Tonino Cantelmi: educare è questione di autorevolezza
Nelle scorse settimane abbiamo assistito ad alcuni episodi gravi di cronaca, che hanno coinvolto i giovani, che lo psichiatra Tonino Cantelmi ha definito ‘dati inquietanti’: “I nostri giovani sono attraversati da sentimenti quali malinconia, tristezza, paura, incertezza rispetto al futuro… Si assiste ad un aumento di tre volte, dopo la pandemia, dell’autolesionismo, di comportamenti oppositivi-provocatori, autodistruttività, rabbia”.
Partendo da questo interessante passaggio al prof. Tonino Cantelmi, direttore sanitario dell’Istituto ‘Don Guanella’ di Roma e presidente dell’Itci (Istituto di terapia cognitivo interpersonale), abbiamo chiesto di aiutarci a leggere gli avvenimenti di questi mesi, che vedono coinvolti i giovani:
“Rovigo: insegnanti e genitori non ritengono che impallinare una docente debba necessariamente avere una conseguenza significativa e che il dichiarato pentimento cancelli ogni conseguenza dell’agire scellerato. Casalpalocco (quartiere ‘bene’ di Roma): giovani abituati a monetizzare l’idiozia attraverso la mitologica professione di youtubers (tra le approvazioni di adulti e genitori), alla guida di un bolide, rovinano la loro vita e uccidono un bimbo.
Primavalle (quartiere di periferia di Roma): un 17enne uccide con una incredibile violenza una sua coetanea per motivi davvero incomprensibili e comunque non sufficienti per spiegare tanta violenza e crudeltà. Abbiategrasso: un minorenne accoltella l’insegnante e i genitori ricorrono al TAR contro la bocciatura. Trentino: bocciata con 5 insufficienze, fa ricorso al TAR e il TAR la riammette all’esame di maturità: aveva già una iscrizione ad una facoltà universitaria. A mio parere c’è un filo rosso che unisce episodi così apparentemente distanti: l’inconsistenza educativa degli adulti (insegnanti, genitori, educatori e magistrati)”.
Quali responsabilità educative hanno gli adulti?
“Si, gli adulti avranno pure applicato regolamenti e leggi (come i magistrati o gli insegnanti indulgenti), ma nel complesso il quadro educativo è desolante. Denuncio la grave inconsistenza educativa degli adulti, che con la loro assenza o con la loro complicità hanno ucciso il senso di responsabilità, Siamo tutti immersi in un colossale videogame, dove le azioni sono irresponsabilmente prive di conseguenze.
Si tratta di un colossale fallimento educativo. Due fenomeni sembrano attorcigliarsi fra loro con esiti imprevedibili: la progressiva infantilizzazione degli adulti (e la conseguente incapacità educativa) e la precocizzazione di esperienze adultizzanti nell’infanzia (come ad esempio l’erotizzazione precoce dell’infanzia).
Cosa succede nella psiche di un giovane quando è coinvolto nella ‘realtà aumentata’?
“Tutto subisce una accelerazione micidiale attraverso i social: instagram è popolato da bambini e adolescenti i cui profili sono indistinguibili da quelli degli adulti; tik tok e social sono invasi da adulti che hanno profili indistinguibili dai bambini. Ma in generale il fallimento educativo è dato dalla scellerata scelta di deresponsabilizzare ogni agito annullandone le conseguenze”.
In questi avvenimenti quanto pesa una ‘cattiva’ educazione ai social media?
“A Rovigo, senza entrare nel merito, la scelta iniziale di dare 9 agli ‘impallinatori’ dice la qualità non dei ragazzi, ma di insegnanti a mio parer pavidi. A Casalpalocco ha vinto il modello narcisista: ‘Fai qualcosa di spettacolare, anche se idiota e diventa famoso e ricco senza faticare’. A Primavalle quel giovane aveva già ampiamente espresso le sue idee pazzesche sulla vita e sulla morte e nessuno se ne era accorto.
Ad Abbiategrasso e nel Trentino abbiamo esempi di come l’insuccesso e la frustrazione non possano essere accettate costi quel che costi. Ma in tutti i casi i ragazzi coinvolti sono vittime e non carnefici. Tutti vittime di adulti assenti, complici e irresponsabili. Perciò basta con la caccia al mostro: nessuno di quei ragazzi è un mostro. Ciò che è mostruoso è il colossale fallimento educativo degli adulti”.
I giovani sono capaci di chiedere aiuto agli adulti?
“Chiedono aiuto non sempre nel modo canonico. La loro richiesta arriva attraverso comportamenti disfunzionali ed a volte nemmeno loro si rendono conto che stanno chiedendo aiuto. Per questo è fondamentale che gli adulti siano capaci di vedere e comprendere i veri bisogni dei ragazzi. Purtroppo non sempre accade, perché viviamo in una società in cui ci sono sempre più adulti non autorevoli ed interessati davvero ad aiutare i giovani in un percorso di crescita”.
Allora per gli adulti quale è la sfida di educare?
“La vera sfida, a mio parere, spetta agli adulti che dovrebbero ripartire dalla riconquista dell’autorevolezza e, soprattutto, della fiducia dei giovani, impegnandosi a creare contesti educativi e sociali volti alla loro responsabilizzazione. Nella realtà contemporanea gli adolescenti sono immersi nella cultura del disimpegno e dello sballo, in cui prevalgono sentimenti di noia, connessioni senza relazioni autentiche, fluidità della società e perdita di senso e di significato.
Un aiuto concreto consisterebbe nella costruzione di spazi di fiducia e disponibilità all’ascolto, partendo dai più piccoli fino ai più ampi contesti educativi: dar voce ai giovani, permettere loro di esprimersi, aiutarli a sviluppare capacità di ‘futurazione’, di affermarsi e di relazionarsi autenticamente”.