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Dal Meeting di Rimini una mostra per rivitalizzare i borghi d’Italia

“Porsi questa domanda vuol dire misurarsi con la realtà così come essa si pone, in tutti i suoi aspetti, nessuno escluso. Cogliere questa sfida è quindi prima di tutto un invito a riflettere sul nostro modo di educare e di lasciarci educare. Cerchiamo veramente di scoprire il mondo nei suoi significati più profondi e più fondanti, di scoprire noi stessi e il nostro destino?”

Questa è una tra le domande fondamentali, a cui fino al 25 agosto alla fiera di Rimini sono chiamati a riflettere i partecipanti, provocati dal titolo ‘Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?’, grazie anche alla mostra ‘Borghi futuri. Volti e storie di una piccola Italia capace di reinventarsi’, a cura di Riccardo Bonacina, Lucio Brunelli, Luca Fiore, Giuseppe Frangi, promossa da Vita Non Profit:

 “Negli ultimi anni si sta manifestando una nuova attenzione all’Italia dei borghi. E’ un’Italia ‘piccola’ che prende coscienza della propria storia, bellezza e identità e investe su questa ricchezza dimostrando di essere risorsa per il Paese e non residuo di un passato da mettere in vetrina… Si raccontano dieci casi in cui il percorso di rinascita vede protagonisti gli stessi residenti dei piccoli centri. In particolare giovani che non si rassegnano all’emigrazione ma, spinti dalla passione per le proprie radici, provano a costruirsi un avvenire che valorizza la storia, i prodotti e la bellezza dei loro paesi. Borghi che valorizzando se stessi trovano anche un rilancio economico e quindi un’attrattiva per i giovani che vi nascono”.

I borghi raccontati nella mostra sono: Polizzi Generosa (Sicilia), Rocca Calascio (Abruzzo), i comuni Val di Taro e Berceto (Emilia), Ulassai (Sardegna), Roseto Capo Spulico (Calabria), Castelpoto (Campania), Cerveno (Lombardia), i comuni dell’Aniene (Lazio), Greccio (Lazio), Borgo Valsugana (Trentino).

Ad uno dei curatori della mostra, Riccardo Bonacina, fondatore della società editoriale e sito non profit ‘Vita’, a cui chiediamo di spiegarci da dove nasce la mostra: “L’ipotesi di lavoro è stata quella di verificare e raccontare, fuori da ogni romanticismo legato alla bellezza e alle storie spesso affascinanti di tanti dei contesti visitati, la capacità di resilienza e di visione di questi piccoli centri, di alcuni sindaci e gruppi di cittadini. La selezione è stata fatta cercando di coprire il territorio nazionale e andando ad intercettare situazioni marginali rispetto ai grandi flussi turistici: questo spiega l’assenza della Toscana e dell’Umbria, regioni dove i borghi sono contesi dai nuovi ceti ricchi italiani o stranieri e quindi trasformati da dinamiche di gentrificazione.

Le situazioni affrontate invece sono situazioni tutte ancora sulla frontiera: la frontiera tra declino e riscatto, tra isolamento e integrazione, tra identità tramandata e identità da reinventare. Non sono insomma belle storie, ma belle scommesse, tutte affrontate con passione e con slancio, ma ancora scommesse aperte. Non sono borghi da cartolina, dunque. Sono borghi che stanno costruendosi un futuro tra senso di appartenenza e proiezione nella modernità ma che devono fare i conti con tante criticità tipiche di tanti comuni delle aree interne (sono oltre 5.000 su 8.000 i comuni con meno di 5.000 abitanti ed in essi vivono più di 13.000.000 di italiani).

In alcuni casi di contesti più popolati la criticità è quella di garantire i servizi essenziali, a partire da quelli sanitari. In altri l’insufficienza o inefficienza di infrastrutture che rendono condizionante l’isolamento geografico. Ma in cima all’elenco delle criticità c’è il tema della connessione, che è per tutti la vera porta verso il futuro”.

In quale modo la mostra si inserisce nel tema del Meeting, dal titolo ‘Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo’?

“Nel manifesto di questa edizione del Meeting leggiamo: ‘In un mondo dinamico e tecnologicamente avanzato come il nostro, in cui le distrazioni pervadono le nostre vite, sentiamo forte l’urgenza di scoprire ciò che conta veramente nella vita… Cos’è essenziale per essere umani, per rimanere umani, per diventare sempre più umani di fronte alle atrocità che si presentano sulla scena globale, di fonte alle sfide del cambiamento climatico, di fronte agli sviluppi tecnologici nella scienza, nella medicina, nella vita quotidiana, di fronte ad un mondo sempre più invaso dai dati e dall’informazione e tuttavia sempre meno capace di decifrarli?’

Ecco, in un’antropologia postmoderna che orienta le comunità degli uomini a organizzarsi attorno alle esigenze di una vita liquida, fatta di relazioni umane fragili e frequentemente scomponibili, di rapporti virtuali più significativi e costanti di quelli reali e di prossimità, le piccole comunità possono essere ancora la pietra di scandalo del sistema globale e indicare strade e percorsi da percorrere o ripercorrere”.

In quale modo i borghi possono essere attrattivi?

“I borghi e i piccoli paesi che si trovano spesso a vivere senza paura una condizione di passaggio «tra il non più e il non ancora». Quan- do accade e qualche paese piccolo resiste e continua a vivere reiventandosi, è per merito di giovani istruiti e di gruppi di cittadini organizzati, di amministrazioni attive e con- sapevoli che non voltano le spalle al mondo così com’è adesso. Borghi o non borghi, i paesi possono salvarsi e tornare attrattivi. Non tutti, ma solo così. Cambiare, per restare vivi. Quello che proponiamo nella mostra sono parabole di rinascita dal basso. E’ l’incontro con un’Italia plurale, ricca di diversità, culturali, linguistiche e anche urbanistiche”.

Tra i molti borghi italiani c’è anche il modello ‘Muccia’, nel Maceratese, colpita dal sisma del 2016: in cosa consiste?

“Otto anni sono tanti per una piccola comunità. In otto anni corrono le età di tutti, dagli anziani agli adulti, ai più piccoli. Per chi è nato e cresciuto in un fazzoletto di terra il rischio di sfaldare un’identità è altissimo. Dopo la bomba del terremoto delle Marche del 2016, lo svuotamento dei borghi delle zone colpite dal sisma ha fatto il paio con le lentezze pachidermiche della ricostruzione e con le difficoltà dell’emergenza Covid. In termini concreti vuol dire il lavoro da cercare altrove e un tetto che lontano da qui è più sicuro, con la costante che il terremoto oltre che distruggere le abitazioni disgrega i legami sociali.

Muccia, borgo delle Marche (provincia di Macerata), tra i più colpiti dal sisma è un’eccezione. Ad accendere una speranza, e a farlo prima che fosse troppo tardi, è stata la nuova scuola di istruzione primaria e dell’infanzia ‘Edmondo. De Amicis’, realizzata in 150 giorni grazie ai fondi e alla supervisione di Fondazione Bocelli: 150 giorni, 5 mesi: 

‘Quando Andrea Bocelli Foundation è arrivata a Muccia la situazione del paese e della comunità post sisma era ancora molto grave, spiega Laura Biancalani, direttore generale della fondazione, gran parte della popolazione era sfollata sulla costa adriatica e l’altra parte viveva nei container’. Eppure, riconosce, ‘la comunità che abbiamo trovato era unita e resiliente ed ha accolto la proposta di Abf di rinunciare ai fondi pubblici per la ricostruzione della scuola, per avere una struttura attiva in 150 giorni, una struttura che squarcia la zona rossa tuttora attiva, che ha ripristinato il concetto di piazza con la possibilità di attività comunitarie sia negli spazi antistanti che interni alla scuola’. 

La struttura è stata consegnata al Comune nel 2019, proponendosi come un luogo integrato con la comunità, perché con essa progettata. Il lavoro partecipato sulla scuola, unitamente ad ‘una prospettiva pedagogica innovativa basata su arte, musica e digitale, hanno convinto molte persone a rimanere, sottolinea Biancalani, ed a credere nella ricostruzione in un luogo in cui ancora oggi il centro storico è zona rossa’. La scuola è diventata motore e luogo di feste, festival, summer camp, rianimando tutto il paese”.

Ma i borghi riusciranno a fare ‘rete’?  

“Nella mostra portiamo l’esempio dei comuni della Valle dell’Aniene, un’area dal grande valore naturalistico e storico su cui gravitano ben 31 comuni, che combattono una loro battaglia per trattenere i giovani dall’inevitabile attrazione della metropoli che dista appena 40 chilometri, anche se su quei pochi chilometri pesano le complicazioni di infrastrutture inadeguate e vecchie. La sfida è dunque quella di aprire nuovi percorsi e nuove opportunità. Per questo i Comuni si sono alleati: nel 2022 è stata costituito un ente denominato ‘Vamos’, acronimo che sta per Valle Aniene e Monti Simbruini, al quale hanno aderito 21 comuni e 16 imprese che si sono impegnati intorno a quattro cluster di intervento: turismo outdoor, turismo culturale ed identitario, eventi culturali ed artistici e infine salute, enogastronomia e turismo rurale”.

(Tratto da Aci Stampa)

Festività del Corpus Domini: Popoli tutti, acclamate al Signore!

Questa festività, già celebrata il Giovedì santo, storicamente risale a1264 ed è arricchita dalla processione del Santissimo Sacramento. La celebrazione eucaristica rende presente ed attuale la promessa di Gesù: ‘Io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo’. L’istituzione dell’Eucaristia ci aiuta nel pellegrinaggio terreno sino a raggiungere il cielo; un pellegrinaggio prefigurato già nell’Esodo del popolo ebreo dall’Egitto verso la terra promessa (la Palestina).

Nell’esodo Dio nutrì  il suo popolo con la ‘manna’ per quaranta anni; il popolo si chiedeva: ‘man hu?’ e Mosè rispose: ‘Questo è il pane che Dio vi ha mandato sino a quando entrerete nella Terra voluta da Dio’. Quel cibo prefigurava un altro cibo: l’Eucaristia, il cibo che nutre l’uomo in questo terreno pellegrinaggio. Gesù l’aveva promesso: ‘Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue avrà la vita eterna’ e mantenne la promessa nell’Ultima Cena quando, dopo aver lavato i piedi agli Apostoli, prese il pane e disse loro: ‘Prendete e mangiate: questo è il mio corpo’; aggiunse poi: ‘Fate questo in memoria di me’.

Gesù invita la sua Chiesa nascente  a prendere parte con fede viva e amore a questo convito del suo corpo e del suo sangue: ‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno’. Questo convito, l’Eucaristia, diventa il pegno sicuro della vita eterna. Si hanno così due mense: la mensa della Parola di Dio e la mensa dell’Eucaristia; non sono due mense in contrasto ma complementari: in entrambi c’è la presenza di Gesù salvatore morto e risorto per la nostra salvezza eterna.

Da qui la celebrazione della messa con due momenti: l’ascolto della Parola di Dio (Antico e Nuovo Testamento) e il momento eucaristico che si conclude con la comunione: ‘Prendete e mangiate, questo è il mio corpo: prendete e bevete, questo è il calice della nuova Alleanza’. E’ molto chiaro ed evidente  il riferimento al linguaggio sacrificale: Gesù presenta se stesso, che si sacrifica sulla croce, come l’unico e perfetto sacrificio; Gesù ripara il peccato che aveva precluso le porte del regno dei cieli.

Da qui la ‘Nuova Alleanza’ tra Dio e gli uomini  dove l’uomo si innesta a Cristo Gesù con il Battesimo:  ‘Chi crede e sarà battezzato sarà salvo’; ciò che necessita da parte dell’uomo è fede vera ed amore: ‘Amate come io vi ho amato’. Da qui la  necessita di ravvivare la nostra fede e partecipare al sacro convito. Gesù diventa l’unico mediatore della Nuova Alleanza, grazie al dono di se stesso sulla croce e all’Eucaristia, memoriale della sua passione e morte.

Sulla croce Gesù è sacerdote e vittima: sacerdote perché offre se stesso al Padre per la salvezza di tutti; vittima vera, degna di Dio perché senza macchia né ruga. Da qui l’inno di ringraziamento: ‘Popoli tutti, acclamate al Signore’. L’Eucaristia è veramente il grande sacramento dell’amore di Cristo spinto sino all’estremo: offre la sua umanità e divinità per arricchirci in modo inesprimibile.

Nella Messa Cristo si rende presente realmente ma nell’Eucaristia è presente tutta la Chiesa: senza l’Eucaristia non ci sarebbe la Chiesa; senza la Chiesa non ci sarebbe l’Eucaristia. L’Eucaristia ci unisce a Dio e ci unisce ai fratelli: come diversi chicchi di grano costituiscono  il pane, come diversi acini di uva realizzano il vino, che consacrati diventano corpo e sangue di Cristo Gesù, così tutti i battezzati, diversi per famiglia, colori, cultura, carismi e talenti costituiscono la Chiesa, la grande famiglia con la quale Cristo Gesù ha sancito la Nuova Alleanza; la grande famiglia che invoca Dio: Padre nostro che sei nei cieli.

La festa di oggi è la festa della Chiesa, che prega, che ama e nella celebrazione eucaristica estrinseca la sua fede in Dio che è amore. Maria, santa madre del Verbo incarnato, aiutaci a camminare uniti verso la meta celeste, nutriti del corpo di Cristo, pane di vita eterna e farmaco d’immortalità.

Papa Francesco agli ebrei: l’antisemitismo è contro Dio

Venerdì 2 febbraio papa Francesco ha condannato con forza l’antisemitismo in una lettera indirizzata ‘ai fratelli ed alle sorelle ebrei di Israele’, inviata  alla teologa Karma Ben Johanan, tra le promotrici di un appello al pontefice sottoscritto da circa 400 tra rabbini e studiosi per il consolidamento dell’amicizia ebraico-cristiana dopo la tragedia del 7 ottobre, che ha espresso all’Osservatore Romano un sincero apprezzamento: “Siamo profondamente grati per la fiducia e lo spirito di amicizia con cui il Papa, e con lui l’intera Chiesa, ha voluto riaffermare la speciale relazione che unisce le nostre comunità, cattolica ed ebraica”.

XXVII Domenica Tempo Ordinario: La vigna di Dio. Ieri Israele, oggi la Chiesa cristiana

La parabola del Vangelo, in forma sintetica ma assai chiara, evidenzia la storia della salvezza: Antino e Nuovo Testamento.  Nella parabola Gesù ricorre al simbolo della vigna: il padrone della vigna infatti è Dio stesso. I vignaiuoli appaiono personaggi cattivi, quasi feroci. Si levano  contro i profeti imprigionandoli o uccidendoli; si levano contro il Figlio del padrone della vigna mettendolo in croce e gridando a Pilato: ‘Crocifiggilo, non abbiamo altro re che Cesare’. Eppure il padrone della vigna pensa solo a perdonare, ad amare e, angosciato, dirà: ‘Cosa potevo fare ancora per la mia vigna e non l’ho fatto?’

Papa Francesco ai biblisti: Bibbia è patrimonio di tutti

La categoria di alleanza assume un ruolo importante nella narrazione biblica per la formazione dell’identità e della memoria del gruppo credente in rapporto all’orizzonte più ampio dell’umanità e del creato.

XI Domenica: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!

Gesù, che ha assunto la natura umana pur essendo Dio, si è incarnato, ha voluto diventare anche uomo per costituire il Regno di Dio tra gli uomini; un Regno eterno ed universale dove non c’è discriminazione tra ebreo e pagano, schiavo e uomo libero, ignorante o dotto, ma c’è l’uomo creato a sua immagine e somiglianza, c’è l’uomo creato per la vita eterna.

Corpus Domini e Sacra Sindone, un legame indissolubile

La solennità del Corpus Domini chiude il ciclo delle feste del periodo post pasquale e celebra il mistero dell’Eucaristia istituita da Gesù nell’Ultima Cena. La ricorrenza è stata istituita grazie ad una suora che nel 1246 per prima volle celebrare il mistero dell’Eucaristia in una festa slegata dal clima di mestizia e lutto della Settimana Santa. Il suo vescovo approvò l’idea e la celebrazione dell’Eucaristia divenne una festa per tutto il compartimento di Liegi, dove il convento della suora si trovava.

Dalla Comunità di Sant’Egidio si alza un appello alla pace

Ieri a Roma si è aperto l’incontro delle religioni, ‘Il grido della pace’, organizzato dalla comunità di Sant’Egidio, la cui conclusione avverrà domani al Colosseo con la presenza di papa Francesco, come ha detto al termine dell’Angelus:

Mons. Delpini invita i cattolici a vivere l’amen di Maria

L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, celebrando in Duomo la messa pontificale per la solennità della Natività della beata Vergine Maria, ha chiuso le polemiche seguite al suo saluto rivolto la scorsa settimana al neo-cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como:

Il papa ai giovani: amate l’Europa

Papa Francesco ha inviato un messaggio ai giovani riuniti a Praga, che fino ad oggi hanno partecipato alla conferenza sul futuro dell’Europa, con la speranza di una nuova Europa:

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