In attesa della sentenza, ricapitolando il “caso Becciu” – Parte terza
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 13.12.2023 – Vik van Brantegem] – Abbiamo pubblicato innumerevoli articoli in riferimento al caso 60SA (Indice – Caso 60SA [QUI]). In attesa della sentenza, riportiamo in quattro parti la ricapitolazione del “caso Becciu” presentata dal 1° dicembre 2023 da Andrea Paganini, che si è impegnato in modo approfondito a seguire la vicenda ed è il curatore della meritevole Rassegna stampa sul “caso Becciu” [QUI]. La ricostruzione dei passaggi fondamentali del “Caso Becciu” pubblicate in 14 puntate quotidiane sul diario Facebook di Paganini, sono state riprese anche su Settimana News [QUI]: Caso Becciu: verso la sentenza.
Cosa deve vincere:
la verità o la ragione di stato?
Che si riconosca la verità!
Terza parte
8. Sulla Messa “In Coena Domini” celebrata da Papa Francesco a casa del Cardinal Becciu. Forse il Papa, che vuole tenere aperti i canali del dialogo, si è reso conto di essere stato ingannato – da CHI? – e vuole che la verità venga alla luce?
9. Su «L’Espresso», «Report», «The Pillar», «La Verità» e simili. Questa tristissima vicenda, basata esclusivamente su menzogne e calunnie è la rappresentazione plastica della peggiore decadenza del giornalismo dell’epoca nostra. Avrà anche ottenuto una brutale gogna mediatica senza precedenti, ma COME MAI il sistema mediatico italiano e mondiale non ha trovato gli anticorpi – fatte salve pochissime lodevoli eccezioni – per reagire alle polpette avvelenate?
10. Sulla causa di beatificazione di Aldo Moro (e sulle altre accuse di Report). Sia ben chiaro che ogni giornalista si qualifica attraverso le proprie azioni, non con la propria popolarità: troppo facile raccogliere consensi gridando «Crucifige» e «Liberate Barabba!»! Benché facciano a gara a chi la spara più grossa, i lupi cooptati da forze oscure saranno smascherati, non appena l’alba verrà, all’impatto con la verità dei fatti.
11. Sul sistema giudiziario vaticano. L’operato del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi è connotato da una serie impressionante di abbagli, granchi e gravi pecche, nel migliore dei casi. Ma nel sistema giudiziario del Vaticano – dove non vige una conquista della civiltà moderna come la separazione dei poteri – si sono visti anche imbeccamenti calunniosi a certa stampa, leggi modificate a procedimento in corso (sempre in sfavore degli imputati), magistrati dell’accusa che non obbediscono al giudice, video di testimonianze censurati, verbali pieni di omissis, testimoni che ammettono d’essere stati manipolati (senza che si approfondisca per capire da chi e perché), interrogatori calendarizzati e poi improvvisamente cancellati, messaggi chat tenuti nascosti, una pregiudicata che muove le pedine a proprio piacimento, promotori di giustizia indegni che non ne azzeccano una, giudici che approvano senza battere ciglio… E intollerabili interventi censori sul materiale probatorio.COM’È POSSIBILE ciò che è accaduto nell’Ufficio del Promotore di Giustizia negli ultimi anni?
Parti precedenti
Prima parte (puntate 1-3): 11 dicembre 2023 [QUI]
Seconda parte (puntate 4-7): 12 dicembre 2023 [QUI]
Seguirà
Quarta parte (puntate 12-14): 14 dicembre 2023 [QUI].
Ricapitoliamo il “caso Becciu”
(in attesa della sentenza)
Puntate 8, 9, 10 e 11
di Andrea Paganini
8. Sulla Messa “In Coena Domini” celebrata da Papa Francesco a casa del Cardinal Becciu
Il Giovedì Santo del 2021 Papa Francesco, a sorpresa, decise di non celebrare l’importante Messa “In Coena Domini” nella Basilica di San Pietro, bensì in modo privato nella casa del Cardinal Becciu. Tale gesto è stato interpretato in vari modi e forse solo lui sa cosa lo mosse realmente. Certamente non si trattò di un gesto di perdono (anche perché avrebbe significato implicitamente ritenere Becciu colpevole, prima ancora del rinvio a giudizio). Si sa che negli anni precedenti il Papa si recava il Giovedì Santo – memoria dell’istituzione dell’Eucarestia e pure del sacerdozio – a casa di Becciu per pranzare con alcuni preti di Roma. Forse, con quella visita e con la Messa concelebrata, ha voluto semplicemente esprimere solidarietà e vicinanza fraterna a un uomo che viveva il proprio Calvario. Fatto sta che in tre anni gli incontri tra i due non sono mancati, anche in udienze private concesse dal Papa al cardinale. Nell’agosto del 2022 Papa Francesco ha invitato il Cardinal Becciu a partecipare al Concistoro e alla vita del Collegio Cardinalizio: anche per lui deve valere il diritto alla presunzione di innocenza.
Forse il Papa, che vuole tenere aperti i canali del dialogo, si è reso conto di essere stato ingannato – da CHI? – e vuole che la verità venga alla luce? [1]
9. Su «L’Espresso», «Report», «The Pillar», «La Verità» e simili
Il 24 settembre 2020 qualcuno – CHI? – recapitò tra le mani di Papa Francesco, prima ancora che la rivista arrivasse nelle edicole, una copia de «L’Espresso» con uno scritto di [Omissis] e una copertina fabbricata ad arte per provocare la cacciata del Cardinal Becciu. Era l’inizio di una vera e propria martellante campagna di diffamazione – altrimenti detta macchina del fango, killeraggio mediatico, mascariamento o character assassination – contro un uomo che, fino a prova contraria, è completamente innocente, vittima della più grave persecuzione a mezzo stampa orchestrata nella storia contro un essere umano. Papa Francesco ha detto: «Il lawfare inizia attraverso i mass media, che denigrano [l’obiettivo] e insinuano il sospetto di un reato. Si creano indagini enormi e per condannare basta il volume di queste indagini, anche se non si trova il reato». E ancora: «La disinformazione è uno dei peccati del giornalismo, che sono quattro: la disinformazione, quando un giornalismo non informa o informa male; la calunnia – tante volte si usa quello; la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge; e il quarto è la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie. Lo scandalo vende. E la disinformazione è il primo dei peccati, degli sbagli – diciamo così – del giornalismo».
Questa tristissima vicenda, basata esclusivamente su menzogne e calunnie è la rappresentazione plastica della peggiore decadenza del giornalismo dell’epoca nostra. Avrà anche ottenuto una brutale gogna mediatica senza precedenti, ma COME MAI il sistema mediatico italiano e mondiale non ha trovato gli anticorpi – fatte salve pochissime lodevoli eccezioni – per reagire alle polpette avvelenate? [2]
10. Sulla causa di beatificazione di Aldo Moro (e sulle altre accuse di Report)
Anche Report, una trasmissione televisiva che sostiene di fare giornalismo d’inchiesta, ha voluto partecipare al lancio di fango e s’è prestata a diffondere le calunnie, un po’ come nella favola «Il lupo e l’agnello» di Esopo, la cui morale risulta chiara: «La favola mostra che contro chi ha deciso di fare un torto non c’è giusta difesa che valga». I lupi mannari che applicano questa logica perversa sono accomunati da tre caratteristiche:
1) selezionano le informazioni in modo prevenuto per sostenere le loro tesi faziose e, quando non le trovano, come il lupo della favola, le inventano di sana pianta;
2) la loro indiscussa carenza di argomenti li fa sposare la famosa logica dell’illogico, quella del lupo che sta a monte dell’agnello e lo accusa di sporcargli l’acqua, per intenderci;
3) la loro prepotenza è crudele e ingiustificabile.
Ma i lupi di Report – certo in un lavoretto ben commissionato – hanno fatto i conti senza l’oste, dando voce anzitutto alla figlia di Aldo Moro, la quale ha affermato che il Cardinal Becciu le avrebbe scritto «la lettera più volgare e violenta che io abbia ricevuto», letterale. Per rincarare la dose ha aggiunto d’aver detto a Papa Francesco, in un’udienza privata: «non le ho portato la lettera di questo signore per non amareggiarla». Ma che buon cuore! Ranucci e compagnia si sono guardati bene dal chiederle quella lettera – ciò che ogni giornalista serio avrebbe fatto – oppure, se l’hanno chiesta, si sono guardati bene dal mostrarla. Ma poi – come nella favola di Esopo – arriva la logica della forza di gravità: la lettera è stata pubblicata da Famiglia Cristiana e da Il Messaggero e è quanto di più civile e cortese si possa immaginare. Non solo: nella stessa puntata di Report, Ranucci e Co. hanno dato voce a un impostore, vale a dire a Nicola Giampaolo, sedicente postulatore di Santa Romana Chiesa, il quale ha sostenuto d’aver ricevuto nel giugno del 2018 una richiesta di tangente per far avanzare la causa di beatificazione di Moro; mandante ovviamente il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Cardinal Becciu! Polverone! Fango aggiunto al fango! Già, già, solo che di lì a poco, come nella favola di Esopo, entra in gioco la logica del buon senso, che in questo caso si chiama cronologia dei fatti: come faceva il Giampaolo – noto millantatore – a rappresentare Aldo Moro nel giugno del 2018, se dall’aprile di quello stesso anno non era più il postulatore della causa? e, soprattutto, cosa c’entra Becciu con questa vicenda – già smentita da altre fonti –, se è entrato in Congregazione nel settembre del 2018? È la stessa logica di Esopo – come poteva l’agnello aver insultato il lupo, se non era ancora nato? – che smaschera la menzogna con le regole della fisica [3].
Il Vescovo di Ozieri, Monsignor Corrado Melis, ha poi rivelato un particolare inedito: «Il buon Giorgio Mottola di Report è venuto da me per un’intervista dove io dichiaravo, documenti alla mano, la trasparenza assoluta di ogni centesimo passato dalla CEI e dalla Carità del Papa (Obolo di San Pietro) alle attività della Caritas diocesana con regolari domande e certamente l’interessamento anche (ripeto: “anche”) del Sostituto alla Segreteria di Stato Mons. Becciu. Peccato che quell’intervista andasse contromano rispetto al senso di marcia che era stato assegnato (presumo dai vertici!) al servizio di Report e che la “scappatella” infedele di Mottola si sia risolta in un “il Vescovo di Ozieri conferma ciò che afferma Becciu”». Ecco servita un’altra distorsione dei fatti: i giornalisti privi di deontologia professionale procedono in modo selettivo: non cercano la verità, ma solo conferme – oltretutto taroccate – alle loro tesi; quando invece trovano smentite, allora sorvolano, ignorano, tagliano. E così la trasmissione di Ranucci, con accuse pretestuose e infondate, sintomi di un vero “metodo Report”, è precipitata al livello della Chaouqui, che pure aveva sgamato nella puntata dell’11 gennaio 2021! La Radiotelevisione Svizzera (RSI) da parte sua si è comportata allo stesso modo, nonostante i miei ripetuti richiami alla correttezza inoltrati al responsabile del Dipartimento Informazione Reto Ceschi: non ha cercato la verità, ma si è limitata a diffondere la versione calunniosa di pregiudicati come [Omissis] e Co. Un’assoluta mancanza di professionalità, uno spettacolo indecoroso! In questo tempo viviamo: tempo da lupi. E in questo mondo, dove i lupi rapaci la fanno da padroni. Ma è giornalismo questo, che beve e fa bere le veline diffamatorie, come quelle propalate da L’Espresso, da Report, ecc.? Alle vittime innocenti – agnelli o capri espiatori – non resta che rispondere punto per punto con «la forza della verità» (Fedro), confidando nel Buon Pastore e sperando che il manzoniano «buon senso» sia più forte del banale «senso comune». Nel mondo del giornalismo – anche cattolico – Becciu non lo difende nessuno: chi “sta con il Papa” non lo difende perché teme che sarebbe come affermare che Francesco ha sbagliato; chi sta contro il Papa non lo difende perché Becciu sta con Francesco più di chiunque altro; e infine ci sono i complici, coloro che, con disinformazioni e lusinghe, hanno tratto il Papa in inganno: quelli gongolano e si sfregano le mani.
Ma sia ben chiaro che ogni giornalista si qualifica attraverso le proprie azioni, non con la propria popolarità: troppo facile raccogliere consensi gridando «Crucifige» e «Liberate Barabba!»! Benché facciano a gara a chi la spara più grossa, i lupi cooptati da forze oscure saranno smascherati, non appena l’alba verrà, all’impatto con la verità dei fatti.
11. Sul sistema giudiziario vaticano
L’operato del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi è connotato da una serie impressionante di abbagli, granchi e gravi pecche, nel migliore dei casi. Ma nel sistema giudiziario del Vaticano – dove non vige una conquista della civiltà moderna come la separazione dei poteri – si sono visti anche imbeccamenti calunniosi a certa stampa, leggi modificate a procedimento in corso (sempre in sfavore degli imputati), magistrati dell’accusa che non obbediscono al giudice, video di testimonianze censurati, verbali pieni di omissis, testimoni che ammettono d’essere stati manipolati (senza che si approfondisca per capire da chi e perché), interrogatori calendarizzati e poi improvvisamente cancellati, messaggi chat tenuti nascosti, una pregiudicata che muove le pedine a proprio piacimento, promotori di giustizia indegni che non ne azzeccano una, giudici che approvano senza battere ciglio…
E intollerabili interventi censori sul materiale probatorio. PERCHÉ? Cosa nasconde il Tribunale vaticano? La cosa più grave – a mio parere – è accaduta nel gennaio del 2023: i Giudici, dopo averlo calendarizzato, hanno inspiegabilmente cancellato l’interrogatorio della Chaouqui previsto per il 16 febbraio (già spostato una volta), nonché il confronto Chaouqui-Ciferri, richiesto dalle difese [4]. In un articolo del 14 gennaio 2023 si legge un’affermazione di Chaouqui, mossa evidentemente da odio: «Io e il papa abbiamo un nostro modo di comunicare informazioni, e non lo spiegherò nei dettagli certo a voi». Parlava ai giornalisti che aveva convocato per il suo show, ma… in tribunale non si potrebbe pretendere che spieghi questo “modo di comunicare”? CHI faceva – o fa – da tramite tra Chaouqui e il Papa? Forse la stessa persona che gli portò L’Espresso prima ancora che arrivasse nelle edicole? COME MAI il Promotore di Giustizia Diddi ha nascosto 120 su 126 messaggi intercorsi tra la Chaouqui e la Ciferri? E COME MAI i documenti pontifici e il materiale riservato della Santa Sede detenuti abusivamente dalla Chaouqui, trovati durante una perquisizione effettuata dalla Guardia di Finanza di Roma nel dicembre del 2020, non hanno ancora avuto conseguenze sul piano giuridico? [5]
Le contraddizioni emerse sono davvero troppe ed è necessario che tutte le parti dispongano integralmente dei verbali di Perlasca e di tutti i messaggi inoltrati dalla Ciferri, com’era necessario che potessero interrogare approfonditamente la Chaouqui, onde far emergere i retroscena e le motivazioni rancorose delle sue montature. Se non adempie le condizioni minime per il giusto processo, la Giustizia vaticana dimostra di non amare la verità e perde la propria credibilità. E quanto sia importante essere credibili l’ha testimoniato con la vita un magistrato serio e beato: Rosario Livatino. Nel febbraio scorso il Papa ha detto ai magistrati che bisogna «evitare il rischio di “confondere il dito con la luna”: il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano». In questo modo si presume che quei comportamenti e quei fatti siano veri, contraddicendo ciò che più volte il Papa stesso ha sostenuto in altri contesti, vale a dire che la presunzione di innocenza fino a prova contraria è un diritto umano fondamentale; ma se la luna non c’è? Non è forse il senso stesso dei processi quello di verificare se le accuse ipotizzate nel rinvio a giudizio sono vere o false, se sono fondate sulla realtà o su una messinscena? Se bastasse l’esistenza di un processo per dedurre che fatti e comportamenti sono reali, allora non sarebbe nemmeno necessario aspettarne l’esito, sarebbe una perdita di tempo, visto che tutto è già “chiaro” prima; allora Gesù era colpevole a prescindere, e non c’è nulla da discutere, tanto più che era accusato dalla più alta autorità religiosa dell’epoca. Ma CHI ha scritto quel discorso al Papa?, il quale solo poche settimane prima aveva chiarito lucidamente: «… guardatevi da coloro che creano l’atmosfera per un processo, qualunque esso sia. Lo fanno attraverso i media in modo tale da influenzare coloro che devono giudicare e decidere. Un processo deve essere il più pulito possibile, con tribunali di prima classe che non hanno altro interesse che salvare la pulizia della giustizia».
E allora, COM’È POSSIBILE ciò che è accaduto nell’Ufficio del Promotore di Giustizia negli ultimi anni?
Note del Blog dell’Editore
[1] Cosa significa il gesto del Papa, andando a concelebrare Messa a casa di Becciu, procurando al Cardinale “una bella gioia”? – 2 aprile 2021 [QUI]
[2] Le tre Lettere aperte di Andrea Paganini sul “caso Becciu” e i media
– Un saluto da Don Andrea Andreani. Gutta cavat lapidem – 25 novembre 2020 [QUI]
– Lettera aperta ai giornalisti liberi e forti sul “caso Becciu” diventato “caso L’Espresso” – 22 dicembre 2020 [QUI]
– Guai a voi, calunniatori e ipocriti manicheisti, che pensate d’avere la verità in tasca e non cambiate idea mai. La verità, che smaschera bugie e calunnie, ci farà liberi. Tutti – 14 aprile 2021 [QUI]
[3] – Sasso dopo sasso il castello delle calunnie crolla. La lettera che il Cardinal Becciu scrisse alla figlia primogenita di Aldo Moro di contenuto contrario a quanto da lei affermato – 16 aprile 2021 [QUI]
– Per la Congregazione delle Cause dei Santi Nicola Giampaolo non possiede i requisiti richiesti dalle norme canoniche per essere postulatore – 13 aprile 2021 [QUI]
[4] – 43ª Udienza del Processo 60SA in Vaticano. La testimonianza della Chaouqui e della Ciferri, faticosa e molto movimentata – 13 gennaio 2023 [QUI]
– 44ª Udienza del Processo 60SA in Vaticano. Non ammessi come testimoni il Papa e la Chaouqui. Il Card. Becciu continua a respingere il complotto contro di lui – 26 gennaio 2023 [QUI]
[5] La GdF di Roma avrebbe trovato timbri e documenti del Vaticano e della Santa Sede in casa della pierre-lobbista Chaouqui. Il resoconto di TgCom24… Gutta cavat lapidem non vi sed saepe cadendo – 7 dicembre 2020 [QUI]