Il Papa catechista: meglio una Chiesa incidentata che chiusa

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Grande festa per migliaia di catechisti che si sono riuniti attorno a Papa Francesco per celebrare l’ Anno della Fede. Nell’ Aula Paolo VI il Papa ha parlato con il suo stile familiare e diretto dell’ “essere” catechisti, che coinvolge la vita, dell’aiutare bambini ed adulti a conoscere ed amare il Signore. E il primo catechista è proprio il Papa che nel suo vivace discorso riparte da una catechesi di base. ” La Chiesa non cresce per proselitismo ma per testimonianza, ha detto citando Benedetto XVI e San Francesco. E poi dice: ” parlerò di tre cose come facevano i vecchi gesuiti!”

Per essere veri catechisti, dice,  occorre familiarità con il Signore: “La prima cosa, per un discepolo, è stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui. E questo vale sempre, è un cammino che dura tutta la vita!”

Poi apre il libro dei ricordi “dell’altra diocesi che avevo prima” e racconta alcuni aneddoti.E il Papa ci racconta come fa lui: “ Per me, ad esempio, è molto importante rimanere davanti al Tabernacolo; è uno stare alla presenza del Signore, lasciarsi guardare da Lui. E questo scalda il cuore, tiene acceso il fuoco dell’amicizia, ti fa sentire che Lui veramente ti guarda, ti è vicino e ti vuole bene.”  E aggiunge: “addormentati anche davanti al Tabernacolo. Lui ti guarda sempre”.

Certo non è facile per tutti trovare il tempo ma “l’importante è trovare il modo adatto per stare con il Signore; e questo si può, è possibile in ogni stato di vita.”

Parla del “dono della fede”,  di coloro che non l’hanno e dice: “lasciatevi guardare dal Signore.”

Prima domanda dell’esame di coscienza proposto dal Papa: “come vivo io questo “stare” con Gesù? Ho dei momenti in cui rimango alla sua presenza, in silenzio, mi lascio guardare da Lui? Lascio che il suo fuoco riscaldi il mio cuore? Se nel nostro cuore non c’è il calore di Dio, del suo amore, della sua tenerezza, come possiamo noi, poveri peccatori, riscaldare i cuori degli altri?”

Poi torna il tema caro al Papa: uscire da sé e andare incontro all’altro. Una esperienza “bella, e un po’ paradossale. Perché? Perché chi mette al centro della propria vita Cristo si decentra! Più ti unisci a Gesù e Lui diventa il centro della tua vita, più Lui ti fa uscire da te stesso, ti decentra e ti apre agli altri.”

Dinamismo d’amore lo chiama Francesco e parla del cuore del catechista che “vive sempre questo movimento di “sistole – diastole”: unione con Gesù – incontro con l’altro. Sistole – diastole. Se manca uno di questi due movimenti non batte più, non vive.”

Arriva la seconda domanda dell’esame di coscienza: “è così che batte il mio cuore di catechista: unione con Gesù e incontro con l’altro? Si alimenta nel rapporto con Lui, ma per portarlo agli altri?”

Un dono, che si da tutto, non è un affare, dice il Papa e sembra voler criticare le Chiese dove quello del catechista è un “mestiere”.

E poi parla della creatività del catechista, e di come Dio non sia “rigido”. Dio ci accoglie e ci comprende.

Terzo tema ancora caro al Papa: con questo dinamismo si deve andare nelle periferie dell’uomo. I catechisti non devono “aver paura di uscire dai nostri schemi per seguire Dio, perché Dio va sempre oltre, Dio non ha paura delle periferie. Dio è sempre fedele, è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido, ci accoglie, ci viene incontro, ci comprende. Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare.” Il catechista non è una statua da museo. Bisogna cambiare, per adeguarsi alla circostanze in cui si deve annunciare il Vangelo, dice il Papa. ” E’ come essere in una stanza chiusa e poi ci si ammala, certo se si va per le strade possono succedere incidenti, ma io dico che preferisco mille volte una Chiesa incidentata piuttosto che una Chiesa ammalata”.

E in questo andare Gesù ci è vicino, non ci lascia soli. “Questa – dice il Papa alla platea entusiasta- è la nostra bellezza e la nostra forza: se noi andiamo, se noi usciamo a portare il suo Vangelo con amore, con vero spirito apostolico, con parresia, Lui cammina con noi, ci precede”  perché “Gesù ci aspetta nel cuore di quel fratello, nella sua carne ferita, nella sua vita oppressa, nella sua anima senza fede. Gesù è lì, in quel fratello. Lui sempre ci precede.”

Poi parla di Buenos Aires, dei bambini che non sanno farsi il segno della croce, una vera periferia da evangelizzare. E conclude con un grazie e un ” che la Madonna vi accompagni”!

L’arcivescovo Rino Fisichella Presidente del Pontificio consiglio della Nuova Evangelizzazione ha salutato il Papa ricordando che l’ultimo congresso dei catechisti si era svolto 20 anni fa.

Il Papa ha tenuto la sua catechesi seduto ad un tavolo al centro dell’ aula.

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