Da Marsiglia storie di accoglienza
Dando il saluto a papa Francesco nella sessione conclusiva dei ‘Rencontres Méditeranneés’ l’arcivescovo di Marsiglia, card. Jean Marc Aveline aveva salutato papa Francesco ed il presidente della Repubblica francese, che insieme ai vescovi ed ai giovani provenienti dai Paesi del mar Mediterraneo partecipano all’incontro:
“All’assemblea ci sono anche giovani, studenti e giovani professionisti, provenienti dagli stessi Paesi, ma di tutte le confessioni e religioni, che sono stati invitati a venire a lavorare per una settimana a Marsiglia, per aiutare i vescovi ad affinare la loro analisi della situazione e a esaminare le iniziative concrete da prendere.
In due giorni, la collaborazione tra i giovani e i vescovi è già stata molto fruttuosa e anche loro, Santo Padre, sono molto toccati dalla sua preoccupazione per i popoli che rappresentano, nella diversità delle loro culture e religioni. E questa mattina siamo pieni di compassione per i Paesi che stanno affrontando tragedie molto difficili, sia a causa di guerre che di disastri naturali: Marocco, Tunisia, Libia, Iraq, Siria, Turchia, Ucraina, Armenia, solo per citarne alcuni”.
Mentre il vescovo di Tirana, mons. Arjan Dodaj, ha raccontato la sua storia: “Santità, dall’abisso più profondo del Mediterraneo nel tempo della dittatura comunista, quando ero ragazzino io, Arjan Dodaj, vescovo di Tirana-Durazzo, ho sperimentato sulla mia pelle il venire alla luce della speranza. Io nasco nel 1977 in Albania.
Dieci anni prima che io nascessi, il mio paese per costituzione si era dichiarato ateo e le Chiese erano state distrutte, sì, Dio era stato cancellato in tutti i suoi segni visibili. Per tale ragione, sono cresciuto senza alcun riferimento religioso.
Vedevo solo mia nonna pregare il rosario davanti ad una stalla, dove prima ho scoperto esserci una Chiesa. Anche il nonno pregava sempre di nascosto. La mia infanzia è stata caratterizzata da tanta povertà, miseria e ideologia”.
Tali situazioni sono presenti ancora oggi nei Paesi che si affacciano in questo mare: “Ancora oggi nel Mediterraneo ci sono tante persone che vivono situazioni difficili. Ci sono anche tante distanze: quelle affrontate dai nostri fratelli migranti, quelle che segnano i vissuti dei nostri popoli dal punto di vista sociale ed economico.
I migranti portano con se non solo tante prove, sofferenze e violenze subite, ma soprattutto sono portatori della grande speranza che custodiscono nel cuore, la quale dona loro il coraggio di affrontare tanti sacrifici e barriere!”
Nonostante tutto la diversità è un fattore positivo: “Ci sono anche delle distanze positive legate alla ricchezza della diversità culturale e spirituale dei nostri popoli. In questi giorni a Marsiglia, come Chiese e credenti del Mediterraneo, lo abbiamo vissuto.
Qui, abbiamo sperimentato che la diversità, in quanto ricchezza, produce ricchezza, accorcia le distanze negative e alimenta la fraternità. Di queste giornate conservo la certezza che uno sguardo positivo, gioioso e carico di speranza sulla realtà, ci rende testimoni credibili dello stile di Dio: vicinanza fraterna, compassione umana e tenerezza profetica”.
Inoltre c’è stato anche il racconto di Mariaserena, volontaria dell’Associazione ‘Papa Giovanni XXIII’ in Grecia: “Un piccolo miracolo visto in questi incontri: in pochissimi giorni, oltre a lavorare ed elaborare proposte, si è costruita fraternità. Una fraternità che tocca le cinque sponde del Mediterraneo!
Un Mediterraneo che ha bisogno di vivere la fraternità e di spargerla ovunque perché, ci tengo a sottolinearlo, il Mediterraneo, ora, non è più solo un cimitero, è una vera e propria scena di crimini contro l’umanità. E dobbiamo gridarlo con forza! Gridarlo con forza, senza perdere la speranza perché, come ho detto, ci sono tanti segni di speranza e questa assemblea ne è un esempio”.
(Foto:Santa Sede)