Processo 60SA in Vaticano. Mons. Mauro Carlino ha fatto il suo dovere con competenza e lealtà nell’interesse della Santa Sede

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.11.2022 – Ivo Pincara] – Nel corso della settantaseiesima udienza del procedimento sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, nell’aula polifunzionale del Musei Vaticani, i legali di Mons. Mauro Carlino, già Segretario dei Sostituti della Segreteria di Stato Angelo Becciu e Edgar Peña Parra, hanno chiesto la sua assoluzione dai reati di estorsione e abuso d’ufficio, perché ha “sempre agito rispettando l’incarico dei superiori”. “Chiedere la condanna di Mons. Carlino è davvero incomprensibile. L’accusa nei suoi confronti ha un significato oggettivamente mistificatorio: significa far credere che esisteva un nugolo di funzionari della Segreteria di Stato che poteva pilotare le cose, un’immagine con un effetto devastante per il Vaticano”, ha affermato l’Avv. Salvino Mondello.

Domani il processo prosegue con il secondo intervento del legale di Gianluigi Torzi e mercoledì con le arringhe dei difensori del Cardinale Angelo Becciu.

Secondo la difesa di Mons. Carlino, già Segretario prima del Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, l’allora Arcivescovo Angelo Becciu, e poi del successore Monsignor Edgar Peña Parra, basterebbero le parole di quest’ultimo, rese nella sua testimonianza del 16 marzo 2023, a scagionarlo da ogni accusa. È sulla testimonianza del suo diretto superiore che l’Avv. Mondello ha costruito gran parte della sua arringa a difesa di Mons. Carlino, assente per motivi di salute

Per l’accusa, ha ricordato l’Avv. Mondello, Mons. Carlino sarebbe colpevole di estorsione per “aver rafforzato il proposito criminoso di Gianluigi Torzi”, il broker, imputato, che ha costretto la Segreteria di Stato a pagargli 15 milioni di euro per recuperare il controllo del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra, “concorrendo moralmente con lui, per non averlo ostacolato”. Inoltre, per “aver assunto responsabilità come intermediario” nella trattativa della Segreteria di Stato con Torzi. Entrambe, per Mondello, sarebbero “impostazioni viziate clamorosamente da errori giuridici”.

Il vizio di fondo dell’accusa, per il difensore di Mons. Carlino, è il “non aver accertato una divergenza di interessi tra Torzi e Carlino”. Perché se Torzi era comunque determinato all’azione di rivalsa contro la Segreteria di Stato, l’opera di Carlino non è stata certo di concorso, e quindi non ha potuto né rafforzare l’azione del broker, né ostacolarla. Tutti in Segreteria di Stato, ha sostenuto il legale, “ritenevano i 15 milioni non dovuti, ma si sono trovato costretti a pagare per non rischiare danni economici maggiori”.

Sulle responsabilità di Carlino come intermediario, l’Avv. Mondello ha sottolineato che era convinzione della Segreteria di Stato e del funzionario, un semplice officiale di settimo livello, che teneva l’agenda del sostituto, “che Torzi stesse operando illecitamente”. E che l’opera di intermediazione di Carlino è stata “nell’interesse esclusivo della vittima, come nei casi di sequestro di persona, quindi non c’è stato certo concorso nell’estorsione”. Oltretutto, ha ribadito l’Avv. Mondello, il Segretario dell’Arcivescovo Peña Parra era solo un “emissario, che agiva per conto della Segreteria di Stato, che si è inserito nella vicenda su incarico del suo superiore, non motu proprio. Ed il suo fine non è stato mai il tornaconto personale”.

Il difensore di Mons. Carlino ha alzato i toni della sua arringa quando si è chiesto, rivolto al Promotore di Giustizia: “Con quale coscienza si può affermare che una persona che non ha tratto profitto né vantaggio, non fosse animata da un fine solidaristico? Qual era il concorrente interesse di Carlino rispetto a quello della Segreteria di Stato. Le parole del Sostituto Peña Parra sono tombali per qualunque accusa a Carlino”.

Anche il sequestro del conte corrente di Mons. Carlino, per l’Avv. Mondello è stato uno sfregio, perché le somme sequestrate “derivano solo dal suo stipendio e da fonti familiari precedenti. Nel suo agire non c’è stato mai un fine di profitto, ha operato sempre nell’interesse della Segreteria di Stato”.

L’Avv. Mondello ha quindi sottolineato che i legali della Segreteria di Stato, che si è costituita parte civile, abbiano confermato che “Carlino era l’interfaccia del Sostituto nella trattativa con Torzi” e che l’Arcivescovo Peña Parra “non è mai stato ai margini e non informato”.

L’Avv. Mondello ha ricordato molti passaggi della testimonianza del 16 marzo 2023 del Sostituto Peña Parra, che ha spiegato che Torzi non voleva più trattare con l’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato, cioè con Monsignor Alberto Perlasca e Fabrizio Tirabassi, e quindi ha incaricato Mons. Carlino a trattare, quando si era già deciso di dare 20 milioni di euro al broker perché cedesse alla Segreteria di Stato le sue mille azioni con diritto di voto e quindi il controllo del palazzo. Nella trattativa successiva, Carlino, secondo il suo legale, riesce a ridurre l’esborso della Segreteria di Stato a 15 milioni.

L’Avv. Mondello ha osservato che l’Arcivescovo Peña Parra ha sottolineato nella sua testimonianza, che Monsignor Perlasca, “non si era comportato fedelmente, non solo per aver sottoscritto un contratto senza averne la procura, che con inganno poi la Segreteria di Stato era stata indotta a ratificare” e di aver eluso “le richieste di chiarimento del Sostituto”. Così fu scelto Mons. Carlino per la trattativa, “perché aveva bisogno di una persona di fiducia”. E una prova, per il legale, è in una chat tra il Sostituto e Monsignor Pelasca del marzo 2019. Peña Parra “ricorda a Perlasca la sua proposta di non pagare Torzi e di fargli causa, e gli chiede di inviare un testo con i pro e i contro della soluzione legale. Una proposta che Perlasca non invierà mai”. Per Mondello quindi “non si può processare una trattativa”, anche perché la decisione drammatica di trattare con Torzi “l’ha presa il Sostituto, e l’ha rivendicata, non si è mai tirato indietro”.

L’Avv. Mondello ha ripercorso tutte le tappe della trattativa, delle quali Mons. Carlino informava puntualmente il suo superiore, e ha lamentato che l’accusa abbia contestato al suo assistito anche il tono e il linguaggio usati con Torzi, “come prova del suo concorso nell’estorsione”, mentre “l’approccio gentile” era un corretto modo di condurre la trattativa. Mondello ha quindi contestato l’accusa di abuso d’ufficio a carico di Carlino, legata alla richiesta di mutuo allo IOR di 150 milioni di euro per la Segreteria di Stato, “che comunque è stata fatta dal Sostituto”. Una richiesta che non è reato, della quale l’Arcivescovo Peña Parra ha informato anche il Papa, perché avrebbe permesso di chiudere un altro mutuo con interessi molto onerosi, che faceva perdere alla Segreteria di Stato più di un milione di euro al mese. “Riducendo gli interessi – spiegava il Sostituto al Pontefice – si potranno recuperare anche i 15 milioni dati a Torzi”.

Infine, l’Avv. Mondello ha contestato che la mancata denuncia dell’estorsione di Torzi, da parte di Mons. Carlino, sia stato abuso d’ufficio. Perché, si è chiesto, “avrebbe dovuto denunciare all’autorità giudiziaria un fatto del quale il suo superiore sapeva tutto e aveva avvisato anche il Papa? E comunque su tutto questo, perché materia economica, c’era il segreto pontificio, dal quale Papa Francesco stesso dispensa i vertici dello IOR, quando fanno la denuncia”.

La persecuzione giudiziaria subita da Mons. Mauro Carlino è incomprensibile e le accuse non avrebbero avuto spazio “se si fosse guardato ai fatti e senza un atteggiamento pregiudiziale e una volontà di colpire”, ha detto l’Avv. Mondello. Quindi i suoi legali, dopo l’intervento dell’Avv. Agnese Camilli Carissimi, che ha ricordato che “il lavoro di Mons. Carlino in Segreteria di Stato era stato sempre caratterizzato da puro spirito di servizio”, hanno chiesto per Monsignor Mauro Carlino l’ assoluzione dal reato di abuso d’ufficio, perché i fatti non sussiste o in subordine per non aver commesso il fatto, e dal reato di estorsione per non aver commesso il fatto, o in subordine perché il fatto non costituisce reato.

Sante Cavalleri su Faro di Roma ha ricordato che Mons. Mauro Carlino, attualmente Parroco di Santa Croce a Lecce, su richiesta dell’Arcivescovo di Lecce, Mons. Michele Seccia, ha ripreso il ministero pastorale in diocesi «lasciandosi dietro le spalle l’angosciante vicenda giudiziaria riguardante il Palazzo di Londra e soprattutto l’assurdo complotto contro il Card. Becciu che è all’origine di questo processo, fondato su accuse – formulate dal Promotore di Giustizia Alessandro Diddi – prive di plausibilità prima ancora che di prove, peraltro del tutto assenti».

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Fonti: Vatican News e Faro di Roma.

Indice – Caso 60SA [QUI]

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