Bernard Scholz: al Meeting di Rimini continua un’amicizia inesauribile

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“L’origine è il centenario di don Giussani. La passione umana che ci ha comunicato è stata fonte di amicizia, ha generato rapporti che viviamo tuttora. E sono amicizie che si allargano, danno vita ad altri legami. Ecco, noi vorremmo andare al fondo di questa esperienza. Capire meglio come la passione di Dio verso l’uomo, attraverso i suoi testimoni, generi questa forma di amicizia, di cui oggi c’è un grande bisogno”: 

questo è il filo conduttore della 44^ edizione del Meeting dell’Amicizia tra i popoli, che fra pochi giorni inizia a Rimini, spiegato da Bernhard Scholz, presidente della Fondazione ‘Meeting per l’Amicizia tra i popoli’, fino a venerdì 25 agosto, intitolata ‘L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile’.

Infatti, presentando questa edizione presso l’Ambasciata della Santa Sede in Italia, aveva sottolineato il valore relazionale dell’amicizia: “Vogliamo mettere al centro dell’attenzione l’amicizia, i rapporti buoni e creativi, le relazioni positive e costruttive… Siamo convinti che questa attenzione sia urgente in un mondo segnato da individualismo e solitudine esistenziale e con una situazione geopolitica caratterizzata da vecchi e nuovi conflitti, da guerre atroci anche al centro del nostro continente”.

A lui abbiamo chiesto di spiegare il motivo per cui l’esistenza umana è un’amicizia inesauribile: “Con questo titolo vogliamo riscoprire l’amicizia in un mondo sempre più frammentato, conflittuale e segnato da una crescente solitudine esistenziale di tanti giovani. Ma è decisivo accogliere l’origine: ‘L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile’ significa che la persona in quanto persona è investita da un’amicizia che proviene da Dio stesso che l’ha chiamata all’esistenza.

Sono proprio rivoluzionarie le parole di Gesù quando ci dice ‘non vi chiamo più servi ma amici’. Quest’amicizia è inesauribile, perché inesauribile è la sua fonte, che la rigenera anche quando è stata da noi tradita o svilita.

Il Meeting di quest’anno ci invita quindi a prendere di nuovo coscienza di quest’amicizia infinita e gratuita, a condividerla, a guardare i suoi frutti nel passato e nel presente, a riflettere sul suo impatto attuale e potenziale nel mondo contemporaneo, così martoriato da tante inimicizie”.

In quale modo l’amicizia può costruire nuova socialità?

“Ogni persona che è stata raggiunta da questa amicizia in qualche modo la testimonia, la condivide, la comunica. E così, per cerchi concentrici, si allarga e incide sulle relazioni e sui rapporti anche più lontani. Al Meeting ricorderemo persone che hanno vissuto questa amicizia in modo esemplare e sono diventati così autori di una ‘amicizia sociale’, come la chiama papa Francesco, che ha coinvolto tante persone intorno a loro ed è arrivata fino ai nostri tempi: Dorothy Day degli Stati Uniti, Takashi Nagai del Giappone, più conosciuti in Italia, don Lorenzo Milani e don Pino Puglisi. Ogni società civile dipende dalla vitalità di corpi intermedi, di gruppi di persone che vivono una amicizia autentica, creativa, responsabile”.

Come l’amicizia può essere una profezia per la pace?

“Dove c’è amicizia, c’è pace. Dove c’è amicizia le differenze e le diversità non sono ostacolo o impedimento ma diventano arricchimento reciproco. In questo senso ogni amicizia al livello personale o sociale dice al mondo che è possibile vivere insieme anche se siamo diversi o addirittura perché siamo diversi. L’alterità è un elemento vitale di ogni amicizia.

L’appiattimento e l’omologazione sono il contrario dell’amicizia e in fondo aprono la strada alla manipolazione prima e alla violenza, anche agguerrita, poi. L’amicizia esalta l’unicità di ogni persona in una relazione che vuole il bene di ognuno senza volere il male di qualcuno. In questo senso anche rapporti autenticamente amichevoli fra responsabili della società civile e della politica sono fermenti del bene comune e della pace”.

In quale modo il Meeting può far nascere germogli di speranza?

“Il Meeting suggerisce e rende presenti testimoni che, in situazioni disperate dal punto di vista umano, sono capaci di creare amicizie e reti di amicizia che diventano riferimenti di speranza per tutti. Ascoltare per esempio le monache trappiste di Azer in Siria è un grande incoraggiamento a mettersi in gioco anche di fronte alle sfide che ciascuno di noi incontra nel proprio ambiente di vita:

nel proprio posto di lavoro, nell’azienda, nella scuola, nell’ospedale o in altre situazioni dove si vive un disagio, una sofferenza o una situazione di solitudine. I testimoni ci ricordano che ognuno di noi influisce in un modo o in un altro sul suo ambiente”.

(Tratto da Aci Stampa)

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