Processo 60SA in Vaticano. La difesa del Cardinal Becciu: assolutamente innocente, vittima di un teorema volte all’obiettivo di colpirlo

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.12.2023 – Ivo Pincara] – La difesa del Cardinale Angelo Becciu ha fatto la seconda parte della sua arringa oggi 6 dicembre 2023 nella ottantunesima Udienza del processo al Tribunale vaticano per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato ([Procedimento penale n. 45/2019 RGP vaticano). Inoltre, è intervenuta la difesa di Fabrizio Tirabassi, ex Funzionario dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato.

Lunedì 11 dicembre 2023 è prevista la replica del Promotore di Giustizia e delle parti civili, martedì 12 dicembre 2023 le controrepliche delle difese degli imputati. Entro la fine della settimana prossima è previsto che arriva la sentenza.

“Un teorema per coinvolgere il Cardinale Giovanni Angelo Becciu” in una gestione degli investimenti della Segreteria di Stato che era responsabilità del Capo dell’Ufficio amministrativo, Monsignor Alberto Perlasca, passato da indagato a “testimone chiave” dopo la consegna di un memoriale accusatorio verso il Sostituto suo superiore. Una “colossale illusione ottica” escogitata dal broker Torzi, “un pifferaio” per dare responsabilità decisorie ad un minutante come Tirabassi, solo funzionario dello stesso Ufficio Amministrativo, e nascondere la truffa e l’inganno ai danni dello stesso Tirabassi e della Segreteria di Stato. Così le difese del Cardinal Becciu e di Tirabassi, hanno smontato le accuse del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, chiedendo l’assoluzione da ogni capo d’imputazione per i propri assistiti.

L’Avv. Fabio Viglione, legale del Cardinal Becciu, in meno di un’ora ha concluso l’arringa iniziato il 22 novembre con l’Avv. Maria Concetta Marzo. L’Avv. Viglione ha ribadito le “evidenti contraddizioni dell’accusa, e il pregiudizio verso Becciu, misurato su fatti documentati” rispetto ai quali “alla luce di quanto abbiamo ricostruito, il suo coinvolgimento è totalmente ingiustificato”. L’Avv. Viglione ha contestato la mancanza di logica nell’accusa: “Per quale motivo il cardinale avrebbe dovuto consciamente violare la legge e consentire a persone sconosciute di guadagnare ai danni della Segreteria di Stato?”. L’Avv. Viglione ha parlato di “ottusa ricostruzione” dei fatti, basata sulle parole di Mons, Alberto Perlasca “portatore sano di malafede, che dovrebbe essere il primo a conoscere gli investimenti realizzati”.

L’Avv. Viglione ha osservato che il successore del Cardinal Becciu nell’incarico di Sostituto, l’Arcivescovo Edgar Peña Parra, nella sua testimonianza in aula, “ci ha fatto un quadro ben definito su chi prendeva le decisioni dopo l’istruttoria degli investimenti”. Per questo, ha ribadito l’Avv. Viglione “è inconcepibile, rispetto ai dati che ci offre il processo, riconoscere una responsabilità del Cardinal Becciu per questi investimenti”. La genesi del teorema, ha sottolineato l’Avv. Viglione, è nell’interrogatorio di Mons. Perlasca del 29 aprile 2020, con l’invito del Promotore di Giustizia: “Le diamo un secondo tempo”. La versione dell’ex Capo dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, ha detto l’Avv. Viglione, “non è stata rafforzata dall’esito del dibattimento, anche se così dice il Promotore di Giustizia nella requisitoria”.

L’Avv. Viglione ha sostenuto che le ricostruzioni sono “tutte volte all’obiettivo di colpire il cardinale, portato come salvacondotto per Perlasca da chi ha ispirato il memoriale del 31 agosto 2020”. Un atto di accusa nei confronti del Cardinal Becciu, che “entra a sostituire come per un illusionismo Mons. Perlasca”. Un memoriale “a più mani, con illazioni e sospetti, cose dette e non dette”, che fu dettato a Mons. Perlasca dall’amica Genoveffa Ciferri, e a questa suggerito dalla pr Francesca Immacolata Chaouqui, nelle vesti di un fantomatico “anziano magistrato”.

L’Avv. Viglione ha contestato anche le accuse per i finanziamenti alla Caritas di Ozieri, “sparite dalla requisitoria”, e per quelli alla cooperativa gestita dal fratello del Cardinal Becciu, Tonino. Poi, i 25.000 euro di finanziamenti sono stati utilizzati per far ripartire il panificio della cooperativa, distrutto da un incendio, che oggi continua a dare lavoro a centinaia di persone. Gli altri 100.000 euro contestati al cardinale, sono stati chiesti dal Vescovo di Ozieri per il progetto della “Cittadella della Carità”, dedicata agli ultimi di Ozieri. Mons. Perlasca stesso, in aula, ha ricordato di averli versati alla Caritas, “anche se il Promotore di Giustizia continuava a chiedergli se li aveva dati alla cooperativa del fratello del cardinale”.

Nelle conclusioni, l’Avv. Maria Concetta Marzo ha evidenziato “l’enorme sofferenza che le accuse hanno provocato al Cardinal Becciu come uomo e sacerdote, nonostante la sua totale innocenza”. Perché le prove portate nel dibattimento hanno “dimostrato la più totale innocenza del cardinale da ogni reato contestato”, ha chiesto “l’assoluzione con la formula più ampia possibile, per restituire al cardinale la sua dignità personale”.

Per difendere la posizione di Fabrizio Tirabassi, è intervenuto poi, per più di 5 ore, l’Avv. Massimo Bassi, a seguito dell’arringa dell’Avv. Cataldo Intrieri del 19 ottobre scorso. L’Avv. Bassi ha sottolineato che Mons. Alberto Perlasca era “il reale responsabile dell’Ufficio”, non “quell’analfabeta della finanza che ha voluto mostrare di essere”, “debole, confuso”. Esercitava il potere con “il pugno di ferro”, ha proseguito “si alterava e commetteva intemperanze nei confronti dei dipendenti”. E quindi Tirabassi è stato sempre e soltanto un esecutore di incarichi, senza nessun potere decisorio o di firma. “In aula ci è venuto a dire – è stato ricordato – ‘all’inferiore (i dipendenti) spetta obbedire: noi siamo stati abituati a questa scuola’”.

L’Avv. Bassi ha parlato ancora degli accordi e dei contratti di Londra per l’acquisto del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue e dell’Obolo di San Pietro. “Non è stato possibile dimostrare che sia stato usato per questi investimenti, senza considerare il fatto che non era sufficiente neanche a coprire le spese della Curia Romana”. E rispetto alla consuetudine dell’Istituto per le Opere di Religione di cedere fondi alla Segreteria di Stato, è stato precisato che “si è sempre trattato di un trasferimento, non una donazione, essendo già nella sfera proprietaria della Santa Sede”.

La giustizia vaticana che prepara la sentenza del processo “Becciu e altri” e l’analisi del Cardinale Julián Herranz. Dal libro Due Papi
In pericolo l’indipendenza del processo
Il Sismografo, 6 dicembre 2023


La stampa, in particolare quella spagnola, in queste ultime settimane ha scritto molto su un recente libro del cardinale Julián Herranz, noto membro dell’Opus Dei, intitolato Dos Papas (Due Papi). Tra le riflessioni del porporato spagnolo (nato il 31 marzo 1930), Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Presidente emerito della Commissione Disciplinare della Curia Romana, sono passate inavvertite alcune sue affermazioni molto rilevanti e attuali sull’odierno sistema giudiziario vaticano. Se si ricorda che fra pochi giorni saranno pronunciate le sentenze del processo contro il cardinale “Becciu e altri”, molto discusso e discutibile, queste affermazioni del porporato spagnolo, giurista di primo ordine e ecclesiastico di lunga e grande esperienza, offrono una luce diversa su questa vicenda insensata che però la stampa Bergoglio-friendly ha manipolato a suo piacere.

Il Cardinal Herranz scrive:
«Ho inviato una lettera al Papa il 4 dicembre (2020) per chiedergli un’udienza e ho iniziato a scrivere una nota “Sull’amministrazione della giustizia nello Stato della Città del Vaticano e nella Chiesa Cattolica”. Era una semplice riflessione personale, senza vincolo di segreto d’ufficio. In un punto di questo testo dicevo:
“Un fatto che per esempio danneggia o può danneggiare l’indipendenza della funzione del Papa, e causa pregiudizio all’immagine della Chiesa e del Pontificato, è la fuga di notizie relative a comportamenti delittuosi ancora nella fase istruttoria o sotto processo. Queste fughe, in se stesse illecite, possono risultare ingiustamente ingiuriose per alcune persone, e mettere in pericolo –creando pressioni e divisioni nell’opinione pubblica – l’indipendenza del processo giudiziario. In questo modo si cade nel vizio della corruzione che in alcuni Paesi oggigiorno coinvolge la funzione giudiziaria (paesi anche di famosa tradizione giuridica) e porta alla dipendenza dai poteri mediatici, politici e finanziari della società civile’.
Il fatto, inoltre, che i tribunali dello Stato Vaticano siano costituiti nella loro maggioranza da giudici e promotori di giustizia procedenti dalla Magistratura di una determinata nazione, fanno dubitare che questo foro sia il più logico e competente per giudicare delitti che per la loro natura afferiscono al bene comune della Chiesa universale e si riferiscono a membri della gerarchia ecclesiastica e organi di governo della Santa Sede [12]”.
Consegnai personalmente questa nota a Papa Francesco il 17 dicembre (2020) in un’udienza privata, questa volta nel Palazzo Apostolico. Fu un’udienza “come sempre, molto cordiale ed eccezionalmente lunga”, secondo i miei appunti di quell’incontro, durante il quale “prima di iniziare gli presentai il mio nuovo segretario, Manel Serra; lo salutò con affetto e benedisse la fotografia della sua famiglia” [13].
Ma la cosa più importante è stata che, nonostante la pandemia e i contrattempi, il progetto di riforma della Curia ha continuato ad andare avanti, anche mediante lo studio svolto in alcune università pontificie e in tutti i dipartimenti della Santa Sede, che hanno inviato suggerimenti di modifiche o migliorie al Consiglio dei cardinali.
La Costituzione apostolica Praedicate Evangelium ha visto infine la luce il 19 marzo 2022, festa di san Giuseppe, con la disposizione che entrasse in vigore “a partire dal 5 giugno 2022, solennità di Pentecoste”.
***
[12] Appunti per papa Francesco del 17 novembre 2020, APJH.
[13] Annotazioni dell’udienza con Santo Padre del 17 novembre 2020, APJH».

Indice – Caso 60SA [QUI]

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