Il Signore scrive dritto anche sulle rotaie

La profezia della croce di fuoco sulla rotaia, il segno premonitore di Michael, non un messaggio nefasto, ma di pace e salvezza: «Dio mi dice qualcosa». Poche ore prima della sciagura, mentre faceva una saldatura, era apparso il simbolo cristiano sulla rotaia che stava saldando. E aveva anche pubblicato l’immagine sui social. Egli – recita un noto proverbio portoghese – «scrive dritto sulle righe storte tracciate dagli uomini». Dio volge a Provvidenza ogni cosa, crea vita dalla morte, trae dal male un bene più grande, «lo fa servire a un bene» (cfr. Gen 50,20).
Con il modo strano come funziona il mio cervello, ho pensato al film muto Rotaie, diretto da Mario Camerini, girato negli stabilimenti della Farnesina nel 1930. Due giovani sposatisi contro il parere delle famiglie si rifugiano in un piccolo albergo vicino alla stazione ferroviaria; non hanno neppure i soldi per pagare la stanza e progettano di suicidarsi nella notte. Il vento sollevato dal passaggio di un treno apre la finestra e fa cadere il bicchiere che contiene il veleno che avrebbe dovuto ucciderli; capiscono così che quella non è la strada giusta e fuggono nella notte piovosa cercando riparo proprio nella stazione dove trovano un portafogli pieno di banconote. Salgono su un treno per Sanremo e cercano la fortuna giocando al casinò. Ben presto restano nuovamente senza denaro, il giovane viene sorpreso mentre cerca di appropriarsi delle fiches di un ricco giocatore che finge di aiutarlo ma che in realtà in cambio vuole passare la notte con la giovane sposina. In principio i due giovani cedono al ricatto ma all’ultimo si sottraggono e, lasciati i soldi ricevuti, salgono su un treno senza conoscerne la destinazione. Nel vagone di terza classe incontrano la generosità degli altri viaggiatori che, nonostante la loro povertà, condividono senza secondi fini il poco cibo con loro. Il ragazzo trova lavoro in fabbrica e la coppia cambierà vita. [V.v.B.]
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 01.09.2023 – Renato Farina] – Il segno splendente della Croce, luce bianca che buca le fiamme, più forte del fuoco, è stato visto, fotografato e diffuso dall’operaio Michael Zanera la notte precedente la sua morte accaduta insieme a quei quattro compagni sugli stessi binari di quel messaggio. I cinque uomini, prima dell’alba di ieri, sono stati travolti e sbattuti come formiche centinaia di metri lontano dalla locomotiva uscita dal buio. Come formiche? È così che li ha visti Dio dall’alto? Formichine sperdute nella vastità dell’universo da lasciare in balia di uno stupido feroce treno, per incuria e colpe certo umane, con un Dio che forse avverte ma non fa nulla? Oppure anche solo pensare a una premonizione mistica è superstizione, residuo di credenze infantili? O c’è dell’altro oltre alle due ipotesi appena proposte?
Inutile girarci intorno, più di tutto interessa l’enigma di quel ritaglio luminoso. Il tema del giorno davanti a tragedie indicibili e indecenti sono di sicuro il dolore e lo sdegno, il mai più, e i le immagini della locomotiva e dei vagoni. Le responsabilità. Lo sciopero. Ma queste problematiche sono lasciate ai politici e ai sindacati. Lo sguardo si concentra su quell’altra immagine con la croce, e sui volti degli operai deceduti per scorgervi qualche elemento che facesse presumere la loro sorte.
Michael, 34 anni, vercellese, alcune ore prima del suo ultimo turno, sul canale Tik Tok, il social dei più giovani, di solito propenso alle scemenze, ma stavolta latore di domande enormi come il destino, aveva appoggiato come una barchetta di carta sul torrente la documentazione di quel che gli era successo e il suo quesito. La fotografia non è di immediata comprensione. Scrive, a mo’ di didascalia, Michael: “È la prima volta che mi succede, mentre saldo la rotaia mi è uscito un crocifisso. Dio mi vuole dire qualcosa sicuramente nonostante il richiamo tutti i giorni ultimamente perché non è un bel periodo per me”. Allarghiamo i confini della foto, a quel che c’è fuori quadro. La saldatrice impugnata da Michael con il suo flusso incandescente. I compagni di turno, la squadra di sette operai, cinque al lavoro, due per volta si staccano a prendere fiato. Gli occhi che sotto le lenti protettive scure si spalancano, un balzo del corpo, il cellulare tirato fuori dalla tasca, la fotografia vertiginosa. Sembra un cero rosso, di quelli accesi vicini al tabernacolo, quelli che i francesi chiamano la veilleuse, la vergine vigilante che annuncia nelle chiese cattoliche la presenza di Cristo nel pane custodito lì dentro.
Che cosa gli voleva dire Dio? E poi era Dio? Per Michael senz’altro. In realtà sono milioni i segni che Dio ci porge, la realtà stessa, con il suo esistere nega il nulla. Si può essere distratti davanti alla bellezza, essere ciechi davanti al miracolo della bontà di qualcuno. Ma se le madri educano a vedere qualcosa oltre la pattumiera delle schifezze, siamo sin da piccini protesi a individuare dentro gli incontri, qualcosa che ci dice: “più in là”. La specie umana, ciascun singolo, tutti siamo fatti così. Si può correre da Freud a farsi psicoanalizzare i sogni, o dalla maga a trasformarli in premonizioni o numeri del lotto. Michael guardava e ha “richiamato” Dio a chiedergli cosa gli volesse dire.
Ciascuno ha certo le sue osservazioni da fare al riguardo. In tanti le hanno condivise su Tik Tok. Non ce n’è una che non lasci emergere interrogativi più profondi delle opinioni sulle capigliature del Grande Fratello. È evidente che un brivido percorre i brevi messaggi. Ognuno dà una carezza a quel giovane, che come capita a tutti – religiosi o meno religiosi, credenti oppure atei – non stava passando “un bel periodo. E qual è stata la risposta?
Oso dire, non era: “Morirai”. Ma: “Ti sono vicino, guarda la mia Croce, ho patito come te, non mi stacco da te”. Odio teorizzare. Ma la Croce è essenziale perché è il passo necessario per la Resurrezione. Gli Armeni, che conoscono lo stermino, e ancora adesso lo stanno rischiando anche grazie alle armi che l’Italia sta vendendo agli aggressori, scolpiscono la croce mostrandola fiorita.
Il male e la morte sono vinti, questo dice quel segno luminoso. Credo che Michael morendo lo abbia detto a tutti noi. Abbia pace. Ha pace.
Questo articolo è stato pubblicato oggi su Libero Quotidiano.
«Lui a Cristo credeva, lo cercava ogni giorno. E quel crocifisso lasciato come un’orma dalla saldatrice sull’acciaio lo aveva scosso. Che voleva da lui, Dio? Sapendo come è finita la storia forse possiamo dare dignità al presentimento di un giovane operaio. Non una minaccia però, piuttosto in un segno: la tua ora è vicina. Come la spinta a guardarsi dentro, a perdonare, a chiedere perdono. Siamo eredi di uno scientismo che disprezza ciò che non è rigorosamente razionale, e, in contrapposizione, di una cultura neanche sotterranea di tarocchi e oroscopi, che insegue affannosamente la Fortuna. I sogni oggi, per esempio, o sono cosa da lettino di psicoanalista (la medicina, la scienza) oppure alimentano le giocate al lotto (la superstizione). Eppure c’è stato un tempo in cui i sogni, e i segni, avevano una dignità. Nell’Antico Testamento Dio parla ai profeti in sogno. Nel Vangelo, grazie a un sogno Giuseppe evita la reggia Erode, grazie a un sogno i Magi cambiano la strada del ritorno. Il suggerimento notturno non era impresentabile, in un mondo contadino o cacciatore in cui tutto – il volo degli uccelli, le fasi della luna, il colore delle nuvole a sera – era “segno”. Quel segno antico, dimenticato, esiliato nel materialismo in cui siamo immersi, oggi genera un sussulto. Un segno, forse, ma di che? Di qualcosa che ci fonda, eppure abbiamo da tempo censurato» (Marina Corradi – Avvenire, 1° settembre 2023).
Foto di copertina: la riportiamo dall’ANSA, con il commento nel pomeriggio del 31 agosto 2023: «“È la prima volta che mi succede, mentre saldo la rotaia mi è uscito il crocifisso. Dio mi vuole dire qualcosa sicuramente, nonostante lo richiamo tutti i giorni ultimamente, perché non è un bel periodo per me”. È l’ultimo messaggio postato su Tik Tok, una storia, da Michael Zanera, una delle cinque vittime dell’incidente avvenuto questa notte nella stazione di Brandizzo, nel Torinese. Le parole sono state postate in una “storia” sui social di ieri sera, ormai circa venti ore fa, con sottofondo l’immagine di un simil crocifisso che appare su delle rotaie con il rosso dell’incandescenza di una saldatura. Zanera aveva 34 anni ed era residente a Vercelli. Numerosi i messaggi di cordoglio postati come commenti. Il post su Tik Tok ha superato le 30mila visualizzazioni e in molti lo stanno condividendo sui social. Oltre quattrocento i commenti sul profilo di Michael Zanera. “Io che sono ateo rifletto tanto su questo post”, scrivono. “Riposa in pace cugino mio, mi mancherai tantissimo”, afferma Toni. “Vengono i brividi a vedere questa immagine. Ho la pelle d’oca”, aggiunge Cri. Fendi invece scrive: “Morire mentre lavori… non è giusto. Riposa in pace”. “Ci sono delle cose che talvolta non riusciamo a spiegare perché rientrano nei misteri della vita. Rip”, dice Giovanni».