In attesa della sentenza, ricapitolando il “caso Becciu” – Parte prima
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.12.2023 – Vik van Brantegem] – Questa rubrica Blog dell’Editore su Korazym.org – aperta il 20 novembre 2019 – si è occupata quindi da questa data con il primo articolo del 29 novembre 2019 (anche se la faccenda era iniziata già nel 2018) del “caso 60SA” (in riferimento al principale dei tre filoni del procedimento penale vaticano), poi diventato il “processo Becciu” (in riferimento al principale dei dieci accusati), formalmente Procedimento penale n. 45/2019 RGP vaticano (in riferimento all’apertura del fascicolo da parte dell’Ufficio del Promotore di Giustizia vaticano, a seguito di due denunce, presentate dallo IOR a luglio 2019 e dall’Ufficio del Revisore Generale ad agosto 2019). Il 3 luglio 2021 il Presidente del Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano ha disposto la citazione a giudizio dei dieci imputati nell’ambito della vicenda legata alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, mentre le Udienze vengono celebrate dal 27 luglio 2021.
Nella settimana entrante ci saranno ancora due Udienze per le repliche delle parti:
- Lunedì 11 dicembre dell’accusa (che cercherà di confutare le argomentazioni avanzate dagli avvocati difensori nei giorni scorsi) e delle parti civili.
- Martedì 12 dicembre le difese presenteranno le confutazioni finali alla presentazione dell’accusa.
Poi, prima di Natale, entro giovedì 14, venerdì 15 o sabato 16 dicembre, il collegio di tre giudici presieduto da Giuseppe Pignatone, con i giudici a latere Venerando Marano e Carlo Bonzano, dovrebbe emettere la sentenza di primo grado.
In tutto questo, è sostanziale tener sempre presente il fatto temporale, che il Cardinale Giovanni Angelo Becciu [QUI] è stato Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato di Sua Santità dal 10 maggio 2011 fino al 29 giugno 2018.
Inoltre, vorrei ricordare, che il mio interessamento personale al “caso Becciu” non è motivato dalla mia conoscenza diretta dello stesso Cardinal Becciu (perché ho collaborato con lui duranti il mio servizio alla Santa Sede, quando era Sostituto, conoscendolo già come Nunzio Apostolico dal 2001, IN occasione delle Visite Apostoliche). Il mio interessamento personale non è motivato neanche della mia stima nei suoi confronti, né dalla sua amicizia di cui mi onora. Sono motivato dalla ricerca della verità, e della difesa della legalità e della giustizia.
Poi, e non in misura minore, il mio interessamento è motivato dal mio impegno da una vita per il vero giornalismo che va protetto, nella tradizione giornalistica anglosassone che fa la distinzione netta tra la notizia e la sua interpretazione, secondo il principio che è ancora oggi il motto di The Guardian: «Facts are sacred, comments are free» (I fatti sono sacri, i commenti sono liberi), ed entrambi debbono essere riconoscibili. La norma deontologica che consacra questo principio fu enunciata un secolo fa da Charles Prestwich Scott (26 ottobre 1846–1° gennaio 1932) – che fu il Direttore de The Manchester Guardian (ora The Guardian) dal 1872 al 1929 e il suo proprietario dal 1907 fino alla sua morte – il 5 maggio 1921 nel suo saggio 100 anni [QUI], che segnava il centenario del quotidiano. Scott sostenne che l’ufficio principale di un giornale è la cronaca accurata delle notizie e che anche il commento editoriale ha le sue responsabilità: «È bene essere franchi, meglio ancora essere giusti».
Abbiamo pubblicato innumerevoli articoli in riferimento al caso 60SA (Indice – Caso 60SA [QUI]). Oggi, in attesa della sentenza, iniziamo a riportare in quattro parti la ricapitolazione del “caso Becciu” presentata dal 1° dicembre 2023 da Andrea Paganini, che si è impegnato in modo approfondito a seguire la vicenda ed è il curatore della meritevole Rassegna stampa sul “caso Becciu” [QUI]. La ricostruzione dei passaggi fondamentali del “Caso Becciu” pubblicate in 14 puntate quotidiane sul diario Facebook di Paganini, sono state riprese oggi anche su Settimana News [QUI]: Caso Becciu: verso la sentenza.
Prima parte
1. Su Pell. I fatti hanno dimostrato che il Cardinal Becciu non solo era innocente, ma era la vittima designata di una brutale montatura (orchestrata da CHI?), questa sì perfida e perversa.
2. Sull’Obolo di San Pietro. La domanda importante ora è: come mai il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi – vale a dire l’accusatore del Cardinal Becciu, che fra l’altro è pagato pure con l’Obolo di San Pietro – ha alimentato e cavalcato menzogne e calunnie, causando discredito e danno alla Chiesa fino quasi alla fine del processo, smentendole solo nell’arringa finale, quando ormai la frittata era fatta e non poteva più negare l’evidenza? PERCHÉ?
3. Sull’accusa di aver arricchito se stesso o propri familiari. COME SI SPIEGA, la vergognosa campagna di diffamazione fondata sul nulla? CHI l’ha ideata e realizzata?
Seguiranno
Seconda parte (puntate 4-7): 12 dicembre 2023 [QUI]
Terza parte (puntate 8-11): 13 dicembre 2023 [QUI]
Quarta parte (puntate 12-14): 14 dicembre 2023 [QUI]
Cosa deve vincere:
la verità o la ragione di stato?
Che si riconosca la verità!
«Devo concludere dicendo: ho fiducia. Io sono innocente, lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi in questo dibattimento. Io spero, dal profondo del cuore che lo siate anche voi».
Questa frase, pronunciata da Enzo Tortora rivolto ai giudici il 15 settembre 1986, è rimasta celebre. Sempre attuale. La Corte di Appello di Napoli lo assolse poi con formula piena dall’accusa di associazione a delinquere di stampo camorristico per cui era stato arrestato il 17 giugno 1983.
Ricapitoliamo il “caso Becciu”
(in attesa della sentenza)
Puntate 1, 2 e 3
di Andrea Paganini
1. Su Pell
Qualcuno – CHI? – ha messo in testa al Cardinale George Pell, e all’opinione pubblica, che il Cardinal Becciu sarebbe stato un suo nemico e che addirittura avrebbe complottato contro di lui pagando i testimoni dell’accusa nel processo che l’ha visto protagonista in Australia. Era una bufala, ma Pell – strumentalizzato? – è caduto nella trappola, ha esultato alla destituzione di Becciu e ha attivato una campagna giustizialista indegna e ottusa contro il suo confratello. Nel frattempo è chiaro che si trattava non solo di una calunnia, ma della calunnia peggiore che si potesse immaginare, perché presupponeva un’odiosa operazione di malizia, di perfidia.
I fatti hanno dimostrato che il Cardinal Becciu non solo era innocente, ma era la vittima designata di una brutale montatura (orchestrata da CHI?), questa sì perfida e perversa [1].
2. Sull’Obolo di San Pietro
Qualcuno – CHI? – ha attivato un’orchestratissima campagna stampa affermando che la Segreteria di Stato di Sua Santità avrebbe utilizzato l’Obolo di San Pietro per compiere degli investimenti immobiliari, o addirittura speculativi; e beninteso dando la colpa all’ex sostituto Becciu. L’Obolo di San Pietro è il denaro che i fedeli di tutto il mondo donano al Papa per le necessità della Chiesa (finanziamento della sua missione, della Santa Sede, dello Stato della Città del Vaticano) e per azioni di carità. Ovviamente l’opinione pubblica, scandalizzata, ha sollevato un’ondata di indignazione, poiché i giornaloni titolavano che i soldi per i poveri venivano destinati ad altri scopi. A parte il fatto che Papa Francesco ha spiegato, il 26 novembre 2019, che il denaro della Chiesa va saggiamente amministrato («Tenere i soldi nel cassetto non è una buona amministrazione. La buona amministrazione è cercare di fare un investimento e fare in modo che il capitale non si svaluti, si mantenga o cresca un po’. Questa è una buona amministrazione: chiaro?»), e a parte il fatto che la Chiesa da sempre per sostenersi si serve anche di investimenti immobiliari, i fatti emersi al processo hanno dimostrato che l’accusa era una bufala: in realtà nemmeno un centesimo dell’Obolo di San Pietro è stato utilizzato per l’investimento immobiliare di Londra al centro del processo in corso in Vaticano.
La domanda importante ora è: come mai il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi – vale a dire l’accusatore del Cardinal Becciu, che fra l’altro è pagato pure con l’Obolo di San Pietro – ha alimentato e cavalcato tali menzogne e calunnie, causando discredito e danno alla Chiesa fino quasi alla fine del processo, smentendole solo nell’arringa finale, quando ormai la frittata era fatta e non poteva più negare l’evidenza? PERCHÉ? [2]
3. Sull’accusa di aver arricchito se stesso o propri familiari
L’orchestratissima campagna stampa promossa dal gruppo Gedi, ma non soltanto, ha sostenuto che il Cardinal Becciu possedesse conti all’estero (in Australia, in Svizzera e così via) e avesse versato denaro della Chiesa a suoi fratelli. Con una semplice verifica – dovere deontologico dei giornalisti seri – si sarebbe constatato che Becciu non ha mai posseduto conti all’estero, non ha migliorato la propria condizione economica, non ha ville, case o appartamenti, guida una vecchissima automobile e ha un conto in banca molto molto modesto. Fin dal 25 settembre 2020 il cardinale aveva chiarito pubblicamente d’aver versato – come era sua facoltà in quanto Sostituto alla Segreteria di Stato – 100.000 euro della Chiesa alla Caritas della Diocesi sarda di Ozieri, il cui Vescovo Corrado Melis ne aveva fatto richiesta, per la realizzazione di un progetto caritativo [3]. Siccome però alla SPES – vale a dire il braccio operativo della Caritas – lavora da molti anni anche un fratello del cardinale (il quale fra l’altro, percependo uno stipendio da insegnante, fino al 2016 ha lavorato a titolo gratuito; come ha lavorato per volontariato, dopo la maturazione della pensione, pure dal 2021 in poi), la stampa prevenuta ha affermato che quei soldi sarebbero finiti nelle sue tasche. I fatti emersi al processo hanno dimostrato invece che quei 100.000 euro sono sempre stati sul conto della Caritas e servono attualmente alla realizzazione di un centro per persone povere e disagiate, scartate dalla società. Sono inoltre stati elargiti 25.000 euro per l’acquisto di una macchina per la panificazione distrutta da un incendio [4]. Nemmeno un centesimo è andato a familiari di Becciu. Il peculato quindi, di cui si è voluto accusare il cardinale, non esiste; anzi al dibattimento è emerso che egli ha donato alla Caritas dei soldi propri (almeno 50.000 euro, tanto era interessato al denaro!).
COME SI SPIEGA, allora, la vergognosa campagna di diffamazione fondata sul nulla? CHI l’ha ideata e realizzata?
Note del Blog dell’Editore
[1] – «ll Cardinale Becciu si rammarica delle parole attribuite al Cardinale Pell dalla stampa di oggi, relative alla stanca riproposizione, sia pure sotto forma di sospetto, di temi di notevole gravità» – 4 novembre 2021 [QUI]
– Australian Gate. Comunicazione della Polizia Federale Australiana circa bonifici dal Vaticano in Australia: commesso alcun crimine. Si sfalda il castello delle calunnie contro Becciu – 5 febbraio 2021 [QUI]
Gli inquirenti della Australian Federal Police (AFP) [Polizia Federale Australiana], con un breve comunicato pubblicato il 3 febbraio 2021, hanno smontato definitivamente – ma già prima non esisteva nessun ragionevole dubbio – le calunnie trapelate dal Vaticano all’Espresso e al Corriere della Sera contro il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, e crocifisso senza appello. Ed ecco, il Cardinal Becciu è innocente in Australia: non aveva utilizzato fondi della Santa Sede durante il processo in Australia contro il Cardinale George Pell.
Viene da dire spontaneo: meno male che esiste il Commonwealth dell’Australia, per rendere giustizia ad un altro Cardinale di Santa Romana Chiesa. Becciu come Pell, perseguitati e calunniati dall’interno dello Stato della Città del Vaticano, prosciolti in Australia, perché “il fatto non sussiste”. E meno male che c’è il quotidiano Libero – con Feltri, Farina e colleghi – che ha reso e rende giustizia ad ambedue.
[2] Il 14 dicembre 2020 nell’articolo Finanza e Sanità vaticana, il cerchio di opacità che si chiude. E il Cardinale Angelo Becciu non c’entra niente. La topica dell’Espresso abbiamo scritto: «Ci teniamo a chiarire ancora una volta, che per l’operazione di acquisizione del palazzo di lusso londinese al numero 60 di Sloane Avenue, da parte della Segreteria di Stato, sono stati prelevati sì somme dai fondi di riserva della Segreteria di Stato, come ha concesso il Cardinale Angelo Becciu secondo la prassi della Santa Sede. Nel contempo il porporato sardo ha sempre escluso che siano stati prelevati somme dal Fondo dell’Obolo di San Pietro (solo uno tra i fondi di riserva nella disponibilità della Segreteria di Stato). Ci teniamo a ribadire e a sottolineare ancora una volta, di non aver motivo di dubitare delle parole di Becciu, come del resto autorevolmente ha confermato anche il Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede (APSA), il Vescovo Nunzio Galantino nell’intervista esclusiva rilasciata a Mimmo Muolo per Avvenire del 31 ottobre 2020» [QUI].
[3] Cardinal Becciu al convegno Caritas di Ozieri: “Ho aiutato i poveri”. “Guardo con fiducia al futuro: la verità arriverà” – 11 dicembre 2022 [QUI]
[4] Una storia bellissima di solidarietà e di Vangelo incarnato! Grazie al giornalista Mario Mossa. E pensare che il contributo interamente dato alla Caritas diocesana di Ozieri è stato il casus belli che ha portato il Papa, maliziosamente consigliato, a prendere la nefasta decisione di mandare a processo uno dei suoi più fidati cardinali. Dal processo emerge in maniera definitiva che nessun euro è transitato dalla Santa Sede a Tonino Becciu, il quale lavora da VOLONTARIO presso la Spes. Una storia assurda, che più assurda non si può.