Per non dimenticare Lampedusa
Nel discorso ai partecipanti alla Conferenza internazionale sulla tratta delle persone umane, svoltosi il 10 aprile 2014, papa Francesco aveva sottolineato la tragedia che qualche mese precedente si era consumata a Lampedusa: “Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza”.
Nel primo viaggio del suo pontificato, nel luglio 2013, papa Francesco era giunto in barca all’isola di Lampedusa, che si trova al largo della costa meridionale della Sicilia. La tempestività e il contesto della sua visita sono stati significativi. La Libia era sconvolta dalla violenza e dall’instabilità.
A Lampedusa il papa celebrò una Messa per commemorare le migliaia di migranti morti mentre attraversavano il Mediterraneo. Pronunciò anche un’omelia destinata a restare celebre, in cui spiegava di essersi sentito spinto a recarsi in quell’isola per ‘compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta, per favore!’
A distanza di 10 anni le stragi nel mare sono aumentate: l’ultima il 23 febbraio scorso a Cutro, dove annegarono 94 persone migranti tra cui 35 bambini, ma, come racconta Riccardo Bonacina sul portale del non profit, Vita.it, “il sistema di accoglienza è stato smontato, il soccorso istituzionale in mare è stato disarticolato, criminalizzando quello condotto dalle organizzazioni non governative, stringendo accordi discutibili pur di raccontare all’elettorato di voler ‘fermare’ i flussi, legittimando trafficanti quali le diverse milizie libiche o altri regimi autoritari ai quali abbiamo fornito mezzi, risorse e formazione.
Rendendo la disumanità una pratica politica e burocratica. Il tutto contro l’evidenza dei fatti e dei numeri e contro norme interne e internazionali che sanciscono precisi obblighi in capo agli Stati in tema di tutela e salvaguardia della vita umana nel mare e sulla terraferma”.
E conclude che è ora ti terminare di raccontare fake news a proposito dei soccorsi offerti dalle Ong, che sarebbero la causa di migliaia di morti: “Non so come mai e neppure perché Giorgia Meloni abbia rilanciato una bufala smentita da ogni ricerca e persino da ogni indagine giudiziaria. Ricordate il Pm di Catania Carmelo Zuccaro che lavorò per tre anni su tale ipotesi di reato, Ong ‘pull factor’, scornandosi, con grave nocumento di soldi pubblici, contro la realtà dei fatti e dei numeri?
Numeri che ci dicono che da inizio gennaio al 20 settembre, navi e imbarcazioni delle Ong hanno soccorso e sbarcato in Italia 10.538 persone migranti su 131.538 arrivi (circa l’8% del totale). Uno studio del 2021 ha poi esaminato i dati sulle partenze dei migranti dal Nord Africa nel periodo tra gennaio 2014 e gennaio 2020, scoprendo che gli unici fattori che nell’arco di tempo analizzato hanno avuto un impatto sull’aumento del numero delle partenze sono stati le condizioni meteo e il livello di instabilità politica in Libia”.
Mentre in questa giornata di ricordo le Acli hanno chiesto il rispetto della Costituzione italiana e delle leggi europee: “Purtroppo oggi ci troviamo di fronte a un continuo rimpallo di responsabilità tra Paesi europei, compreso il nostro, chiusi in un egoismo nazionalista che nei muri e nelle barriere di filo spinato trova la delimitazione fisica della nuova idea di sovranità nazionale.
Di questa logica si nutrono i Paesi europei che rifiutano in ogni modo di accogliere i migranti e a questo pensiero è orientata la legislazione italiana che si oppone alla possibilità di rendere l’Italia un Paese legalmente accessibile. Di qui nascono norme evidentemente in contrasto con la Costituzione e il diritto europeo alle quali continueremo ad opporci, come nel caso del Decreto Cutro dichiarato proprio in questi giorni illegittimo da una sentenza del Tribunale di Catania…
Ci si dimentica, troppo spesso, che le leggi europee sono, a tutti gli effetti, leggi valide sul nostro territorio da cui derivano diritti e doveri. Sono passati 10 anni dal tragico naufragio di Lampedusa del 2013, in cui persero la vita 368 persone. Perché quel “mai più” proferito da più voci quel 3 ottobre del 2013 non si cristallizzi e la memoria non si trasformi in un mero esercizio commemorativo, occorrono politiche all’altezza della sfida umanitaria e di diritto con la quale oggi giorno l’Europa e l’Italia si misurano”.
Mentre dal sito di Gariwo la giornalista Cristina Giudici in un esauriente articolo sottolinea il valore della libertà da parte del governo italiano: “Nel decreto Piantedosi pubblicato lo scorso 23 settembre sulla Gazzetta Ufficiale è stato deciso anche di offrire una cauzione di € 4968 ai richiedenti asilo che arrivano da ‘Paesi sicuri’ per evitare di finire nei Cpr.
Una garanzia finanziaria che già esiste per i cittadini di paesi terzi presenti irregolarmente sul territorio nazionale e destinatari di un’espulsione ma che diventa surreale, o meglio un ricatto impossibile da attuare se imposto a chi arriva dal Mediterraneo. Soprattutto perché dovrebbe essere chiesta attraverso una fideiussione bancaria.
Si tratta di una norma manifesto che, come è ormai abitudine del legislatore italiano quando si tratta di immigrazione, presenta elevatissimi profili di incostituzionalità e di violazione delle direttive europee. E soprattutto un elevatissimo profilo di disumanità”.
E per superare tali stragi la Comunità di Sant’Egidio ha rilanciato i ‘corridoi umanitari’: “In questa Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, rilanciamo l’appello all’Europa di sostenere l’Italia nelle operazioni di salvataggio in mare, unico modo per evitare altre tragedie dell’immigrazione, e ricordiamo che esistono alternative ai trafficanti di esseri umani.
I corridoi umanitari, realizzati da Sant’Egidio insieme ad altre associazioni in collaborazione dei ministeri dell’Interno e degli Esteri, ma anche in Francia e Belgio: finora hanno permesso l’arrivo in Europa in sicurezza, per chi arriva e per chi accoglie, a più di 6.500 persone.
Seguendo questo modello, che favorisce l’integrazione, è urgente sviluppare altre vie legali di ingresso per motivi di lavoro, che risponderebbero alla ormai cronica carenza di lavoratori in diversi settori, a causa del calo demografico”.
Anche l’Azione Cattolica Italiana con una riflessione di Martina Sardo, vicepresidente diocesana del settore Giovani Ac di Agrigento, ha chiesto rispetto per la vita: “Occorrerebbe (e in fretta!) passare dai numeri alla vita! Per immedesimarsi nella sofferenza di chi non ce l’ha fatta e non correre il rischio di non indignarsi più, di smettere di piangere per chi, per la sola colpa di sognare un futuro lontano da guerra e persecuzioni, ha visto e sta vedendo calpestati i propri diritti e la propria dignità.
Come dieci anni fa, anche oggi a Lampedusa la memoria vuole essere l’arma più forte contro l’indifferenza. Uomini, donne, giovani, studenti e studentesse di tutta Italia e del mondo, assieme ai sopravvissuti del naufragio del 3 ottobre che ogni anno tornano sull’isola per raccontare la loro testimonianza, hanno marciato fino alla Porta d’Europa chiedendo di fermare le stragi”.