Papa Francesco a Lisbona: l’Europa sia ponte di speranza

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Oggi è iniziato il 42^ viaggio internazionale di papa Francesco, che è atterrato a Lisbona, dove lo attenderanno molti giovani per la Giornata Mondiale della Gioventù ed alla partenza a Roma ha salutato a Casa Santa Marta un gruppo di persone accompagnate dal card. Konrad Krajewski, prefetto del Dicastero della Carità. E lungo la strada che congiunge l’aeroporto dal Palazzo presidenziale, molti giovani con gli abitanti di Lisbona hanno salutato il papa.

Il primo incontro è avvento con le autorità politiche, la società civile e il corpo diplomatico nel Centro Culturale de Belém, dove il papa ha sottolineato la multiculturalità della capitale portoghese: “Sono felice di essere a Lisbona, città dell’incontro che abbraccia vari popoli e culture e che diventa in questi giorni ancora più universale; diventa, in un certo senso, la capitale del mondo, del futuro, dei giovani.

Ciò ben si adatta al suo carattere multietnico e multiculturale (penso al quartiere Mouraria, dove vivono in armonia persone provenienti da più di sessanta Paesi) e rivela il tratto cosmopolita del Portogallo, che affonda le radici nel desiderio di aprirsi al mondo e di esplorarlo, navigando verso orizzonti nuovi e più vasti”.

Inoltre il papa ha evidenziato che il Portogallo è stato declamato da molti poeti come ‘confine del mondo’: “Per secoli si credeva che lì vi fosse il confine del mondo, e in un certo senso è vero: ci troviamo ai confini del mondo perché questo Paese confina con l’oceano, che delimita i continenti. Lisbona ne porta l’abbraccio e il profumo…

Un mare che è molto più di un elemento paesaggistico, è una chiamata impressa nell’animo di ogni portoghese… Davanti all’oceano, i portoghesi riflettono sugli immensi spazi dell’anima e sul senso della vita nel mondo. Ed anche io, lasciandomi trasportare dall’immagine dell’oceano, vorrei condividere alcuni pensieri”.

Ma Lisbona è una città ‘oceanica’: “L’oceano, infatti, non collega solo popoli e Paesi, ma terre e continenti; perciò Lisbona, città dell’oceano, richiama all’importanza dell’insieme, a pensare i confini come zone di contatto, non come frontiere che separano.

Sappiamo che oggi le grandi questioni sono globali, eppure spesso sperimentiamo l’inefficacia nel rispondervi proprio perché davanti a problemi comuni il mondo è diviso, o per lo meno non abbastanza coeso, incapace di affrontare unito ciò che mette in crisi tutti. Sembra che le ingiustizie planetarie, le guerre, le crisi climatiche e migratorie corrano più veloci della capacità, e spesso della volontà, di fronteggiare insieme tali sfide”.

Ma anche dell’Europa, invocando un ‘cambio di passo’: “Qui nel 2007 è stato firmato l’omonimo Trattato di riforma dell’Unione Europea. Esso afferma che ‘l’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli’; ma va oltre, asserendo che ‘nelle relazioni con il resto del mondo… contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani’.

Non sono solo parole, ma pietre miliari per il cammino della comunità europea, scolpite nella memoria di questa città. Ecco lo spirito dell’insieme, animato dal sogno europeo di un multilateralismo più ampio del solo contesto occidentale”.

E’ un auspicio ad una visione di apertura: “Auspico che la Giornata Mondiale della Gioventù sia, per il ‘vecchio continente’, l’anziano continente, un impulso di apertura universale. più giovane. Perché di Europa, di vera Europa, il mondo ha bisogno: ha bisogno del suo ruolo di pontiere e di paciere nella sua parte orientale, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente.

Così l’Europa potrà apportare, all’interno dello scenario internazionale, la sua specifica originalità, delineatasi nel secolo scorso quando, dal crogiuolo dei conflitti mondiali, fece scoccare la scintilla della riconciliazione”.

E’ un monto duro contro la fabbrica delle armi con la richiesta di investire nel futuro dei figli: “La tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo, da sola non basta; tanto meno bastano le armi più sofisticate, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale. Preoccupa quando si legge che in tanti luoghi si investono continuamente fondi sulle armi anziché sul futuro dei figli”.

Però invita a non perdere la speranza: “Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato; un’Europa che includa popoli e persone, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche”.

E proprio i giovani sono motivo di speranza: “Un oceano di giovani si sta riversando in quest’accogliente città; e io vorrei ringraziare per il grande lavoro e il generoso impegno profusi dal Portogallo per ospitare un evento così complesso da gestire, ma fecondo di speranza…

Giovani provenienti da tutto il mondo, che coltivano i desideri dell’unità, della pace e della fraternità, ci provocano a realizzare i loro sogni di bene. Non sono nelle strade a gridare rabbia, ma a condividere la speranza del Vangelo”.

La Giornata Mondiale della Gioventù è un invito a costruire insieme: “E se da molte parti oggi si respira un clima di protesta e insoddisfazione, terreno fertile per populismi e complottismi, la Giornata Mondiale della Gioventù è occasione per costruire insieme.

Rinverdisce il desiderio di creare novità, di prendere il largo e navigare insieme verso il futuro. Vengono in mente alcune parole ardite di Pessoa: ‘Navigare è necessario, vivere non è necessario…; quello che serve è creare’. Diamoci dunque da fare con creatività per costruire insieme! Immagino tre cantieri di speranza in cui possiamo lavorare tutti uniti: l’ambiente, il futuro e la fraternità”.

Proseguendo nel discorso il papa ha ‘lanciato’ tre ‘cantieri’ in cui la politica si deve impegnare, specialmente contro l’ ‘inverno’ demografico: “La buona politica può fare molto in questo, può essere generatrice di speranza. Essa, infatti, non è chiamata a detenere il potere, ma a dare alla gente il potere di sperare.

E’ chiamata, oggi più che mai, a correggere gli squilibri economici di un mercato che produce ricchezze, ma non le distribuisce, impoverendo di risorse e certezze gli animi. E’ chiamata a riscoprirsi generatrice di vita e di cura, a investire con lungimiranza sull’avvenire, sulle famiglie e sui figli, a promuovere alleanze intergenerazionali, dove non si cancelli con un colpo di spugna il passato, ma si favoriscano i legami tra giovani e anziani”.

Insomma il discorso del papa è stato un invito alla fraternità: “L’ultimo cantiere di speranza è quello della fraternità, che noi cristiani impariamo dal Signore Gesù Cristo. In tante parti del Portogallo il senso del vicinato e la solidarietà sono molto vivi.

Però, nel contesto generale di una globalizzazione che ci avvicina, ma non ci dà la prossimità fraterna, tutti siamo chiamati a coltivare il senso di comunità, a partire dalla ricerca di chi ci abita accanto…

Com’è bello riscoprirci fratelli e sorelle, lavorare per il bene comune lasciando alle spalle contrasti e diversità di vedute! Anche qui ci sono d’esempio i giovani che, con il loro grido di pace e la loro voglia di vita, ci portano ad abbattere i rigidi steccati di appartenenza eretti in nome di opinioni e credo diversi”.  

(Foto: Santa Sede)

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