Se il dialogo del Papa viene strumentalizzato

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Era prevedibile. E certamente Papa Francesco ne era consapevole. Il dialogo prevede l’onestà intellettuale. Lui ha tentato, ha preso carta e penna e in modo personalissimo ha buttato giù un abbozzo di risposte alle provocazioni di Eugenio Scalfari, un non credente che non è in ricerca, come dice lui stesso. La prima domanda naturale è :se non è in ricerca che cosa cerca di sapere?
Ma il Papa sembra stuzzicato da questo modo. Scrive in modo molto dimesso all’ “Egregio dottor Scalfari” e, dopo un riassunto della enciclica Lumen Fidei che, ripete, è soprattutto di Benedetto XVI, accenna delle risposte alle questioni proposte dal giornalista che non è in ricerca.
E scrive con il tono di chi si rivolge ad un credente, o almeno ad uno che è in ricerca. Parla di coscienza. Basta ascoltare la coscienza per essere salvi. Ottimo suggerimento per chi ha una coscienza formata da credente. Così come la riflessione gettonatissima da stampa e social network sulla verità che non è assoluta, cioè non è “slegata” ma basata sulla “relazione”. Del resto Dio e amore, e l’amore è relazione, come nella Trinità, legame indissolubile.
Ottimi spunti e frasi utili per i credenti.
Ma il rischio, che oggi sappiamo il Papa non ha potuto evitare, è che vengano strumentalizzate nel senso opposto del significato che Francesco gli ha dato.
Scrivere sui giornali è un azzardo perché i media fagocitano e triturano tutto. Così oggi abbiamo letto l’orgoglio di un guru della stampa che tra una settimana sarà il protagonista del Cortile dei Gentili, la iniziativa voluta da Benedetto XVI per il dialogo proprio con i non credenti.
Ma anche delle critiche da atei più “puri” che alla fine vedono nelle parole del Papa contenuti perfettamente in linea con il Magistero dei predecessori. Per loro è un male, per i cristiani e i cattolici in particolare, un bene, una certezza e una consolazione. La Chiesa procede per passi lenti e decisi, e il tema del dialogo con chi non crede ha una storia antica e illustre che in diverse epoche ha assunto diverse forme. Fides et ratio, appunto.
La parte più interessante della lettera del Papa a Scalfari è quella che magari sfugge : “occorre confrontarsi con Gesù, direi, nella concretezza e ruvidezza della sua vicenda.”
Non è un confronto “mondano” da articolo di giornale. É un confronto che richiede una grande onestà intellettuale e l’intenzione di “essere in ricerca”.
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