Papa Francesco: nella Chiesa c’è spazio per tutti
Papa Francesco ha concluso la prima giornata portoghese, partecipando nel Mosteiro dos Jerónimos alla recita dei Vespri con vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e operatori pastorali, salutato da mons. Mons. José Ornelas Carvalho, vescovo di Leiria-Fatima e presidente della Conferenza Episcopale Portoghese:
“Questa celebrazione rappresenta, per l’intera Chiesa in Portogallo, anche un’occasione per ringraziare e manifestare la sua comunione e adesione al servizio e al magistero che Vostra Santità viene svolgendo nella Chiesa senza dimenticare l’intera società. Ci sentiamo toccati e interpellati particolarmente dal Suo invito ad aprirci alla ‘gioia del Vangelo’, nella sua semplicità e universalità, che generi una Chiesa e una società giusta e fraterna, dove sono ‘tutti fratelli e sorelle’…
Tutto questo lo vediamo, Santo Padre, nella convocazione rivolta alla Chiesa per un cammino sinodale, che stiamo iniziando in sintonia con tutta la Chiesa. Siamo impegnati nel cammino di trasformazione pastorale, guidati dallo Spirito del Signore, nella comunione fraterna, nella partecipazione attiva e nell’uscita missionaria dalle nostre comunità”.
Durante la recita dei Vespri il papa ha sottolineato la chiamata degli apostoli da parte di Gesù: “Vorrei soffermarmi su questa chiamata, che evidenzia quanto abbiamo appena ascoltato nella Lettura breve dei Vespri: il Signore ci ha salvati e ci ha chiamati non in base alle nostre opere, ma secondo la sua grazia… Gesù allora salì sulla barca di Simone e, dopo aver parlato alle folle, cambiò la vita di quei pescatori invitandoli a prendere il largo e a gettare le reti”.
Ed ha raccontato questo quadro di vita quotidiana: “Notiamo subito un contrasto: da una parte, i pescatori scendono dalla barca per lavare le reti, cioè per pulirle, conservarle bene e tornare a casa; dall’altra parte, Gesù sale sulla barca e invita a gettare di nuovo le reti per la pesca. Risaltano le differenze: i discepoli scendono, Gesù sale; loro vogliono conservare le reti, Lui vuole che si gettino nuovamente in mare per la pesca. Anzitutto, ci sono i pescatori che scendono dalla barca per lavare le reti”.
Il papa ha sottolineato la tenerezza di Gesù in questo dialogo con gli apostoli: “A Cristo interessa portare la vicinanza di Dio proprio nei luoghi e nelle situazioni in cui le persone vivono, lottano, sperano, talvolta stringendo tra le mani fallimenti e insuccessi, proprio come quei pescatori che nella notte non avevano preso nulla. Gesù guarda con tenerezza Simone e i suoi compagni che, stanchi e amareggiati, lavano le loro reti, compiendo un gesto ripetitivo, ma anche affaticato e rassegnato: non restava che tornare a casa a mani vuote”.
Il papa ha evidenziato che questo smarrimento accade anche oggi: “E’ un sentimento piuttosto diffuso nei Paesi di antica tradizione cristiana, attraversati da molti cambiamenti sociali e culturali e sempre più segnati dal secolarismo, dall’indifferenza nei confronti di Dio, da un crescente distacco dalla pratica della fede.
E ciò è spesso accentuato dalla delusione e dalla rabbia che alcuni nutrono nei confronti della Chiesa, talvolta per la nostra cattiva testimonianza e per gli scandali che ne hanno deturpato il volto, e che chiamano a una purificazione umile e costante, a partire dal grido di dolore delle vittime, sempre da accogliere e da ascoltare”.
E’ un invito a non scoraggiarsi: “Ma il rischio, quando ci si sente scoraggiati, è quello di scendere dalla barca, restando impigliati nelle reti della rassegnazione e del pessimismo. Invece, dobbiamo portare al Signore le fatiche e le lacrime, per poi affrontare le situazioni pastorali e spirituali confrontandoci con apertura di cuore e sperimentando insieme qualche nuova via da seguire, fiduciosi che Gesù continua a prendere per mano e rialzare la sua amata Sposa”.
E’ un invito a ‘prendere il largo’: “Per gettare nuovamente le reti in mare, bisogna lasciare la riva delle delusioni e dell’immobilismo, prendere le distanze da quella tristezza dolciastra e da quel cinismo ironico che ci assalgono dinanzi alle difficoltà.
Bisogna farlo per passare dal disfattismo alla fede, come Simone che, pur avendo faticato a vuoto tutta la notte, dice: ‘Sulla tua parola getterò le reti’. Ma, per fidarsi ogni giorno del Signore e della sua Parola, non bastano le parole, occorre tanta preghiera. Solo in adorazione, solo davanti al Signore si ritrovano il gusto e la passione per l’evangelizzazione.
Anche noi siamo chiamati a immergere le nostre reti nel tempo che viviamo, a dialogare con tutti, a rendere comprensibile il Vangelo, anche se per farlo possiamo rischiare qualche tempesta. Come i giovani che da tutto il mondo vengono qui a sfidare le onde giganti di Nazaré, anche noi andiamo al largo senza paura; non temiamo di affrontare il mare aperto, perché in mezzo alla tempesta e ai venti contrari ci viene incontro Gesù”.
Un altro punto ha riguardato la comunità: “Pietro guida la barca, ma sulla barca ci sono tutti e tutti sono chiamati a calare le reti. E quando prendono una grande quantità di pesci, non pensano di farcela da soli, non gestiscono il dono come possesso e proprietà privata ma, dice il Vangelo, ‘fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli’. Così riempirono due barche, non una”.
Sulla ‘barca’ della Chiesa c’è posto per tutti: “Sulla barca della Chiesa ci deve essere spazio per tutti: tutti i battezzati sono chiamati a salirvi e a gettare le reti, impegnandosi in prima persona nell’annuncio del Vangelo. E’ una grande sfida, specialmente nei contesti in cui i sacerdoti e i consacrati sono affaticati perché, mentre aumentano le esigenze pastorali, sono sempre di meno.
A questa situazione, però, possiamo guardare come un’occasione per coinvolgere, con slancio fraterno e sana creatività pastorale, i laici. Le reti dei primi discepoli, allora, diventano un’immagine della Chiesa, che è una ‘rete di relazioni’ umane, spirituali e pastorali. Se non c’è dialogo, corresponsabilità e partecipazione, la Chiesa invecchia”.
E’ stato un invito a non scoraggiarsi: “Abbiamo la sensazione che sia venuto a mancare l’entusiasmo, il coraggio di sognare, la forza di affrontare le sfide, la fiducia nel futuro; e, intanto, navighiamo nelle incertezze, nella precarietà economica, nella povertà di amicizia sociale, nella mancanza di speranza.
A noi, come Chiesa, è affidato il compito di immergerci nelle acque di questo mare calando la rete del Vangelo, senza puntare il dito, ma portando alle persone del nostro tempo una proposta di vita nuova, quella di Gesù: portare l’accoglienza del Vangelo in una società multiculturale; portare la vicinanza del Padre nelle situazioni di precariato e di povertà che crescono, soprattutto tra i giovani; portare l’amore di Cristo dove la famiglia è fragile e le relazioni sono ferite; trasmettere la gioia dello Spirito dove regnano demoralizzazione e fatalismo”.
(Foto: Santa Sede)