Papa Francesco e il suo sguardo verso il futuro

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.10.2023 – Andrea Gagliarducci] – Siamo davvero nel tratto finale del pontificato? La domanda circola da tempo ed è diventata ancora più insistente da quando Papa Francesco ha subito il suo primo ricovero e intervento chirurgico, più di un anno fa. Papa Francesco, però, ha voluto dimostrare con i fatti che il suo pontificato non è in fase calante. Ha moltiplicato le sue attività. Non si è mai trattenuto. Cominciò ad accelerare le decisioni. Ma siamo di fronte ad un lungo tratto finale, oppure siamo in un pontificato nel suo culmine?
Queste sono domande legittime, mentre il Papa celebra un nuovo Concistoro e pubblica un’Esortazione apostolica sull’ecologia. Sembra, del resto, che Papa Francesco non sia mai stato così attivo. Eppure, i segnali sembrano essere quelli di un pontificato che ora, nella sua fase calante, cerca in tutti i modi di mostrarsi vivo, attivo e presente. Un pontificato che, per certi versi, tenta di monopolizzare il futuro della Chiesa.
Il Concistoro del 30 settembre, al termine del quale ci sono 136 cardinali aventi diritto al voto in Conclave, è un segnale lampante. Papa Francesco ha tenuto nove Concistori in dieci anni del suo pontificato, mentre Papa Giovanni Paolo II ne ha avuti nove in ventisette anni. Il Papa ha dovuto affrontare un significativo ricambio generazionale e lo ha utilizzato per cambiare e modellare il Collegio cardinalizio. Non è solo una questione di cappelli rossi. Anche alcuni episcopati, come quello italiano, hanno vissuto una profonda trasformazione sotto Papa Francesco.
Questo Concistoro, dal punto di vista dei profili, è un classico Concistoro di Papa Francesco. C’è attenzione alle periferie (Malesia) e ai Paesi in guerra (Sud Sudan). Per la prima volta nella storia c’è un Patriarca di Gerusalemme residente. Ci sono anche arcivescovi di sedi tradizionalmente considerate cardinalizie (Bogotà e Madrid). E ci sono due Nunzi Apostolici (tre, se contiamo Mons. Marchetto, che però non vota in Conclave), segno dell’attenzione costante che Papa Francesco ha riservato al mondo diplomatico fin da prima della sua elezione. Si dice che alle Congregazioni generali il Papa abbia rivolto non solo il discorso diffuso ma anche un intervento sul ruolo dei diplomatici molto apprezzato da chi riteneva che, sotto Papa Benedetto XVI, la parte diplomatica fosse stata trascurata o almeno messa sotto tutela.
Tre cardinali della Curia (Prevost, Gugerotti e Fernández) avranno influenza anche in un successivo Conclave. Prevost con tutti i dossier dei vescovi in mano e Gugerotti con un’acquisita competenza diplomatica e conoscenza delle Chiese d’Oriente. Fernández, però, sembra essere una scelta per l’immediato futuro, dettata dal bisogno di Papa Francesco di avere un amico che interpreti il suo pensiero.
Ciò che colpisce del Concistoro, però, sono i numeri. Sono 136 i cardinali elettori al termine di questo Concistoro, 16 in più rispetto al limite di 120 stabilito da Paolo VI. Gli elettori torneranno sotto i 120 solo alla fine del 2024, quando saranno 119. Di questi, 91 saranno quelli creati da Papa Francesco, 22 saranno quelli creati da Benedetto XVI e sei saranno quelli di Giovanni Paolo II. Nel prossimo anno, quindi, Papa Francesco potrebbe non convocare nemmeno alcun concistoro perché ha completato il ricambio generazionale e perché ogni futuro conclave sarà comunque un conclave con i membri voluti da Papa Francesco.
Questo significa che un eventuale Conclave seguirà le indicazioni del Papa? Forse, ma non certamente. Alla fine il Papa sarà morto (o avrà rinunciato); quindi, anche i cardinali si troveranno liberi di ponderare situazioni diverse da quelle previste. Il Conclave potrebbe però essere influenzato dal pontificato? È possibile, certo, perché l’attenzione mediatica sul pontificato è stata altissima.
Era ciò che era previsto. In molti casi, l’elezione di Papa Francesco è stata presentata come una sorta di “processo di riscatto mediatico” per la Chiesa. Il Papa, venuto dalla fine del mondo, è stato chiamato a cambiare la narrazione della Chiesa di fronte a un’immagine macchiata.
Al di là della riforma della Curia, questo era il mandato del Papa. In definitiva, colpisce questa sensibilità verso l’opinione pubblica sviluppata sotto Papa Francesco. Ciò è tanto più sorprendente in quanto ora sembra essere diventata la preoccupazione principale.
Non sappiamo se siamo in un pontificato calante, ma sappiamo che la pressione dei media ha influenzato il Papa. Dall’Arcivescovo di Parigi Aupetit e le sue dimissioni accettate “sull’altare dell’ipocrisia” (Papa Francesco dixit) [QUI], al clamoroso cambio di marcia sugli abusi in Cile [QUI], il Papa ha sempre guardato con grande attenzione all’opinione pubblica. Forse l’opinione pubblica non detta l’agenda, ma ha comunque un peso.
È un tema che ritorna con forza nel cosiddetto “processo del secolo” in Vaticano [QUI]. La prima risposta del Papa è stata il trasferimento dei fondi dalla Segreteria di Stato all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), arrivando addirittura a citare nel comunicato un fondo (il fondo Centurion) per dimostrare l’impegno a recidere ogni possibile ramo morto con un rischio reputazionale.
Nei giorni recenti, le parti civili in Vaticano hanno chiesto il risarcimento dei danni [QUI], e lo IOR e la Segreteria di Stato hanno chiesto il risarcimento dei danni alla loro immagine. Una società esterna ha valutato il danno reputazionale e il costo è quello stimato per una campagna di ricostruzione della reputazione. Ma in cosa consiste questa campagna? Ci saranno spot pubblicitari? Questi saranno articoli a pagamento? Come può un’istituzione come la Segreteria di Stato decidere di dover rifare la propria immagine mediatica? Come può un organismo come lo IOR voler ricostruire la propria immagine solo attraverso un’opinione pubblica favorevole?
Le richieste sono, per certi versi, il sintomo di questo pontificato. E allora forse la risposta è che non siamo alla fine del pontificato, né al culmine. Siamo invece in un momento in cui il Papa cerca di assicurarsi di avere tutto il terreno preparato perché le sue decisioni siano comprese e applicate. C’è il momento dell’attesa, il momento della mediazione, il momento della presenza pubblica. Siamo in quel terzo momento, probabilmente.
Così, assicurata l’eredità cardinalizia con il Concistoro, Papa Francesco pubblicherà un nuovo appello sull’ambiente e poi celebrerà un Sinodo che si preannuncia esplosivo e controverso. Quando Papa Francesco guarda al futuro dice di voler aprire i processi. Questi processi difficilmente si concluderanno con la fine del suo pontificato. Ma probabilmente sarà altrettanto improbabile che vengano portati avanti nello “spirito di Francesco”.
Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato oggi dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].