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Papa Francesco ai farmacisti: l’obiezione di coscienza è lecita

Di nuovo papa Francesco ha ripetuto che l’aborto è un omicidio e non bisogna diventare ‘complici’ ai farmacisti, ricevendo in udienza i congressisti della Società italiana di farmacia ospedaliera, affrontando il valore di una professione sanitaria meno visibile di altre e la responsabilità di destinare le risorse secondo riferimenti etici di giustizia sociale.
Calano gli aborti, ma aumenta l’uso di farmaci

Nelle scorse settimane il Ministero della Salute ha pubblicato la Relazione trasmessa nel luglio scorso al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978, contenente i dati relativi agli aborti volontari effettuati in Italia nell’anno 2019 e i dati preliminari relativi all’anno 2020.
Papa Francesco contro la cultura dello scarto: aborto ed eutanasia
Papa Francesco ribadisce che il matrimonio è sacramento

Papa Francesco, appena atterrato ieri a Roma, si è fermato a pregare nella Basilica di Santa Maria Maggiore, davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani. Al termine ha fatto rientro in Vaticano e nel colloquio con i giornalisti sull’aereo di ritorno si è concentrato sui temi della famiglia, dell’aborto e della pandemia da Covid 19, ma innanzitutto ha tracciato un quadro sul cristianesimo:
“Mi ha colpito il senso dell’ecumenismo, per esempio, che voi avete, con una profondità grande. E questo mi ha colpito… L’Unione Europea non è una riunione per fare le cose…, è un fatto molto spirituale, c’è uno spirito alla base dell’Unione Europea, che hanno sognato Schuman, Adenauer, De Gasperi, questi grandi: tornare lì. Perché c’è un pericolo: che sia soltanto un ufficio di gestione, l’Unione Europea, e questo non va. Deve andare proprio alla mistica, cercare le radici dell’Europa e portarle avanti. E credo che tutti i Paesi debbano andare avanti”.
Una domanda non poteva non riguardare le vaccinazioni con un ricordo ai vaccini contro il morbillo e la poliomelite: “Forse, questo è venuto per la virulenza e l’incertezza non solo della pandemia, ma anche della diversità dei vaccini, e anche per la fama di alcuni vaccini che non sono adatti o sono un po’ più che acqua distillata. Questo nella gente ha creato una paura. Poi, altri dicono che è un pericolo perché con il vaccino ti entra il vaccino dentro, e tante argomentazioni che hanno creato questa divisione. Anche nel Collegio cardinalizio ci sono alcuni ‘negazionisti’ e uno di questi, poveretto, è ricoverato con il virus. Mah, ironia della vita… In Vaticano, tutti vaccinati, tranne un piccolo gruppetto che si sta studiando come aiutarli”.
Eppoi ha raccontato l’incontro con il presidente Orban: “Il primo tema è stato l’ecologia. Davvero, chapeau a voi ungheresi per la coscienza ecologica che avete. Impressionante. Mi ha spiegato come purificano i fiumi…, tante cose che io non sapevo! E questa è stata la cosa principale. Poi io ho domandato sull’età media, perché sono preoccupato dell’inverno demografico. In Italia, se non sbaglio, l’età media è 47 e credo che la Spagna peggio ancora. Tanti villaggi vuoti o con una decina di anziani… è una preoccupazione seria… Come si risolve? E lì il Presidente mi ha spiegato la legge che hanno per aiutare le coppie giovani a sposarsi, ad avere figli. E’ interessante. E’ una legge… non so… assomiglia abbastanza a quella francese ma più sviluppata. Per questo i francesi non hanno il dramma che ha la Spagna e che abbiamo noi [in Italia]”.
Per questo ha ribadito la sacralità del matrimonio: “Il matrimonio è un sacramento. Il matrimonio è un sacramento. La Chiesa non ha il potere di cambiare i sacramenti così come il Signore li ha istituiti. Queste sono leggi che cercano di aiutare la situazione di tanta gente, di orientamento sessuale diverso. E questo è importante, che si aiuti la gente. Ma senza imporre cose che, per la sua natura, nella Chiesa non vanno”.
Però sono gli Stati a legiferare: “ Ma se loro vogliono portare la vita insieme, una coppia omosessuale, gli Stati hanno possibilità civilmente di sostenerli, di dare loro sicurezza di eredità, di salute,… I francesi hanno una legge su questo, non solo per gli omosessuali, per tutte le persone che vogliono associarsi. Ma il matrimonio è il matrimonio. Questo non vuol dire condannare le persone che sono così, no, per favore, sono fratelli e sorelle nostri. Dobbiamo accompagnarli. Ma il matrimonio come sacramento è chiaro, è chiaro… Ma per favore non fare che la Chiesa rinneghi la sua verità. Tanti, tante persone di orientamento omosessuale si accostano al sacramento della penitenza e si accostano per chiedere consiglio ai sacerdoti, e la Chiesa li aiuta ad andare avanti nella propria vita, ma il sacramento del matrimonio non va”.
Eppoi una domanda sulla comunione a chi ‘favorisce’ l’aborto: “No, io mai ho rifiutato l’Eucaristia a nessuno, a nessuno. Non so se sia venuto qualcuno che era in questa condizioni, ma io mai, mai ho rifiutato l’Eucaristia. E questo già da prete. Mai… La Comunione è un dono, un regalo; la presenza di Gesù nella sua Chiesa e nella comunità. Questa è la teologia”.
Ed a proposito di aborto ha ribadito che è omicidio: “L’aborto è più di un problema, l’aborto è un omicidio. L’aborto… senza mezze parole: chi fa un aborto, uccide. Prendete voi qualsiasi libro di embriologia, di quelli che studiano gli studenti nelle facoltà di medicina. La terza settimana dal concepimento, alla terza settimana, tante volte prima che la mamma se ne accorga, tutti gli organi stanno già lì, tutti, anche il DNA. Non è una persona? È una vita umana, punto. E questa vita umana va rispettata”.
(Foto: Santa Sede)
Due bambini vedono un feto di dodici settimane: ecco cosa svelano i loro occhi innocenti

Se si vuole difendere l’aborto nel dibattito pubblico occorre assumersi la responsabilità di ciò che si sostiene: occorre sapere cosa si sta legittimando. Ci sono in gioco molte vite, vale la pena o no di essere onesti? Penso che non sia vero amore per le donne ‘sorvolare’, mascherare la realtà, addolcirla. Quando andiamo a fare una scelta importante, dobbiamo poterla ponderare. Sennò dov’è la vera libertà di scelta?
Due bambini vedono un feto di dodici settimane: ecco cosa svelano i loro occhi innocenti

Qualche mese fa, una mia amica, che ha fondato un’associazione pro-vita in Germania, mi ha spedito delle statuine: delle riproduzioni fedeli di un feto a dodici settimane (età gestazionale in cui è ancora possibile abortire in quasi tutti i paesi). Mi ha detto che avrei potuto mostrarla a chi mi avesse negato che in pancia, in quella fase della gravidanza, si trova già effettivamente “un bambino”.
La Chiesa polacca chiede di valutare gli effetti collaterali dei vaccini

I vaccini di AstraZeneca e di Johnson & Johnson stanno facendo molto discutere in queste settimane e molti Paesi sono divisi tra la preoccupazione dei possibili effetti collaterali dei due suddetti trattamenti e la paura di non riuscire a vaccinare la popolazione in tempi brevi. E pongono anche molti interrogativi, come ha scritto nel documento della conferenza episcopale polacca il presidente dell’equipe di esperi di bioetica, mons. Józef Wróbel SCJ.
Don Antonio Ruccia racconta la vita

In libreria dalla Giornata per la vita ‘E’ Vita! Storia di un bambino scartato, abbandonato… affidato’ di don Antonio Ruccia, parroco e docente di Teologia pastorale alla Facoltà teologica di Bari, ripercorre la vicenda di Luigi, che il 19 luglio dello scorso anno fu lasciato nella culla termica installata presso la parrocchia San Giovanni Battista, a Bari: la prima in Puglia.
‘L’aborto? È come uccidere in guerra’: parola di un medico ateo, non obiettore

Non so se avete mai conosciuto un medico che abbia fatto ‘obiezione di coscienza’ per non asportare un’ernia, per non cavare un dente o per non togliere una ciste.Se un medico decide di non eseguire un intervento forse è perché non lo ritiene necessario, oppure perché ammette che tale operazione non è di sua competenza e ci indirizza da qualcun altro.
Come mai invece l’obiezione di coscienza è molto diffusa tra i medici quando si tratta di praticare aborti? Ho visto più volte puntare il dito contro quei ‘ginecologi disertori’, che ‘non garantiscono un servizio sanitario’. Però mi chiedo: ci siamo mai messi nei loro panni? Abbiamo mai guardato l’aborto con gli occhi di un medico che deve eseguirlo? Se sono in grado dal punto di vista medico di fare quell’operazione, perché tanti si rifiutano, mentre nessuno rifiuta di svolgere un’ecografia e di eseguire un taglio cesareo?
La testimonianza di un medico
Una possibile risposta la troviamo in un libro autobiografico, L’ho fatto per le donne, edito da Mondadori nel 2017 (136 pagine, prezzo 17,50 €), scritto da un medico che ha procurato nella sua carriera oltre 4000 aborti. Io ho avuto l’opportunità di parlare personalmente con lui. Le frasi in corsivo sono prese dal libro, quelle virgolettate le ho ascoltate direttamente dalla bocca del medico.
Il dott. Segato, vice-primario di ginecologia presso l’ospedale di Valdagno (Vicenza), inizia la sua carriera di medico ginecologo nei primi anni ’80, poco dopo l’introduzione della legge che ha reso legale l’aborto in Italia, una legge per la quale egli afferma di essersi battuto fin da quando frequentava l’università.
Il motivo che lo spinge a credere nella bontà del provvedimento legislativo? La sofferenza di pensare a delle donne in crisi che si recano di nascosto da persone incompetenti per abortire, rischiando la vita. Gli aborti clandestini, sostiene, portano alla perdita di due vite, mentre abortire in sicurezza garantisce almeno la salvezza della madre.
Un ragionamento utilitaristico, che non tiene conto dei diritti dei nascituri, ma che Segato tenta di giustificare. Che l’aborto è un omicidio, lui lo sa benissimo, ‘ma se posso scegliere di salvare una vita anziché perderne due, preferisco salvare quella vita…’.
Pratica aborti, ma comprende gli obiettori di coscienza
Negli anni, tuttavia, la sua coscienza personale inizia a ribellarsi, tanto da fargli odiare il suo ‘sporco lavoro’. “Io capisco i miei colleghi obiettori – dice Segato – e li rispetto. A nessuno piace praticare aborti”. Segato non è credente, anzi, si definisce ateo, ma nel suo cuore avverte il dolore per quelle vite stroncate.
Nel descrivere i due ambiti del suo lavoro – le nascite e le interruzioni – nel suo libro parla in questo modo: “Di qua gli aborti, di là nascite. E in mezzo quella porta. Una porta di colore grigio, pesante e fredda come la sala operatoria che lasciavo dietro di me: i gambali ginecologici, le valve, gli aspiratori, le cannule. Freddo l’ambiente, freddi gli animi, freddo il sangue. Perché freddo è l’aborto. Triste, silenzioso e terribilmente freddo. Almeno quanto è calda l’ostetricia con le sue mamme e i loro piccoli.”
Se gli viene chiesto perché abbia scelto di essere un medico abortista, lui si difende prontamente, quasi offeso da quell’aggettivo: “Io non mi definisco abortista. Nessuna persona equilibrata, seria, sana di mente può essere a favore dell’aborto. L’aborto è una realtà orribile. Sarei la persona più felice del mondo se nessuna donna scegliesse più di farlo… Ho solo deciso di non essere obiettore per la salute delle donne…”
Giulio: un bambino ‘nato per sbaglio’
Gli scrupoli di coscienza di Segato si acuiscono a seguito di un ‘intervento sbagliato’, con cui Segato permette ad un bambino che doveva essere abortito di nascere. Anni dopo lo incontra, in compagnia della sua mamma.
“Sa cosa volevo fare? Volevo denunciarla. Ero andata anche dal mio avvocato. E invece sa una cosa? Le dico Grazie. Grazie per aver sbagliato, dottore!” Indicò con la mano il piccolo Giulio. “È la gioia della nostra famiglia”.
Si era trattato di un errore medico: l’errore più bello della sua vita, un errore che però – una volta scoperto – non gli avrebbe più dato pace. “Barbara e Giulio mi avevano scosso in profondità, toccando corde che non conoscevo. Quel bambino sveglio, discolo e furbetto era dentro di me e giocava con la mia anima. Quando decidevo di interrompere una gravidanza, Giulio urlava e scalciava”.
Ogni volta deve mettere in pausa la coscienza
Segato, oggi, arriva ad affermare di essere ‘un automa’ mentre opera. Non lo fa perché ‘vuole’, semplicemente si piega davanti alla legge, che ormai fatica anche a definire giusta, ritenendola solo tristemente necessaria.
In nome di quella legge mette a tacere la sua coscienza (non è certo la prima volta che questo accade nella storia), ma le giustificazioni che prova a darsi, non sempre bastano a placare i suoi sensi di colpa: dice che deve scontrarsi sempre con “la voce di tutti quei bambini già un po’ formati” che lui “avrebbe voluto lasciar vivere ancora” e dei quali, invece, “ha causato la morte con le sue stesse mani”.
Praticare aborti? È brutto come uccidere in guerra
Spesso ci si schiera, ideologicamente, a favore dell’aborto e si vorrebbe che tutti i medici lo praticassero senza battere ciglio. “È facile parlare dall’esterno, senza entrare in sala operatoria, senza sapere cosa succede lì dentro. – dice invece Segato – Mio padre è stato chiamato alle armi e ha dovuto uccidere delle vite. Non era contento di farlo, ma lo ha fatto per servire lo Stato. Io mi sento come lui, un soldato al servizio dello Stato, ma ogni volta che entro in sala operatoria devo otturarmi il naso”.
E mentre prova con tutto sé stesso a lavarsi le mani come Ponzio Pilato, perché ‘la scelta di abortire non la prende lui’, lui esegue soltanto, il timore di non essere nel giusto è sempre dietro l’angolo: “Quanti bambini come Giulio non avevo fatto nascere? A quante famiglie era stata negata la felicità che avevo visto negli occhi di Barbara? Io avevo toccato con mano quella felicità, non erano solo parole. […]
Barbara era venuta perché voleva abortire e voleva abortire perché si sentiva vecchia e stanca. […] E io avevo assecondato questa sua preoccupazione, nel nome di una legge che lo consentiva. Sembrava quasi che Giulio fosse venuto al mondo per dimostrare che ci eravamo sbagliati entrambi. […] E quanti come lui non avevano potuto dimostrarlo? Centinaia? Migliaia?”
La Santa Sede chiede un vaccino accessibile a tutti

A fine anno la commissione Vaticana Covid-19 e la Pontificia Accademia per la Vita hanno diffuso un documento congiunto in 20 punti che affronta le problematiche e le priorità emergenti nelle tappe del processo del vaccino, dalla ricerca e lo sviluppo fino ai brevetti e allo sfruttamento commerciale, passando per l’approvazione, la distribuzione e l’amministrazione.