Napolitano e papa Francesco: la polemica non manca

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‘I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento. Coloro che avranno indotto molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle per sempre’: nel funerale del già presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, il card. Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha citato il profeta Daniele, sottolineando che è stato un uomo di alta cultura con la passione per Mann, Dante e Mozart, tracciando quattro momenti di incontri, di cui la prima risale a quando Ravasi era prefetto della Biblioteca Apostolica a Milano e Napolitano ministro degli Interni per l’edizione autografa di ‘Dei delitti e delle pene’ di Cesare Beccaria, andando a leggere i passaggi riguardanti la pena di morte.

La seconda immagine risale ad un incontro con papa Benedetto XVI, quando il presidente cita una frase dello scrittore tedesco Thomas Mann: ‘il cristianesimo rimane una delle colonne portanti dello spirito occidentale insieme alla cultura mediterranea’. A lui è legata anche la terza immagine, quando durante un concerto per l’anniversario dei Patti Lateranensi nel febbraio 2013 papa Benedetto XVI gli rivelò la sua intenzione di dimettersi:

“Quanti concerti ha offerto a papa Benedetto per il suo compleanno fino alla fine: anche un concerto quando lui stava andandosene come presidente della Repubblica, il papa confidò a lui che in realtà pochi giorni dopo anche lui si sarebbe ritirato dal ministero petrino.

Ebbene tanti sono i ricordi anche per me perché stavo accanto a lui ascoltando la musica. In questo momento io idealmente voglio immaginare che a salutarlo musicalmente ci sia un testo che è religioso, un testo di Mozart scritto per il Corpus Domini nel 1791”.

Poi vi fu nel 2012 la partecipazione al ‘Cortile dei Gentili’ sul tema ‘Dio, questo Sconosciuto’: “La sua fu una straordinaria lezione-riflessione sul rapporto tra religione e società, che ebbe persino un intimo risvolto autobiografico. Napolitano, infatti, ricostruì il momento giovanile della sua crisi religiosa, ma anche il costante permanere del suo interrogarsi sulla trascendenza, una domanda, come mi disse, alimentata anche dalle sue letture filosofiche, soprattutto di Pascal”.

Anche Comunione e Liberazione lo ha ricordato come uomo al servizio dell’Italia:  “Giorgio Napolitano si è speso nel suo servizio al Paese, da Presidente della Repubblica in un momento delicato della vita italiana, nel tentativo di trovare una strada per una pacificazione politica a favore del bene comune e a difesa del valore dell’altro oltre ogni interesse di parte.

Come gli disse papa Francesco il giorno della sua rielezione a Capo dello Stato: ‘Con il suo comportamento Lei ha reso vivo il principio fondamentale della convivenza: che l’unità è superiore al conflitto’. Grati anche per la simpatia che ha sempre espresso per il Meeting di Rimini e la realtà che lo sostiene, preghiamo per lui e siamo vicini ai suoi famigliari”.

Mentre l’Azione Cattolica lo ha ricordato per l’apprezzamento verso l’associazione: “Negli anni del suo doppio mandato, il primo nella storia repubblicana, dal maggio 2006 al gennaio 2015, sono state molte le occasioni in cui il Presidente Giorgio Napolitano ha voluto incontrare ed esprimere la sua vicinanza all’Azione Cattolica.

Lo ringraziamo anche di questa cordiale attenzione e per aver ogni volta sottolineato l’apprezzamento per la testimonianza piena e tangibile dell’amore per il nostro Paese espressa dalle migliaia di donne e uomini di Ac di tutte le età, che lungo tutta la giovane storia della nostra Nazione, si sono spesi e continuano a spendersi a servizio della democrazia e della Repubblica, impegnati nelle sue istituzioni amministrative di ogni ordine e grado e nelle molteplici realtà di volontariato civile e sociale del Paese”.

Mentre dopo la conclusione della recita della preghiera dell’Angelus domenicale papa Francesco ha reso omaggio al feretro e, dopo un momento di preghiera, ha scritto sul foglio di carta intestata del Senato: ‘Un ricordo e un gesto di gratitudine a un grande uomo servitore della patria’, senza un ‘segno della croce’ nel rispetto della scelta di un funerale non religioso.

Ma non tutti hanno apprezzato tale gesto, come ha evidenziato  Mario Giordano in una ‘filippica’, che è più un attacco frontale, contro papa Francesco sul giornale ‘La Verità’: “E la croce che porta al collo? Perché non si è tolto anche quella? Non ha pensato che potesse offendere? Disturbare? Non ha pensato che potesse essere irrispettosa?

Se davvero il Papa pensa che farsi il segno della croce davanti alla bara di Giorgio Napolitano significa turbare la laicità (voluta, dichiarata, ostentata) del presidente defunto, allora doveva essere coerente fino in fondo. Doveva eliminare anche il crocifisso che spicca sulla sua veste bianca.

Doveva nasconderlo. E poi magari doveva togliersi direttamente la veste bianca, che ricorda un po’ troppo che lui è un Papa e in quanto Papa vicario di Cristo sulla terra”.

Bisogna ricordare che anche Gesù veniva attaccato per non essere stato coerente con la fede e ci si scorda che Gesù nel discorso sul Monte ha affermato che non chi nomina il nome di Dio entra nel Regno dei cieli: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.

E’ lo stesso Gesù a mettere in guardia dall’ostentazione della fede: “Tu invece, quando preghi, entra in camera tua e chiudi la porta. Poi, prega Dio, presente anche in quel luogo nascosto. E Dio tuo Padre, che vede anche ciò che è nascosto, ti darà la ricompensa”.

(Foto: Open)

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