale ‘patto’ fece l’arcobaleno: “Il segno dell’alleanza, l’arcobaleno, oggi è rivendicato come simbolo di un movimento allo stesso tempo politico e culturale. Riconosciamo quanto c’è di nobile nelle aspirazioni di questo movimento. Le condividiamo nella misura in cui parlano della dignità di tutti gli esseri umani e del loro desiderio di visibilità. La Chiesa condanna ogni ingiusta discriminazione, qualunque sia, anche quella che si fonda sul genere o sull’orientamento sessuale”.
Però la Chiesa nordica invita a non travisare la realtà della natura attraverso il rifiuto del corpo, specialmente nei bambini: “Dissentiamo da esso, tuttavia, quando il movimento propone una visione della natura umana che astrae dall’integrità incarnata della persona, come se il sesso fosse qualcosa di accidentale.
E ci opponiamo quando tale visione viene imposta ai bambini come una verità provata e non un’ipotesi ardita, e imposta ai minori come un pesante carico di autodeterminazione al quale non sono preparati.
E’ curioso: la nostra società tanto preoccupata per il corpo, di fatto lo prende alla leggera, rifiutando di vedere il corpo come segno di identità, e supponendo di conseguenza che l’unica individualità sia quella prodotta dall’autopercezione soggettiva, costruendo noi stessi a nostra immagine”.
Per questo l’immagine divina del corpo non riguarda solo l’anima: “Quando professiamo che Dio ci ha fatti a sua immagine, questa non si riferisce solo all’anima. Appartiene misteriosamente anche al corpo. Per noi cristiani il corpo è legato intrinsecamente alla personalità. Noi crediamo alla risurrezione del corpo.
Naturalmente, ‘saremo tutti trasformati’. Cosa sarà il nostro corpo nell’eternità è difficile immaginarlo. Crediamo nell’affermazione biblica, fondata sulla tradizione, che l’unità di mente, anima e corpo durerà per sempre. Nell’eternità saremo riconoscibili per quello che già ora siamo, però gli aspetti conflittuali che ancora impediscono lo sviluppo armonioso del nostro vero sé saranno stati risolti”.
L’accettazione di se stesso è una lotta, come ha affermato san Paolo: “San Paolo ha dovuto lottare con se stesso per fare in fede questa affermazione. Così, abbastanza spesso, anche noi. Siamo consapevoli di tutto ciò che non siamo; ci concentriamo sui doni che non abbiamo ricevuto, sull’affetto o sull’affermazione che manca nella nostra vita.
Queste cose ci rattristano. Vogliamo rimediare. A volte è ragionevole. Spesso è inutile. Il cammino dell’accettazione di noi stessi passa attraverso il nostro impegno con ciò che è reale. La realtà della nostra vita abbraccia le nostre contraddizioni e ferite. La Bibbia e le vite dei santi mostrano che le nostre ferite possono, per grazia, diventare fonti di guarigione per noi stessi e per gli altri”.
E Dio si manifesta sia nel maschile che nel femminile; importante è accettarsi: “San Paolo ha dovuto lottare con se stesso per fare in fede questa affermazione. Così, abbastanza spesso, anche noi. Siamo consapevoli di tutto ciò che non siamo; ci concentriamo sui doni che non abbiamo ricevuto, sull’affetto o sull’affermazione che manca nella nostra vita. Queste cose ci rattristano.
Vogliamo rimediare. A volte è ragionevole. Spesso è inutile. Il cammino dell’accettazione di noi stessi passa attraverso il nostro impegno con ciò che è reale. La realtà della nostra vita abbraccia le nostre contraddizioni e ferite. La Bibbia e le vite dei santi mostrano che le nostre ferite possono, per grazia, diventare fonti di guarigione per noi stessi e per gli altri”.
Ma la Chiesa non esclude nessuno ed accompagna tutti lungo il cammino della vita, perché è misericordiosa: “Nell’ospitale fraternità della Chiesa c’è posto per tutti… Questa misericordia non esclude nessuno, ma stabilisce un alto ideale. L’ideale è enunciato nei comandamenti, che ci aiutano a crescere rispetto a concezioni di sé troppo anguste.
Siamo chiamati a diventare donne e uomini nuovi. In tutti noi ci sono elementi caotici che vanno messi in ordine. La comunione sacramentale presuppone un consenso coerentemente vissuto alle condizioni poste dall’alleanza sigillata nel sangue di Cristo. Può accadere che le circostanze rendano impossibile a un cattolico ricevere i sacramenti per un certo periodo.
Non è per questo che cessa di essere membro della Chiesa. L’esperienza d’esilio interiore abbracciato nella fede può portare a un più profondo senso di appartenenza. Nelle Scritture gli esili spesso ci rivelano questo. Ognuno di noi ha un esodo da fare, ma non camminiamo soli”.
Ed a chi nutre perplessità sull’insegnamento cristiano riguardo la sessualità la Chiesa nordica invita al dialogo ed alla partecipazione della vita ecclesiale: “A questi offriamo un’amichevole parola di consiglio. Innanzitutto: cercate di familiarizzare con la chiamata e la promessa di Cristo, di conoscerlo meglio attraverso le Scritture e nella preghiera, attraverso la liturgia e lo studio di tutto l’insegnamento della Chiesa, non solo attraverso frammenti presi qua e là. Partecipate alla vita della Chiesa.
Così si amplierà l’orizzonte delle domande dalle quali siete partiti, e anche la vostra mente e il vostro cuore. In secondo luogo, consideriamo i limiti di un discorso puramente laico sulla sessualità. Ha bisogno di essere arricchito.
Abbiamo bisogno di termini adeguati per parlare di queste cose importanti. Avremo un contributo prezioso da offrire se recupereremo la natura sacramentale della sessualità nel disegno di Dio, la bellezza della castità cristiana e la gioia dell’amicizia, che mostra quale grande intimità liberatrice si può trovare anche nelle relazioni non sessuali”.
Infatti l’insegnamento della Chiesa è la realizzazione dell’amore, che si realizza nel periodo pasquale: “Da questo amore è stato fatto il mondo, e ha preso forma la nostra natura. Questo amore si è reso manifesto nell’esemplarità di Cristo, nel suo insegnamento, nella sua passione salvifica e nella sua morte.
L’amore ha trionfato nella sua gloriosa risurrezione, che celebreremo con gioia durante i cinquanta giorni della Pasqua. La nostra comunità cattolica, dalle molte sfaccettature e dai tanti colori, possa testimoniare questo amore nella verità”.
Quarta domenica di Quaresima: Signore, fa’ che io veda

Il brano del Vangelo continua la catechesi battesimale; il Battesimo è il sacramento che ci fa ‘uomini nuovi’, veri figli di Dio. Questa domenica è detta ‘lastre’, la domenica della gioia nella quale vediamo la luce e scopriamo la nuova dignità di figli di Dio. Perché la luce di Cristo risplenda in noi è necessario l’amore di Dio e avere il coraggio e la buona volontà di immergerci nella ‘piscina di Siloe’, il sacramento della riconciliazione.
Padre Ambrosoli, il beato che guariva le ferite di corpo e anima

Il medico p. Giuseppe Ambrosoli, missionario in Uganda dal 1956 per 31 anni, è stati beatificato nella solennità di Cristo Re, a Kalongo, vicino Gulu, nella terra dove è morto il 27 marzo 1987, lasciando un ospedale che ha voluto come polo di cura sanitaria e come centro di accoglienza. Era nato a Ronago, in provincia di Como. A celebrare la beatificazione a Kalongo è stato il nunzio apostolico in Uganda mons. Luigi Bianco: “Questa sua risposta alla chiamata missionaria ha portato frutti importanti in termini di affratellamento di popoli”.
Papa Francesco: consolazione è pace che muove al bene

Al termine dell’udienza generale odierna in piazza san Pietro il papa ha chiesto di pregare per le vittime del terremoto, che ha colpito l’isola di Giava in Indonesia, provocando finora 268 morti: “Nelle scorse ore l’Isola di Giava, in Indonesia, è stata colpita da un forte terremoto. Esprimo la mia vicinanza a quella cara popolazione e prego per i morti e per i feriti”.
Papa Francesco invita a non avere paura della desolazione

“Ho appreso con dolore e con preoccupazione la notizia di un nuovo e ancora più forte attacco missilistico sull’Ucraina che ha causato morti e danni a molte infrastrutture civili. Preghiamo affinché il Signore converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra e faccia prevalere per la martoriata Ucraina il desiderio di pace, per evitare ogni escalation e aprire la strada al cessate-il-fuoco e al dialogo”:
Domenica XXXII del Tempo Ordinario: credo nella risurrezione della carne

Il tema della nostra riflessione verte oggi sull’uomo, questo essere mirabile creato da Dio, come asserisce il Libro sacro, a sua immagine e somiglianza. L’uomo essenzialmente, come dice il Filosofo, è un singolo costituito di anima (elemento spirituale) e corpo (elemento materiale). Anima e corpo costituiscono una unica ed inscindibile realtà.
‘Parole e silenzi’: il nuovo ‘multisingolo’ dei Reale

Da venerdì 27 maggio è disponibile il nuovo singolo dei Reale ‘Parole e silenzi’, un coraggioso tentativo di raggiungere i cuori di tutti attraverso un’invocazione allo Spirito Santo che uscirà in contemporanea mondiale in 4 lingue (italiano, inglese, spagnolo, portoghese): “Avevamo il desiderio di regalare al mondo una preghiera e ci siamo riusciti grazie a splendidi amici artisti che hanno accettato di cantarla con noi nella loro lingua”.
2^ domenica di Quaresima: la trasfigurazione di Gesù

La Quaresima è itinerario verso la Pasqua di risurrezione e il Vangelo oggi ci conduce al monte Tabor, dove Gesù in preghiera si trasfigura, appare ai tre apostoli nello splendore della sua divinità. Gesù aveva annunziato agli Apostoli la sua imminente passione e morte e questi erano rimasti male, quasi increduli , tanto amavano il loro Gesù maestro. Gesù vuole preparare i suoi discepoli al dramma della passione e questo messaggio era diretto a quanti avrebbero creduto in Lui.
Giulia Merelli presenta ANIMA per svelare la vita

“Io credo che per ogni persona sia importante curare l’anima, quella parte autentica di sé, non abbandonarla ai meccanismi del consumo, alla tiepida tristezza dell’abitudine, ma risvegliarla come si risveglia un bambino al mattino fra un canto e la luce del sole, aprendolo al giorno. L’arte può contribuire alla scoperta di questa bellezza. L’arte può svelare la vita”.