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Paolo Gabriele lavorerà al Bambino Gesù

Paolo Gabriele andrà a lavorare nella sede dell’ Ospedale Bambino Gesù di San Paolo, di proprietà della Santa Sede. La notizia arriva dalla KNA agenzia di informazione tedesca e viene rilanciata da “ Hamburger Abendblatt”. Si dovrebbe concludere così la vicenda dell’ ex assistente di camera di Benedetto XVI processato e condannato per il furto di documenti riservati del Pontefice, che sono stati pubblicati in libri e giornali.

Sabato la sentenza per Paolo Gabriele. Che sorride quando gli viene ricordato di aver ringraziato la Gendarmeria per il trattamento ricevuto

Gli ultimi quattro testimoni del processo a Paolo Gabriele sono tutti Gendarmi vaticani: De Santis, Bassetti, Carli e Cintia. Nessuno di loro è stato sentito durante la fase istruttoria. La loro testimonianza è stata richiesta dall’avvocato Cristiana Arru, difensore di Gabriele. Le domande dell’avvocato insistono continuamente su alcuni particolari: la perquisizione nell’abitazione di Castel Gandolfo (e Dalla Torre ci tiene a specificare che il Tribunale si occupa dei reati avvenuti nello Stato di Città del Vaticano, e che dunque i risultati di quella perquisizione sono fuori dal processo); l’uso di guanti della Gendarmeria durante la perquisizione nell’abitazione di Paolo Gabriele in Vaticano (non sono stati usati, ma De Santis ci tiene a specificare che “nelle perquisizioni cartacee non si usano”); la grandezza dell’armadio in cui sono stati trovati i fascicoli e quella delle 82 scatole di materiale che sono state portate via dall’appartamento di Paolo Gabriele (armadio a due ante, alto fino al soffitto; scatole della grandezza di scatole da trasloco, di 50x60x40 cm). Non la disturba – spiega ai giornalisti – che la sua insistenza su Castel Gandolfo non venga messa mai a verbale. “E’ perché voi lo sentiate”, dice. E quando le fanno notare che le scatole sono tantissime, quasi un trasloco, si limita a commentare: “Appunto”. E poi, la pepita e l’assegno, che non tutti i gendarmi hanno visto. Ma è ovvio, visto che si sono divisi i compiti, alcuni a perquisire il soggiorno, altri lo studio. E uno di loro, Bassetti, è arrivato solo in seguito, per perquisire la stanza dei bambini, e permettere loro di andare a letto.

Dal tono delle domande, sembra quasi si voglia far notare che la Gendarmeria forse è stata troppo zelante nel sequestrare tutti quei fascicoli. Sono circa “un migliaio i fogli di interesse” dichiara Carli. Ma i gendarmi sono molto precisi nelle deposizioni. Se da una parte ci sono molti che spingono per individuare in Paolo Gabriele un capro espiatorio, che magari è stato incastrato, i gendarmi ripercorrono con precisione il loro lavoro. La perquisizione del 23 maggio comincia tra le 15 e le 16 (alle 15 e 50) e termina intorno alle 23, quando i gendarmi decidono di portare via tutto il materiale per analizzarlo con cura. In tutto quel tempo in casa di Paolo Gabriele non sono “mai, nella maniera più assoluta” rimasti soli. Il maggiordomo era sempre lì. Li trattava con gentilezza. Affermava: “Vedete quanto mi piace leggere, quanto mi piace studiare”. Compativa: “Mi dispiace che a causa mia stiate facendo tardi”. Ogni tanto offriva un bicchiere d’acqua o del caffè. Cintia ci tiene a spiegare che mai è stato maltrattato. E a margine i giornalisti chiedono all’avvocato Arru perché questo fatto non fosse stato detto alla conferenza stampa indetta a fine agosto per la fine del procedimento istruttorio, quando lei e l’allora altro difensore Carlo Fusco descrissero un Paolo Gabriele in buono stato di salute psico-fisico. “Riguardava quel dato momento”, risponde l’avvocato.

I gendarmi trovano tra le carte di Gabriele di tutto. In un certo disordine, ritenuto in qualche modo funzionale a nascondere le prove. Ci sono persino documenti cifrati, molti di più di quelli che sono stati poi pubblicati nel libro Sua Santità, cosa che – lamenta De Santis – “riguardano i rapporti tra la Segreteria di Stato e le Nunziature: la libertà di Gabriele nel fotocopiarle faceva venir meno un rapporto molto complesso”. Ma ci sono anche documenti personali del Papa con la scritta in tedesco “da distruggere” (e quando questo viene riferito, Paolo Gabriele accenna un sorriso), corrispondenze personali del Papa con cardiali, documenti autografi di Benedetto XVI. E poi, materiale informatico, con varie chiavette USB, due o tre  portatili, un iPad, un computer fisso, una memory card, una Playstation un hard disk, diverse memory card. “Sarà interessante analizzarli”, afferma de Santis. E dalla Torre: “Questa parte riguarda lo stralcio del processo”. Cioè – sembra di capire – il processo al tecnico informatico della Segreteria di Stato Claudio Sciarpelletti.

Il profilo che viene fuori è molto lontano da quello del mero fotocopiatore di documenti, vista la mole di originali che sono dichiarati nell’appartamento. Documenti che venivano mescolati in mezzo a ritagli di giornale o fogli di scaricati da Internet, riguardanti la massoneria, la P2, la P3 e la P4, manuali di tecniche di spionaggio, ma anche i rapporti tra la Chiesa e lo yoga. Fare lo spoglio dei documenti non è stata impresa semplice.

Ora, gli occhi sono puntati sulla giornata di sabato, quando il processo si concluderà. Nel frattempo, l’avvocato fa sapere che Paolo Gabriele è rimasto deluso dal fatto che le persone da lui nominate (i cardinali Comastri e Sardi, la storica collaboratrice del Papa Ingrid Stampa, e monsignor Cavina, ex officiale della Segreteria di Stato ora vescovo di Carpi) siano stati definiti da alcuna stampa come “suoi complici”. Si è parlato anche di “suggestioni ambientali”. In realtà, Paolo Gabriele amava avere rapporti con tutti, e si deduce sia dalle dichiarazioni da lui rese ieri al processo, sia dalle perizie psichiatriche che ne hanno definito l’imputabilità. E con tutti cercava di essere gentile. Magari raccogliendo informazioni, come aveva fatto con Luca Catani (credendo addirittura che fosse un magistrato) o con il minutante di segreteria di Stato Giuseppe Mauriello.

Infine, una curiosità. Prima dell’inizio del processo l’avvocato Arru si avvicina ai giornalisti, e chiede se è vero che qualcuno aveva twittato fasi del dibattimento, ieri, durante il dibattimento, come riportato su un non specificato organo di stampa italiano. Le viene spiegato che no, non era successo durante il dibattimento, ma durante il briefing – lo ha scritto korazym.org – e le viene spiegato l’ “accordo tra gentiluomini” che vige tra i giornalisti con le regole dell’embargo. Un accordo violato ieri.

L’assegno tra le carte di Paolo Gabriele è una copia?

Tra le carte di Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI è stato trovato – si legge nella sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore vaticano Bonnet – un assegno bancario di 100 mila euro intestato a “Santidad Papa Benedicto XVI”, datato 26 marzo 2012, emesso dalla Universidad Católica San Antonio de Murcia. Un assegno che – aveva sottolineato l’avvocato Carlo Fusco, il legale di Gabriele – “era finito lì per sbaglio”. Un assegno che forse non dovrebbe nemmeno essere in circolazione. Almeno a giudicare dalle dichiarazioni rilasciate da José Luis Mendoza, presidente della Fondazione San Antonio, che gestisce economicamente l’università. Mendoza, in una intervista affidata al quotidiano della regione spagnola della Murcia “La verdad”, afferma che “abbiamo conferma che l’assegno è stato incassato”, e sostiene che probabilmente quella trovata dai magistrati in casa di Paolo Gabriele è “una copia”.

Paolo Gabriele: infiltrato dallo Spirito Santo?

«Vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa… ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario… In qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera infiltrato» Ecco: infiltrato dello Spirito Santo. Una sensazione davvero particolare. L’altra notizia che emerge dalla sentenza è che Paolo Gabriele è stato sottoposto ad una perizia psichiatrica. Procedura normale in casi come questo, e una ovvia richiesta della difesa per “alleggerire” la gravità delle accuse. Quello che emerge è che Gabriele è una persona fragile, con delle “fissazioni” e che, per dirla in parole semplici, si è “montato la testa”. Che questo poi abbia reso i suoi atti coscienti e liberi è materia del contendere tra accusa e difesa, ovviamente. Ma resta la descrizione di una personalità facilmente condizionabile. Lui stesso dichiara più volte di essere disordinato, tanto da avere a casa perso tra mille carte un assegno inviato al Papa di cento mila euro, una pepita d’oro e un libro del cinquecento preso “in prestito” con tanto di autorizzazione. A questo punto la domanda da porsi è: chi ha convinto Paolo Gabriele di essere “l’uomo della Provvidenza”?

Entra in gioco un personaggio interessante: il padre spirituale di Gabriele. Non si sa chi sia, perché il suo nome coma quello di altri testimoni, viene indicato solo da una lettera: B. Ma questa figura era già apparsa in una intervista, ovviamente anonima, rilasciata ad Andrea Tornielli di pochi giorni dopo l’ arresto.”Conosco Paolo da tanti anni- avrebbe detto il sacerdote- e se fossero dimostrate le accuse a suo carico davvero d’ora in avanti non ci sarebbe più da fidarsi di nessuno.” Nella sentenza il padre spirituale dichiara di aver ricevuto da Paolo Gabriele un pacco di documenti: “Ho distrutto i documenti- dice B- perché ne conoscevo l’importanza” e aggiunge “sapevo che erano frutto di una attività non legittima e non onesta e temevo che se ne potesse fare un uso altrettanto non legittimo e non onesto”. Ecco. Insomma il padre spirituale aveva ben capito che Gabriele qualcosa di strano lo aveva fatto. Allora l’intervista con tanta sorpresa? O si tratta di due persone? Ci sono altri dubbi. Gabriele dice in varie occasioni di essere disordinato, di essere consapevole di fare cose illecite, e di essere freddo e determinato nel suo agire nonostante la paura di essere scoperto. Insomma sembra un vero uomo da romanzo.

Ma poi le perizie e i testimoni parlano di lui come di una persona che va guidata e diretta, incapace di attenersi alle sue mansioni che gli avrebbero creato tensione, inquietudine e rabbia. Una teste, si evince dal contesto probabilmente una delle memores Domini che si occupano dell’ appartamento del Papa, confessa che Paolo era privo di spirito di iniziativa, chiuso e molto critico sui fatti quotidiani della vita di famiglia. Un’altra lo vede solo come un brav’uomo molto pio. Difficile capire chi è davvero Paolo Gabriele Difficile credere che sia stato solo, a parte il favoreggiamento dell’informatico Claudio Sciarpelletti. Condizionato dall’ ambiente e dalle sue personali “investigazioni”? La inchiesta non è ancora finita. Questa è la notizia più interessante appunto. Questa è solo una prima parte del lavoro dei magistrati, è solo la “parziale chiusura dell’istruttoria”.

Paolo Gabriele rinviato a giudizio. Ma le indagini non sono finite

Non finisce con il rinvio a giudizio di Paolo Gabriele il lavoro della magistratura vaticana, impegnata ad indagare sulla fuga di documenti riservati dal Palazzo Apostolico. Non finirà nemmeno con il processo, che insieme a Paolo Gabriele vede imputato per favoreggiamento anche Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della Segreteria di Stato. Sciarpelletti è il nome nuovo di questa indagine. Mai era stato ammesso il coinvolgimento di un altro imputato nella fase istruttoria nei confronti di Paolo Gabriele, e è presumibile che – se non ci fosse stata una soffiata alla stampa – non si sarebbe mai fatto nemmeno il nome di Paolo Gabriele prima della fine della fase istruttoria. Ma è pur vero che la posizione di Sciarpelletti è nettamente meno grave di quella del maggiordomo del Papa. Tenuto in cella per un giorno (la notte del 25 maggio, due giorni dopo l’arresto di Paolo Gabriele), lasciato subito in libertà con l’intesa di tenersi a disposizione, quindi lasciato completamente in libertà, Sciarpelletti paga un atteggiamento poco coerente nel rispondere alle domande nei vari interrogatori. Per Paolo Gabriele, sorpreso in flagranza di reato, la questione è molto differente. Ed è comunque una questione tutta da chiarire.

 

Paolo Gabriele, tra una decina di giorni il primo verdetto. Sarà processo?

Verrà resa nota probabilmente nella settimana del 6-12 agosto la sentenza che chiude la fase istruttoria del processo a Paolo Gabriele, assistente di camera di Sua Santità e finora unico indagato per la fuga di documenti dal Vaticano. Lo afferma padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, commentando con i giornalisti il comunicato che riferisce dell’incontro di Benedetto XVI con – tra gli altri – la Commissione Cardinalizia che svolge l’indagine amministrativa sulla fuga di notizie riservate e con il giudice Bonnet e il promotore di Giustizia Picardi. Benedetto XVI si è informato su come stessero procedendo le indagini, e ha chiesto alla Magistratura vaticana di procedere con solerzia.

 

Paolo Gabriele chiede “perdono” al papa

Paolo Gabriele, ex aiutante di camera del Papa, nella cui abitazione sono stati ritrovati documenti riservati sottratti dall’Appartamento Pontificio, ha chiesto perdono a Benedetto XVI, attraverso una lettera nella quale esprime il suo dolore e il suo pentimento per quello che ha fatto. La lettera, confidenziale, annuncia oggi il Corriere della Sera, è stata consegnata alla Commissione cardinalizia d’indagine, presieduta dal cardinale Julian Herranz Casado chiamata a indagare sulla fuoriuscita di notizie e documenti riservati e composta anche dai cardinali Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi. A darne notizia è stato l’avvocato Carlo Fusco, difensore di Paolo Gabriele arrestato il 23 maggio scorso dopo una perquisizione.

Paolo Gabriele ai domiciliari. L’avvocato dice: ha agito da solo per aiutare il Papa

A Paolo Gabriele, indagato per furto aggravato delle carte private del Papa e della segreteria, sono stati concessi gli arresti domiciliari. La notizia di oggi è stata attesa per tutta la giornata da un gruppo di giornalisti che, alle sei del pomeriggio nella sede della Radio vaticana, hanno saputo la notizia da Padre Federico Lombardi e dagli stessi avvocati di Gabriele. Una notizia che è stata definita “buona” dal portavoce vaticano che ha spiegato ai giornalisti che ora si dovrà aspettare forse una diecina di giorni per conoscere la sentenza di fine istruttoria. Intanto tutto il materiale dell’indagine giudiziaria e quello raccolto dalla Commissione cardinalizia viene consegnato al Papa che lo esamina e deciderà se e come intervenire. Al di là di ogni questione giudiziaria. Da stasera quindi Paolo Gabriele è di nuovo a casa in Vaticano, con la sua famiglia. Non può avere contatti con l’ esterno se non previo permesso del giudice, gli è consentita l’assistenza spirituale e medica, di quest’ultima comunque ha detto il suo avvocato Carlo Fusco, non ha alcun bisogno. E così un’altra tappa dell’iter giudiziario è stata raggiunta, ma ancora non c’è alcuna chiarezza sugli avvenimenti che effettivamente sono accaduti.

Paolo Gabriele, prossimi sviluppi. Il briefing di padre Lombardi

Paolo Gabriele resterà in custodia cautelare un’altra decina di giorni. Il tempo per il giudice istruttore di terminare la raccolta delle testimonianze, e fare un interrogatorio finale al primo assistente di camera del Papa. Terminati i primi cinquanta giorni di custodia cautelare, secondo l’ordinamento vaticano ci può essere infatti una proroga fino ad ulteriori cinquanta giorni. Non ne serviranno così tanti. Dopo, si deciderà se prosciogliere o rinviare a giudizio Paolo Gabriele. E, in caso di rinvio a giudizio, c’è la possibilità che Paolo Gabriele aspetti il processo agli arresti domiciliari.

 

Libano, l’estate del Papa, Paolo Gabriele. Resoconto di un briefing.

Il viaggio in Libano

E di notizie ce n’erano da raccontare, per un padre Lombardi che si preoccupa sempre di citare la fonte e mostrare un dialogo costante con Appartamento e Segreteria di Stato. Si comincia con le notizia, freschissima: il programma del viaggio in Libano, appena diramato dalla Sala Stampa Vaticana. Lombardi scorre il programma del viaggio, ricorda che la firma dell’esortazione post-sinodale dell’Assemblea Speciale per il Medioriente del Sinodo dei vescovi avverrà già il primo giorno, nella basilica di Harissa. “Ci sarà tempo dunque per i giornalisti di avere il testo in anticipo e di poterlo analizzare”, dice.  Tra i vari appuntamenti, ci tiene a sottolineare l’incontro con tutte le rappresentanze della società nel secondo giorno, “un grande incontro, come quello che c’era stato in Benin”. Sarà a quel discorso che si dovrà guardare per comprendere anche il senso di un viaggio che si preannuncia delicato, visto la situazione bollente della vicina Siria. “Ma confidiamo – afferma padre Lombardi – che il viaggio possa svolgersi normalmente, la situazione è sotto controllo”.

L’estate del Papa

Prima del Libano, passerà una intera estate. Il Papa è partito questo pomeriggio per Castelgandolfo. Quali sono i suoi programmi? Per tre settimane, non ci saranno udienze generali, e non ci saranno appuntamenti pubblici. Con qualche eccezione: l’Angelus della domenica, la Messa in parrocchia il 15 agosto e il 15 luglio la Messa a Frascati. E poi, ovviamente, la visita al Capitolo dei Padri Verbiti a Nemi, il prossimo 9 luglio. Sono molte le case di religiosi nei Castelli Romani, ma alla casa dei Verbiti, Benedetto XVI è legato da un ricordo particolare. “Mi ha detto padre Gaenswein – dice Lombardi – che, quando era perito del Concilio, Benedetto XVI si riunì lì a lavorare ad alcuni documenti conciliari. Presto vi darò maggiori dettagli. È anche per questo motivo che il Papa ha apprezzato particolarmente l’invito, e non vi ha voluto rinunciare”. I luoghi del cuore, si sa, sono luoghi del cuore. Come in fondo era un luogo del cuore Bressanone, dove il Papa trascorreva le sue vacanze da cardinale e dove è tornato anche da Papa. E da  dove, nel 2008, si recò a Oies di Val Badia, a visitare casa natale del Santo Giuseppe Freinademetz, primo padre verbita ad andare in Cina.

Un concerto speciale a Castelgandolfo

Altro appuntamento previsto per l’estate, il concerto nel cortile del Palazzo di Castelgandolfo tenuto dalla West Eastern Divan Orchestra diretta da Daniel Barenboim. Nel 1999, il maestro israelo-argentino – grazie ad una collaborazione con Edward Said, il teorico letterario palestinese celebre per la sua critica al concetto di orientalismo –  costituì questa orchestra formata da elementi israeliani, palestinesi, giordani, egiziani, spagnoli, iraniani. “Un’orchestra – dice Lombardi – che ha molta importanza per quanto riguarda il dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani”. Eseguiranno la Quinta e la Sesta Sinfonia di Beethoven. E se la Quinta Sinfonia può essere considerata “la” sinfonia, in cui si sviluppa la dialettica della forma sonata, e l’opposizione tra i due temi maschile e femminile, la Sesta sinfonia è forse uno dei primi esempi di musica a programma. Non è la prima volta che il musicista vuole descrivere la natura o un particolare argomento, ma nella Sesta – comunemente chiamata Pastorale, perché descrive le suggestioni di una passeggiata in campagna – Beethoven riesce organicamente e con una poetica completa a descrivere le lunghe passeggiate che intraprendeva nei dintorni di Heiligestadt, il sobborgo di Vienna dove si era ritirato a vivere. Heiligestadt, ovvero la città santa, dove i contadini lo vedevano camminare per i campi a passo svelto, mentre canticchiava e borbottava qualcosa. Era il primo musicista realmente libero – praticamente un libero professionista -, e nessuno sapeva della sua sordità. Quando morirà, lascerà un testamento – il testamento di Heiligenstadt – in cui spiegherà di non essere un misantropo, di non aver evitato la gente, ma di essere semplicemente sordo. Al termine della vita, Beethoven così getterà la maschera. Già invece si era rivelata la sua profonda forza morale, la sua religiosità – anche se non era credente nel senso stretto della parola. Ripeteva in continuazione la massima kantiana: la legge morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me. E, quando nella nona sinfonia metterà in musica i versi dell’inno alla gioia di Schiller lo stesso inno alla gioia termina con i versi: “Vi inginocchiate, moltitudini? Intuisci il tuo creatore, mondo? Cercalo sopra il cielo stellato! Sopra le stelle deve abitare!” Forse è questo uno dei motivi per cui Beethoven è molto amato da Benedetto XVI.

Gesù di Nazaret e una nuova enciclica?

Il Papa suonerà Beethoven al pianoforte durante la vacanza? Forse. E forse si dedicherà a terminare il terzo volume del suo Gesù di Nazaret, anche se alcune voci raccontano di un testo già pronto e già tradotto nelle principali lingue, che sarà revisionato da Benedetto XVI proprio nelle prime settimane del suo soggiorno a Castel Gandolfo. Sono però solo indiscrezioni. Secondo altri il Papa starebbe ancora rimettendo mano al testo, che vorrebbe comunque completare entro l’estate. E’ tutto da vedere. Non si sa, invece – anche se pure questa ipotesi è stata ventilata – se Benedetto XVI si metterà al lavoro per scrivere un’altra enciclica, stavolta sulla Fede, proprio in occasione dell’Anno della Fede, cui tutto il pontificato sembra tendere.

Prefettura degli Affari Economici, Ior, trasparenza finanziaria

Intanto, prosegue anche l’amministrazione della Chiesa. Si è riunito il consiglio dei 15 cardinali per la gestione degli Affari Economici della Chiesa per la presentazione e discussione dei bilanci consolidati della Santa Sede e varie considerazioni sulle attività della Prefettura degli Affari Economici, che è stata profondamente riformata quest’anno e si può paragonare ora ad un ministero delle Finanze.

Mentre, per quanto riguarda lo IOR, non c’è da aspettarsi un nuovo presidente prima di autunno. C’è stata un’altra riunione del Consiglio di Sovrintendenza, e ovviamente vengono analizzate delle ipotesi – ci si sta orientando, pare, su un presidente non italiano. Ma, spiega Lombardi, una scelta definitiva dovrebbe giungere già in autunno, e sarà una scelta meditata. Lombardi smentisce anche l’idea di una possibile commissione per delineare l’operato di Ettore Gotti Tedeschi, il presidente sfiduciato dal Consiglio di Sovrintendenza. Un’ipotesi che è circolata a più riprese sulla stampa, ma che “non corrisponde a verità – afferma Lombardi – la questione è chiarita, e si pensa alla nomina del nuovo presidente”. C’è anche da nominare il prelato, ovvero il tramite tra la Commissione Cardinalizia e il Consiglio di Sovrintendenza (è l’unico membro del clero a partecipare alle riunioni del consiglio dei laici e a riferire ai cardinali). La scelta potrebbe ricadere su Alberto Perlasca, responsabile per l’Obolo di San Pietro per la Segreteria di Stato.

Nel frattempo, la Santa Sede è impegnata a discutere della sua trasparenza a Strasburgo, dove in queste ore sta avendo luogo l’assemblea plenaria di MONEYVAL, l’organismo del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza dei Paesi membri agli standard internazionali in materia di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento di terrorismo. “Sono in costante contatto con mons. Ettore Ballestrero, che è il capo delegazione della Santa Sede lì”, afferma Lombardi. La posizione della Santa Sede sarà discussa domani: tre Stati sono stati incaricati di fare una relazione sulle tre parti della bozza di rapporto sulla Santa Sede (parte finanziaria, legale e di law enforcement) e poi si aprirà la discussione. Il rapporto presenta un rating per ciascuna della raccomandazioni del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (40+9, ridotte a 40 con molte novità) e al termine della discussione si arriverà ad una bozza condivisa da tutti. Si tratta comunque di un percorso, non di un giudizio. Al termine della giornata, sarà dato probabilmente un primo scarno comunicato. Il report completo sarà invece pubblicato dopo l’assemblea di MONEYVAL. “Dobbiamo essere prudenti – spiega padre Lombardi – perché MONEYVAL già in passato non ha gradito che si parlasse di valutazioni ancora in corso”. Si riferisce agli otto punti in cui la Santa Sede sarebbe stata trovata “parzialmente conforme” agli standard, che erano, infatti, solo una base di discussione, e tutto può essere cambiato durante questi mesi di scambio di impressioni tra i valutatori e la Santa Sede e infine nel pre-meeting che c’è stato negli scorsi giorni per limare gli ultimi dettagli della bozza che sarà presentata domani alla plenaria. Ma è fuorviante parlare di bocciatura o promozione della Santa Sede. Si tratta semplicemente di un passo di un percorso, che certifica l’impegno della Santa Sede per aderire agli standard internazionali.

Paolo Gabriele

Dentro il Vaticano, stanno invece andando avanti le indagini sulla fuga di documenti della Santa Sede. Per ora – riferisce padre Lombardi – c’è un solo indagato, ed è Paolo Gabriele, assistente di Camera di Sua Santità. Tra poco termineranno i 50 giorni di detenzione cautelativa, e terminerà anche la fase istruttoria del processo. Gabriele potrebbe tornare libero, o i giorni di detenzione saranno prolungati, però questa volta probabilmente agli arresti domiciliari. Se ci sarà un rinvio a giudizio, di certo non si parlerà di processo prima di ottobre. Proseguono le audizioni anche della commissione dei tre cardinali Herranz, Tomko, De Giorgi. “L’ultima volta – ha riferito padre Lombardi – vi ho riferito che Herranz mi aveva detto di aver ascoltato 23 persone. Ora mi ha detto che le persone che i cardinali hanno ascoltato sono 28, dunque i lavori procedono a pieno ritmo”. “Quello che mi aspetto la settimana prossima – dice il direttore della Sala Stampa – sarebbe appunto la fine degli interrogatori formali, e una decisione da parte del giudice istruttore”. Nessuna novità, invece, sulla “sorpresa” ventilata da Herranz in una recente intervista.

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