65ª Udienza del Processo 60SA in Vaticano. Arma virumque cano… L’accusa staccata dalla realtà, folle e oltraggiosa verso il Cardinal Becciu innocente, sempre leale servitore della Chiesa
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.07.2023 – Ivo Pincara] – La 65ª Udienza del processo penale vaticano 45/19 (che abbiamo battezzato 60SA in riferimento al filone principale, l’investimento nel palazzo di lusso al numero 60SA di Sloane Avenue a Londra) per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato al Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, celebrata oggi 26 luglio 2023 nella sala polifunzionale dei Musei Vaticani, ci ha fatto pensare alle prime parole del primo esametro dattilico del proemio dell’Eneide di Virgilio: Arma virumque cano (Canto le armi e l’uomo). In questa farsa che nell’Ufficio del Promotore di Giustizia (riempito con dei luminari in diritto che non si vergognano e quindi con rendono le dimissioni) si continua a definire “giusto processo”, oggi abbiamo avuto un’ulteriore prova che il dibattimento in aula è stato soltanto uno spreco di soldi dei poveri e dei fedeli donati alla Santa Sede per scopi nobili, usati invece per mettere alla gogna processale e mediatico un uomo innocente; con tutti i danni conseguenti per il Papato, per la Santa Sede, per la Chiesa e per la salvezza delle anime. Anche per chi ne è responsabile arriverà inesorabilmente, come per tutti noi, la sentenza dall’unico Giudice che conta veramente.
Il Cardinale Angelo Becciu è stato sottoposto al pubblico ludibrio, partendo – come si è appreso -dalle costruzioni di un uomo fragile, condizionabile e manipolato da due donne, tra cui una pregiudicata “per tremenda vendetta”, che sono stati in contatto con il Promotore di Giustizia, non possibile di approfondire per decisione del Presidente del Tribunale, mentre i veri responsabili (se reato c’è stato), fino al più alto livello, non si toccano. Chi ancora, in modo oltremodo ingenuo, si aspettava da Diddi un discorso sesquipedale come quelli con cui ha ingombrato con paroloni di un piede e mezzo l’aula del Tribunale vaticano in tutti questi anni, si è dovuto accontentare di una cosa asciutto, ma non per questo icastico.
Oggi, mercoledì 26 luglio 2023, prima della pausa estiva osservata dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, il Promotore di Giustizia in poco meno di un’ora ha presentato le richieste in riferimento ai capi di imputazione che ha costruito nel procedimento penale vaticano 45/19, contro il Cardinal Becciu, 9 coimputati e 4 società, con una narrazione preconfezionata, mediaticamente forte ma concretamente privo di alcuna logica o prova. Tecnicamente definibile disinformazione, fake news, menzogna e negazione della verità, e soprattutto il contrario della giustizia, che lui invece dovrebbe “promuovere”.
In occasione della presentazione al Senato del Terzo Rapporto Ital Communications – Censis Disinformazione e fake news in Italia, Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ha dichiarato al Giornale d’Italia: «La cosa che ho trovato più interessante di questo rapporto è che circa il 30% degli Italiani non crede che esistano le fake news. Quindi, crede in una fake news, cioè crede che non esista la menzogna, che comunque sappiamo esiste o qualcosa che non è completamente vero. Penso che sia qualcosa che deve dare la consapevolezza che, invece, bisogna riacquistare senso che la verità è qualcosa che bisogna cercare di raggiungere, garantire». Parole che dovrebbe ascoltare il Promotore di Giustizia vaticano e farne tesoro. Adesso la speranza è che i giudici cercheranno di raggiungere, garantire la verità.
Il Promotore di (in)Giustizia vaticano, Professor Avv. Alessandro Diddi ha chiesto per gli imputati in tutto 73 anni e 1 mese, più pene interdittive e pecuniarie di vario tipo, con la confisca per 417 milioni e 699 mila euro.
Ha chiesto:
- Per il Cardinale Angelo Becciu, accusato di abuso d’ufficio, peculato e subornazione, 7 anni e 3 mesi di reclusione, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, 10.329 euro di multa e 14 milioni di euro di confisca. Nel caso del Cardinal Becciu, che si è sempre professato innocente, con nessuna prova di un reato a lui imputabile ed è innocente fino a prova contraria, si tratta di una richiesta “folle e oltraggiosa”, scrive il Faro di Roma. “Così diventa il capro espiatorio’ del malaffare vaticano – conclude Francesco Peloso su Editorialedomani.it -. (…) Per il cardinale è stato usato un trattamento particolarmente duro. (…) Il rischio è che il processo sia servito soprattutto a mostrare all’opinione pubblica il nuovo corso vaticano in materia di trasparenza finanziaria”. “Che un laico che non conosce neppure questo ordinamento chieda 7 anni di carcere per un cardinale di Santa Romana Chiesa è qualcosa di inaudito. Il Sacro Collegio inizi a valutare azioni serie contro quest’uomo ed anche chi lo tiene lì”, ha scritto Silere non possum. Concordiamo. Diddi ha spiegato di aver chiesto per tutti gli altri nove imputati la pena base, criterio non applicato soltanto per il Cardinal Becciu a seguito del comportamento assunto durante l’intero processo che, secondo lui, non può essere paragonato a quello degli altri. Una presa di posizione verso un uomo che si è sempre difeso e per cui Diddi non ha presentato prove di colpevolezza, che ha l’odore sempre di “tremenda vendetta”. Immediata la reazione dei legali del Cardinal Becciu, con una Nota che riportiamo in fondo.
- Per René Brülhart, accusato di abuso di ufficio, 3 anni e 8 mesi di reclusione, interdizione temporanea, 10.239 euro di multa e 15 milioni di euro di confisca.
- Per Mons. Mauro Carlino, accusato di estorsione e abuso di ufficio, sono stati chiesti 5 anni e 4 mesi di reclusione, all’interdizione perpetua, 8.000 euro di multa e 15 milioni di euro di confisca.
- Per Enrico Crasso, accusato di riciclaggio e autoriciclaggio, truffa, peculato, abuso d’ufficio, corruzione, estorsione, indebita percezione di erogazione a danno dello Stato, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato, falso in scrittura privata, indebita percezione di erogazione a danno dello Stato, sono stati chiesti 9 anni e 9 mesi, all’interdizione perpetua e 18.000 euro di multa.
- Per Tommaso Di Ruzza, accusato di abuso d’ufficio, abuso di autorità e violazione dei doveri inerenti a un pubblico ufficiale, 4 anni e 3 mesi, all’interdizione temporanea, 9.600 euro di multa e 15 milioni di euro di confisca.
- Per Cecilia Marogna, accusato di peculato, 4 anni e 8 mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici, 10.329 euro di multa e 575mila euro di confisca.
- Per Raffaele Mincione, accusato di autoriciclaggio, truffa, peculato, abuso d’ufficio, appropriazione indebita, corruzione, 11 anni e 5 mesi, interdizione perpetua, 15.450 euro di multa e 172 milioni 360mila euro di confisca.
- Per Nicola Squillace, accusato di riciclaggio e autoriciclaggio, truffa e appropriazione indebita, 6 anni di reclusione, sospensione dall’esercizio della professione, 12.500 euro di multa e un milione 266mila euro di confisca.
- Per Fabrizio Tirabassi, accusato di riciclaggio e autoriciclaggio, peculato, abuso d’ufficio, corruzione, truffa ed estorsione, 13 anni e 3 mesi, interdizione perpetua, 18.750 euro di multa e 99 milioni 898mila euro di confisca.
- Per Gianluigi Torzi, accusato di riciclaggio e autoriciclaggio, peculato, corruzione, truffa, appropriazione indebita ed estorsione, 7 anni e 6 mesi di reclusione, interdizione perpetua e 9.000 euro di multa e 71 milioni euro di confisca.
Inoltre, ha formulato le richieste per le quattro società coinvolte:
- Per la Logsic Humanitarne Dejavnosti di Cecilia Marogna, 3 anni di divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, multa di 150.000 euro e confisca di 174.210 euro.
- Per le tre società riconducibili a Enrico Crasso: per la Prestige Family Office multa di 150.000 euro e confisca di 902.585,51 franchi svizzeri; lo stesso per la Sogenel Capital Investment, però con confisca di 308.547 euro; e lo stesso per HP Finance.
Soltanto due le richieste di assoluzione, ma per reati minori, di René Brülhart e di Enrico Crasso, perché non sussiste interesse privato in atto di ufficio.
Adesso, fino al pomeriggio del 27 settembre prossimo, c’è da transitare la pazienza, in attesa che la parola passa alle parti civili e poi alle difese, e della sentenza prevista entro la fine dell’anno.
Nel frattempo, parafrasando l’opposizione cilena nella campagna per l referendum del 1988 contro la “presidenza” del dittatore Augusto Pinochet: Chile, la alegría ya viene (Cile, l’allegria sta arrivando), oggi noi diciamo, in modo icastico, questa volta sì: Chiesa, la verità e la giustizia stanno arrivando. Ricordiamo che l’icastico è il contrario di fantastico. L’icastico si poggia sul realismo ed è icastico ciò che rappresenta non fantasmi evanescenti, idealità aliene, ma la realtà.
I legali: “Becciu innocente, sempre stato un leale servitore della Chiesa”
“Le richieste del Promotore di Giustizia non tengono conto degli esiti del processo, che ha dimostrato l’assoluta innocenza del Cardinale per l’operazione relativa al Palazzo di Londra e ogni altra accusa”. È quanto dichiarano gli Avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, difensori del Cardinale Angelo Becciu.
“Sulla base di teoremi clamorosamente smentiti in dibattimento, il Promotore di Giustizia ha continuato a sostenere una tesi sganciata dalle prove e ne prendiamo atto. Quanto alle richieste del Promotore, neanche un giorno sarebbe una pena giusta. Solo il riconoscimento dell’assoluta innocenza e l’assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo. Il Cardinale è stato sempre un fedele servitore della Chiesa ed ha sofferto in silenzio, difendendosi nel processo e partecipando attivamente alle udienze. Sottoponendosi per diverse giornate ad estenuanti interrogatori ha chiarito ogni equivoco, dimostrando assoluta buona fede e correttezza”, concludono i legali del Cardinal Becciu.
Indice – Caso 60SA [QUI]