Ad un passo dalla riforma della Curia?

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Ci siamo. Il giorno che molti attendevano per sapere come sarà davvero il pontificato di Francesco è arrivato. La mattina del primo ottobre otto cardinali e un vescovo saranno attorno allo stesso tavolo del Papa. Sembra di vederli: ognuno con un fascio di lettere, documenti e relazioni sotto il braccio si siedono attorno al grande tavolo della biblioteca privata dell’appartamento pontificio nella Terza Loggia del Palazzo Apostolico. L’incontro è formale e a definirlo tale è stato, alla vigilia dei lavori, il Papa stesso che ha scritto un chirografo per dare al “gruppo” una forma giuridica.

Questa volta non si tratta di una commissione referente con un compito preciso. Si tratta di una consultazione più ampia. Una sorta di seguito delle congregazioni generali pre conclave. Si parla di tutto e si decide anche il metodo. Il Papa ascolta. Sappiamo che lo stile Bergoglio è orientato alla sinodalità , anche se a Buenos Aires non amava realizzare sinodi diocesani.

Sappiamo che c’è da tempo l’intenzione della Curia romana di “rivedere” la forma stessa di lavoro della Curia. In effetti è fin dagli ultimi anni di pontificato di Giovanni Paolo II che la Curia ha bisogno di una profonda revisione. Lo sapeva benissimo Benedetto XVI che ha tentato dei piccoli passi, ma ha poi deciso che ci sarebbe voluto troppo tempo e ha deciso di affrontare alcuni temi più urgenti come quello drammatico della pedofilia, o quello ecumenico con gli anglicani e il tema della unità con i lefebvriani. Benedetto alla fine ha messo al centro la dottrina e la fede perché erano le questioni che meglio conosceva. Bergoglio decide di mettere subito mano all’organizzazione. E si fa aiutare, perché, come lui stesso ha detto, non è un grande organizzatore. Francesco è soprattuto un parroco, un vescovo, capace di coinvolgere una folla e farsi seguire. Per questo ha scelto la via delle commissioni, del cammino comune.

Per ora dall’esterno sapremo poco. Per ora non è coinvolta la Chiesa come Popolo di Dio. I cardinali hanno raccolto richieste e idee da diverse parti, ma sempre a livello gerarchico. Non ci sono stati sinodi diocesani o consultazioni nelle Chiese locali. Ma è solo il primo passo di un cammino che si preannuncia lungo e articolato. Intanto tra un anno si dovrebbe svolgere il primo sinodo dell’era Francesco e forse sarà profondamente rivisto nel metodo. Il tema sembra già deciso: la famiglia. Un tema caldo in tutto il mondo e particolarmente in America Latina da dove proviene il Papa. Un tema caro ai predecessori di Papa Francesco, tanto che fu Giovanni Paolo II a creare un pontificio consiglio dedicato proprio alla pastorale familiare.

La Chiesa cammina a passi lenti e decisi. Le strade per essere presenza viva nel mondo sono tante e non tutte passano per Roma. Ma è certo che alcune vecchie proposte di revisione della Curia sono tornate in auge come sono ritornate alcune vecchie presenze. Chissà se nel primo G8 di Francesco si parlerà anche di quei temi che sembravano interessare i media solo nel pontificato di Benedetto XVI. Davvero la corruzione, le fughe di notizie, intrighi e litigiosità sono scomparse? Davvero bastava che il Papa abitasse a Santa Marta perché tutto funzionasse a meraviglia e schiere di cattolici sentissero la Chiesa come una madre affettuosa?

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