La Verità prosegue con il dossier «I denari della “banda dei buoni”» e risponde all’Arcivescovo Castellucci e al Cardinal Zuppi
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.12.2023 – Ivo Pincara] – Oggi, per il decimo giorno consecutivo, La Verità ritorna in prima pagina con il proseguimento del dossier I denari della “banda dei buoni”. La Verità in sostanza reagisce alla nota Sulle offerte a «Mediterranea» del 7 dicembre 2023 dell’Arcivescovo metropolita di Modena-Nonantola, Mons. Erio Castellucci, l’ordinario del cappellano del rimorchiatore Mare Jonio usato da Mediterranea Saving Humans, Don Mattia Ferrari [1], all’intervista del Tg2000 di TV2000, l’emittente televisivo della Conferenza Episcopale Italiana, al Presidente, Cardinale Matteo Zuppi, dell’8 dicembre 2023 [2], all’articolo non firmato nella sezione Notizie del sito della Conferenza Episcopale Italiana, di cui abbiamo riferito ieri [3] e all’articolo dell’house organ della Santa Sede, Vatican News, che riporta la notizia del sito della CEI e del commento del Cardinal Zuppi [4].
Secco i titoli de Il Messaggero di oggi: «Casarini, il vescovo di Modena ammette di aver finanziato la sua ong con un fondo parzialmente alimentato da 8 per mille», il Fatto Quotidiano: «Zuppi (Cei) conferma i fondi a Mediterranea» e l’edizione di Bologna del Corriere della Sera: «Modena, l’arcivescovo Castellucci: “Dal 2020 ho elargito somme alla ong Mediterranea”».
Il titolone in prima pagina de La Verità di oggi per l’editoriale di Maurizio Belpietro: «Il vescovo rivendica sull’Unità i versamenti alla banda Casarini. Monsignor Erio Castellucci esce allo scoperto con tanto di firma e stella rossa e dice di aver dato a Mediterranea più soldi di quelli che avevamo scritto noi [1]. Viva la sincerità. Chissà come sono contenti i suoi fedeli di Modena. Non conosco Monsignor Erio Castellucci, vescovo dell’Arcidiocesi di Modena e Nonantola, però devo complimentarmi con lui. A differenza di altri prelati, lui non ha adottato la regola del silenzio, ma ha deciso di alzare il velo sui finanziamenti a Casarini e compagni. Mentre altri hanno preferito negare l’evidenza, utilizzando lo stile tartufesco di chi spera che la bufera prima o poi passi». Con rimando a pagina 3: «Il “compagno” Mons. Castellucci rivendica i maxi bonifici a Casarini. Con un articolo sull’”Unità”, esce allo scoperto e ci dà una notizia: i fondi a Mediterranea sono ancora più sostanziosi si quelli finora svelati. Che cosa ne pensano i fedeli di tutti questi soldi dati all’ex global?» [QUI].
Il rimando a pagina 2 e 3 per l’articolo di Giorgio Gandola: «Quei licenziamenti targati Don Erio. Bergogliano e progressista, il prelato emiliano è il padrino del cappellano della Jonio, che finanzia. Ma cacciò due parroci e il maestro di musica sacra per tagliare i costi alti. Monsignor Castellucci è centrale nella costruzione dell’affaire Mediterranea. È stato il primo a credere ai Casarini boys, il prima a finanziarli, il primo a fare proseliti fra i colleghi e ad applaudire l’ex Tuta Bianca in visita al Sinodo. Ed è stato il primo ad inserire nella struttura un sacerdote, Don Mattia Ferrari, viceparroco di Formigine con diffusi fremiti guevaristi come cappellano della Mare Jonio. Di fatto creando il tramite fra l’organizzazione e la Chiesa» [QUI]».
L’occhiello in prima pagina de La Verità per l’articolo di Giacomo Amadori: «Le ricevute. Pure la Cei difende l’uso delle offerte per gli ex no global. Ma sbaglia i conti. Omnia cum tempore, ogni cosa a suo tempo se legge nel libro dell’Ecclesiaste. Un motto che i vescovi conoscono certamente bene. E a distanza di tre settimane dalle nostre prime domande, la Conferenza Episcopale Italiana ha deciso di rispondere alle questioni sollevate nell’inchiesta a puntate di Panorama e La Verità sui finanziamenti della Chiesa all’associazione di promozione sociale Mediterranea del pregiudicato Luca Casarini. Ma le spiegazioni, purtroppo, sono decisamente insoddisfacenti». Con rimando a pagina 2: «La Conferenza episcopale sostiene che a pagare siano state solo due diocesi. Le carte la smentiscono. Fa professione di legalità ma arricchisce un pregiudicato» [QUI].
[1] Sulle offerte a «Mediterranea»
Le notizie diffuse negli ultimi giorni dalla stampa nazionale, con ampio rilancio sui social e sulla stampa locale, riguardanti donazioni che le diocesi italiane erogano alla ONG «Mediterranea Saving Humans», toccano anche l’arcidiocesi di Modena-Nonantola e alcune mie scelte. Contro ogni garanzia costituzionale, è stata diffusa parte della mia corrispondenza privata con Luca Casarini, totalmente estranea alle indagini in corso su «Mediterranea». Senza entrare negli ambiti di competenza della Magistratura, nella quale ripongo la massima fiducia, mi sembra opportuno diffondere questa Nota per offrire alcune informazioni relative alla sola arcidiocesi di Modena-Nonantola.
Nella fedeltà al Vangelo
A partire dall’autunno 2020 ho deciso di aiutare «Mediterranea», elargendo periodicamente delle somme attinte alla «carità del vescovo», alimentata da diversi contributi (tra i quali una percentuale dell’otto per mille affidata al vescovo per interventi assistenziali), offerte liberali ed eredità o lasciti ricevuti in diverse occasioni e per diversi motivi, destinati a progetti da me scelti o concordati con i donatori, secondo le loro intenzioni.
La Chiesa, nella fedeltà al Vangelo, è sempre prossima, specialmente là dove la vita e la dignità umana sono minacciate: aiuta i bambini non ancora nati e le loro famiglie, opera per l’educazione, soccorre chi si trova in situazioni di povertà in Italia e nel mondo; difende chi è perseguitato a causa della fede in Gesù e assiste i fragili e i malati. Sono situazioni che richiedono quelle che il Catechismo chiama «opere di misericordia corporali e spirituali», dedotte dal Vangelo, là dove Gesù considera fatto a sé stesso il soccorso prestato agli affamati, assetati, poveri, malati, stranieri, carcerati (cf. Mt 25,31-46).
Esistono una fame di pane e una fame di fede, una sete di acqua e una sete di senso, una povertà fisica e una culturale, una prigione del corpo e una del cuore, un’estraneità fisica e una spirituale, malattie che investono il fisico e altre che arrivano all’anima. L’intreccio tra necessità materiali e spirituali è l’orizzonte di intervento della Chiesa, da sempre.
Trasparenza
Si possono certo commettere degli errori nella destinazione degli aiuti, ma la Chiesa non può rinunciare a quella «storia della carità» tratteggiata da papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica. Con questo animo – lo dico molto umilmente – ho cercato negli anni di ministero a Modena di valutare anche la destinazione delle somme affidatemi; come parte di quel servizio ai poveri per il quale, nel giorno dell’ordinazione episcopale, ho promesso di impegnarmi: «Vuoi essere sempre accogliente e misericordioso, nel nome del Signore, verso i poveri e tutti i bisognosi di conforto e aiuto?».
Quando mi è stato chiesto aiuto per soccorrere persone in pericolo di vita nel Mediterraneo, ho perciò deciso di impiegare alcune somme dalla «carità del vescovo», tra le quali non pochi contributi finalizzati dagli offerenti stessi. E le ho indirizzate a «Mediterranea», che per quanto potevo constatare stava intervenendo efficacemente. Queste somme, “scoperte” dagli organi di stampa – peraltro maggiori rispetto a quelle divulgate dagli stessi – in realtà erano state regolarmente contabilizzate dentro al bilancio della diocesi, come le altre offerte liberali che partono dalla «carità del vescovo», tutte tracciabili attraverso i movimenti bancari. Le ho definite “una goccia nel mare”, e lo confermo, nonostante il sarcasmo di qualcuno: una goccia che è stata però utile per salvare la vita a qualche fratello e sorella in pericolo di vita.
Con la «carità del vescovo» in questi anni non sono stati aiutati solamente i migranti. A titolo esemplificativo, tra gli interventi con un contributo superiori ai diecimila euro, leggo dall’estratto conto degli ultimi due anni: un reparto maternità di un ospedale in Tanzania; diverse esperienze di formazione della pastorale giovanile e universitaria dell’arcidiocesi; la sistemazione di alcune canoniche ed edifici parrocchiali per i quali non erano sufficienti le offerte dei fedeli; la pubblicazione di libretti della collana «Figurae» sul Duomo di Modena e l’Abbazia di Nonantola; il sostegno economico ai presbiteri che conseguono titoli accademici fuori diocesi; l’aiuto alla popolazione di Boa Vista, nell’Isola di Capo Verde, ridotta alla fame dalla pandemia; l’adozione a distanza di seminaristi nella diocesi di Leopoli in Ucraina; il contributo alla ristrutturazione di una residenza parrocchiale per anziani a Modena; e una somma consistente, in questo caso totalmente finalizzata dagli offerenti, per il progetto di avvio di due laboratori per detenuti nel carcere Sant’Anna di Modena.
Ritengo, in conclusione, che il fine principale di questo attacco mediatico, portato avanti con quel tono sprezzante che nasconde sempre carenza di ragioni, sia di condizionare la libertà della Chiesa, per impedire il suo aiuto ai migranti naufraghi. La Chiesa però continuerà ad annunciare il Vangelo, celebrare i sacramenti e aiutare i poveri, compresi quelli che si imbarcano nel Mediterraneo per fuggire dalla fame e dalle guerre.
Modena, 7 dicembre 2023
+ Erio Castellucci,
Arcivescovo di Modena-Nonantola
Editoriali
I soldi alle Ong
Così vogliono impedire alla Chiesa di salvare i naufraghi
Ho usato alcune somme dalla “carità del Vescovo” per aiutare il soccorso in mare. È nei bilanci. Questo attacco mediatico vuol condizionare la libertà della Chiesa
di Erio Castellucci
L’Unità, 8 dicembre 2023
Segue il testo della Nota del 7 dicembre 2023 che abbiamo riportato sopra.
[2] Intervista del Tg2000 di TV2000, l’emittente televisiva della Conferenza Episcopale Italiana, al Presidente, Cardinale Matteo Zuppi, dell’8 dicembre 2023
Negli ultimi giorni stanno facendo rumore alcuni articoli legati a intercettazioni di un’inchiesta a carico dell’associazione Mediterranea circa l’attività di soccorso in mare dei migranti. Dalle intercettazioni, va precisato che non sono i vescovi a parlare, vengono chiamate in causa anche alcune diocesi. Che cosa si può dire?
Le cose sono molto chiare: due diocesi hanno presentato un progetto alla CEI che prevedeva una formazione e anche il contributo per salvare i profughi in mare. Ancora l’altro giorno è morta una bambina di due anni, sappiamo quanto il Mediterraneo sia un cimitero. Quindi penso che le due diocesi abbiano fatto bene ad aiutare a ridurre questa sofferenza. Chi salva in mare è soprattutto la Guardia Costiera. Il 95% dei salvataggi in mare viene operato proprio dalla Guardia Costiera che fa un lavoro encomiabile e straordinario, di grandissima professionalità e anche soprattutto in difesa della legge del mare. L’impegno della Chiesa e della CEI è chiarissimo ed è soprattutto per aiutare a restare. La Chiesa ogni anno con l’8xmille distribuisce 80 milioni di euro nei Paesi di povertà o di guerra da dove tante volte partono i profughi e i migranti. La Chiesa aiuta a combattere l’illegalità con la legalità. I corridoi umanitari sono un’indicazione su cui la Chiesa, la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio e altre organizzazioni si sono impegnate tanto e anche con un ingente impegno economico.
[3] La Verità prosegue con il dossier «I denari della “banda dei buoni”» e il sito della CEI nella sezione “Notizie” reagisce con un articolo non firmato [QUI]
[4] «La CEI risponde alle “accuse diffamatorie” di alcuni media – Con una nota la Conferenza Episcopale italiana replica alle affermazioni dei giorni scorsi da parte di testate italiane circa il sostegno di diocesi e vescovi a Mediterranea Saving Humans, attualmente sotto inchiesta. Il cardinale Zuppi: due Diocesi hanno presentato un progetto che prevedeva una formazione e anche il contributo per salvare i profughi in mare. Il Mediterraneo è diventato un cimitero, hanno fatto bene a voler ridurre questa sofferenza» (Vatican News, 8 dicembre 2023 [QUI]).
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Dopo Il Giornale ieri [QUI], oggi anche La Nuova Bussola Quotidiano ritorno sul caso, con un Editoriale di Stefano Fontana.
CEI-Casarini, tutta ideologia. E la chiamano carità
Due note, del vescovo Castellucci e della Conferenza episcopale, reagiscono alle inchieste pubblicate in questi giorni sui soldi dati dalla Chiesa a Mediterranea. Ma evitano il punto centrale: l’esistenza di una rete di vescovi che sta finanziando un traffico illegale di immigrati. Il ruolo del cardinale Zuppi.
di Stefano Fontana
La Nuova Bussola Quotidiana, 9 dicembre 2023
Sulla questione dei soldi delle diocesi a Casarini, il giorno precedente la Festa dell’Immacolata sono stati emessi ben due comunicati, uno del vescovo di Modena, Erio Castellucci, e uno dell’ufficio comunicazione della Conferenza dei vescovi italiani (CEI) [QUI]. I due comunicati hanno chiarito i termini della questione di cui anche la Bussola si era occupata [QUI]?
Monsignor Castellucci dice in sostanza due cose: la prima è che i soldi versati per sostenere Mediterranea di Casarini provengono dal fondo della carità del vescovo e figurano nella contabilità, non sono stati versati in nero; la seconda è che un simile atto di carità è da sempre proprio della Chiesa in quanto cerca di realizzare le opere di misericordia e che la diocesi di Modena adempie con varie iniziative di aiuto economico che il vescovo elenca nel comunicato. Quindi, quanto apparso sulla stampa sarebbe una montatura. Il giornale L’Unità, che ieri ha pubblicato per intero la nota della diocesi di Modena, le ha attribuito questo titolo: «Vogliono impedire alla Chiesa di salvare i naufraghi». Dal che sembra conseguire che chi ha criticato l’operazione vuole che i naufraghi muoiano in mare…
Il comunicato CEI parla di accuse diffamatorie e pretestuose, afferma che la Conferenza episcopale non ha assunto l’iniziativa in proprio – ossia che non ha direttamente elargito denaro – ma ha solo approvato la decisione di alcune diocesi, sottolinea che la cifra è inferiore a quella apparsa sui giornali e che le “donazioni” sono state fatte in modo legale e rintracciabile. Ribadisce poi lo spirito di accoglienza per chi è in difficoltà sollecitato da papa Francesco.
Le notizie fornite dai due comunicati non chiariscono le questioni aperte da quanto emerso dalle intercettazioni della procura di Ragusa nell’ambito dell’inchiesta, ormai arrivata al processo, su eventuali gestioni commerciali degli aiuti umanitari nel Mediterraneo. Né vale la pena mostrare disappunto per la fuga di notizie dalla procura di Ragusa, come fanno Castellucci e CEI, perché questo è tutt’al più un altro problema che non riguarda il merito delle critiche ai vescovi.
Soprattutto i due comunicati lasciano in ombra la questione principale, ossia l’esistenza di una rete che si è andata progressivamente costituendo e non solo di singole iniziative di buon cuore. I vescovi protagonisti sono un numero considerevole se si considerano i diretti interessati e anche quelli i cui nomi emergono di riflesso. E non si tratta solo di vescovi diocesani, ma anche di cardinali della curia romana e di organismi ecclesiali. I due comunicati fingono che questa dimensione organizzata nemmeno ci sia, mentre sembra esserci senz’altro, come proverebbe, tra l’altro, il progetto di istituzionalizzare e rendere sistematico il prelievo di risorse da destinare al progetto da un centinaio di parrocchie selezionate.
Un simile progetto, se attuato, certamente non avrebbe attinto i soldi solo dal fondo della carità del vescovo ma anche dalle piccole offerte dei fedeli. Il progetto “Cum-finis” era, appunto, un progetto e non è riducibile al “buon cuore” di un pugno di vescovi che senza relazioni tra loro e casualmente si sarebbero trovati concordi nel donare ingenti somme a Mediterranea, e non solo una volta. Se si fa la somma in due anni delle cifre corrisposte si raggiungono numeri significativi, pari a 65 mila euro mensili. Non sarebbe possibile avere questi risultati se non si fosse trattato di una convergenza concordata, una specie di joint-venture ecclesiastica clandestina. Clandestina non nel senso che le cifre elargite non fossero tracciabili, ma perché clandestina era la rete sistematica che si era costituita a beneficio di Casarini e compagni. Su tutti questi problemi i due comunicati non chiariscono nulla.
Poi c’è il ruolo del cardinale Zuppi. La nota della CEI nega un coinvolgimento formale della Conferenza dei vescovi ma questo significa solo che nella contabilità di Circonvallazione Aurelia queste “donazioni” non appaiono e che non esistono verbali che dimostrino deliberazioni istituzionali in proposito. Ma questo non significa che il presidente della CEI, il cardinale Matteo Zuppi, non abbia svolto un ruolo importante nell’intreccio dei contatti che un simile progetto comportava. Dalle intercettazioni questo ruolo appare in modo indubitabile. Sembra di capire che Zuppi era a conoscenza dell’accordo, che aveva partecipato in molte occasioni a promuoverlo, soprattutto quando Casarini cercava di avvalersi della cosiddetta “agenda Ciotti” per incrementare contatti ritenuti strategici. Tenendo conto di questo, il comunicato della CEI risulta addirittura ridicolo.
Per capire il senso profondo di questa vicenda bisogna però non fermarsi alla cronaca, ma chiedersi cosa accumunasse non tanto questi vescovi e il “giro” di Casarini – il che già richiederebbe una analisi di grande problematicità e interesse -, ma prima di tutto cosa accomunasse questi vescovi tra di loro. Perché se leggiamo i loro nomi e ripensiamo ai loro volti concludiamo che sono tutti della stessa pasta, hanno tutti in testa le stesse idee. Sono tutti vescovi progressisti che sfruttano al massimo il “momento Francesco”, vivono una ideologia di sinistra sia teologicamente che politicamente, fanno dell’immigrazionismo la loro bandiera per rendere impossibile una presenza cattolica dottrinalmente ponderata su questi e altri problemi, fanno lega tra di loro per spingere verso soluzioni a loro care un episcopato grigio e fannullone. Perseguono un progetto ideologico e lo chiamano carità.
Postscriptum
A margine delle smentite, Andrea Paganini, il curatore della Rassegna stampa sul “caso Becciu” [QUI], scrive su Facebook, in riferimento al “caso Becciu” [QUI]: «Oh, quanto avrei voluto vedere – tre anni e tre mesi fa – la Santa Sede, la CEI, il giornalismo cattolico… smentire le “accuse diffamatorie” di alcuni media e opporsi alla più vergognosa campagna di diffamazione – altrimenti detta macchina del fango, killeraggio mediatico, mascariamento o character assassination – contro un essere umano!»
Foto di copertina: Luca Casarini in prima fila ad una Messa nella Basilica di San Pietro in occasione dell’Assemblea sinodale sulla sinodalità, come “Invitato speciale” di Papa Francesco.